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22.8.24

Mosca, 'fazioso revocare gli accrediti delle Paralimpiadi a un reporter della Tass' Ritirata l'autorizzazione a due giornalisti dell'agenzia TASS e già iniziano i primi attacchi agli atleti Lgbtq .il caso

Non sono appena iniziate le paraolimpiadi 2024 che già si preannunciano ricche di polemiche e probabili strumentalizzazioni politiche e culturali . Infatti in contemporanea ai primi gruppi di atleti ( saranno 4.400 ) che stanno arrivando al Villaggio Olimpico il quale ha aperto ufficialmente i battenti una settimana prima dell'inizio dei Giochi Paralimpici.
Il primo caso e è quello della revoca del pass per la stampa all'agenzia sovietica Tass. Il secondo è quello per i momento i nostro politicanti tacciono , ma la destra religiosa e reazionaria sta facedo fuoco e fiamme , del caso del transessuale Valentina Petrillo che correra nella gara femminile

ROMA, 21 agosto 2024, 17:04
Redazione ANSA

Mosca, 'fazioso revocare gli accrediti delle Paralimpiadi a un reporter della Tass'
Ritirata l'autorizzazione a due giornalisti dell'agenzia






Le medaglie d 'oro, argento e bronzo delle Paralimpiadi 2024 



La revoca degli accreditamenti ai giornalisti della Tass da parte del Comitato Organizzatore dei Giochi Paralimpici è una decisione politicamente faziosa.
Lo ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, affermando che il Comitato, "citando il verdetto delle autorità francesi, ha ritirato gli accrediti a due corrispondenti della Tass".In precedenza, le domande di altri due giornalisti dell'agenzia erano state respinte", ha affermato Zakharova citata dalla Tass.
"Gli organizzatori delle Paralimpiadi non hanno ritenuto necessario spiegare le vere ragioni del diniego di accesso per la copertura delle competizioni. Come promemoria, la pratica di negare l'accreditamento era già stata ampiamente applicata ai membri dei media russi (Tass, Ria Novosti Sport, Izvestia) alle Olimpiadi del 2024", ha aggiunto. "Consideriamo queste decisioni del comitato organizzatore, che obbedientemente esegue gli ordini russofobi dell'Eliseo, come una manifestazione inammissibile del suo pregiudizio politico, qualcosa che è incoerente con gli ideali del movimento olimpico internazionale".


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Mentre qui si discute di Boldi ed Elodie, tra pochi giorni parteciperà alle Paraolimpiadi Valentina Petrillo [ foto a sinistra ] , atleta trans che ha corso fino al 2019 come maschio per poi, senza colpo ferire, essere ammessa alla categoria femminile. Caso forse ancora più grave rispetto a quelli delle Olimpiadi perché qui non ci sono test nascosti e
sappiamo esattamente come stanno le cose.
Questo è quello che il prof. Ross Tucker, scienziato dello sport, PhD in fisiologia dell'esercizio, ha spiegato su questo tipo di partecipazioni e che molti non vogliono capire o fanno finta di non capire.
"Il vantaggio maschile (nello sport) si crea attraverso lo sviluppo e quindi è essenzialmente stabilito in anni e anni di esposizione al testosterone. La soluzione che lo sport ha cercato di trovare è dire: bene, se la fonte di quel vantaggio è il testosterone allora abbassiamolo e poi l'atleta è libero di competere.
Ma questo non funziona perché c'è un'asimmetria, poiché alcuni dei cambiamenti che il testosterone causa, come l'aumento della massa muscolare, l'aumento della forza, la forma e le dimensioni dello scheletro, non vanno via. Ci sono alcuni elementi, come i livelli di emoglobina e certi elementi del sistema cardiovascolare che possono scomparire.
Ma per quanto riguarda i vantaggi della forza, tutte le prove a disposizione suggeriscono che anche quando si rimuove il testosterone in un adulto quei vantaggi continuano a esistere in quella persona. Quindi lo sport deve rendersi conto che non può togliere quel vantaggio maschile, ridurlo leggermente sì, ma certamente non viene rimosso. E l'unica conclusione che puoi trarre è che la persona ha ancora un vantaggio maschile anche quando il suo testosterone è più basso."
In sintesi, un gioco truccato avallato dal pensiero woke (che per alcuni non esiste, esattamente come il vantaggio fisico maschile negli sport femminili).

26.7.22

intervista alla scrittrice Silvia Ranfagni: “A 13 anni mi disse: sono non binario. Era mia figlia Alba, oggi si chiama Alex”

repubblica  26\7\2022

Intervista alla scrittrice: "È stato un temporale estivo, mi credevo
progressista e mi sono scoperta conservatrice. Ma quando ho capito che aveva pensieri suicidi, la priorità è diventata accogliere. Quanto al padre, sulle prime ha detto: ti amo come sei. Ma in segreto ha ammesso: fosse stato il fratello a sentirsi mezza femmina non ce l'avrei fatta"

La sua esperienza non è affatto una tragedia, ma è iniziata come spesso accadono le tragedie, in modo tranquillo e del tutto inaspettato. "Mamma, sono trans. Anzi,
sono non binario" è la frase che è piombata addosso alla scrittrice Silvia Ranfagni un anno fa, mentre scolava gli spaghetti. Di fronte a lei un tredicenne che credeva "figlia" e che lentamente ha imparato a chiamare "figlio", Alex. 
Ranfagni, ricorda le parole di suo figlio?
"La metafora che ha usato è stata questa: "Mamma, hai presenti i binari di un treno? Sono due, come maschio e femmina. Io sono come un terzo binario in mezzo che fa come un serpente che si avvicina ora dalla parte della femmina, ora dalla parte del maschio. A volte mi sveglio più maschio, a volte mi sveglio femmina, non lo so nemmeno io da cosa dipende. Mercoledì, per esempio, ero maschio".
Lei come ha reagito?
"Quelle parole hanno avuto per me la violenza del temporale estivo, quello che non ti aspetti. Improvvisamente non ero più sicura di niente, neanche della mia capacità di essere madre. Possibile che non avessi mai capito l'intima natura di Alba, che non l'avessi mai vista, davvero? Chi c'era dietro quella maschera che diceva "ho preso nove in Italiano", "buono il purè". E poi, davvero faceva sul serio? Una settimana prima voleva essere un vampiro".
E allora cosa ha fatto?"Gente più antica di me avrebbe detto: 'Due schiaffoni e via'. Io invece continuavo a domandarmi: quanto un genitore deve contenere e quanto accogliere? Ho trascorso ore su internet e ho divorato libri americani. Poi un'amica mi ha indirizzato al Saifip, il servizio di un ospedale romano dove la dottoressa Maddalena Mosconi e il suo team, da trent'anni, accompagnano bambini e adolescenti con disforia di genere e le loro famiglie".
Quali sono state le cose più difficili da accettare?
"Forse sono state due: la prima albergava proprio dentro di me. Fino a quel momento mi reputavo una donna progressista, di mentalità aperta, avevo scritto un film sui trans, letto molto, incontrato persone. E invece ho scoperto delle resistenze. Quando si tratta di modificare la percezione del proprio figlio c'è sempre in agguato un'ottusa conservatrice". 
L'altra difficoltà?
"Quando mio figlio mi ha detto: "Adesso il mio nome è Alex". La scelta del nome è una cosa importante, identitaria. Suo padre e io avevamo impiegato mesi e cura per individuarlo. È stato invano? Credo che la nostra sia la prima generazione in cui, a scegliere i nomi, non sono più i genitori ma i figli stessi. Una rivoluzione copernicana. Cambia l'asse di rotazione".
Lei ci è riuscita?
"A pronunciare il nome di Alex, sì. Anche se non subito. Però ancora oggi non so se chiamarlo figlio o figlia, mi ingarbuglio. Mi hanno consigliato di usare l'asterisco alla fine, oppure la u, oppure di non usare la vocale finale. La storia del non binarismo non è affatto semplice". 
E il padre di Alex, in questa storia?
"La sua prima reazione è stata wow: "Sei mia figlia, ti amo e ti amerò sempre. Questa è la tua vita e hai il diritto di viverla come sei". Poi però ha aggiunto che lui di binari non capisce e non ne vuole sapere nulla. In segreto, infine, mi ha confidato: "Se fosse stato suo fratello a sentirsi mezza femmina non ce l'avrei fatta, ma siccome così è più maschio... E vabbuò". Un distillato di patriarcato".
E a scuola?
"Esperienza stupenda. Alle medie Alex aveva un professore che faceva con i ragazzi una cosa speciale, "Il cerchio della fiducia": ognuno a turno parlava di sé, a patto che nulla trapelasse dal cerchio. La sofferenza di Alex è emersa lì per la prima volta. Quel docente era convinto che nella scuola occorra uno spazio di parola che consente una libertà senza conseguenze".
Ora come va?
"Nonostante sia trascorso un anno, io ancora arranco, mi sento smarrita, persa in una selva di nomi, categorie, etichette. Ma l'aver scoperto che Alex maturava pensieri suicidi ha stravolto le urgenze: accogliere è diventato l'unico imperativo. Ammetto però che alcune domande mi tormentano ancora".
Quali?
"In questi mesi mi sono più volte interrogata sulle possibili ragioni di questo suo sentire, essere. Poi un giorno Alex mi ha chiesto: "È un problema come sono, mamma?". La risposta è stata secca: "No, non è un problema". È solo che è tutto nuovo per me".
In che senso?
"I ragazzi oggi si affacciano a un mondo dove il corpo non è un dato fisso, ma è modificabile con la chirurgia, e hanno imparato a concepirsi come "modificabili"; la progressiva conquista di zone di parità tra donne e uomini ha poi reso obsolete categorie millenarie. Alla velocità della luce ogni nostro punto esclamativo si è trasformato in un punto di domanda. Io, invece, ho bisogno di più tempo. Forse non sono l'unica. Perciò, quando Alex esce, io prego. Ci metto tutta la mia speranza laica in questa preghiera: "Che nessuno mai possa farsi scherno di te"".



12.6.22

uguaglianza a tutti i costi ed il politicamente corretto obbligato uccidono la diversità oltre che creare - rafforzare il conformismo le polemiche il caso di Michela Marzano

qualche giorno fa su Repubblica, , Michela Marzano ci ha rivelato che essere donna è uno stato d’animo che non coincide necessariamente con il sesso biologico. Per lei esistono, insomma, anche donne con il pene e chi non la pensa così non appartiene alla vasta parte del mondo femminista gender critical che rivendica la realtà del sesso, ma alla “comunità Terf”. Dice proprio così: comunità Terf.


da
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Forse Marzano, e di conseguenza Repubblica, non sa che Terf è un insulto misogino bandito dalla stampa più autorevole come il New York Times, il Washington Post e il Corriere della Sera.
Perché, dunque, usarlo? Perché non menzionare i casi di violenza sessuale e perfino di gravidanze in cella che si stanno moltiplicando nei Paesi in cui basta dichiararsi donna per essere ammessi in un carcere femminile?
O il grottesco fenomeno delle donne stupratori? O le case rifugio per le donne vittime di violenza costrette a chiudere (è accaduto in Canada) perché non accettano individui con i genitali maschili?
Soprattutto, qualcuno a Repubblica si potrebbe concentrare sui tanti problemi che affliggono le donne? Dalla parità salariale ai femminicidi che continuano ad avvenire nel nostro Paese tra l’indifferenza generale. Qualcuno si è chiesto come andrebbe ad impattare un’indistinta massa di persone non binarie sulle statistiche che rivelano le disparità tra uomo e donna nell’occupazione, nelle carriere apicali, nella quantità di lavoro domestico, nei congedi parentali, nell’attenzione alle malattie femminili come l’endometriosi?
Viviamo in un mondo che è già costruito dall’uomo per l’uomo, In un mondo non binario la donna sparirebbe del tutto. Infatti non si sa più definirla.
Cos’è una donna si chiedono i laburisti? E’ un essere umano adulto di sesso femminile, diciamo noi. E no, non ha il pene.
Non sono femminista anche se nl condivido alcune cose ed la terragni mi sembra troppo retrograda . Ma qui ha ragione un conto è il genere un altro è il sesso . Se da un lato è vero che stato d’animo di una persona che non coincide necessariamente con il sesso biologico è altrettanto vero che esiste anche chi sta bene ed s'accetta per quello ch'è uomo o donna . Infatti non riesco a biasimare chi come Tiziana Myrina Luise afferrma : << Quando il delirio esce dalle bolle social e investe il grande pubblico, certe assurdità si mostrano per quelle che sono. La cosa interessa direttamente anche le donne e gli uomini etero. Repubblica fa Propaganda woke per guadagnare lettori/ici. >>
Michela Marzano riprende su La Repubblica il dibattito in corso nel partito laburista britannico -e in
tutta la sinistra liberal occidentale: ormai c'è solo quella- sul tema surreale "chi una donna?", a fronte del quale perfino da quel  che  ricordo dei  miei studi e delle mie letture  il patriarca Sigmund Freud, che dalle donne -le isteriche- aveva tratto il più della sua scienza e del suo linguaggio, si era mostrato più giusto e rispettoso.
La questione che agita il Labour e  tutte le  sinistre liberal   riguarda le cosiddette donne trans, ovvero persone nate uomini che hanno deciso di adattare cosmeticamente il proprio corpo alla propria percezione di sé come appartenenti a un sesso diverso da quello di nascita, condizione denominata disforia di genere e che dal 2018 l'OMS definisce come "disturbo della salute sessuale": quelle persone sono donne oppure no?
La prima cosa che va osservata del didascalico articolo di Marzano secondo  la  terragni   è <<  il ricorso disinvolto all'epiteto misogino TERF (Trans Excludent Radical Feminist) che lei usa come una definizione e invece è un insulto (Terf is a slur) ormai bandito o quasi anche da gran parte della stampa mainstream (New York Times, The Economist, Corriere della Sera) proprio perché riconosciuto come marchio d'infamia: c'è speranza che prima o poi ci arrivino anche Marzano e La Repubblica?  >>  Infatti  ,  di solito    scrive  articoli interessanti  , nel    dell'ultimo articolo  testo della   Marzano ci sono anche disinformazione e omissioni .
Quella   più  evidente  , per  chi  come me   s'interessa  da  poco di questi argomenti  o  profano  su d'essi per via  cronologica   è il  fatto  che stranamente fino al passato recente le donne trans  erano appunto
uomini  che avevano intrapreso un percorso psicologico, farmacologico e chirurgico -e infine anagrafico- per arrivare a definirsi tali. Non risulta che queste persone, dette transessuali, siano mai state escluse da gruppi o iniziative femministe -anche se poche sembravano interessate a farne parte-. Oggi invece la definizione di donne trans comprende anche uomini che mantengono del tutto intatto il proprio corpo maschile, genitali compresi -le famose donne con il pene- e che si definiscono donne per semplice autodichiarazione, rivendicando di poter frequentare ogni spazio riservato al sesso femminile.  Dagli spazi fisici (spogliatoi, case rifugio, reparti ospedalieri e carcerari, ecc ,  vale la pena di ricordare a Marzano, che elegantemente omette, che i casi di violenza sessuale e di gravidanze in cella si stanno moltiplicando  ) a quelli simbolici: quote lavorative, politiche, statistiche e così via: avrà anche lei sentito parlare del grottesco fenomeno delle donne stupratori, ma non ne fa parola Questo è il cosiddetto transgender o  almeno   il  lato  negativo d'esso. Tali  problemi   
[....] 
sono analizzati meglio di tutti da Robert Wintemute (vedere qui ) professore di diritto esperto in diritti umani al King's College di Londra che nel 2006 partecipò alla stesura dei famosi principi di Yogyakarta (Marzano ne ha sentito parlare?), principi che hanno orientato tutte le successive politiche trans e che non menzionano una sola volta la parola donna.
Oggi Wintemute è pentito. Dice che i diritti delle donne non sono stati considerati durante la riunione, e che avrebbe dovuto contestare alcuni aspetti dei principi. Ammette di "non aver considerato" che "donne trans ancora in possesso dei loro genitali maschili avrebbero cercato di accedere a spazi per sole donne: nessuno pensava che i maschi con i genitali intatti potessero accedere agli spazi delle donne". Wintemute dice di aver dato per scontato che la maggior parte delle donne trans avrebbe voluto sottoporsi alla chirurgia, come avveniva in quel tempo.
Wintemute, che è gay, dice: "Un fattore chiave nel mio cambiamento di opinione è stato ascoltare le donne". A quanto pare Michela Marzano non le ascolta.

Be', una femminista che non sa ascoltare le donne non si è mai vista. Ora accusatemi pure d'essere omofobo e transfobico , retrogrado , ecc .    o d'essere    fra quelli   che  
[...] 
 Per la maggior parte di noi, esiste una continuità tra il sesso e il genere. Chi nasce femmina è donna. Chi nasce maschio è uomo. E se una persona, invece, nasce femmina ma è uomo, oppure nasce maschio ma è donna? Cosa vogliamo fare? Impedire loro di essere ciò che sono? Costringere queste persone a vivere una vita inautentica? Per molto tempo, è quello che si è fatto; disinteressandosi al loro dolore, nonostante sia talvolta così grande da spingere alcune di loro al suicidio.
Oggi, però, non è più possibile trincerarsi dietro l'idea secondo la quale alla base delle molteplici differenze che attraversano l'umanità ci sarebbe sempre e solo la differenza sessuale: quella differenza iscritta nel corpo; quella differenza che porta una femminista come Sylviane Agacinski a sostenere che la specificità della donna risiede sempre e comunque nella sua "capacità produttiva".
Oggi, forse, è giunto il momento che la sinistra faccia un esame di coscienza e si riappropri delle parole della scrittrice statunitense Audre Lorde la quale, già alla fine degli anni Settanta, aveva capito che la complessità della realtà e le contraddizioni dell'esistenza necessitavano una lettura non semplicistica dell'identità di genere: "Stare insieme alle donne non era abbastanza, eravamo diverse. Staremo insieme alle donne gay non era abbastanza, eravamo diverse. Stare insieme alle donne nere non era abbastanza, eravamo diverse. Ognuna di noi aveva i suoi bisogni e i suoi obiettivi e tante diverse alleanze. C'è voluto un bel po' di tempo prima che ci rendessimo conto che il nostro posto era proprio la casa della differenza".


  Dall'articolo  ( qui per il  testo integrale ) incrimìnato di Michela  Marzano  


  Ma  non è mia  intenzione    discriminare   i transgender  o i  transessuali  perchè come   gli etero  o gli altri appratenti  al mondo LGBT   perchè  spesso  la  ricerca  del loro io  è fatto di sofferenza   ed  emarginazione  come   non  mi piace   discriminare  l' altro sesso  le  donne  . Ed  è per  questo  che critico   le

   TERF è l'acronimo di trans-exclusionary radical feminist (femminista radicale trans-escludente).Registrato per la prima volta nel 2008[1], il termine originariamente si applicava alla minoranza di femministe che assumevano posizioni che altre femministe consideravano transfobiche, come il rifiuto dell'affermazione che le donne trans siano donne, l'esclusione delle donne trans dagli spazi femminili e l'opposizione a leggi sui diritti delle persone transgender[2]. Da allora il significato si è ampliato per riferirsi in modo più ampio a persone con visioni trans-esclusive che potrebbero non avere alcun coinvolgimento con il femminismo radicale[3][4].Coloro a cui si fa riferimento con la parola TERF in genere rifiutano il termine o lo considerano un insulto; alcuni si identificano come gender critical[5]. I critici della parola TERF dicono che è stata usata in modo troppo ampio, negli insulti e insieme alla retorica violenta.[6][7][8][9] In ambito accademico non c'è consenso sul fatto che TERF costituisca o meno un insulto.[8][10][11] [12][13] 

da   https://it.wikipedia.org/wiki/TERF

 non so che   altro  aggiungere  .  con questo  è  tutto  

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...