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6.8.23

incontro dopo 20 anni con la pediatra che gli salvo la vita in un incidente . chiusura del cerchio

 come  ho già  deto nei  due  post precedenti ( Il salto in alto che nessuno aveva mai visto. il caso di Dick Fosbur considerato sfigato ma che vincerà un oro olimpico e creerà uno stile nel salto in alto  .,   Perde il marito in un incidente e fa donare gli organi. Dopo 10 anni le arriva una mail  di  uno  che  ha  ricevuto il fegato  dal marito Ci sono storie così belle che a volte pensi: "Ma come ho fatto finora senza conoscerle"?. "Non sapevo che  sul web    ci sono video o podcast   che le racconta  , le  ripesca  e   ne   mantiene    viva la memoria  \  il  ricordo  e   far  si che non rimangano  comeil  caso  di cui parlo   nel  ost  d'oggi    solo come   fatti di cronaca locale  o  in qualche sito  spcializzato di  storie  simili

Antony Civolani è  come  racconta    nel video    sotto     riuscito    ad  abbracciare la dottoressa che la notte del 31 luglio 2003 gli salvò la vita arrestando un’emorragia che l’avrebbe portato a morire dissanguato.
 
A creare il contatto giusto, dopo l’appello del cinquantenne padovano che tanto desiderava conoscere quella dottoressa per dirle grazie, è stata l’Azienda ospedaliera di Padova.
 
erano attivati tutti, dal direttore generale Dal Ben ai primari, dal personale amministrativo ai colleghi già in pensione. Ieri la professoressa Liviana Da Dalt, direttrice del Dipartimento della salute della donna e del bambino, è stata contattata da A.B., una collega che vent’anni fa era stata una sua allieva come specializzanda in via Giustiniani e oggi lavora in provincia come pediatra di libera scelta. «Sono io». L’Azienda ha fornito alla pediatra il contatto telefonico di Anthony .Tutto risale alla mezzanotte di giovedì 31 luglio  del 2003   Anthony Civolani, all’epoca ventinovenne, era appena uscito dal cinema Cineplex di Due Carrare quando a bordo della sua moto fu protagonista di un incidente terribile: un’auto fece inversione a U e lui non riuscì a frenare in tempo. Il resto lo racconta lui stesso: «Ho perso la gamba destra e sono rimasto in coma per 18 giorni, con gravi conseguenze anche agli organi interni. Quando mi sono risvegliato i miei familiari mi hanno raccontato che a salvarmi la vita era stata una pediatra fuori servizio. si era trovata nel caos dovuto all’incidente. Aveva usato una cintura o non so cos’altro come laccio emostatico per arrestare l’emorragia. Vorrei dirle grazie anche a nome di mio papà che oggi non c’è più».Un appello, lanciato lunedì sulle pagine de Il Gazzettino  edizine  padova    \  nord  est    da  cui    ho  tratto  il vdeo e   la  storia  , che ha colpito tantissimi padovani. I medici dell’Azienda e i colleghi dell’Ulss si sono attivati immediatamente condividendo questo desiderio di chat in chat, fino alla telefonata di ieri mattina. L’appello ha colto nel segno. Anthony Civolani, che oggi gestisce Villa Conigli a Teolo e sei anni fa era stato pure candidato consigliere nella lista civica del sindaco Giordani, attende di poter incontrare di persona la donna ma intanto scoppia a piangere per la commozione. «Io la considero la mia pediatra perché lei quel giorno mi ha fatto rinascere. È come se avessi vent’anni - racconta singhiozzando - e adesso è arrivato il momento di chiudere quel cerchio». Ma perché ha aspettato tutto questo tempo per mettersi alla ricerca di quella dottoressa? «Perché prima non ero pronto - risponde Anthony -. Prima pensavo che incontrare quella dottoressa avrebbe rappresentato per me un nuovo incontro con il dolore.
Ora invece sento che è il momento giusto e non vedo l’ora di farlo». Anthony da tempo si impegna per diffondere messaggi positivi legati al mondo della disabilità. Ora ha un nuovo esempio da portare: quello dei tanti medici padovani che si sono mobilitati per realizzare il suo desiderio  che stando al  gazzettino  sempre  ed  padova  \  nord  est    del  Venerdì 4 Agosto 2023

di Gabriele Pipia



PADOVA - Un primo abbraccio lungo cinque intensi secondi, un’ora abbondante di chiacchierata e poi un altro abbraccio ancora più forte e sentito. Dopo vent’anni Anthony Civolani ha chiuso il suo cerchio. La notte del 31 luglio 2003 in un terribile incidente stradale perse una gamba ma ieri pomeriggio ha ritrovato la dottoressa che gli salvò la vita. Sarebbe morto dissanguato se quella giovane specializzanda fuori servizio non fosse subito intervenuta in mezzo alla strada arrestandogli l’emorragia. Oggi è un’affermata pediatra, si chiama Barbara Andreola e ha risposto emozionata all’appello lanciato dal padovano sul Gazzettino di lunedì: «So che una pediatra mi salvò ma non so chi sia. Vorrei conoscerla».Tre giorni dopo eccoli qui, quasi coetanei, seduti al tavolino della pasticceria Agostini di Padova. Lui con una maglietta di Batman («perché dopo tutto quello che ho passato mi sento un supereroe») e lei con una t-shirt piena di cuori rossi («molto pediatrica»). Bevono due spremute e si scambiano complimenti reciproci. «Sei un’eroina, mi hai salvato» dice Anthony singhiozzando per la commozione. «Io non sono un’eroina, ti sei salvato perché ti hanno fatto un’operazione - garantisce lei -. Ma sei stato bravo a tenere duro ricostruendo la tua vita». Quella che segue è un’ora di chiacchierata fatta di tante domande reciproche per unire i tasselli mancanti. Una chiacchierata che suona come un inno alla vita.
Prima di raccontare l’incontro bisogna ripercorrere il dramma. Quel giovedì notte di vent’anni fa Anthony è un ventinovenne agente di commercio in sella alla sua nuova moto quando percorre la Strada Battaglia rientrando dal cinema. È stato a vedere “The italian job” e non immagina che un automobilista davanti a lui decida di fare un’improvvisa inversione a U tagliandogli la strada. L’impatto è terribile, Anthony è costretto all’amputazione e passa i successivi due anni e mezzo in carrozzina. Ma molto probabilmente non sarebbe in questo tavolino del bar se su quella strada non ci fosse stata lei, la pediatra che ora ricostruisce tutto scavando nei cassetti della memoria.«All’epoca ero una specializzanda di Pediatria e stavo seguendo un indirizzo di medicina d’urgenza. Stavo tornando da Este dove ero stata a vedere il concerto di Fiorella Mannoia. Ero in auto con il mio futuro marito, ci trovammo incolonnati e vedevo da distante molto fumo. Quando mi avvicinai la situazione era davvero grave, c’era sangue ovunque. Chiesi se c’era qualcosa da utilizzare come laccio emostatico, credo di aver preso una cintura».Anthony ascolta con attenzione e ammette: «Io ho solo tanti flash, non ho un ricordo completo di quella notte». E allora continua la dottoressa: «Insistevi perché volevi toglierti il casco mentre io cercavo di tenerti il più fermo possibile. Nei giorni seguenti mi informai sulle tue condizioni e mi dissero che eri in terapia intensiva. Fu poi un amico ortopedico a raccontarmi che la gamba era stata amputata».Dal lato medico la conversazione si sposta poi sulla dinamica di quel maledetto incidente. Anthony si accende, prende in mano cucchiaini e tazzine e con quelle ricostruisce la dinamica. «Non la scorderò mai».C’è poi spazio anche per il lato più umano. È ancora Anthony, che nel frattempo si è laureato e oggi gestisce una villa per eventi privati sui colli euganei, a parlare con un grande un senso di liberazione: «Devo dirti grazie anche a nome di mio papà che avrebbe tanto voluto farlo ma adesso non c’è più».Il momento del saluto è anche quello della promessa: «Scambiamoci i numeri di telefono e restiamo in contatto». La dottoressa è molto riservata, per nulla amante dei riflettori. Ma capisce bene il valore umano di questa storia e ha risposto all’appello appena ha visto l’articolo condiviso in una chat tra colleghi: «Mi ha fatto piacere, è stata una bella chiusura del cerchio. Spesso quell’incidente mi era tornato in mente».Anthony Civolani ha realizzato il suo desiderio. Per vent’anni non aveva cercato la pediatra «perché incontrarla avrebbe significato incontrare nuovamente il dolore» ma negli ultimi giorni si è sentito finalmente pronto. Per aiutarlo dopo l’appello lanciato sul giornale si sono mobilitati tutti: il dg dell’Azienda ospedaliera Dal Ben e la direttrice della pediatria Da Dalt, il presidente della federazione dei pediatri padovani Pisetta e tantissimi colleghi. Alle quattro del pomeriggio, uscendo dal locale, Anthony sorride. Per aver realizzato il suo desiderio, ma anche «per tutte quelle persone che hanno preso a cuore la mia storia».

 

 

5.3.15

Olanda: esaudito il sogno di una 78enne, senza più speranza di vita. vedere la mostra di Rembrandt

Ogni uno di noi   ha un dettermnato desiderio prima di morire  . Ad  esempio   c'è chi  come  Lauren Hill  giocatrice  di basket   doi terza  categoria  sognava   da sempre di poter giocare una partita di campionato di basket professionistico   ma un tumore maligno al cervello allo stadio avanzato e inoperabile. A Lauren restano pochi mesi di vita.una  grave malattia , un tumnore  al cervello gli lo impedisce . Ecco che il   Ncaa, National Collegiate Athletic Association (la lega universitaria americana) c  gli oo realizza.  Qui  maggiuori dettagli 
Ma  la   storia  che mi ha  colpito di più  e  che voglio raccontarvi  è quella  di una donna olandese di 78 anni, malata terminale  che  ha  chesto ed  ottenuto   come  su ultimo desiderio  di vedere  la mostra  di Rembrant  .

L'ultimo desiderio di una donna malata "Vedere Rembrandt prima di morire"                                              La donna malata alla mostra di Rembrandt   


AMSTERDAM – Il suo ultimo desiderio prima di morire era di vedere il suo pittore preferito, il più amato: Rembrandt. Voleva vederlo esposto al RijksMuseum di Amsterdam, dove i pittori fiamminghi sono i protagonisti indiscussi. Ed è riuscita a realizzare il proprio sogno"Prima di morire, vorrei vedere la mostra di Rembrandt". Questo l'ultimo desiderio di una donna olandese di 78 anni, malata terminale. Un sogno che ha potuto realizzare grazie alla Stichting Ambulance Wens, associazione con sede ad Amsterdam, fondata da un ex autista di ambulanze, che si occupa di assistenza ai pazienti ormai incurabili, cercando, per quanto possibile, di rendere più "dolci" e dignitosi i loro ultimi momenti di vita.IL merito dei volontari della Stichting Ambulance Wens (la Fondazione Ambulanza dei Desideri), un’associazione olandese che permette ai malati terminali di andare nei posti che vogliono per realizzare il loro desiderio, trasportati in barella, ben coperti, a bordo di un’ambulanza.
L’associazione ha anche un profilo twitter su cui vengono pubblicati gli aggiornamenti con tanto di foto dei malati portati in giro, e non solo ai musei, ma anche allo stadio, a dei concerti e via dicendo.
E così questi "angeli" hanno prelevato l'anziana dal suo letto, conducendola in barella al Rijksmuseum della capitale olandese, permettendole di ammirare da vicino le opere del suo pittore preferito. Le foto del commovente ultimo desiderio esaudito hanno fatto il giro del mondo. Infatti
l'idea è dell' associazione di Rotterdam: Stichting Ambulance Wens. Che tradotta sta per Fondazione Ambulanza del desiderio  , nata  nel  2007   è quella raccogliere l’ultimo sogno delle persone malate terminale e cercare di esaudirlo. Sono dotate di ambulanze gialle, grazie alle quale i volontari possono portare i malati ovunque. Molti scelgono di vedere il mare, di passare qualche mezz’ora in spiaggia, pur distesi sulle barelle.
Ma  a scorrere il sito si scopre che la varietà dei desideri non conosce perimetri. Ultimamente più persone hanno chiesto di poter vedere l’eccezionale mostra che il Rijksmusem di Amsterdam ha dedicato a Rembrandt. E così le foto dei pazienti in barella davanti ai capolavori del grande maestro olandese hanno iniziato a fare il giro del mondo. Come questa di un’anziana signora che si gode lo stupendo autoritratto con tavolozza e pennello in mano. Non è un quadro scelto a caso, perché con questo autoritratto dipinto nel 1660, oggi conservato a Kenwood. Era  forse la prima volta nella storia che un pittore si rappresentava con gli arnesi stessi del mestiere, per affermare in modo preciso la propria identità. La destra è nell’ombra, la sinistra regge invece tavolozza, pennelli e stecche. In realtà la mano non si vede. Sembra quasi che sia diventata una protesi e che l’identità di quella mano consista negli strumenti usati per dipingere. Insomma guardando questo quadro non si vede solo un capolavoro, in un certo senso si incontra Rembrandt di persona.
Perché una persona prima di morire vuole vedere un’opera come questa? Per assaporare l’emozione, certamente. Ma forse perché la pittura quando raggiunge questa grandezza ci parla anche della vita oltre la vita. Fa vibrare una dimensione della persona che non è più stretta nell’orizzonte temporale ma è proiettata verso un tempo che non passa. Quadri come questi suggeriscono la dimensione di un destino; un destino che c’è, che non è muto, che non ha capolinea. Forse quadri così aiutano ad andare oltre il proprio morire.

1.2.12

i veri eroi sono quelli che dopo il clamore passano nell'oblio il caso di Irena Sendler

Irina Sendler donna di origine tedesca...durante seconda guerra mondiale è stata assunta come idraulico nei campi di concentramento!! Ma lei aveva un secondo fine riguardo a questo lavoro !! Lei sapeva dei piani terrificanti dei nazisti...aveva il suo furgoncino e le sue borse ingombranti...alla fine della giornata Irina metteva nelle sue borse dei bambini..e le metteva nel furgoncino insieme al cane che era addestrato ad abbaiare a tutti i soldati!! I soldati un po scocciati dal cane non controllavano mai il retro del furgone...e così Irina ha salvato più di 2500 bambini!!! Quando è stata scoperta le sono state rotte le gambe e le braccia...ma.lei non ha mollato la sua missione...nel giardino di casa sua ha seppellito un barattolo di vetro con la lista di tutti i nomi dei bambini...ed è sempre andata alla ricerca dei parenti o anche dei genitori!! All'età di 98 anni si è spenta!!! Irina Sendler grande donna!!! Non sempre il premio va dato a chi lo merita veramente!!! Infattti  nel 2007 l'ex Presidente della Repubblica di Polonia, l'ultraconservatore Lech Kaczyński,( quindi  neppure  di sinitra  )  avanzò la proposta al Senato del suo Paese perché fosse proclamata eroe nazionale. Il Senato votò a favore, all’unanimità. Invitata all'atto di omaggio del Senato il 14 maggio dello stesso anno, all'età ormai di 97 anni non fu in grado di lasciare la casa di riposo in cui risiedeva, ma mandò una sua dichiarazione per mezzo di Elżbieta Ficowska, che aveva salvata da bambina: <<
« Ogni bambino salvato con il mio aiuto è la giustificazione della mia esistenza su questa terra, e non un titolo di gloria »
(Lettera al Parlamento polacco)
Il nome di Irena Sendler venne anche raccomandato dal governo polacco per il premio Nobel per la pace, con l'appoggio ufficiale dello Stato di Israele espresso dal suo primo ministro Ehud Olmert (anche se queste nomine dovrebbero essere mantenute segrete). Alla fine tuttavia, il premio venne assegnato a Al Gore.di Irena Sendler venne anche raccomandato dal governo polacco per il premio Nobel per la pace, con l'appoggio ufficiale dello Stato di Israele espresso dal suo primo ministro Ehud Olmert (anche se queste nomine dovrebbero essere mantenute segrete). Alla fine tuttavia, il premio venne assegnato a Al Gore . per ulteriori news  continuate   su http://it.wikipedia.org/wiki/Irena_Sendler  

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...