Visualizzazione post con etichetta educazione sessuale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta educazione sessuale. Mostra tutti i post

3.10.23

diario di bordo n°13 anno I . l'abbracio dei motociclisti all'amico malato di leucemia ., ’ultima moda per disintossicarsi dai social Il logo della app Il logo della app Successo della app Freedom che permette di bloccare l’accesso alle piattaforme più viste ., Sesso non protetto tra i giovanissimi: perché c'è bisogno di educazione sessuale



premetto che nn sono amante delle moto e dei raduni ed credevo che i centauri fosse solo gente che crea disturbo alla quiete pubblica . Ma poi vedeno i due film Easy Rider - Libertà e paura (Easy Rider) film del 1969 diretto e interpretato da Dennis Hopper (Billy); ed il prequel Easy Rider: The Ride Back. 2012 ho cambiato in parte idea e quest'articolo conferma la mia visione attuale






--------------
esercitare la forza doi volonta no ? oppure mettere un blocco alle notifiche nelle impostazioni del cellulare invece di decidere che siuano gli altri , in questoi caso un app a decidere per noi e dipendere da loro ?

da Repubblica 3\10\2023

                                                 di Enrico Franceschini
Cresce il numero di chi sceglie la “modalità da monaco”: l’ultima moda per disintossicarsi dai social Il logo della app Il logo della app Successo della app Freedom che permette di bloccare l’accesso alle piattaforme più viste per concentrarsi su una cosa sola, resistere alle distrazioni digitali e aumentare la produttività





                                         Il logo della app


Londra
In gergo la chiamano “modalità da monaco”. Non consiste nel decidere di andare a vivere in un convento, bensì punta a limitare le distrazioni digitali per concentrarsi su una cosa sola: il lavoro o lo studio, per esempio. Il paradosso è che lo strumento per compiere questa scelta radicale si trova anch’esso sul web: è una app chiamata Freedom (Libertà), che ha visto crescere i suoi utenti del 50 per cento nel 2020 e da allora ha continuato ad espandersi fino ad averne oggi 2 milioni e mezzo a livello globale. L’applicazione in questione permette di bloccare sul proprio telefonino l’accesso ai social media, a specifici siti o completamente a internet. Si può decidere il numero di ore o minuti in cui deve durare il blocco, è possibile cambiare idea e cancellare anticipatamente il blocco e lo si può anche “sigillare”, in modo che non possa essere sbloccato per nessuna ragione fino all’orario e al giorno stabilito. Varie app analoghe, come ColdTurkey, FocusMe e Forest, hanno registrato un incremento di utenti analogo negli ultimi anni. Segnalando il fenomeno in un servizio, la Bbc cita il caso di Susie Alegre, un’avvocata dei diritti umani e scrittrice basata a Londra, che blocca il proprio accesso al web quando ha bisogno di maggiore concentrazione. “Penso che sia estremamente difficile resistere da soli alla tentazione di controllare i social mentre si lavora”, dice Alegre. “Uso la app Freedom quando voglio poter essere contatta telefonicamente ma non voglio altre distrazioni”. E il sistema ha funzionato, permettendole di completare senza ritardi il libro che stava scrivendo proprio sull’argomento, intitolato Freedom to think (Libertà di pensare). Non è la prima a sostenere che i social creano dipendenza. Ogni volta che sul cellulare arriva il suono di una notifica, che si tratti di Facebook, Instagram, X (l’ex-Twitter), oppure di un messaggio su WhatsApp o Messenger, o anche soltanto una email, la spinta ad andare subito a leggere di che si tratta è irresistibile, affermano gli esperti in scienze comportamentali. “I social media assumono i migliori scienziati per rendere il proprio uso più stimolante, non è giusto aspettarsi che un individuo riesca a prendere le distanze da sola”, commenta Fred Stutzman, fondatore della app Freedom. Sempre più gente ricorre perciò alle app che aiutano a resistere alle distrazioni digitali, scegliendo per qualche ora o per qualche giorno la “modalità da monaco”, come testimonia la crescente diffusione del termine. Negli ultimi tempi, infatti, l’hashtag #monkmode è diventato virale, con 77 milioni di visualizzazioni in tutto il mondo rispetto a 31 milioni nello scorso mese di maggio. Un altro paradosso è che, come la app per bloccare l’accesso a internet, anche questo dato proviene dal web.

-----------------





Esiste una challenge tra i giovanissimi: si chiama sex roulette e consiste nell'avere rapporti sessuali non protetti, provando a
non incappare in una gravidanza. Questa sfida estremizza una tendenza che esiste da sempre, e non solo tra i giovanissimi, vale a dire il sesso senza protezioni.

Perché avviene questo? Sono davvero giovani “senza sale in zucca”, come commentano molte persone sui social sotto le notizie, oppure questo non fa altro che evidenziare il bisogno di un’educazione sessuale strutturata?
Quanto ne sanno i giovani in termini di contraccezione?
Per rispondere a questa domanda partiamo da alcuni dati, perché non basta parlare per sentito dire, ma bisogna basarsi sulle evidenze.
Lo scorso anno Durex ha presentato il suo annuale osservatorio “Giovani e Sessualità”, in collaborazione con Skuola.net, basato sui dati del 2021. Grazie a questo studio, svolto su un campione di circa 15000 ragazzi tra gli 11 e i 24 anni, possiamo avere uno spaccato su come vivono i giovanissimi il sesso.
Partiamo dal primo dato interessante: il 51% del campione NON è solito usare il preservativo durante i rapporti. Ciò che colpisce è un aumento rispetto al 2018, anno durante il quale era il 43% a non utilizzarlo.
Ma quindi, come mai i giovani non utilizzano il preservativo  e mettono in atto tali comportamenti poco
consapevoli?
Sempre secondo lo studio di Durex, questo è dovuto a uno scarso confronto e dialogo sul tema. Il 54% dei giovani, infatti, dichiara di non riuscire a parlare di prevenzione con la propria famiglia, perché si sente a disagio.
Le informazioni vengono ricercate dal 50% delle persone su internet, mentre il restante non ne parla con nessuno o si confronta semplicemente con gli amici.
Così facendo, chiaramente, le informazioni sono parziali e spesso errate, perché basate su fonti non autorevoli e non controllate.
Siamo proprio sicuri, quindi, che di fronte a notizie come quella dalla quale siamo partiti, ha senso ridurre il tutto alla “stupidità” dei giovani? Io credo di no e credo ci sia bisogno di pensare a una soluzione, affinché quel numero non si alzi ancora di più.
Come informare i giovani sul sesso protetto? Il mezzo migliore, in ogni ambito, per fare informazione è il dialogo. Il dialogo aperto e costruttivo su un tema. Un dialogo che fornisca strumenti e consapevolezza.
Tale tipologia di dialogo si può ritrovare nell’educazione sessuale  volta a promuovere il benessere sessuale.
L’educazione sessuale è un diritto degli individui, come afferma la WAS (World Association for Sexual Health). “Ogni  individuo ha il diritto all’istruzione e il diritto a una educazione sessuale completa. L’educazione sessuale deve essere appropriata all’età, scientificamente accurata, culturalmente adeguata e basata sui diritti umani, sull’uguaglianza di genere e su un approccio positivo alla sessualità e al piacere.”
Ed è proprio per questo che l’Unesco ha inserito l’educazione sessuale negli obiettivi dell’agenda 2030  per l’educazione globale, producendo una guida a riguardo.
Cosa vuol dire fare educazione sessuale?
L'educazione sessuale è uno strumento che guida le persone nel mondo della sessualità. Un mondo che non è fatto solo di rapporti sessuali, ma che è decisamente più ampio. Infatti, la salute sessuale impatta sulla salute generale dell’individuo, perché tocca aree diverse quali l’individualità, le relazioni, le emozioni e non solo. Ed è proprio per questo che va promossa e non dimenticata.
Fare educazione sessuale non significa semplicemente educare alla contraccezione e ai rischi, ma significa, adattando i temi alle diverse fasce d’età, educare le persone alle emozioni, alle relazioni, al rispetto, al consenso, al piacere, alla comprensione delle diverse forme di espressione della sessualità e ai diritti.  L’educazione sessuale, quindi, fornisce gli strumenti per essere più consapevoli e per compiere le proprie scelte responsabilmente e in autonomia.
Chi si deve occupare di fornire un'adeguata educazione sessuale? L’educazione sessuale non è compito semplicemente della famiglia, anzi. Molto spesso le famiglie non hanno le conoscenze e gli strumenti per guidare i figli nel mondo della sessualità. Spesso accade che i ragazzi cerchino risposte da parte dei loro genitori e trovino imbarazzo e silenzio. E questo, per tornare da dove siamo partiti, non fa altro che produrre un effetto negativo sulla sessualità.
Uno degli obiettivi è anche quello di educare le famiglie a fornire un supporto informato e non giudicante. Perché l’educazione che deriva dalle famiglie e dai pari è un elemento importante e utile per i giovani, purché non assuma le caratteristiche di cui sopra.
Ecco che, a fianco delle fonti informali, si rende necessario un intervento strutturato e formale, come quello fornito dai professionisti che si occupano di educazione sessuale.
L’educazione sessuale aumenta l’attività sessuale e i comportamenti a rischio: ma è vero? Spesso, l'educazione sessuale viene ostacolata a causa di una mentalità retrograda secondo cui, questa pratica, aumenterebbe l'attività sessuale e i comportamenti a rischio. Tuttavia, gli studi in materia, così come riassunti nella guida UNESCO, dimostrano il contrario, vale a dire che l’educazione sessuale permette di adottare comportamenti più responsabili. La negazione dell’educazione sessuale e la censura, invece, falliscono nel loro intento di prevenire i comportamenti a rischio.
Come siamo messi in Italia in quanto a educazione sessuale? Come sottolineato di recente al convegno nazionale di AIED (Associazione Italiana Educazione Demografica), l’Italia è una delle pochissime nazioni in Europa a essere priva di programmi curricolari sulla sessualità.
Attualmente esistono dei corsi proposti da associazioni o da liberi professionisti, ma sono sporadici e mai prioritari per gli istituti. Alcune scuole ne promuovono di più e prevedono fondi specifici per tali interventi, altre, invece, si rifiutano. Dipende, quindi, da quale scuola frequenti e cosa decide di approvare. Va a fortuna, quindi. Decide la sorte chi parteciperà a challenge come quella dalla quale siamo partiti.
Ecco che, quindi, lasciare al caso un intervento così importante per la salute delle persone non è più pensabile e nel 2023 è giunto il momento di darle la giusta importanza. E a sostenerlo ci sono i dati scientifici e le linee guida di OMS, ONU, UNESCO e WAS.




------













11.7.21

perchè il feminicidio e la sua cultura sono cosi pregnanti nel nostro paese ? perchè manca Un’educazione sessuo-affettiva cioè insegnare ad avere cura della relazione, delle emozioni


canzoni. suggerite  

cosa manca al decreto zane  non solo è  Un’educazione sessuo-affettiva Non  l’educazione sessuale   ciò che serve. Ma insegnare ad avere cura della relazione, delle emozioni , del rispetto  ,  della diversità , ecc  eco perchè i femminicidi e la loro ideologia \ base culturale malata è ancora cosi radicata . Infatti Cosa manca? Un’educazione sessuo-affettiva Non è l’educazione sessuale ciò che serve. Ma insegnare ad avere cura della relazione, delle emozioni
Ha raggione quest' articolo preso da io acquasapone


Mer 26 Mag 2021 | di Enrico Molise | Attualità




È sbagliato parlare di educazione sessuale. O, meglio, non è quella che serve davvero. Si tratta invece dell’educazione sessuo-affettiva, che insieme alla componente tecnica, biologica, riguarda pure l’aspetto relazionale legato ai sentimenti, alle emozioni. Inoltre, la nostra società vive un paradosso: ha paura della violenza di genere, delle gravidanze indesiderate, della pedofilia, del bullismo e spesso crede che parlare di sessualità favorisca tutta
una serie di comportamenti. «Gli studi scientifici ci dicono che l’educazione sessuo-affettiva è in grado di smorzare quegli avvenimenti e anche di ritardare l’età del primo rapporto, perché accresce la consapevolezza di sé».

Anche questa volta il nostro punto di riferimento sull’argomento è Marilena Iasevoli, sessuologa romana che ci illustra il legame tra la mancanza di questo tipo di educazione e la violenza di genere.

Parliamo di età.
«I bambini non hanno una grande percezione delle differenze. Le avvertono in relazione a quello che ascoltano e all’educazione che ricevono e fino ai dieci anni i pregiudizi e gli stereotipi non si sono ancora solidificati. Ecco perché è importante dotarli di conoscenza, competenza, di valori che li aiutino a realizzarsi nel rispetto della dignità, propria e altrui. In questo modo per loro sarà possibile sviluppare delle relazioni paritarie, con empatia e rispetto, conoscendo i confini corporei, proteggendo sé stessi e gli altri».
Come iniziare un discorso di educazione sessuo-affettiva con un bambino?
«Le risposte devono essere calibrate in base all’età. Non si tratta di un approccio puramente informativo. Quando il genitore si ritrova davanti ad una domanda non deve farla cadere nel vuoto. Di solito, dai due ai sei anni, le domande riguardano la differenza tra il corpo maschile e quello femminile. Si può parlare anche di come riconoscere e gestire le emozioni, di cosa è possibile fare in pubblico e di cosa solo in privato; del fatto che possano ricevere i baci e le carezze solo dai genitori e magari da altri membri stretti della famiglia. Ma ogni cosa va trattata nel momento in cui viene fuori lo spunto ed è importante non dare informazioni ulteriori: a quell’età si accontentano. Poi, con i più grandi, occorre innanzitutto domandare se hanno già sentito o parlato con qualcuno di quelle cose e calibrare le risposte. Il genitore deve prepararsi con dei libri o rivolgendosi a uno specialista. Sono vicende dinanzi alle quali si ritroverà di sicuro».
E per la discriminazione di genere?
«Viviamo in una società in cui la donna ha sgomitato per svincolarsi dai ruoli che le sono stati cuciti addosso, soprattutto legati alla procreazione e alla cura della casa. Purtroppo questo processo non è andato avanti allo stesso modo in molti uomini, che non hanno metabolizzato pienamente questo cambiamento culturale. Così accade che la violenza venga usata per dominare la donna e per “difendersi” dalla percezione che la mascolinità sia stata minata. Ma anche molte donne hanno interiorizzato questo ruolo e non riescono a uscirne. Così ai figli si può spiegare perché due persone stanno litigando, sottolineare l’importanza della comunicazione e il rispetto dell’altro. I bambini e i ragazzi tendono a imitare, quindi osserveranno e replicheranno alcune dinamiche familiari. È anche possibile cogliere l’occasione di vedere insieme dei cartoni animati e dei film sull’inclusività».

Quindi si rischia di arrivare alla violenza di genere o a subire anche azioni meno violente perché alla base c’è una mancata educazione sessuo-affettiva o anche solo affettiva? Riguarda pure il non volersi bene?
«L’educazione sessuo-affettiva comprende la socialità, le relazioni fisico-corporee, il rispetto di sé e degli altri, la consapevolezza di quando poter dire di sì e quando fermarsi; ma anche la capacità di cogliere i segnali verbali e non-verbali. In assenza, si può arrivare alla violenza di genere, perché, chi non ha avuto nessun tipo di apprendimento sulla relazione con gli altri e sulla gestione dei conflitti, non sa cosa voglia dire affrontare una relazione, sessuale o meno, in termini di scambio equo, paritario e rispettoso. Ed è anche una questione di volersi bene, perché è legata alla crescita dell’autostima. Chi non ce l’ha è probabile che si ritrovi in una relazione in cui abusa o viene abusato. Nel primo caso perché vuole sentirsi forte; nel secondo perché ha una bassa considerazione di sé e crede di meritare quel comportamento. La mediazione degli adulti è fondamentale, perché può spiegare al bambino una determinata situazione, evitando che partecipi in maniera scorretta». 

La responsabilità è familiare?
«Non sarebbe giusto dare questa responsabilità esclusivamente all’educazione familiare o delegare l’informazione a quello che possiamo trovare su Internet. Non possiamo pensare che tutti i genitori siano consapevoli e che tutti abbiamo gli strumenti adatti. Dovrebbe essere responsabilità dello Stato, con l’introduzione dell’educazione sessuo-affettiva tra le materie di insegnamento, da non affidare ai docenti delle materie scientifiche. Con loro è possibile parlare di come è fatto il corpo umano, ma occorre inserire delle figure specializzate in materia per guardare a tutti gli aspetti che sono legati al corpo, e quindi alle relazioni, ai limiti e al rispetto».
 

 

6.1.19

non lamentatevi o scendete in piazza contro i femminicidi se poi ne bloccate programmi scolastici per prevenili

E' il caso  

riportato da ilfattoquotidiano del 4\1\2019

Trentino, Lega sospende corsi nelle scuole sulla relazione di genere: “Vogliamo evitare discorsi su sessualità dei bambini”

Trentino, Lega sospende corsi nelle scuole sulla relazione di genere: “Vogliamo evitare discorsi su sessualità dei bambini”


Le lezioni che da 5 anni si svolgono in decine di istituti della Provincia per educare a rispettare la parità dei sessi e a superare gli stereotipi sono stati fermati dalla giunta con l'accusa di diffondere “teorie gender”. L'assessore Segnana al Fatto.it: "Valuteremo il da farsi". Le educatrici chiedono un incontro, il consigliere Cia: "Fanno politica e creano confusioni nei bambini"

Educavano gli studenti trentini a rispettare la parità dei sessi e a superare gli stereotipi, affrontando temi come il bullismo e la violenza di genere. Ma, secondo la giunta provinciale leghista, contribuivano anche a diffondere le cosiddette “teorie gender”. Per questo, i corsi sulla relazione di genere che da 5 anni si svolgono in decine di scuole della Provincia autonoma di Trento sono stati sospesi. L’obiettivo è “verificare la piena coerenza dei contenuti educativi dei percorsi con le aspettative delle famiglie rispetto ai valori che la Giunta provinciale intende perseguire”. In altre parole, come ha dichiarato il consigliere di maggioranza Claudio Cia (Agire), “non fanno altro che promuovere l’ideologia gender”. E di fronte alla richiesta di alcune educatrici di avviare un dialogo, Cia ha risposto così: “Se si va a visionare solo i profili Facebook di queste persone si può notare che ci troviamo di fronte a dei veri e propri attivisti politici che promuovono pensieri fuorvianti capaci di minare l’equilibrio dei nostri ragazzi”.

I motivi della sospensione
Il 28 dicembre scorso la deputata leghista e assessora provinciale alle politiche sociali, Stefania Segnana, ha inviato una circolare agli istituti interessati in cui veniva annunciato lo stop ai corsi “in attesa di approfondimenti ulteriori”. Un provvedimento preso in accordo con l’assessore all’istruzione Mirko Bisesti e con il collega al lavoro Achille Spinelli. L’offerta formativa, dal titolo “Educare alla relazione di genere”, prevedeva complessivamente oltre 800 ore di attività. Un progetto avviato dalla precedente giunta di centrosinistra e che quest’anno avrebbe coinvolto 24 scuole trentine, per un costo complessivo di oltre 70mila euro a carico dell’Agenzia del lavoro. “Le nostre perplessità – spiega Segnana al fattoquotidiano.it – sono nate già negli anni passati, quando abbiamo posto l’attenzione su altri progetti che spaventavano le famiglie e si avvicinavano alle teorie gender. Ora che siamo al governo abbiamo semplicemente chiesto di poterli visionare, dato che non li abbiamo deliberati noi”.


Risultati immagini per Extraterrestre alla pari,
La decisione finale, assicura l’assessora, dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. “Se fra gli argomenti trattati ci sono il bullismo, il rispetto reciproco, la violenza, ben venga. Se invece dovessimo trovare riferimenti alla sessualità dei bambini valuteremo il da farsi. Vogliamo evitare certi discorsi nelle scuole”. 
Nel mirino della giunta è finito anche un libro, Extraterrestre alla pari, distribuito nelle classi quarte di una scuola elementare della città. “Ci è stato segnalato soltanto dopo che abbiamo sospeso i corsi. Vogliamo capire se ne farà parte o meno, intanto sappiamo che verrà letto in classe nell’ambito di un programma di letture”. Scritto da Bianca Pitzorno, il romanzo è stato più volte attaccato in passato dai movimenti “no-gender” perché racconta la storia di Mo, un alieno proveniente dal pianeta Deneb (dove non si scopre il proprio sesso prima dei 20 anni) che arriva sulla Terra e sperimenta tutti i pregiudizi relativi all’educazione, vivendo un giorno da bambino e uno da bambina.

L’appello delle educatrici: “Organizziamo un incontro”
“Svolgiamo questa attività formativa con passione e professionalità nella convinzione di portare le nostre competenze a servizio di scuole, studenti, famiglie”, hanno dichiarato in un appello alcune delle educatrici responsabili dei corsi. “Siamo pienamente disponibili a fugare dubbi e perplessità di qualunque tipo: molti anni di esperienza nelle scuole parlano per noi”. La richiesta è quella di organizzare un incontro con la Giunta per spiegare in concreto gli argomenti affrontati nel progetto. Si tratta di tematiche come la “prevenzione alla violenza di genere e al bullismo, riflessioni sulla disparità di genere nel mercato del lavoro, guida a scelte formative che possano esprimere i talenti di ognuno, rappresentazione mediatica di uomini e donne”. A loro dire, quindi, non c’è alcuna traccia di presunte “teorie gender”. Perciò l’augurio è che “gli assessori competenti cambino direzione e decidano di non gettare al vento un’esperienza importante”.


Il consigliere Cia: “Guardate i loro profili social”
Non si è fatta attendere la risposta del consigliere provinciale Cia, che punta il dito contro l’ideologia “gender”. “Purtroppo è evidente che nelle nostre scuole c’è un problema culturale, dal momento che una parte della classe politica e dirigente le ha scambiate per luoghi dove instillare agli studenti pensieri ideologici che poi possono essere funzionali a movimenti politici”, si legge in un comunicato. Da qui l’invito ad andare a guardare i profili socialdelle educatrici chiamate a insegnare ai ragazzi il rispetto della parità di genere. Educatrice che, secondo il consigliere, sono “vere e proprie attiviste politiche”. Lo dimostrerebbero alcuni post in sostegno del gay pride, foto decorate con i colori dell’arcobaleno o dichiarazioni in favore dello ius soli. E mentre qualcuno grida alla “caccia alle streghe”, il consigliere Cia, contattato dal Fatto.it, si difende così: “I nomi delle educatrici li ha riportati la stampa. Io mi sono limitato ad andare a guardare i loro profili e a segnalare che queste persone fanno politica. Ovviamente è legittimo, ma allora non sono idonee a insegnare nelle scuole”. conclude. “Tra l’altro io questi corsi li critico da sempre. Secondo me non educano al rispetto dei sessi, creano solo confusione nei bambini”.

La reazione delle opposizioni
Duro l’attacco dei consiglieri pentastellati del comune di Trento, che parlano di “pensiero paranoico inquisitorio pseudo-riformista” e denunciano i “metodi censori” adottati dalla giunta provinciale. L’augurio del Pd Trentino, invece, è che “chi deve decidere riesca ad avvalersi del contributo molto competente degli operatori scolastici, che possono testimoniarne l’importanza educativa, fuori da strumentalizzazioni politiche sull’inesistente ‘teoria gender’”. Dello stesso avviso è il movimento di opposizione Futura 2018, secondo cui lo stop al progetto è dovuto a “un modello di società patriarcale, con al centro l’uomo bianco e eterosessuale, fondamentalista dal punto di vista religioso, retrivo nei rapporti sociali. E che è spaventato e quindi odia qualsiasi ‘diverso’. Di questo passo una comunità sprofonda nella barbarie”. 



1.2.16

la Rai fa cambiare spotandolo in seconda serata il palinsesto di presa diretta solo perchè parla di educazione sessuale e bullismo sessuofobico

Ho rivisto con rai replay la puntata di presa diretta del 31\1\2016 il tabù del sesso . Ed ho appreso che essa è incappata in un caso di 'eccessiva prudenza'. Forse  è comprensibile la  gente  informata  potrebbe scendere  in piazza   ed influenzare  il voto   sulla legge  [   oggi   , salvo rinvi    si vota  al senato  ] sulla  legge  cirrinà  sulle unioni civili  etero e  gay  . Infatti  il  servizio è  intitolato "Il Tabù del sesso", titolo azzeccato proprio sulle difficoltà che incontra il parlare  e  l'insegnamento dell'educazione sessuale, è stato spostato dalla Rai dalla prima fascia alle 22, per la preoccupazione ipocrita che potesse turbare il pubblico della prima serata. Ora mi chiedo se il paese sta ritornando indietro a gli anni '60 al caso del giornale  scolastico  Zanzara ( da non confondere con la trasmissione di radio24 d a cui prende il nome )










La zanzara era il titolo del giornale studentesco del Liceo Parini di Milano, fondato nel 1945. La rivista (ideata tra gli altri da Enzo Spaltro e Daniele Oppi), che nella sua storia ebbe giovani redattori, divenuti poi firme importanti nel giornalismo italiano come Walter Tobagi, è nota per uno scandalo scoppiato nel 1966, quando la pubblicazione di un articolo sulla sessualità degli studenti portò alla denuncia e al processo di tre suoi redattori
Il 14 febbraio 1966 la rivista, organo ufficiale dell'associazione studentesca pariniana, pubblicò un'inchiesta dal titolo "Un dibattito sulla posizione della donna nella nostra società, cercando di esaminare i problemi del matrimonio, del lavoro femminile e del sesso", a firma di Marco De Poli, Claudia Beltramo Ceppi e Marco Sassano.
Nell'inchiesta emersero le moderne opinioni di alcune studentesse del liceo sulla loro educazione sessuale e sul proprio ruolo nella società. L'associazione cattolica Gioventù Studentesca protestò immediatamente per "l'offesa recata alla sensibilità e al costume morale comune" in quanto non solo uno degli argomenti trattati (l'educazione sessuale) veniva considerato osceno, ma anche perché le intervistate erano tutte minorenni.
Il 16 marzo 1966 i tre redattori vennero accompagnati in Questura e denunciati. Il giudice Pasquale Carcasio invitò i tre studenti, seguendo una legge del 1934, a spogliarsi "per verificare la presenza di tare fisiche e psicologiche". I due ragazzi acconsentirono, invece Claudia Beltramo fece resistenza e in seguito rese noto quanto accaduto.
Il caso de la zanzara rimbalzò sulle cronache nazionali, dividendo il paese. Democrazia Cristiana e Movimento Sociale Italiano costituirono il "partito della colpevolezza", mentre la sinistra e i cattolici progressisti intervennero in difesa degli studenti.
Al processo parteciparono oltre 400 giornalisti, molti dei quali provenienti dall'estero. Il 2 aprile 1966 la sentenza assolse i tre studenti dall'accusa di stampa oscena e corruzione di minorenni.
La vicenda viene vista come un prodromo di quel cambiamento di costumi che avrebbe coinvolto da lì poco la società italiana e come un sintomo indicatore del malessere giovanile, che sarebbe sfociato nella contestazione del sessantotto. ( altre news su https://it.wikipedia.org/wiki/La_zanzara )



Ormai siamo sempre di più , nonostante le sacche di resistenza e d'indignati ( ma l'indignazione non basta se non è seguito ad un cambio di mentalità e d'apertura mentale ) , in mano ai burocratici , ipocriti e bigotti che decidono per altri . Condivido e l'ho sempre detto in diversi post Come giustamente dice Noemi Cassone -- sulla bacheca facebook della trasmissione di rai 3 presa diretta -- Oltre all'educazione all'affettività/educazione sessuale nelle scuole, che sicuramente è ESSENZIALE, in casa dovrebbe invece esserci quantomeno un minimo di apertura mentale, di dialogo, e soprattutto un'educazione all'utilizzo di cellulari , pc e quant'altro. Non è possibile che venga comprato il cellulare già a 8 anni. Controllate i computer e i siti ai quali si iscrivono i vostri figli.IL fatto che li abbiano obbligati ad andare in onda tardi la dice tutta. Come si capisce dal servizio evidentemente a qualcuno interessa che questi argomenti non si tocchino, per primi gli uomini, ma non per pudore solo per paura di perdere la supremazia, per paura di competere con le donne nei posti di comando, ora a evidente panaggio maschile. come giustamente dice Michela Murgia sempre intervistata da presa diretta





Sono solidale con Iacona , infatti ha ragione è solo falso perbenismo e ipocrisia ed condivido la scelta nell'averlo annunciato pubblicamente in uno scambio ironico con Luciana Littizzetto, collegandosi a Che Tempo che Fa, e poi rivolgendosi al pubblico in apertura di trasmissione: "La Rai, per rispettare la fascia protetta, mi ha chiesto di posticipare un po' più avanti il bellissimo racconto di Giulia Bosetti. Una decisione che non condivido perché a mio modestissimo parere questo è un reportage che andrebbe visto da tutti, genitori e figli insieme, talmente è pedagogico. E poi giudicherete voi quando lo manderemo in onda. Ma è una decisione che devo rispettare e so che avrete l'amore e la pazienza di aspettare una manciata di minuti prima di vedere questo reportage".






Video




Concetto che Riccardo Iacona ha ribadito al telefono a http://www.repubblica.it/spettacoli/tv-radio del 1\2\2016 "Ho trovato esagerata la preoccupazione della Rai riguardo alla messa in onda del primo blocco della trasmissione. Il servizio era stato pensato e confezionato proprio perché potesse andare in prima serata, non c'era nulla, in nessun passaggio del nostro servizio, che potesse essere giudicato inappropriato. Mentre lo vedevo andare in onda, alle 22, mi veniva da ridere, perché non c'era nessun riferimento al sel sesso che non fosse stato ponderato in funzione della trasmissione in quella fascia". Una preoccupazione, quella della Rai, , che di fatto ha impedito ai più giovani di potere vedere ( in diretta , ma poi con iil servizio di rai replay o altri siti più o meno legali te lo rivedi ) la trasmissione, che si è conclusa poi alle 23:30 . Infatti sempre lo stesso Iacona a repubblica "Penso che i ragazzi l'abbiano vista lo stesso ma io sono contrario al principio per cui è stata presa la decisione, ovvero che non si possa parlare di sesso in prima serata, neppure con un intento chiaramente pedagogico, come era quello con il quale era stato pensato e confezionato il servizio televisivo .
Puntualmente , come le tasse e la morte , è arrivata la risposta , tendente a giustificarsi e a gettare acqua sul fuoco delle polemiche , da parte della Rai che dice negando palesamente l'evidenza ( infatti se si vede la trasmissione , si rinvia di ben mezz'ora e non del tempo da lor detto l'inizio della 2 parte della trasmissione ) << il ritardo della messa in onda, alla fine, è stato: 'solo di 7 minuti' e che la motivazione dell'inversione di messa in onda è stata suggerita dalla durezza degli argomenti trattati (sexting, bullismo) che hanno fatto preferire lo spostamento, che tuttavia, si sottolinea, non è stata una forma di censura. >> ( da sempre da repubblica ) . Tesi questa a mo' d'arrampicata sugli specchi perchè la preoccupazione della Rai si innesta in un panorama televisivo decisamente più 'libertino'. Basti pensare alla messa in onda lo scorso lunedì in prima serata su Canale 5 del film "50 sfumature di grigio", vietato ai minori di 14 anni ma decisamente erotico. E mentre la Rai si preoccupava di censurare\spostare il servizio di Presa Diretta, Real Time, canale molto amato dalla fasce più giovani della platea televisiva, unico nel panorama dei broadcaster, si schierava apertamente a favore delle famiglie omosessuali mettendo in onda alle 21:10 il documentario "Di fatto, famiglie", basato sulle storie di sei famiglie arcobaleno italiane. Secondo me relegare un programma in orari assurdi o spostarlo nell'ipocrita e ormai superata i bambini vanno a letto sempre più tardi , con internet e cellulari e e in orari di punta vedendo cose peggiori , quel determinato argomento si tratta di , anche se soft , di censura . Ed ecco le reazioni ( stranno che mancano quelle a favore dela rai della destra ) le reazioni politiche. Sinistra italiana ha presentato una interrogazione in commissione di Vigilanza: "Il campionario dell'ipocrisia di certa classe dirigente italiana si arricchisce di un nuovo episodio. La puntata è stata spostata in seconda serata, perché secondo la Rai avrebbe potuto urtare le sensibilità del pubblico della prima serata - afferma Nicola Fratoianni, membro della Commissione Parlamentare di Vigilanza - Nel frattempo in tv a qualunque ora si può assistere a violenze di ogni tipo e a situazioni molto meno 'controllate' rispetto al pregevole lavoro fatto da Riccardo Iacona e dal suo staff. Quando finirà il Medioevo?". "Una decisione che ha il sapore dell'oscurantismo e dell'ipocrisia - scrive in una nota il senatore del Pd Francesco Verducci, vicepresidente della commissione di Vigilanza Rai - I temi del cyber-bullismo e dell'educazione sessuale, al centro della puntata di ieri, sono fondamentali da trattare per la crescita civile e culturale di una società (come avviene in gran parte d'Europa) ed è da apprezzare che l'approfondimento giornalistico del servizio pubblico se ne occupi, tanto più in un contesto televisivo dove immagini ed allusioni sessuali debordano anche in modo subliminale ad ogni ora ed in ogni fascia di palinsesto". Oltre ai politici sono intervenuti a favore di Iacona alcuni intellettuali che hanno collaborato con Iacona al serviso . Infatti dopo la messa in onda, come sempre, il dibattito sull'argomento si è spostato sui social network, dove Iacona ha postato i documenti e gli studi utilizzati per il servizio. Un'ampia documentazione che dimostra come l'educazione sessuale sia un ottimo deterrente per il bullismo e i casi di violenza sessuale.Attive anche le scrittrici, da Michela Murgia a Loredana Lipperini, che hanno contribuito attivamente al servizio e che ora proseguono il dibattito online, anche sui profili social.



Ora e qui , mi scuso se sono stato troppo prolisso , ma quando m'incazzo m'incazzo ,
Comunque la si pensi al riguardo, in era digitale il dibattito è sicuramente superato dalla possibilità di rivedere il servizio, come ricordato dallo stesso Iacona con un tweet





non solo più altro dire ho finito le parole   dico solo che a livello d'educazione sessuale siamo  come la famosa  barzelletta  di Pierino  :    <<  Pierino: "Papà... mamma mi ha detto che io sono nato sotto un cavolo, che Gigina è stata portata dalla cicogna..Ma tu, non fai mai l'amore? >>  ( da  http://barzellettefrasi.altervista.org/pierino.php  )  



20.10.13

Youporn E' uno dei siti più visitati del Pianeta ma, a sorpresa, non solo per merito degli uomini: le donne sono sempre più complici nei "giochi" di coppia

 musica  consigliata    The Times They Are A-Changin bob dylan  e  Barbara (Sesso, droga e rock 'n roll) Live - MOTHERSHIP!!

 Premessa  


Visto  che   prevedo  che   molti di voi  mi diranno  :  cos'è hai cambiato idea    prima eri per le crociate  contro la pornografia ,  l'erotismo negli spot e  adesso ? 

 No non ho cambiato idea.Io  odio  sempre  le crociate  e  i proibizionismi  acritici  .  Infatti    ero ( e lo sono tutt'ora  )  contro  la  dipendenza   da pornografia , la sessualizzazione  precoce   , l'abuso del corpo  delle donne  e del  sesso in spot  di  prodotti  che  non sono attinenti  esempio macchine  , o trasmissioni  tv   . A mio avviso  un uso equilibrato   e  consenziente della pornografia  non hai mai   creato problemi   e  contro indicazioni , se  fatto  non precocemente   e  senza basi   cioè  si spiegano i
pro e i contro  . Idem  per  un educazione    sessuale nelle scuole  che spieghi la differenza  )  sempre  più labile  quasi inesistente  ) tra essa e la pornografia. Eccone  un esempio  che     può essere usato  dai  16 anni in su  . 
Per  quanto riguarda  l'educazione sessuale  nelle  scuole   , non concordo  . Infatti L'educazione sessuale    è utile  , onde    evitare   e  costituire    un barriera    contro la sessualizzazione precoce(  vedere  url  nelle righe  precedenti  )   . l'importante  è che sia   fatta  gradualmente  in maniera  laica  non confessionale , non ideologica  , non solo anatomica   e  corporea   cioè solo  sesso  e  boh  , ma  applicata    all'amore  cioè che  a letto  ( all'atto )    si arriva   dopo un rapporto affettivo  e sentimentale 
Solo   cosi  si evitano  parlo anche per  esperienza  personale  diretta   nel   primo caso : 1)  porno dipendenza  ., 2) omofobia , 3)  violenze sessuali sulle donne  .,  4) pedofilia  e  pedo pornografia  .

Dopo questa  precisazione   il post  vero e proprio  tratto da    http://societa.panorama.it/

Una volte le domande esistenziali riguardavano i grandi misteri della vita: l’infinito, il senso dell’esistenza, l’amore puro. Oggi anche la pubblicità ci mette di fronte ad altri dubbi: tassi di interesse, mutui, finanziamenti. Ma tra le grandi domande ce n’è una che si fanno tutti: ma perché gli uomini sono sempre suYouPorn? Mariti, fidanzati, compagni e amici lo “visitano” regolarmente e senza neanche tanto clamore o imbarazzo. E così, finito (da un pezzo) il tempo in cui si entrava in edicola con aria sospetta per cercare un giornalino che soddisfacesse gli istinti, ora youporn è il migliore amico dell’uomo. Ma proprio di tutti gli uomini, tanto che è stato “nominato”, dopo sette anni dalla sua creazione, il più popolare sito del Pianeta.

Sembrerà strano, ma un grazie va detto a tutte le donne: mogli, fidanzate e amanti che, un po’ per complicità e un po’ per disinteresse, chiudono un occhio di fronte ai loro partner colti in “flagranza di reato” di fronte al Pc. E pensare che un tempo erano perfino capaci di buttare all’aria un matrimonio per uno sgarro di questa portata! Oggi anche loro osano online ma, a differenza dei maschi, preferiscono farlo in coppia, magari per “giocare” un po’ con il proprio compagno, piuttosto che da sole.Ma ecco qualche numero su questo fenomeno. Intanto pare che i più porn addicted siano gli americani, seguiti a ruota da tedeschi e francesi; i latin lover italiani si piazzano invece al quarto posto dove in testa si trovano città come Roma e Milano. Il dato curioso non è che le visite durano circa 10 minuti e la fascia prediletta è tra le 9 di mattina e le 17 (proprio mentre si dovrebbe essere intenti a lavorare) ma che tra le prime cinque celebrità più cliccate c’è l’italiana Sara Tommasi, in compagnia di Paris Hilton, Pamela Anderson e Kim Kardashian.Pare che di vere e proprie controindicazioni non ce ne siano, anche se gli esperti affermano che tra i 25 e i 35 anni si è molto più vulnerabili  e a rischio pornodipendenza. Anzi qualcuno, interrogato in merito, ammette addirittura che senza la pornografia online ci sarebbero certamente più tradimenti e più infelicità nelle coppie. Quindi via libera ai siti che “aiutano” l’eccitazione, ma attenzione però a non farsi prendere troppo dall’ansia da prestazione…


e  da  non cadere nella  videodipendenza  aggiungo io   

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...