Non sono appena iniziate le paraolimpiadi 2024 che già si preannunciano ricche di polemiche e probabili strumentalizzazioni politiche e culturali . Infatti in contemporanea ai primi gruppi di atleti ( saranno 4.400 ) che stanno arrivando al Villaggio Olimpico il quale ha aperto ufficialmente i battenti una settimana prima dell'inizio dei Giochi Paralimpici. Il primo caso e è quello della revoca del pass per la stampa all'agenzia sovietica Tass. Il secondo è quello per i momento i nostro politicanti tacciono , ma la destra religiosa e reazionaria sta facedo fuoco e fiamme , del caso del transessuale Valentina Petrillo che correra nella gara femminile
ROMA, 21 agosto 2024, 17:04
Redazione ANSA
Mosca, 'fazioso revocare gli accrediti delle Paralimpiadi a un reporter della Tass'
Ritirata l'autorizzazione a due giornalisti dell'agenzia
Le medaglie d 'oro, argento e bronzo delle Paralimpiadi 2024
La revoca degli accreditamenti ai giornalisti della Tass da parte del Comitato Organizzatore dei Giochi Paralimpici è una decisione politicamente faziosa.
Lo ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, affermando che il Comitato, "citando il verdetto delle autorità francesi, ha ritirato gli accrediti a due corrispondenti della Tass".In precedenza, le domande di altri due giornalisti dell'agenzia erano state respinte", ha affermato Zakharova citata dalla Tass.
"Gli organizzatori delle Paralimpiadi non hanno ritenuto necessario spiegare le vere ragioni del diniego di accesso per la copertura delle competizioni. Come promemoria, la pratica di negare l'accreditamento era già stata ampiamente applicata ai membri dei media russi (Tass, Ria Novosti Sport, Izvestia) alle Olimpiadi del 2024", ha aggiunto. "Consideriamo queste decisioni del comitato organizzatore, che obbedientemente esegue gli ordini russofobi dell'Eliseo, come una manifestazione inammissibile del suo pregiudizio politico, qualcosa che è incoerente con gli ideali del movimento olimpico internazionale".
Mentre qui si discute di Boldi ed Elodie, tra pochi giorni parteciperà alle Paraolimpiadi Valentina Petrillo [ foto a sinistra ] , atleta trans che ha corso fino al 2019 come maschio per poi, senza colpo ferire, essere ammessa alla categoria femminile. Caso forse ancora più grave rispetto a quelli delle Olimpiadi perché qui non ci sono test nascosti e
sappiamo esattamente come stanno le cose.
Questo è quello che il prof. Ross Tucker, scienziato dello sport, PhD in fisiologia dell'esercizio, ha spiegato su questo tipo di partecipazioni e che molti non vogliono capire o fanno finta di non capire.
"Il vantaggio maschile (nello sport) si crea attraverso lo sviluppo e quindi è essenzialmente stabilito in anni e anni di esposizione al testosterone. La soluzione che lo sport ha cercato di trovare è dire: bene, se la fonte di quel vantaggio è il testosterone allora abbassiamolo e poi l'atleta è libero di competere.
Ma questo non funziona perché c'è un'asimmetria, poiché alcuni dei cambiamenti che il testosterone causa, come l'aumento della massa muscolare, l'aumento della forza, la forma e le dimensioni dello scheletro, non vanno via. Ci sono alcuni elementi, come i livelli di emoglobina e certi elementi del sistema cardiovascolare che possono scomparire.
Ma per quanto riguarda i vantaggi della forza, tutte le prove a disposizione suggeriscono che anche quando si rimuove il testosterone in un adulto quei vantaggi continuano a esistere in quella persona. Quindi lo sport deve rendersi conto che non può togliere quel vantaggio maschile, ridurlo leggermente sì, ma certamente non viene rimosso. E l'unica conclusione che puoi trarre è che la persona ha ancora un vantaggio maschile anche quando il suo testosterone è più basso."
In sintesi, un gioco truccato avallato dal pensiero woke (che per alcuni non esiste, esattamente come il vantaggio fisico maschile negli sport femminili).
Era caduta ai Trials, una compagna le ha ceduto il posto: "Lo meriti più di me". Ed è diventata la prima pattinatrice afroamericana a vincere una medaglia ai Giochi
PECHINO. Si è capito subito, al via, che aveva qualcosa di speciale. Dinamite nelle gambe, passi che divoravano il ghiaccio e facevano sembrare normali campionesse asiatiche, russe, canadesi. Cinquecento metri tutti d'un fiato: Erin Jackson è la nuova
Erin Jackson dopo aver vinto l'oro (ansa)
medaglia d'oro dei 500 metri dello speed skating, prima afroamericana a salire sul podio olimpico, prima pattinatrice Usa a vincere su pista lunga dal 2002. Ma fa anche parte del Libro Cuore di Pechino 2022, in un capitolo scritto con un'amica e rivale. Il titolo è, più meno: Corri al posto mio, te lo meriti di più. C'è umanità anche ai Trials, la spietata selezione tra chi va alle Olimpiadi e chi non ci va, perché è finito terzo o quarto ma magari è il migliore del mondo. Quello che pensava Brittany Bowe, quando era appena finita la gara decisiva di Milwaukee ed Erin era fuori squadra. Punita da una scivolata, nonostante un ruolino di marcia internazionale da numero uno. Può succedere, succede qualche volta a Erin Jackson perché è nata sui pattini a rotelle e ancora adesso confida: "Ho ancora un po' di paura quando vado sul ghiaccio, non ho una fiducia totale in me stessa, nelle lame e nella gente attorno a me". Ma è una fuoriclasse, diventata la prima afroamericana nella squadra Usa alle scorse Olimpiadi nonostante si sia allenata solo quattro mesi sul ghiaccio. Forse il Cio dovrebbe ammettere alle estive il pattinaggio a rotelle, se è capace di sfornare campioni del genere, altro che break dance. Però la situazione è questa, e ai Trials una lieve indecisione costa il posto a Erin. Qui interviene Brittany Bowe, che s'è qualificata ma sa di non valere quanto la compagna, quindi rinuncia: "Nessuno è più
Valentino Caputi, 17 anni, ai Mondiali di Cortina 2021
meritevole di lei di avere l'opportunità di dare una medaglia al Team Usa". Ci ha visto lontano. Rovina la favola dire che poi in un complicato gioco di riallocazioni gli Stati Uniti hanno guadagnato una quota in più, restituita a Brittany che ha corso ed è finita 16ª? Il senso del gesto rimane. Erin Jackson riporta in alto una squadra che non vinceva più da dodici anni (zero medaglie a Sochi), Brittany Bowe vince il premio Olympic Spirit, urlando per spingere la compagna in pista "stavo quasi per morire". I lucciconi sono permessi. La chiamata è arrivata a Olimpiade iniziata : “Valentino, sei convocato, vieni a Pechino”. Il 9 febbraio Valentino Caputi è atterrato sul suolo cinese con sua madre Simona e con i suoi sci. Da Roma a Yanqing col cuore in gola. Romano del quartiere Trieste, 17 anni, studente del quarto liceo scientifico Azzarita, papà italo-brasiliano, madre maestra di sci, tesserato per la polisportiva SS Lazio, Valentino gareggia per la federazione del paese sudamericano, di cui ha la cittadinanza. Sotto la bandiera verde oro Caputi ha già partecipato ai Mondiali di Cortina e a Pechino è arrivato “grazie” alla positività al Covid del titolare Michel Macedo. Una passione nata a Ovindoli e Campo Felice Valentino ha ereditato la passione per la neve dalla mamma, Simona Frigeri, e ha cominciato a sciare sulle piste appenniniche di Ovindoli e Campo Felice, per poi passare sotto i colori della polisportiva biancoceleste. Nel frattempo suo padre Gianluca, yacht designer, ha scoperto l'esistenza di un progetto della Federsci brasiliana a favore dei giovani europei che hanno anche la cittadinanza del Brasile e da qui è nata l'avventura olimpica. “La chiamata non è stata improvvisa” spiega papà Gianluca, “negli ultimi mesi abbiamo fatto tutto il necessario, tra preparazione, tamponi, tutto davvero per essere a puntino per l’obiettivo olimpico. Tutta esperienza, naturalmente, nessuna velleità, e poi scenderà con un pettorale talmente alto che ho dovuto fare l’abbonamento a Eurosport, che trasmette la gara per intero. Ha un’emozione incredibile addosso, non ce lo aspettavamo più, il nostro obiettivo era Milano-Cortina 2026. È partito con sua madre, nei prossimi giorni andrà al Villaggio, per ora è in hotel. Nei mesi scorsi ha partecipato a diverse gare del circuito Fis tra Solda, Santa Caterina Valfurva, Alleghe e l’Abetone, è campione regionale di slalom, deve guadagnare tanti punti per entrare nel giro di Coppa del Mondo. Ha ancora tanto da imparare ma intanto ci godiamo l’atmosfera olimpica”.
Pechino 2022, l'ultimo uomo in piedi: 20 anni fa l'oro olimpico di Steven Bradbury nello short track
Nel 2002 ai Giochi di Salt Lake City un pattinatore di short track australiano, Steven Bradbury, vinceva una delle medaglie d’oro più inaspettate delle Olimpiadi. Un risarcimento del destino per una carriera fin lì molto sfortunata. Nella prima metà degli anni Novanta Bradbury conquista medaglie olimpiche e mondiali nella staffetta 5000 metri.
Nel 1995 però subisce un gravissimo infortunio: il pattino di un avversario gli lacera l’arteria femorale ed è costretto a 18 mesi di riabilitazione. Cinque anni dopo è costretto a fermarsi ancora per una frattura al collo ma Bradbury non demorde e si presenta ai Giochi di Salt Lake City. Da outsider supera la propria batteria, i quarti di finale e le semifinali ma sono gli ultimi secondi della finale che lo hanno reso famoso in tutto il mondo.
Giuliano Razzoli: "In slalom senza paura, mi sento ancora vivo"
Il campione olimpico del 2010 arriva a Pechino dopo la sua migliore stagione in coppa del mondo: "A 37 anni non è facile tornare sul podio, questo sport è crudele. Ma la mia sciata, anche se non è moderna, funziona ancora"
PECHINO. Riecco Razzo. Dodici anni dopo l'oro a Vancouver. "Cosa direbbe il Razzoli del 2010 al Razzoli del 2022? Goditela, perché non ne farai più tante". Eppure a 37 anni sembra il Giuliano migliore di sempre. Quattro top ten in sei slalom in questa stagione, per l'emiliano di Villa Minozzo. Un podio (3°) con lacrime a metà gennaio a Wengen, sei anni dopo l'ultima volta (2° sempre a Wengen). Dal titolo in Canada a questa sua terza Olimpiade (non si qualificò 4 anni fa) una via crucis di infortuni che lo hanno costretto a ripartire da Coppa Europa e gare Fis per risalire verso la cima. A lui e ai suoi giovani eredi, Alex Vinatzer, 22 anni e Tommaso Sala, 26, l'ultima chance dell'Italia al maschile dopo lo zero della velocità e l'illusione perduta del gigante con Luca De Aliprandini, uscito nella seconda manche in una giornata tormentata dalla neve e dalla scarsa visibilità. Tra i pali stretti si corre il 16 febbraio (nella notte italiana, prima manche alle 3.15, seconda alle 6.45).
Primo impatto con i Giochi di Pechino? "Non sembra neanche di essere alle Olimpiadi, è davvero atipico, tutti chiusi nella bolla. È strano, il contorno sarà difficile che lasci le stesse emozioni di Vancouver di cui mi ricordo tutto. Ma alla fine la medaglia peserà come le altre e ci concentriamo su quello".
A giudicare da questa stagione, sembrerebbe molto concentrato.
"Sto bene, riesco a esprimere la mia sciata, paga la continuità del lavoro degli ultimi due anni e mezzo senza intoppi fisici, tranne il Covid l'anno scorso: 20 giorni fermo, per recuperare la condizione fisica è stata dura, non ho più vent'anni".
Può essere anche un vantaggio? "L'esperienza aiuta, gestire i grandi eventi non è semplice, e io in questo ho un vantaggio. I più giovani ne avranno altri. Le Olimpiadi sono una bella sfida sotto molto aspetti".
Che slalom sarà? "Pista abbastanza semplice ma con una neve particolare, diversa dalle nostre europee, vincerà chi si adatterà e saprà sfruttarla meglio. Il gigante? Non è stato facile, poca visibilità, De Aliprandini ci ha provato ma non è andata, che sport crudele. Lo slalom sarà combattuto, non c'è un padrone, penso sia bello anche da vedere in tv. Si giocherà in molti e ci metto anche noi italiani. Il me stesso di Vancouver mi direbbe: vai all'attacco, senza paura".
A cosa si deve questa sua rinascita? "Nessun particolare cambiamento. È che conosco il mio corpo sempre meglio con l'età, mi alleno senza strappi, tenendomi sempre attivo. Non faccio tardi la sera. E intanto evolvo, le cose attorno cambiano. La mia sciata, anche se non è delle più moderne, ancora funziona ed è competitiva, è fluida, pulita. I ragazzi invece oggi sono più bruschi ed energici. Mi piace stare tra i giovani, mi rinnova e tiene vivo". Cos'altro la tiene vivo? "Dove, come e con chi sono cresciuto, la mia terra e la mia gente. Il loro affetto che mi ha dato la forza di ricominciare mille volte. A 37 anni tornare sul podio non è facile. Oppure venire a questa Olimpiade non era semplice e invece ce l'ho fatta. Alberto Tomba? Ci sentiamo, rimane un nostro tifoso".
A Sofia Goggia cosa consiglia? "Non ha bisogno dei miei consigli, è un'atleta molto forte anche caratterialmente, convinta e consapevole delle proprie capacità, sta facendo le cose giuste per trovarsi di nuovo. Vedremo, e ha tanti anni davanti".
Le ragazze ancora una volta meglio degli uomini, finora. "Credo siano cicli, per anni sono stati gli uomini a tirare avanti la carretta, ora ci sono loro. Le donne sono forti, dobbiamo fare loro i complimenti, in questi anni ci hanno dato soddisfazione e orgoglio, qui Federica Brignone ha già portato a casa una bella medaglia e hanno altre possibilità, noi un po' meno, ma cercheremo di fare qualcosa, perché si può fare, il colpo c'è".
Kamila Valieva potrà gareggiare, via libera del Tas. Il Cio: "Niente premiazione per lei"
dal nostro inviato Mattia Chiusano
La decisione del tribunale sportivo a Pechino, dopo la positività della quindicenne russa alla trimetazidina: "È un'atleta protetta, rischia un danno irreparabile". Gli Usa protestano: "Per la sesta volta la Russia ruba le Olimpiadi agli atleti puliti"
PECHINO - Kamila Valieva potrà partecipare alla gara in cui è favorita. Lo ha stabilito il Tas, il tribunale arbitrale dello sport con la sua divisione ad hoc riunita all'hotel Continental di Pechino. La quindicenne russa scenderà in pista al Capital Indoor Stadium martedì alle 21,52, le 14,52 italiane, dopo l'americana Chen e prima della coreana You, andando a caccia di una delle medaglie d'oro più scontate alla vigilia dei Giochi. Il Tas non ha deciso sulla gara a squadre vinta dalla ROC, la squadra degli atleti della Russia squalificata, la cui premiazione non avverrà durante le Olimpiadi come ammesso con imbarazzo dal Cio. Il tribunale ha invece respinto il ricorso d'urgenza presentato dal Comitato Olimpico Internazionale, dalla Wada e dalla federazione internazionale ghiaccio (Isu) contro la decisione della Rusada, l'agenzia antidoping russa che ha cancellato la sospensione provvisoria della pattinatrice. Risultata positiva a un test antidoping per trimetazidina, sostanza che rientra nella categoria dei modulatori ormonali e metabolici proibiti dal Codice mondiale antidoping. "L'atleta è una "persona protetta" ai sensi del Codice mondiale antidoping (WADC)" ha stabilito il Tas. Dura la reazione del Cio: se Valieva finirà tra le prime tre in classifica non ci sarà la premiazione.
L'annuncio del direttore generale del Tas Matthieu Reeb (afp)
"Il silenzio sulle sospensioni alle persone protette"
Il Tas ha in pratica ammesso l'impossibilità di procedere in una situazione così particolare: "Le regole antidoping della Rusada e il Codice mondiale antidoping tacciono sulla sospensione provvisoria inflitta alle persone protette, mentre tali norme prevedono specifiche disposizioni per standard diversi di prova e per sanzioni minori in caso di persone protette". C'è poi il problema di un'atleta minorenne a cui si può fare un danno irreparabile: "Il collegio ha considerato i principi fondamentali di equità, proporzionalità, danno irreparabile, e il relativo equilibrio di interessi tra i richiedenti (Cio, Isu) e l'atleta, che non è risultata positiva alle Olimpiadi ed è ancora soggetta a sanzione disciplinare dopo il test positivo a dicembre 2021. In particolare, il collegio ha ritenuto che impedire all'atleta di gareggiare a Pechino le causerebbero un danno irreparabile". Il Tas ha poi puntato il dito contro gli incredibili ritardi del procedimento su un test eseguito il 25 dicembre, parlando di "seri problemi di notifica dei risultati del test eseguito a dicembre che hanno pregiudicato la capacità dell'atleta di difendersi, di fronte a una notifica così tardiva che non era colpa sua, nel bel mezzo dei Giochi Olimpici".
Valieva in allenamento a Pechino (reuters)
Gli Usa: "La Russia disprezza lo sport pulito"
Dura la reazione della delegazione americana a Pechino: "Siamo delusi dal messaggio partito da questa decisione" protesta Sarah Hirshland, Ceo del comitato olimpico e paralimpico. "Gli atleti hanno il diritto di sapere che stanno gareggiando su un piano di parità. Sfortunatamente, oggi ciò viene negato. Questo sembra essere un altro capitolo del disprezzo sistematico e pervasivo per lo sport pulito da parte della Russia". Travis Tygart, Ceo dell'ageniza antidoping Usa: "Per la sesta Olimpiade consecutiva la Russia ha manipolato la competizione e rubato l'evento agli atleti puliti e al pubblico. Ma anche questa giovane atleta è stata terribilmente delusa dai russi e dal sistema globale antidoping che l'ha gettata ingiustamente in questo caos".
La quindicenne originaria di Kazan nel Tatarstan aveva vinto i campionati russi a San Pietroburgo, sottoponendosi il 25 dicembre a un test condotto proprio dalla Rusada, la cui gestione è stata uno dei motivi della squalifica della Russia che a Pechino presenta i suoi atleti sotto la bandiera olimpica e senza inno nazionale. Il campione di Valieva è stato poi inviato al laboratorio di Stoccolma, dove è rimasto per settimane: un ritardo causato, secondo i russi, dai contagi di Covid tra gli addetti della struttura svedese. La pattinatrice ha poi dominato gli Europei, arrivando a Pechino dove è stata determinante per la vittoria della squadra russa nella gara a squadre: durante il libero è diventata la prima donna a eseguire un quadruplo salchow e un quadruplo toeloop alle Olimpiadi. Solo l'8 febbraio, a Giochi iniziati da cinque giorni, il caso è diventato ufficiale. Ma la pattinatrice il giorno dopo, 9 febbraio, ha fatto subito ricorso alla Disciplinare della Rusada, che ha congelato la sospensione permettendole di continuare la sua Olimpiade. Il Cio si è così rivolto al Tas, insieme alla federazione internazionale del ghiaccio, non nascondendo il disagio nel procedere contro una quindicenne. I russi intanto hanno annunciato un'inchiesta sull'entourage di Kamila, che porta direttamente alla scuola moscovita di Eteri Tutberidze.
Si chiama Stanislav Petrov ed è l'uomo che ha salvato il mondo dalla terza guerra mondiale.
Nessuno però si è preso la briga di dargli una medaglia e neppure di ringraziarlo. Siamo nel 1983, in piena Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Petrov, nella notte del 23 settembre di quell'anno, si trova all'interno del bunker Serpukhov-15, sul confine occidentale dell'Urss. Come consuetudine, monitora i cieli russi, pronto a dare l'allarme nel caso di un attacco nucleare americano. All'improvviso, una spia si accende: un missile Usa è partito dalla base del Montana. A questo punto Petrov deve premere quel maledetto pulsante. Deve rispondere all'attacco. Eppure qualcosa lo ferma. Petrov non è convinto del fatto che gli Usa stiano attaccando l'Unione Sovietica e, così, decide di non fare nulla. Passati alcuni minuti, Petrov si accorge che nessun missile ha raggiunto il suolo russo. Si allontana così dal bunker e si scola, e qui si entra nella leggenda, qualche bottiglia di vodka, dormendo 28 ore di fila. Ed è grazie a Petrov che il mondo ha evitato un'altra folle guerra. Eppure nessuno lo ricorda.
News vera ma ingigantita Essa testimonia di come in un mondo dov'è c'è una conclamata pazzia di molti "grandi",qualche volta esiste un piccolo in questo caso Stanislav Petrov che riesce a fermare il mondo a un passo dal baratro. La cosa è curiosa tanto da non riconoscere il sottile filo tra leggenda metropolitana e verità storica . Infatti in un commento all'articolo stesso
DordolioSab, 24/10/2015 - 22:10
Scusate, vi voglio bene ma questa non la bevo. La salvezza e la sicurezza del mondo sarebbero nelle mani di vari Petrov, alcolizzati abilitati a premere o meno un pulsante? Stiamo freschi. Semmai il Petrov (come l'equivalente Smith negli USA), informa il presidente, che dispone la rappresaglia missilistica inviando un codice speciale che deve corrispondere a quello in possesso del Petrov. Che poi non è solo. Di Petrov ce ne devono essere DUE, che contemporaneamente devono eseguire delle procedure. Un Petrov solo non è sufficiente.....
Comunque sia andata è sempre una bella cosa e di come sono anche le persone ( comprese quelle che dal potere vengono considerati insignificanti a fare la storia
Considerato
il messaggio, il luogo, la "follia" provocatoria del gesto di 3 ragazze
contro una dittatura potente e feroce come il freddo dei Gulag,
ritengo questa la foto più bella della storia del Rock
E le Pussy Riot?
di Matteo Tassinari
Ricordate le Pussy Riot? Quel folle quanto curioso ed eccentrico trio punk geniale tutto al femminile incarcerato per
"teppismo motivato da odio religioso" per una imprudente performance anti-Putin
nella cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca, la chiesa che fu teatro della canonizzazione dell'ultimo Zar e della sua famiglia, la culla della divina liturgia Ortodossa? Eravamo rimasti all'incirca a questo punto: ora diventa vincolantenon lasciarle sole, scrivere
di loro, parlarne, bypassare loro notizie al mondo, le loro foto,
chiedere, cercare in rete, anche i siti esteri, affinché non subiscano
torture, sevizie o maltrattamenti di cui i Servizi dell'ex Armata
sovietica, tanto i livelli sono ancora quelli, meno rumorosi ma forse
più feroci e capaci di una volta. Maria Aliokhina e Nadia Tolokonnikova, le due componenti della band punk Pussy Riot,
sono state condannate a due anni di carcere per aver fatto un paio di
salti a suon di musica nella cattedrale di Mosca ed aver pregato la Madonna di
liberare il loro Paese dal tiranno Putin, sono state trasferite in due
differenti colonie penali lontano da Mosca, famiglie, figli. Isolate,
almeno due di loro.
Dicevamo di non dimenticarci di loro
Ora, non lasciamole sole
Scrissi così quando
capitò il fatto, perché sentivo che
sarebbe accaduto, si sarebbe avverato. Ora, due di loro, sono in carceri
di
massima sicurezza o "colonie", come le chiamano qui, ma sempre gulag
rimangono. Per creare distanza, strappare fisicamente da ogni contesto
sociale e
pubblico i soggetti ritenuti scomodi ai potentati dello Zar degli Zar,
Vladimir
Putin. Luoghi spettrali, che nulla di diverso hanno dai campi di
sterminio
nazisti, stesso sangue immolato all'altare del dio guerra, stesso fluido
che
determina ogni nostra azione o pensiero. Stessi posti di tortura, dove
spruzzano quando meno te l'aspetti il peperoncino negli occhi, ti
schiacciano
le dita nei cassetti, il panno bagnato in bocca a testa in giù in modo
di
scatenare l'istinto-panico provando la sensazione di annegare e le
torture più
disumane che non conosciamo e che preferiamo non conoscere. Per ora, le
tre
giovani attiviste hanno conquistato la scena internazionale e sono
diventate
famose in tutti i paesi dell’occidente, il simbolo della protesta contro
un
regime soft con le unghie affilate come quelle di una tigre di Владимир
Владимиров, meglio noto come Vladimir Vladimirovich Putin.
Se questo è un uomo
Reset. Nella canzone, le Pussy Riot,
hanno invocato il nome della Vergine Maria, esortandola a liberarle dal
primo ministro russo Vladimir Putin e di diventare un femminista. Hanno
usato, certamente, un linguaggio crudo e originalissimo per attaccare
Putin e Kirill I, patriarca di Mosca e della chiesa Ortodossa russa,
denunciando e
descritto gli stretti "legami" tra KGB e la chiesa russa. I crescenti legami tra Stato e Chiesa, sono stati un
bersaglio di critiche e proteste da parte di molti attivisti. Il Patriarca russo Kirill , aveva
apertamente sostenuto Putin nella rielezione del 2012 al Cremlino. Dopo lo spettacolo in cattedrale, le Pussy Riot dissero: "In Russia, succede che la chiesa possa diventare un'arma sporca in campagna elettorale".
Parole che, nella loro, audacia stravagante e disperata rabbia, non
devono essere piaciute ai due uomini più potenti in Russia:
Putin-Kirill. Intanto il Movimento Pussy Riot cresce e Mosca rimane il centro di vari posti dove si ritrovano Pussy Riot e simpatizzanti. L'80% sono tutte donne molto giovani e laureate ed espertissime di comunicazione multimediale. Il
14 dicembre 2011, per dirne semplicemente una, un gruppo s'è esibito in
cima ad un garage vicino al centro di detenzione di un carcere, il
"Mosca n°1", dove molti degli attivisti dell'opposizione erano detenuti
tra i prigionieri. Performance riuscitissima, e applaudita dai
prigionieri che da dentro sbattevano tutto ciò che era di metallo, dalle
sbarre delle finestre al metallo che c'è in una cella.
Le pulzelle della cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca
che hanno pregato la Madonna che si porti via Putin in solfeggio Punk-Rock
Katia forse si può "rieducare"
Ekaterina Samutsevich, 30 anni è l'unica ad essere stata
scarcerata con la libertà condizionata. La giuria ha accolto le parole della
difesa che sostenevano che Ekaterina avesse partecipato marginalmente alla
performance rispetto alle altre donne, in quanto impedita dalle guardie stesse
intervenute sul posto. Inoltre, non so attraverso quali parametri, i giudici
hanno ritenuto che Ekaterina può essere "rieducata" se non commetterà
altri reati nel frattempo, anche ha ascoltato la lettura della sentenza con il
pugno chiuso alzato in segno di solidarietà con le altre due Pussy Riot
condannate. Probabilmente Ekaterina non ce l'ha fatta e il "No Pasaran"
non è riuscita a portarlo in fondo e le limitazioni mortali che la Siberia
emana
nell'immaginario storico russo e non solo, è qualcosa di devastante,
manicomiale, farebbe paura fottuta a chiunque. E in ogni caso, senza
sapere ancora come siano andate di preciso le cose, è solo bene che Ekaterina non sia in una "colonia" infame siberiana.
Nadia Tolokonnikova, considerata la stratega del gruppo, mentre parte per Perm in Siberia situata sul fiume glaciale Kama ai piedi dei monti Urali
Nadia e Maria in Siberia
Per le altre due movimentiste, sono
stati confermati i due anni di carcere richiesti dall'accusa. Alla
lettura
della sentenza Nadia e Maria sono rimaste impassibili e non hanno
dimostrato di non nutrire alcun rancore contro Katia, che ha ascoltato
la sentenza. Le Pussy Riot (per le quali gran parte dello star-system mondiale, dai Red Hot Chili
Peppers alla Ciccone dagli Abruzzi, s'è mobilitato assieme al campione del mondo di scacchi Gary Kasparov) avevano chiesto scusa ai fedeli della Chiesa
Ortodossa, senza però mai pentirsi del loro gesto, in quanto "l'azione è di stampo politico ed esclusivamente contro Putin, come era stato chiesto loro dalla Chiesa
stessa, senza che questa si degnasse di ascoltare le donne". Per questa ragione Maria Aliokhina, studente di quarto anno presso l'Istituto "Giornalismo e Scrittura Creativa" di Moscae Nadia Tolokonnikova, che Amnesty International l'ha definita "una prigioniera di coscienza a causa della "gravità della risposte giuridiche delle autorità russe" è quella più esposta e nel centro del mirino di ogni milizia russa.Le due
componenti della band punk femminista Pussy Riot condannate a due anni di
carcere, sono state trasferite in due differenti
colonie penali lontano da Mosca, lontano dalla loro casa, dai loro mariti, dai loro figli. Maria sarà prigioniera in una colonia penale di cui non si sa ancora nulla. Nadia è già stata spedita in Siberia a 2mila chilometri da Mosca, reclusa in una colonia definita dalle altre Pussy Riot, visto
che ormai è un movimento di migliaia di donne molto giovani, la più
dura delle colonie, non si chiamano più gulag, ancora attive.
Perm, in Siberia, Colonia abbandonata. In realtà è solo
Propaganda per dire che in Russia i Gulag non ci sono più
L'infinito cosmo siberiano
Si, la più dura, considerati i tanti morti dissidenti dal
governo Centrale del Pcus morti nel vento e nel gelo del silenzio siberiano. Forse
ce l'hanno così tanto con Nadia perché è così bella e intelligente, speriamo che non le
tolgano intelligenza e bellezza. Condannate, giovani madri, con un'accusa
ridicola, beffarda per quanto miserabile nel suo caustico e corrosivo
significato storico che si cerca di passare alla sinfonia di regime: “teppismo motivato da
odio religioso”.
Mi chiedo cosa dovremmo scrivere allora di tutti i preti, suore, al
chiuso di seminari pedofili sparsi nel mondo? Adolescenti vittime di
soprusi e vessazioni sessuali? Che dovremmo dire del
padre messicano Marcial Maciel Degollado, potentissimo prelato del
Vaticano negli anni '80 e intimamente amico di molti cardinali tutt'ora
in servizio al fianco del Papa e fondatore di Regnum
Christi, ma anche stupratore seriale di tanti minori, relazioni
mantenute con almeno due donne, da cui ha avuto sei figli che ha
violentato e morfinomane? Per questo ritengo sia utile che ci sia
un'equità davvero imparziale e che non conosciamo. Dura, ma molto più
dolce in quanto totalizzante ed eterno. Vera, poiché è l'origine di
tutto, al punto che noi umani non siamo in grado di percepire. Ora ci
spaccherebbe il cuore. Un amore così immacolato capace di perdonare ciò
che è macchia, non lo reggeremmo.
*Il vero orrore*
Odio religioso? Semmai,
odio politico! L’odio
religioso spinge i terroristi a incendiare le chiese o a farle saltare
in
aria, magari assieme ai fedeli in preghiera dentro e non ad andarci a
danzare dentro.
Si può parlare invece senz'altro di vera crudeltà da parte di chi ha
avuto il
coraggio di dare tanta sofferenza a due giovani donne e ai loro
familiari.
Una sanzione pecuniaria sarebbe stata una giusta pena, al limite, ma non
carcere, basta con gli individui rinchiusi senza sapere di preciso
dove, come, perché e fino a quando. La crudele condanna alle tre
ragazze,
secondo la veterana e attivista per i diritti umani Lyudmila Alexeyeva, è “una misura
deterrente” per intimidire il movimento d’opposizione delle Pussy Riot,
molto prolifico a Mosca e anche nei paesi limitrofi, grazie a questi
movimenti di attiviste e alla Rete. Spesso sono composte solo da donne
che non accettano di subire inerme la spudoratezza di un uomo che con i
dittatori dell'Unione Sovietica o Pcus, non ha nulla di diverso l'ex
presidente del Kgb ora primo ministero della Federazione Russa. "L’offesa alla religione
è solo un pretesto. La ragione vera è l’intolleranza deipotenti verso coloro che amano la libertà e
la giustizia" conclude in un articolo Lyudmila Alexeyeva.
Il bel Movimento Pussy Riot mentre manifesta a Mosca
Video sui maltrattamenti delle polizia russa contro attivisti e Kasparov
L'ultima mossa di Garry
Il campione del mondo
di scacchi Garry Kasparov, da sempre, è un attivista contro Putin e non
perde occasione per denunciare le violazioni perpetue del presidente
russo contro la popolazione. Fuori dal Tribunale, oltre a lui, c’erano
almeno 3mila persone che protestavano contro la sentenza di condanna
emessa contro la banda femminile Punk Rock. Tra i manifestanti, gli
arrestati sono 30, tra cui Kasparov. La polizia ha presentato un esposto
assicurando che un giovane agente è stato morso proprio dal genio
storico dello Scacco e che ha avuto necessità di ricevere cure mediche.
Tuttavia esiste un video, che anche per questa volta dovrebbe servire a
scagionare Kasparov e che mostra come di fatto Kasparov sia stato
vittima dell’aggressività della polizia russa. Ora occorrerà attendere
la conclusione delle indagini e capire se anche per lui il Tribunale
russo stabilirà un esemplare sentenza di condanna. L'impressione è che
questa volta Putin si voglia togliere un sassolino dalla scarpa che lo
tallona da diverso tempo. L'occasione gli è propizia.