Visualizzazione post con etichetta omofobia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta omofobia. Mostra tutti i post

24.11.24

Il ragazzo dai pantaloni rosa di Cristian A. Porcino Ferrara®️





  dal   blog   https://lerecensionidelfilosofoimpertinente.blogspot.com/




Il ragazzo dai pantaloni rosa è un film necessario, toccante che non scade mai nella retorica ma invece abbatte con delicatezza i muri di silenzio che si ergono attorno agli atti di bullismo. Nel film Samuele Carrino (Andrea) afferma che non bisogna essere poeti per soffrire ma adolescenti. Ricordo benissimo la sofferenza di quegli anni e l'ho raccontata nel mio libro Sulle tracce dell'altrove. Purtroppo certi atteggiamenti ti fanno sentire continuamente un adolescente bullizzato. La violenza verbale pesa come un macigno sulle nostre vite e non sempre siamo equipaggiati emotivamente e psicologicamente per schermare le parole che ci vengono scagliate addosso. Non di rado certe frasi ti scavano dentro fino a creare caverne oscure dove ci rifugiamo fino a non uscirne più. Anch'io ho rischiato di non riemergere da questi anfratti dell'anima dove mi ero rintanato per silenziare i miei sentimenti. Per questo è stato doppiamente emozionante e commovente guardare questo film insieme alla persona che amo. Leggere sul suo viso la commozione per una storia che non ci è affatto estranea ci ha ricordato di quanto siamo stati fortunati. Potevamo soccombere e non l'abbiamo fatto. Claudia Pandolfi che interpreta Teresa Manes, madre di Andrea, dice: "Le parole sono come dei vasi di fiori che cadono dai balconi. Se sei fortunato li schivi e vai avanti sulla tua strada, ma se invece sei un po’ più lento, ti centrano in pieno e ti uccidono".
La verità è che nessuna parola è soltanto una parola. Mai! In classe insisto sempre su questo punto e non smetterò mai di sottolinearlo. Per tale motivo a scuola ho proposto un progetto educativo che parte proprio dalla visione di questo film. Le parole colpiscono ad ogni età ma in special modo in adolescenza quando tutto intorno ci appare ostile e al contempo affascinante. L'atteggiamento bullistico non inizia e finisce tra i banchi di scuola ma in certi casi dura tutta la vita. Quando certa politica limita i tuoi diritti e tende ad emarginarti e deriderti perché non ti ritiene conforme alla norma allora sta attuando degli atteggiamenti prevaricatori tipici dei bulli. Non esistono persone con più o meno dignità delle altre. La normalità è il concetto più abusato e pericoloso di questo mondo. Chiunque è nato fa parte della natura senza alcuna distinzione di genere, orientamento, etnia, etc. Scriveva Publio Terenzio Afro (II secolo a.C) «Homo sum, humani nihil a me alienum puto» Traduzione: "Sono un essere umano, niente di ciò che è umano ritengo estraneo a me"». Nessuna cosa che riguarda l'umano dovrebbe renderci indifferenti. L'indifferenza uccide! Fare finta di niente non cambierà di un millimetro le cose. Adesso tocca a noi lottare e non rendere vano il sacrificio di Andrea Spezzacatena perché: "Se potrò impedire a un cuore di spezzarsi, non avrò vissuto invano; se potrò alleviare il dolore di una vita o lenire una pena, o aiutare un pettirosso caduto a rientrare nel nido, non avrò vissuto invano" Emily Dickinson.

                                     ®️ Cristian A. Porcino Ferrara

28.10.24

Genitori non vogliono fare vedere ai figli “Il ragazzo dai pantaloni rosa”. il film contro l’omofobia scatena reazioni omofobe



una scena del film 
Altro che legge zan qui ci vuole una tabula rasa educativa . Infatti  di Roma e  di Treviso  non so quale  dei due sia   il più vergognoso   dimostrano  più  del dibattito   sulla  legge  Zan  quanto ci fosse bisogno di un film come il ragazzo dai pantaloni rosa, appena presentato alla Festa del Cinema di Roma, dimostra le difficoltà che sta incontrando nell’essere proiettato. Poco importa che sia una storia vera e che ci sia andata di mezzo la vita di un giovanissimo, in tanti non accettano la storia né il suo punto di vista.                   Le  anteprime per le  scuole   de il  ragazzo  dai pantaloni rosa , film  che andrà  in onda nel cinema  dal 7  novembre  ed  è tratto dal romanzo autobiografico (  foto della   copertina   sotto a  destra )  : Andrea  oltre il  pantalone  rosa   di Teresa Manes,  la madre di Andrea Spezzacatena, studente 15enne del liceo Cavour di Roma, vittima di bullismo e cyberbullismo che nel novembre del 2012 si tolse la vita , sta  già iniziando a  creare polemiche  . IL film interpretato da Claudia Pandolfi divide pubblico, società e famiglie. E questo sarebbe anche un modo per alimentare il dibattito. Il problema è quando, a una presentazione davanti ad una platea di adolescenti, questi si lasciano andare a commenti omofobi e genitori  iperprottetivi   verso i loro figli   che   boicottano  la proiezione in una scuola  
E' il  caso  sucesso a   Treviso   dove  la proiezione   in una  scuola  media  è stata   sospesa  a  causa  dei   genitori   che  pare   non abbiano gradito la proiezione della pellicola, sostenendo che potesse avere influssi "negativi" sui loro figli. Di diverso avviso il sindaco leghista  (L  miracolo  un leghista illuminato 🧠😇😋🤗🙄😲)  del capoluogo della Marca, Mario Conte, che ha annunciato la volontà di organizzare la visione del film, affermando che con il diniego è stata "persa un'occasione di approfondire e conoscere meglio temi che sono vere piaghe della nostra società".Da Roma a Treviso, reazioni omofobe La proiezione dell'opera di Margherita Ferri, che vede Claudia Pandolfi nei panni della madre, era prevista il 4 novembre, e l'istituto aveva già prenotato i posti per gli studenti. Alcune famiglie hanno però chiesto alla dirigente di evitare la partecipazione dei ragazzi. La preside della scuola ha accolto la richiesta, pur precisando che la proiezione è stata solo temporaneamente sospesa. "Evitare di confrontarsi su questi argomenti - ha affermato Conte - non credo sia la soluzione. Omofobia, depressione, suicidi sono, ahimè, molto attuali nella società. Dispiace quello che è successo a Treviso, ma preoccupano anche le reazioni omofobe di Roma: due situazioni che devono far riflettere tutta la nostra comunità".“Mio figlio non c'è più ma omofobia sì"Il secondo riferimento è alle frasi di carattere omofobo pronunciate da alcuni studenti durante la visione del film il 24 ottobre scorso nella capitale e che la stessa Teresa Manes ha segnalato con un post sui social: "Quanto accaduto dà la misura dei tempi che viviamo. Un gruppo di studenti, accompagnati (e sottolineo accompagnati) alla proiezione del film Il ragazzo dai pantaloni rosa, ha pensato male di disturbarne la visione, lanciando dalle poltrone su cui si erano accomodati parole pesanti  ed  orripilanti come macigni. *Froxio, *Ma quando s'ammaxxa, *Gay di merda  ....  sono solo alcuni degli insulti rivolti a mio figlio. Ancora oggi, 12 anni dopo. Ancora oggi, anche se morto. Si parla di educare all'empatia e ci si mostra incapaci di farlo, permettendo di calpestare in modo impietoso la memoria di chi non c'è più e, soprattutto, un' attività di sensibilizzazione collettiva, portata avanti da chi ci crede ostinatamente. Mi piacerebbe che chi continua a negare l'omofobia in questo Paese prendesse spunto da quanto accaduto per rivedere il proprio pensiero e regolare il proprio agito. Perché la parola non è un concetto vuoto. La parola è viva ed uccide. Io, di certo, non mi piego. Anzi, continuerò più forte di prima Mio figlio non c'è più ma l'omofobia a quanto pare sì".L'episodio romano è stato talemente  abberrante    e scandaloso    che ha "commosso e indignato" anche il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, che ha chiesto all'Ufficio scolastico regionale di "attivarsi per individuare i responsabili degli atti di volgare inciviltà avvenuti giovedì in platea. Voglio incontrarli e guardarli negli occhi. Mi auguro ci siano da parte delle scuole sanzioni severe nei loro confronti. Mi chiedo come sia possibile questa disumanità, il non avere neanche la compassione di sentire il dolore dell'altro, il dolore di una madre, il dolore di quel povero ragazzo", ha concluso. Ottime  le  parole della madre  :


Quegli insulti erano sorretti dall'impalcatura della indifferenza che è la forma più subdola della violenza.
Io non so se dietro quel gruppo rumoroso c'è l'assenza di quella educazione primaria che spetta alla famiglia.
Il bisogno di affiliazione e, dunque, la necessità di fare parte di un gruppo può portare, specie in età adolescenziale, a fare o a dire cose che un genitore magari manco immaginerebbe mai dal proprio figlio.
Ma in quel contesto, anch'esso educativo, chi ha fallito è stato quell'adulto, incapace di gestire la situazione e rimettere ordine, probabilmente non avendo avuto tempo o voglia di preparare la platea dei partecipanti. venendo, comunque, meno all'esercizio del ruolo che ricopre.
Si parla di educare all' empatia e ci si mostra incapaci di farlo, permettendo di calpestare in modo impietoso la memoria di chi non c'è più e, soprattutto, un' attività di sensibilizzazione collettiva, portata avanti da chi ci crede ostinatamente.
Mi piacerebbe che chi continua a negare l'omofobia in questo Paese prendesse spunto da quanto accaduto per rivedere il proprio pensiero e regolare il proprio agito.
Perché la parola non è un concetto vuoto.
La parola è viva ed uccide.
Io, di certo, non mi piego.
Anzi, continuerò più forte di prima
Mio figlio non c'è più ma l' #omofobia a quanto pare si!

  non so cos'altro   aggiungere  in  quanto due  parole  sono poche  e  una  è  troppo  .     quindi chiudo qui     con  questo  è  tutto  alla  prossima  


 

11.8.24

diario di bordo n 71 anno II polemiche olimpiche di macron , Donne sottomesse, woke, Isis ,

 Proviamo a dare un po' di colore poetico alle notizie in bianco e nero che circolano sul web, di seguito alcuni dei fatti più cliccati della settimana visti attraverso un filtro a colori


 polemiche  olimpiche  di macron

Questa   destra     ricorda   e ricorderà   le Olimpiadi di Parigi 2024     solo  per  le  cerimonie sataniche, propaganda LGBTQ, nuotate nella fogna e disorganizzazione  . Si susseguono le medaglie, le gioie e le delusioni, ma ciò che probabilmente resterà di tutto questo nella  loro  memoria sarà il sapore del macronismo, cartapesta lisa e malposta a nascondere una grandeur che aveva smesso di splendere da un bel po' .  Invece  ecco  alcuni (  gli altri  trovateli voi   )  che  mi  vengono  in mente    adesso senza    andare   a cercare  nella mia rassegna  stampa  e non     momenti significativi  che   rimarranno   negli annali  delle olimpiadi stesse

Proposte di matrimonio: La città dell’amore ha visto diverse proposte di matrimonio emozionanti, come quella del canottiere Justin Best alla sua fidanzata dopo aver vinto l’oro

I  4  posti    simbolo  di riscatto   da  situazioni   particolari  come   quello  L’atleta australiana Jessica Morrison ha ottenuto il quarto posto nel canottaggio alle Olimpiadi di Parigi 2024, nonostante abbia subito un intervento chirurgico al ginocchio o di sfortuna come nel caso di Pilato o Jacobs ma anche simbolo di un potenziale destinato a crescere . Infatti alcuni sono di prestigio e/o inaspettati).

Successi storici: La nuotatrice canadese Summer McIntosh ha vinto tre medaglie d’oro e una d’argento, diventando la prima canadese a vincere tre ori in una singola edizione delle Olimpiadi.

Sportività: La giocatrice di badminton spagnola Carolina Marin, costretta a ritirarsi per infortunio, è stata omaggiata dalla sua avversaria cinese He Bing Jiao con un gesto di grande sportività.

Emozioni forti: Il golfista Scottie Scheffler ha mostrato profonde emozioni ascoltando l’inno nazionale americano dopo aver vinto l’oro.

Esther Henseleit: La golfista tedesca ha vinto una medaglia olimpica inaspettata, nonostante non avesse mai considerato la possibilità di vincere fino agli ultimi momenti.

Proposte di matrimonio: Diverse proposte di matrimonio emozionanti sono avvenute durante i Giochi, rendendo l’atmosfera ancora più speciale.

Simone Biles: La ginnasta americana ha mostrato grande sportività inchinandosi alla sua rivale Rebeca Andrade sul podio, un gesto che è stato ampiamente elogiato

 per    un   resoconto   obiettivo    : <<   Parigi 2024, il meglio e il peggio di un'Olimpiade piena di polemiche e bufale >>  Lettera43






 Ha fatto molto discutere il caso di Ballerina Farm  (  foto a  sinistra   qui la  storia  )  , un'influencer americana regina delle “trad-wives”, cioè delle mogli tradizionali, che vive in una fattoria con il marito e gli otto figli conducendo una vita di campagna e un matrimonio tradizionale e religioso. Scondo  ilgiornale  : << il tribunale femminista ha emesso la condanna: non può. Una donna non può scegliere liberamente di “sottomettersi” a un uomo, sacrificare la propria carriera e costruire con questo sacrificio una famiglia numerosa. Come al solito la libertà è giusta, ma solo se viene usata per fare ciò che dice l'ideologia.>>.  Ora   vuoi scegliere  di essere  succube    di    uomo  alfa   affari tuoi  ma poi  non ti  lamentare  e  non pingere  sul web   sei tu    che ha scelto    tale vita  . 

------- 

In Togo a “curarsi” perché gay

Ancora   ritornano dal passato    i  vecchi  fantasmi    dell'omofobia e  della  concezione    che  l'omosessualità sia  uan malattia   da curare  . Il caso  di un  sedicenne di Milano di origine togolese è stato portato e trattenuto in in Togo a “curarsi” perché omosessuale. Ma  secondo  i  neotecon  la  cola   e dell'effetto di una propaganda woke costante, perenne e pervasiva è anche questo: estremizzare le posizioni.Quando    invece  la  colpa è  anche   loro   che  la  contrastano  con i vecchi stereotipi  e teorie   ormai  superate  .  È bello continuare a sognare un mondo utopico in cui ciascuno è libero di essere e fare ciò che vuole, nel rispetto degli altri e senza voler a tutti i costi imporre la propria visione sul resto del mondo. Utopia. Il luogo migliore in cui scappare.

.....

Taylor Swift e l'Isis

Taylor Swift doveva esibirsi in alcuni concerti in Austria, ma li ha dovuti annullare a causa di minacce terroristiche dell'Isis. Si riapre  fra   ancora il dibattito,e  i  teocon     come   sempre  puntano  il dito sulle comunità islamiche, che puntano il dito contro l'America. Ma a dita puntate il problema non si risolve e servirebbe uno sforzo profondo fatto tutti insieme, musulmani e non, qui in Occidente, per evitare che i giovani si radicalizzino e trasformino la religione in una ideologia politica violenta e mortale. In oriente  per  no incrementarlo .  


31.3.24

questo è il calcio” è la frase più idiota e frequente che si senta pronunciare nell’ambiente del calcio giovanile di Lorenzo Rossomandi - Scritti

da https://www.facebook.com/lorenzorossomandiscritti


Per un periodo della mia vita ho fatto il dirigente di una squadra di calcio di ragazzini (per chi non lo sapesse, i “dirigenti” sono quegli omini in tuta che portano le borracce e i palloni in panchina e raccolgono le maglie sporche e fangose dei giocatori a fine partita).
I motivi per cui l’ho fatto sono essenzialmente due:
- mio figlio giocava in quella squadra;
- preferivo stare in panchina che in tribuna, per non sentire ciò che di peggio le persone possono tirar fuori dalle loro bocche;
Ebbene, sono riuscito a far sì che il presidente delle squadra mi revocasse dal ruolo.
No, non pensate male.
Non si viene cacciati dal ruolo di dirigente per aver offeso arbitri, aver litigato con qualche dirigente avversario o aver chiamato ne*ro qualche ragazzetto.
Non l’ho fatto, ma se l’avessi fatto, come altri lo hanno fatto, nessuno mi avrebbe tolto da quel ruolo.
Sono stato cacciato perché ho richiesto a gran voce che venisse rimosso dal suo ruolo un mister che chiamava “froc*i” tutti i giocatori della squadra che non dimostravano un particolare impegno in campo.
Succedeva spesso.
Succedeva in campo, durante la partita, succedeva negli spogliatoi e durante gli allenamenti.
Era il suo modo di spronarli: “Ehi… cos’hai stamattina? Sei diventato froc*o?”
“Ehi… cosa pensi che questo sia un gioco per froc*?“
E così via…
Per non parlare degli arbitri… anche loro tutti froc*!
All’inizio richiesi personalmente al mister di smetterla, ma ebbi come risposta qualcosa che somigliava ad un: “sto educando i ragazzi alla vita”.
Quindi pensai di informare la dirigenza (quella vera).
Facemmo una riunione dove io chiesi che il mister fosse rimosso. Il presidente ribatté che era un mister molto bravo tecnicamente e che anche i risultati erano dalla sua parte.
Ed io, sciocco, gli chiesi se per lui fossero più importanti i risultati sportivi o quelli educativi.
Ovviamente non rispose, ma disse che il mister era “intoccabile”.
Pensai di convocare una riunione con i genitori per informarli su ciò che stava accadendo.
Alcuni rimasero colpiti e mi appoggiarono, altri mi dissero semplicemente che quello “era il calcio”.
Comunque con la parte “sana” facemmo così tanto baccano che il presidente fu costretto a sostituire il mister.
…e io fui revocato dal ruolo di dirigente (porta borracce) della squadra.
Beh… devo dire che ne vado piuttosto fiero!


P.S. “questo è il calcio” è la frase più idiota e frequente che si senta pronunciare nell’ambiente del calcio giovanile.

9.10.23

“Diverso da chi?”

Forse è questa una delle domande che si è posto Cristian nello scrivere questo saggio biografico che percorre il suo passato come una cicatrice esposta a mo’ di medaglia. Un ricordo di una vittoria sofferta alla ricerca di sè stesso, sfuggendo dai dettami della tradizione sulla diversità. La reliquia del senso di angoscia, di pesantezza di questo “cavaliere inesistente desideroso di farsi vedere nella sua armatura di ferro splendente” è ben presente, come un sigillo, nelle memorie e nelle pagine del testo. Eppure questo senso di prigionia viene esorcizzato da aneddoti di vita vissuta e da citazioni di coloro che fecero della diversità, - di qualsiasi genere- un proprio punto di forza, personaggi provenienti da ambiti e ambienti diversi: da Franco Battiato a John Keating (“L’attimo fuggente), da Raffaella Carrà a Manlio Sgalambro. Diverso da chi, quindi? Diverso da ciò che viene imposto, diverso da chi si limita a seguire la “norma” come dettame immutabile. La libertà, soprattutto quella di pensiero, richiede lo sforzo di liberarsi dai preconcetti in cui ci si arrocca anche inconsapevolmente e di innalzare la sguardo “sulle tracce dell’altrove” …      
   
               Simone Febo Santi

10.9.23

Uno spiraglio di luce

 


“Sulle Tracce dell'Altrove”... dalle primissime pagine uno spiraglio di luce pare trapelare dalle righe di ogni foglio. Quello di Cristian A. Porcino Ferrara, si profila fin da subito come un viaggio interiore ricco e profondo, a tratti doloroso, ma sempre lucido.

Una lettura piacevole e fluida, a tratti illuminante, soprattutto quando l'autore tocca temi di rilievo etico-morale come la spiritualità e la religiosità, l'omosessualità e l'esperienza travagliata del coming out etc...

Si coglie in sordina la presenza di un fil rouge che inevitabilmente lega ogni tematica a quella successiva, poiché è la continua ricerca interiore a guidare la mano dell'autore, non vi è mai stacco brutale tra i temi... come un flusso di coscienza scorre e va... come un fiume che non ha inizio né fine... così questo testo ci lascia la parola, apre e invita alla riflessione personale.

Grazie a Cristian A. Porcino Ferrara per essere riuscito a raccogliere spunti riflessivi tanto delicati in una lettura elegante.


Prof.ssa Francesca Curreli


Il libro è in vendita su Amazon 

11.9.22

eco spiegato il perchè la meloni e i suoi fans sno contro peppa ping gli serve il voto degli omofobi e eitradizionalisti . il caso di Loro sono Carlo e Christian De Florio, meglio noti sui social come “Papà per scelta”:

leggi  anche  
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2022/09/anziche-andare-avanti-ritorna-indietro.html

https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2022/09/peppa-ping-si-paperino-no-due-pesi-e.html

 

Loro sono Carlo e Christian De Florio, meglio noti sui social come “Papà per scelta”: una coppia di “marito&marito”, come si auto-definiscono, genitori di questi due bambini splendidi.


 


In queste ultime ore stanno ricevendo degli attacchi omofobi di una violenza inaudita da parte di fascio-meloniani che non hanno gradito un filmato ironico e intelligente su “donna Giorgia” e la sua discriminazione più o meno esplicita verso la famiglia omogenitoriale.Carlo e Christian allora hanno fatto la cosa migliore che potessero fare: hanno pubblicato tutto, fino all’ultimo screenshot dell’ultimo hater, annunciando che li denunceranno tutti. Ma hanno scritto anche un’altra cosa, che è il senso più profondo della loro battaglia e la ragione per cui è così necessaria.“È chiara la matrice di questi messaggi, che ci ricordano il clima in Senato dopo l’affossamento del DDL ZAN, accolto da un boato, tra risate sguaiate e applausi scroscianti. Noi alla politica mediocre, populista e aggressiva rispondiamo con il sorriso. Vogliamo essere d’esempio ai nostri bimbi: si può cambiare il mondo senza strillare e senza calpestare gli ultimi. Vorremmo lasciarvi un mondo più gentile e inclusivo, perché sappiamo che al bianco e nero, anche voi preferite tutte le sfumature dell’arcobaleno”.
Li abbraccerei stretti stretti.
Non riesco neanche immaginare che mondo sarebbe se gli esseri umani e le famiglie fossero tutti e tutte come questi due meravigliosi papà.

Avevano pubblicato un video ironico, inframezzato da una serie di estratti di spezzoni dei comizi elettorali di Giorgia Meloni, per parlare dei diritti dei genitori gay. Carlo e Christian De Florio, infatti, da tempo gestiscono il blog (con le rispettive pagine social) “Papà per scelta” in cui si parla proprio di questa tematica strettamente attuale. Si definiscono “marito&marito” e hanno due bambini, due gemelli eterozigoti. Ma dopo la pubblicazione di quel filmato, su di loro è piovuta una valanga di insulti. E sotto a quel post è intervenuto miracolosamentre  civilmente  rispetto  a  com'è  di solito  ,  anche il senatore della Lega Simone Pillon, alimentando ancor di più l’odio.
La  loro colèa   quella  di  aver  contestato   in maniera  ironica  (  strumentale    visto  l''uso dei  bambini  )     e senza  insulti  le  dichiarazioni  della Meloni  . 

Nel video, come si può vedere, si usa l’ironia per parlare di un qualcosa si serio e strettamente attuale. I due “Papà per scelta”, che hanno un grande seguito sui social e sul loro blog, avevano utilizzato questa “arma” per rivolgersi direttamente a Giorgia Meloni. E questa cosa non è piaciuta ai sovranisti omofobi che affollano la rete. Ecco alcuni esempi, che loro stessi hanno pubblicato sui social.

Insulti irripetibili e vergognosi a cui si è aggiunto(  secondo  me  non  offensivo   anche   intrinso  della  solita  retorica   pro  life  )  anche quello del senatore della Lega Simone Pillon che dalla suo profilo personale (e non dalla pagina ufficiale) Facebook ha fagocitato gli animi degli omofobi che si sono riversati sulla pagina di “Papà per scelta” per vomitare parole di ogni tipo.

I due Papà per scelta hanno voluto denunciare questa valanga di odio, pubblicando gli screenshot di parte di quegli assurdi commenti e mostrando tutta la loro frustrazione per quanto ricevuto.  Infatti     sempre  secondo  https://www.nextquotidiano.it/




“Abbiamo trascorso le ultime ore scioccati. Abbiamo pubblicato giorni fa un post in cui chiedevamo alla politica risposte concrete per il futuro della nostra e di tante altre famiglie omogenitoriali. Domande lecite se c’è di mezzo il futuro dei propri figli.
Siamo stati travolti da un’aggressione senza precedenti, con una violenza ingiustificata a cui ha preso parte anche un senatore che ha vigliaccamente alimentato una conversazione già tossica e feroce.
C’è chi dopo il 25 Settembre riaprirebbe i forni, chi invoca l’Olocausto, chi ci guarirebbe con “olio di ricino a volontà” proprio come facevano i nazisti per torturare i dissidenti.
C’è chi ci definisce appestati, pervertiti e infami, chi ci darebbe due calci, chi ci deporterebbe al confine, chi in reparto psichiatria e chi si augura che arrivino gli assistenti sociali a toglierci i figli.
Ora, siamo tutti d’accordo che il comportamento di queste persone sia deplorevole e, tranquilli, saranno denunciate. Ma non è definendole meschine che risolviamo il problema.
È chiara la matrice di questi messaggi, che ci ricordano il clima in Senato dopo l’affossamento del DDL ZAN, accolto da un boato, tra risate sguaiate e applausi scroscianti.
Noi alla politica mediocre, populista e aggressiva rispondiamo con il sorriso.
Vogliamo essere d’esempio ai nostri bimbi: si può cambiare il mondo senza strillare e senza calpestare gli ultimi. Vorremmo lasciarvi un mondo più gentile e inclusivo, perché sappiamo che al bianco e nero, anche voi preferite tutte le sfumature dell’arcobaleno.
A questa classe politica, vorremmo ricordare che rispetto e dignità sono valori non sacrificabili sull’altare di una tornata elettorale.
E questo è un principio che dovrebbe riguardare tutte e tutti, a prescindere dalla propria appartenenza politica”.

5.8.22

Diritti civili e matrimonio egualitario. Una chiacchierata \ Intervista di Giuseppe Scano con il filosofo Porcino Ferrara




Per i lettori del nostro blog il nome di Cristian A. Porcino Ferrara è più che familiare. In più occasioni abbiamo parlato dei suoi libri e dei suoi importanti riconoscimenti. Per volontà dell’Autore in questa occasione non parleremo dei suoi testi ma di diritti civili, comunitá Lgbt e discriminazione. 


1) Mi spieghi il concetto di appartenenza, soprattutto in ambito queer?


«Il senso di appartenenza va sviluppato e nutrito nel tempo. Purtroppo ho riscontrato in alcuni giovani (e non solo) una totale ignoranza riguardo la nostra storia. Non conoscono l’operato di Bayard Rustin, Harvey Milk, Audre Lord, Cleve Jones, Mario Mieli etc. Senza conoscenza non ci può essere vera appartenenza. Non possiamo rimuovere dal nostro orizzonte esistenziale chi ci ha preceduti in questa lotta. Citare popstar o attori/attrici di Hollywood non colma il divario culturale.  Come sosteneva Zigmunt Bauman: “Oggi sono tutti al corrente e nessuno ha la più pallida idea”. Ogni cosa ha una storia e la comunità Lgbt non fa eccezione». 



2) Secondo te l’arte ha ancora una funzione liberatrice?


«Tutte le espressioni artistiche hanno contribuito a liberare il mondo da stereotipi e pregiudizi. Penso ad esempio al mondo letterario e nello specifico a Wilde, Rimbaud, Verlaine, Whitman, Pasolini, Busi, Isherwood, Cameron, Aciman, Yourcenar, Woolf, Atwood, Warren, Rice etc. Mi ricollego sempre al medesimo concetto: la conoscenza. Sentirsi liberi è fondamentale ma non si può ignorare il percorso fatto da altri prima di noi». 





3) Come giudichi l’apatia e lo scarso interesse politico dei più giovani? Li vedi più o meno coraggiosi del passato? 


«Non mi piace generalizzare e non credo assolutamente in una gioventù senza interessi. Pensiamo ad Alessandro Reda che da anni porta avanti una rivoluzione pacifica per ottenere il matrimonio egualitario in Italia. Questo suo impegno gli ha procurato anche dolori e minacce ma la sua forza non è mai venuta meno. Ecco noi abbiamo bisogno di persone come Alessandro e so che ci sono nel nostro paese. Se guardiamo le manifestazioni per il ddl Zan e i vari pride la folla oceanica smentisce qualsiasi dubbio sulla scarsa partecipazione giovanile». 




4) Si voterà il prossimo mese e alcune battute omofobe di politici di destra destano preoccupazione. Come vedi la situazione?


«Le destre estremiste incombono all’orizzonte e i nostri diritti, sia quelli acquisiti che quelli da acquisire, possono essere messi in discussione. Motivo per cui invito tutti noi a solidarizzare e a unirci per difendere in modo compatto i diritti civili. Ovviamente ci saranno sempre punti di vista diversi tra di noi ma non possiamo avere opinioni differenti riguardo il nostro futuro. Dobbiamo ripristinare e valorizzare il concetto di Appartenenza. Sappiamo quali partiti stanno dalla nostra parte e quali invece fomentano l’odio verso la nostra comunità».



5) Quindi il tuo è un invito alla coesione rivolto esclusivamente alla comunità Lgbt?


«Da soli non andiamo da nessuna parte e questo lo hanno compreso i nostri fratelli e sorelle il 27 giugno 1969 con la rivolta di Stonewall a New York o nel 1979 con le rivolte nel quartiere Castro a San Francisco nella cosiddetta notte bianca. Non possiamo vincere una battaglia se ci dividiamo in fazioni. Dobbiamo focalizzarci su ciò che ci unisce e non su ciò che ci divide. Ad esempio io sono single e non ho in progetto, almeno per il momento, di unirmi civilmente o sposarmi con qualcuno ma questo mi spinge a lottare per il matrimonio egualitario e non a fregarmene. I nostri interessi personali devono essere messi da parte. Comunque il mio invito non è rivolto solo ai diretti interessati ma anche ai familiari e agli amici di persone con un orientamento sentimentale non eterosessuale. Chi ha a cuore i nostri diritti deve aiutarci a mantenerli e a completarli». 



6) Cosa chiederesti a Papa Francesco in merito al matrimonio tra persone dello stesso sesso?


«Io non ho nulla da chiedere al papa o alla Chiesa Cattolica. Non sono credente e di conseguenza non voglio alcuna benedizione al mio matrimonio civile. È lo Stato italiano che deve riconoscermi questo diritto e non i rappresentanti religiosi. Lo stabilisce l’articolo 3 della nostra Costituzione e lo riporto per intero. Repetita iuvant: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. È la nostra Repubblica che deve rimuovere certi ostacoli e non il Vaticano!»


7) Tu sei catanese e mi chiedevo se nella tua città riscontri molti episodi di omofobia?


«Come nel resto d’Italia. Qualche mese fa si è verificato un attacco vile di stampo omofobo che ha turbato giustamente il quieto vivere. Fortunatamente il presidente di Arcigay Catania, Armando Caravini, si è mosso con tempestività nel denunciare alle autorità competenti e ai media l’accaduto. Grazie a lui e all’Arcigay il faro rimane sempre acceso. Tieni però presente che la statistica si forma su denunce presentate alle forze dell’ordine ma esistono molte aggressioni non dichiarate perché non esiste una legge contro l’omobilesbotransfobia. L’affossamento del DDl Zan è stato un colpo al cuore per tutta la comunità». 



8) Nei tuoi libri ti sei occupato spesso di musica e mi chiedevo quali sono gli artisti italiani più coraggiosi che raccontano nelle loro canzoni amori omosex?


«In Italia le cose stanno cambiando. Penso ad esempio a Michele Bravi, Mahmood o Madame ma i nostri cantautori temono ancora di perdere consensi fra gli etero. Non abbiamo in Italia un Troye Sivan, artista eccellente che nei testi e nei videoclip esplicita l’oggetto del proprio desiderio o l’intelligenza sopraffina di Guitarricadelafuente. 

Nella fase adolescenziale, soprattutto quando sorgono i primi innamoramenti, ascoltare canzoni inclusive ti permettono di sentirti meno solo e più compreso. È bello potersi riconoscere nei versi di una certa canzone senza dover ogni volta cambiare mentalmente il soggetto. C’è ancora troppo asservimento all’eteronormatività imperante».


9) Emerge spesso nei tuoi scritti l’utilizzo del termine orientamento sentimentale rispetto a orientamento sessuale. Mi spieghi perché?


«Per me le parole sono importanti e di conseguenza evito di ripetere un termine che a mio avviso non racchiude il vero significato della cosa descritta. Siamo individui sessocentrici con la smania di catalogare tutto in base alle pulsioni sessuali. I sentimenti, invece, sono stati messi da parte. Eppure sono proprio i sentimenti che ci guidano nella nostra vita e ci aiutano nel rapporto con gli altri. Come Daniel Goleman sostengo che le emozioni sono il perno della nostra esistenza e non l’appendice. Dobbiamo forse riscoprire il valore reale dei sentimenti».


10) Tu in “Altro e altrove” definisci fantomatiche le teorie gender. A questo punto la domanda sorge spontanea: il gender  esiste  o  no?


«Il termine gender deriva dalla lingua inglese e significa genere. Possiamo parlare di gender gap,  di studi di genere etc., ma non certamente di una ideologia insegnata a scuola per influenzare i bambini. Agitare lo spauracchio di una ideologia inesistente serve a confondere l’opinione pubblica sui motivi reali che si celano dietro il sorgere di certi inquietanti movimenti neofascisti. Chi parla di teorie gender con tono apocalittico solitamente appartiene a dei gruppi fondamentalisti di matrice cattolica o a partiti politici di estrema destra. L’interesse di costoro è proprio quello di delegittimare il riconoscimento dei diritti civili e contrastare la nostra piena integrazione nella società odierna. Purtroppo anche il papa ha generato confusione sulla questione con la sua dichiarazione pubblica dell’aprile 2015. Questa è una battaglia che la Chiesa porta avanti senza affrontarla nel merito. Esistono persone confuse e disinformate che alimentano il mercato delle fake news ».


18.6.22

ma che ..... di paese siamo “Pazza, deragliata”, gli insulti a Cathy La Torre per aver detto di “essersi ridotta il seno perché è una persona non binaria”


La Russia taglia il 15 per cento di gas all’italia.
 Dovremo cercare un altro modo per suicidarci 
WWW.FORUM.SPINOZA.IT


Lo     so che  dovrei parlare  d'argomenti   e  di fatti  più allegri   .  Ma    davanti tali  insulti   . E'  più  forte  di me  non  schierarmi    o   rifugiarmi  come spesso faccio  (  vedere  il precedente  post   : << senza  parole davanti all'ennesimo   stavolta  doppio femminicidio  >>  )      nea forma  di  anestesia  emotiva    


“Pazza, deragliata”, gli insulti a Cathy La Torre per aver detto di “essersi ridotta il seno perché è una persona non binaria” | VIDEO

Ancora una volta, l’avvocata che difende i diritti delle persone LGBT è finita nel mirino degli attacchi social

12.6.22

uguaglianza a tutti i costi ed il politicamente corretto obbligato uccidono la diversità oltre che creare - rafforzare il conformismo le polemiche il caso di Michela Marzano

qualche giorno fa su Repubblica, , Michela Marzano ci ha rivelato che essere donna è uno stato d’animo che non coincide necessariamente con il sesso biologico. Per lei esistono, insomma, anche donne con il pene e chi non la pensa così non appartiene alla vasta parte del mondo femminista gender critical che rivendica la realtà del sesso, ma alla “comunità Terf”. Dice proprio così: comunità Terf.


da
[....]
Forse Marzano, e di conseguenza Repubblica, non sa che Terf è un insulto misogino bandito dalla stampa più autorevole come il New York Times, il Washington Post e il Corriere della Sera.
Perché, dunque, usarlo? Perché non menzionare i casi di violenza sessuale e perfino di gravidanze in cella che si stanno moltiplicando nei Paesi in cui basta dichiararsi donna per essere ammessi in un carcere femminile?
O il grottesco fenomeno delle donne stupratori? O le case rifugio per le donne vittime di violenza costrette a chiudere (è accaduto in Canada) perché non accettano individui con i genitali maschili?
Soprattutto, qualcuno a Repubblica si potrebbe concentrare sui tanti problemi che affliggono le donne? Dalla parità salariale ai femminicidi che continuano ad avvenire nel nostro Paese tra l’indifferenza generale. Qualcuno si è chiesto come andrebbe ad impattare un’indistinta massa di persone non binarie sulle statistiche che rivelano le disparità tra uomo e donna nell’occupazione, nelle carriere apicali, nella quantità di lavoro domestico, nei congedi parentali, nell’attenzione alle malattie femminili come l’endometriosi?
Viviamo in un mondo che è già costruito dall’uomo per l’uomo, In un mondo non binario la donna sparirebbe del tutto. Infatti non si sa più definirla.
Cos’è una donna si chiedono i laburisti? E’ un essere umano adulto di sesso femminile, diciamo noi. E no, non ha il pene.
Non sono femminista anche se nl condivido alcune cose ed la terragni mi sembra troppo retrograda . Ma qui ha ragione un conto è il genere un altro è il sesso . Se da un lato è vero che stato d’animo di una persona che non coincide necessariamente con il sesso biologico è altrettanto vero che esiste anche chi sta bene ed s'accetta per quello ch'è uomo o donna . Infatti non riesco a biasimare chi come Tiziana Myrina Luise afferrma : << Quando il delirio esce dalle bolle social e investe il grande pubblico, certe assurdità si mostrano per quelle che sono. La cosa interessa direttamente anche le donne e gli uomini etero. Repubblica fa Propaganda woke per guadagnare lettori/ici. >>
Michela Marzano riprende su La Repubblica il dibattito in corso nel partito laburista britannico -e in
tutta la sinistra liberal occidentale: ormai c'è solo quella- sul tema surreale "chi una donna?", a fronte del quale perfino da quel  che  ricordo dei  miei studi e delle mie letture  il patriarca Sigmund Freud, che dalle donne -le isteriche- aveva tratto il più della sua scienza e del suo linguaggio, si era mostrato più giusto e rispettoso.
La questione che agita il Labour e  tutte le  sinistre liberal   riguarda le cosiddette donne trans, ovvero persone nate uomini che hanno deciso di adattare cosmeticamente il proprio corpo alla propria percezione di sé come appartenenti a un sesso diverso da quello di nascita, condizione denominata disforia di genere e che dal 2018 l'OMS definisce come "disturbo della salute sessuale": quelle persone sono donne oppure no?
La prima cosa che va osservata del didascalico articolo di Marzano secondo  la  terragni   è <<  il ricorso disinvolto all'epiteto misogino TERF (Trans Excludent Radical Feminist) che lei usa come una definizione e invece è un insulto (Terf is a slur) ormai bandito o quasi anche da gran parte della stampa mainstream (New York Times, The Economist, Corriere della Sera) proprio perché riconosciuto come marchio d'infamia: c'è speranza che prima o poi ci arrivino anche Marzano e La Repubblica?  >>  Infatti  ,  di solito    scrive  articoli interessanti  , nel    dell'ultimo articolo  testo della   Marzano ci sono anche disinformazione e omissioni .
Quella   più  evidente  , per  chi  come me   s'interessa  da  poco di questi argomenti  o  profano  su d'essi per via  cronologica   è il  fatto  che stranamente fino al passato recente le donne trans  erano appunto
uomini  che avevano intrapreso un percorso psicologico, farmacologico e chirurgico -e infine anagrafico- per arrivare a definirsi tali. Non risulta che queste persone, dette transessuali, siano mai state escluse da gruppi o iniziative femministe -anche se poche sembravano interessate a farne parte-. Oggi invece la definizione di donne trans comprende anche uomini che mantengono del tutto intatto il proprio corpo maschile, genitali compresi -le famose donne con il pene- e che si definiscono donne per semplice autodichiarazione, rivendicando di poter frequentare ogni spazio riservato al sesso femminile.  Dagli spazi fisici (spogliatoi, case rifugio, reparti ospedalieri e carcerari, ecc ,  vale la pena di ricordare a Marzano, che elegantemente omette, che i casi di violenza sessuale e di gravidanze in cella si stanno moltiplicando  ) a quelli simbolici: quote lavorative, politiche, statistiche e così via: avrà anche lei sentito parlare del grottesco fenomeno delle donne stupratori, ma non ne fa parola Questo è il cosiddetto transgender o  almeno   il  lato  negativo d'esso. Tali  problemi   
[....] 
sono analizzati meglio di tutti da Robert Wintemute (vedere qui ) professore di diritto esperto in diritti umani al King's College di Londra che nel 2006 partecipò alla stesura dei famosi principi di Yogyakarta (Marzano ne ha sentito parlare?), principi che hanno orientato tutte le successive politiche trans e che non menzionano una sola volta la parola donna.
Oggi Wintemute è pentito. Dice che i diritti delle donne non sono stati considerati durante la riunione, e che avrebbe dovuto contestare alcuni aspetti dei principi. Ammette di "non aver considerato" che "donne trans ancora in possesso dei loro genitali maschili avrebbero cercato di accedere a spazi per sole donne: nessuno pensava che i maschi con i genitali intatti potessero accedere agli spazi delle donne". Wintemute dice di aver dato per scontato che la maggior parte delle donne trans avrebbe voluto sottoporsi alla chirurgia, come avveniva in quel tempo.
Wintemute, che è gay, dice: "Un fattore chiave nel mio cambiamento di opinione è stato ascoltare le donne". A quanto pare Michela Marzano non le ascolta.

Be', una femminista che non sa ascoltare le donne non si è mai vista. Ora accusatemi pure d'essere omofobo e transfobico , retrogrado , ecc .    o d'essere    fra quelli   che  
[...] 
 Per la maggior parte di noi, esiste una continuità tra il sesso e il genere. Chi nasce femmina è donna. Chi nasce maschio è uomo. E se una persona, invece, nasce femmina ma è uomo, oppure nasce maschio ma è donna? Cosa vogliamo fare? Impedire loro di essere ciò che sono? Costringere queste persone a vivere una vita inautentica? Per molto tempo, è quello che si è fatto; disinteressandosi al loro dolore, nonostante sia talvolta così grande da spingere alcune di loro al suicidio.
Oggi, però, non è più possibile trincerarsi dietro l'idea secondo la quale alla base delle molteplici differenze che attraversano l'umanità ci sarebbe sempre e solo la differenza sessuale: quella differenza iscritta nel corpo; quella differenza che porta una femminista come Sylviane Agacinski a sostenere che la specificità della donna risiede sempre e comunque nella sua "capacità produttiva".
Oggi, forse, è giunto il momento che la sinistra faccia un esame di coscienza e si riappropri delle parole della scrittrice statunitense Audre Lorde la quale, già alla fine degli anni Settanta, aveva capito che la complessità della realtà e le contraddizioni dell'esistenza necessitavano una lettura non semplicistica dell'identità di genere: "Stare insieme alle donne non era abbastanza, eravamo diverse. Staremo insieme alle donne gay non era abbastanza, eravamo diverse. Stare insieme alle donne nere non era abbastanza, eravamo diverse. Ognuna di noi aveva i suoi bisogni e i suoi obiettivi e tante diverse alleanze. C'è voluto un bel po' di tempo prima che ci rendessimo conto che il nostro posto era proprio la casa della differenza".


  Dall'articolo  ( qui per il  testo integrale ) incrimìnato di Michela  Marzano  


  Ma  non è mia  intenzione    discriminare   i transgender  o i  transessuali  perchè come   gli etero  o gli altri appratenti  al mondo LGBT   perchè  spesso  la  ricerca  del loro io  è fatto di sofferenza   ed  emarginazione  come   non  mi piace   discriminare  l' altro sesso  le  donne  . Ed  è per  questo  che critico   le

   TERF è l'acronimo di trans-exclusionary radical feminist (femminista radicale trans-escludente).Registrato per la prima volta nel 2008[1], il termine originariamente si applicava alla minoranza di femministe che assumevano posizioni che altre femministe consideravano transfobiche, come il rifiuto dell'affermazione che le donne trans siano donne, l'esclusione delle donne trans dagli spazi femminili e l'opposizione a leggi sui diritti delle persone transgender[2]. Da allora il significato si è ampliato per riferirsi in modo più ampio a persone con visioni trans-esclusive che potrebbero non avere alcun coinvolgimento con il femminismo radicale[3][4].Coloro a cui si fa riferimento con la parola TERF in genere rifiutano il termine o lo considerano un insulto; alcuni si identificano come gender critical[5]. I critici della parola TERF dicono che è stata usata in modo troppo ampio, negli insulti e insieme alla retorica violenta.[6][7][8][9] In ambito accademico non c'è consenso sul fatto che TERF costituisca o meno un insulto.[8][10][11] [12][13] 

da   https://it.wikipedia.org/wiki/TERF

 non so che   altro  aggiungere  .  con questo  è  tutto  

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...