Non sono tanto melenso , ma certe cose mi commuovono . E poi questo è un evento " storico " particolare , infdatti , si tratta di un evento che non si ripeteva da quattro secoli: le nozze tra due colleghi spazzacamini
TREVISO. Volendolo raccontare come un romantico sogno di mezza estate, si potrebbe dire che mancavano solo Bert e Mary Poppins. Giavera, sabato scorso, si è fatta cornice di una riunione di spazzacamini degna di un film di Walt Disney. Cosa li ha fatti scendere dai tetti di tutta Italia per raggiungere la chiesa del piccolo Comune della Marca? Non è stata la tata più famosa del cinema a chiamarli a raccolta, ma un evento che non si ripeteva da quattro secoli: le nozze tra due colleghi spazzacamini. Chi sono? La sposa è Jessica Zanusso, una delle pochissime donne in Italia ad aver scelto questo antico mestiere, lui è il collega Ivan Paruzzolo. L’8 luglio, dopo 12 anni di fidanzamento e 4 di convivenza hanno detto il «sì» che ti lega per la vita. Accanto a loro una ciurma di invitati rigorosamente in abito nero. Uno sgarbo alla sposa? Macché, erano tutti in divisa d’ordinanza, da spazzacamino ovviamente
Un evento storico per la categoria: «L’ultimo matrimonio tra una coppia di spazzacamini è stato celebrato nel Settecento», spiega entusiasta Paolo Zanusso, papà della sposa oltre che presidente nazionale dell’associazione di categoria, l’assocosma. Ecco spiegata la riunione in divisa di gala e l’omaggio agli sposi con tanto di tube alzate. Anche Jessica, reinterpretando il bianco nuziale, ha sfoggiato un cappellino bianco che strizzava l’occhio al suo amato mestiere così antico, ereditato dal padre.
Per trovar notizia di un’unione tra spazzacamini bisogna riavvolgere la storia di quattro secoli, come testimoniano i documenti custoditi al museo di Santa Maria Maggiore, nella piemontese Val Vigezzo. «A settembre faremo una festa proprio al museo con tutti i colleghi per ufficializzare e tramandare l’evento», spiega papà Paolo. Le tube, il rombo delle motociclette (con tanto di giro degli sposi), gli scherzi e le risate sono stati i protagonisti di una giornata indimenticabile. E il viaggio di nozze? Niente balzi tra i camini londinesi, gli sposi hanno scelto una meta tradizionale. Si preparano a partire per qualche giorno in montagna, la luna di miele è rimandata a gennaio: Jessica e Ivan voleranno in Giamaica.
Treviso: ecco Jessica, la ragazza che spazza i camini
Una volta tornati continueranno il loro lavoro, che ha reso famosa Jessica. Innamorata del lavoro del padre, otto anni fa si è iscritta ai corsi professionali per spazzacamino, che si tengono a Udine. Questo lavoro con la modernità si è fatto quasi scientifico, ma non ha certo perso la sua patina, pur nera, di romanticismo. Sui tetti di Londra infatti, insieme a Bert e Mary, per decenni hanno sognato, e continuano a sognare, milioni di bambini.
ne avevo già parlato qui in : Dopo 36 anni riceve le scuse per il furto Lorenzo Alberton, di Cassola, si è visto recapitare una lettera e un assegno provenienti dal Bellunese: «Vorrei conoscerlo» ( è la seconda storia ) e adesso è avvenuto
L’abbraccio tra ladro e derubato 36 anni dopo il furto
Il bassanese: «All’epoca gli avrei tirato un cazzotto, ora sono commosso dalle sue scuse. Il perdono è una cosa meravigliosa»
di Fabrizio Ruffini
BELLUNO
Sono passati 36 anni da quella sera del 13 marzo 1981 in cui Giovanni Tessarolo, bassanese di origine e bellunese di adozione, sfondò il finestrino dell’Alfetta 2000 di Lorenzo Alberton in un parcheggio vicino al ponte di Bassano per rubargli l’autoradio. Ieri i due si sono finalmente incontrati a Belluno e hanno parlato a lungo, rivivendo quei momenti come fossero sempre stati amici: «All’epoca gli avrei tirato un cazzotto sul muso», ha ironizzato Alberton, «ma oggi non posso che essere felice del percorso intrapreso da Giovanni e del gesto commovente che ha fatto per fare i conti con la propria coscienza. Da parte mia c’è solo un gran rispetto e penso che il perdono sia la cosa più bella che una persona possa dare e ricevere».
La notte dei fatti Alberton era appena stato a far visita alla moglie in ospedale, in attesa della seconda figlia che sarebbe nata di lì a qualche giorno, e aveva parcheggiato la propria auto sotto la sala prove dove si esercitava con il coro. Improvvisamente aveva udito un boato e, affacciandosi, aveva visto scappare Tessarolo, allora diciannovenne, con in mano la sua autoradio.
Da allora, tra la gioia per la nascita della figlia e l’impegno per il suo lavoro d’autista, il ricordo di quel furto per Alberton era diventato solo un brutto neo in una vita felice. «Quando è arrivata la raccomandata» ha spiegato Marilena Lorenzin, moglie di Alberton, «ho pensato a una multa, mai avrei immaginato di veder spuntare dalla busta un assegno e una lettera come quella». «Quando mia moglie me l’ha letta non riuscivo a crederci», ha confessato il pensionato bassanese, «ero davvero commosso e ho pensato di dover far sapere a tutti di quel gesto. Sono queste le cose veramente belle della vita. Per quanto riguarda il furto in sé quell’auto non ha avuto fortuna nemmeno in futuro, visto che meno di un anno dopo mi è stata rubata e l’ho ritrovata impantanata nel Brenta».
Il nome di Alberton era stato segnalato a Tessarolo dal tribunale come persona da risarcire per poter vedere ripulito il proprio certificato penale. «Sentivo il peso degli errori fatti in passato». ha spiegato Tessarolo, che oggi lavora come collaboratore scolastico in un istituto di Belluno. «sono riuscito a cambiare la mia vita entrando in comunità e aiutando per 12 anni altre persone cadute nel vortice della droga. Inizialmente non ero felice del clamore mediatico creato intorno alla vicenda, ma ora penso che possa essere un’occasione per mandare un messaggio ai tanti giovani che oggi vivono le difficoltà che ho attraversato anch’io all’epoca. La vita non finisce, quando sbagli e soprattutto nessun tunnel è senza uscita».
Per riparare al torto Tessarolo aveva inviato ad Alberton e ad altri tre derubati una lettera di scuse e un assegno da cento euro, da allora Alberton non vedeva l’ora di incontrare quel ladro pentito: «È una storia bellissima, gli amici scherzavano e mi dicevano di andare a farmi una bevuta con quei soldi, ma io ho sempre rifiutato perché sapevo che il momento giusto per spenderli sarebbe stato quando avrei incontrato Giovanni. Conosco bene Belluno perché ci sono stato anni per lavoro ma da oggi la ricorderò soprattutto per lui e per la nostra amicizia».
«Non mi era mai capitato di conoscere di persona qualcuno a cui avevo arrecato un danno» ha detto Tessarolo «sono felice anche se non penso che il mio sia un gesto eroico».