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10.2.24

perchè le foibe ed l'esodo fanno parte della nostra storia ma ancora non sono digerite e assimilate e vengono ancora usate come strumento ideologico

 Oggi  10  febbraio   che  altro   dire  altre  a quello che  ho  già  riportato nel precedente post o  a quanto    detto  nella  bella  puntata del 9\2\2024    della   trasmissione rai   di passato e presente    dove   con lo storico  

  da  https://it.wikipedia.org/wiki/Guido_Rumici


Guido Rumici (Gorizia, 27 settembre 1959) è uno storico e saggista italiano. Studioso della storia del confine orientale italiano ed esperto di storia della Venezia Giulia e della Dalmazia, Rumici è autore di numerosi saggi sull'argomento, cui ha dedicato più di un decennio di ricerche e documentazione.Professore di Economia aziendale e di Storia ed Economia regionale, Rumici è cultore di Diritto dell'Unione Europea e di Diritto Comunitario presso l'Università di Genova nonché relatore e conferenziere per conto dell'Università Popolare di Trieste e su mandato del Ministero degli Affari Esteri nelle Comunità degli Italiani dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia. Giornalista, è autore di volumi divulgativi e documentari di approfondimento. [...]

 si provato a parlare  nel  breve tempo   (  circa  una mezzora   )    a  disposizione     delle  foibe  e  dell'esodo   fino  all'istituzione  del la  giornata  del ricordo   nel 2004 inquadrandolo  (  come   si  dovrebbe   fare  e d  invece  non sempre  viene  fatto   )  nel contesto dela  questione  adriatica  . Unico   neo  è  che  ,  e  qui  ne  parlo anch'io scusandomi   per  non averne parlato  nel mio pot  precedente  ,   delle  cause  del silenzio (  salvo pochi  coraggiosi   e   del Msi  in chiave  anticomunista  )  dal 1954  ad 1996\2004 . Un ragionamento sulla tragedia degli italiani del confine nordorientale non è completo se non affronta il problema della rimozione: a fronte della gravità dei dati numerici (diecimila morti e oltre trecentomila profughi), perché per tanto tempo le vicende del confine nordorientale sono risultate «indicibili» e   scomode ? La risposta  ,   come  dice Lo scrittore friulano Carlo Sgorlon (1930-2009)    di   cui  dal  oggi  10 febbraio     troviamo   in edicola con il «Corriere della Sera» e il settimanale «Oggi»il romanzo di Carlo Sgorlon [ foto  a  sinistra    ] «La foiba grande» , in vendita al prezzo di 9,90   euro più il costo della testata a cui è allegato il volume.

Lo scrittore friulano
Carlo Sgorlon (1930-2009)

 Il libro di Sgorlon, riproposto in occasione del Giorno del Ricordo, rimane in edicola per un mese. 


Originariamente venne pubblicato nel 1992 da Mondadori e si chiude con una postfazione dello storico Gianni Oliva, anche rinvia a tre silenzi, diversamente motivati. Il primo è un silenzio internazionale. Nel 1948, quando Stalin rompe i rapporti con la Jugoslavia e condanna la politica del maresciallo Tito con l’accusa di deviazionismo, l’Occidente comincia a guardare al governo di Belgrado come ad un interlocutore prezioso e avvia il processo di attrazione della Jugoslavia nel proprio campo: Tito, che entrerà nell’immaginario collettivo non più come comunista ma come leader dei «Paesi non allineati», sembra un’opportunità preziosa per aprire una breccia    nella rigidità del blocco sovietico. La prima regola della diplomazia vuole che un interlocutore non sia messo in difficoltà con domande imbarazzanti: in questa prospettiva, viene meno l’interesse a fare chiarezza sulle migliaia di italiani scomparsi nella primavera del 1945 e sulle ragioni per cui centinaia di migliaia di giuliani abbandonano l’Istria e la Dalmazia.Il secondo è un silenzio di partito. Il Pci di Togliatti non ha alcun interesse a parlare di una vicenda che evidenzia le contraddizioni tra la sua nuova collocazione come partito nazionale e la sua tradizionale vocazione internazionalista, con una politica estera subordinata alle strategie di Mosca. Affrontare il tema delle foibe significherebbe ricordare le ambiguità rispetto ai progetti annessionisti jugoslavi e la sostanziale subalternità del Pci alle scelte di Belgrado.La stessa   cosa  anche se    sul versante   opposto ,   ma  soprattutto   per  evitare  di perdere  voti a  destra    La  Dc   rinuncia    a  chiedere  alla  Jugoslavia   i nomi  degli assasini  Comunisti   in cambio del siulenzio di Tito   sugli assasini   Fascisti   del periodo  1940\1943  . Ma Il silenzio più forte è però legato alla ricostruzione della memoria nazionale. L’Italia esce dalla Seconda guerra mondiale come un Paese sconfitto, che ha contribuito a scatenare le ostilità accanto alla Germania e al Giappone e che è stata travolta senza appello sul campo di battaglia. La conferenza di pace di Parigi ne è la conferma e la mutilazione di territorio sul confine nordorientale è il prezzo pagato alla guerra persa. A fronte di questa realtà, la «nuova» Italia del 1945 si sforza invece di autorappresentarsi come Paese vincitore e utilizza l’esperienza della Resistenza partigiana come alibi per assolversi dalle proprie responsabilità e per cancellare in un colpo il periodo 1922-43. Si tratta per  alcuni  di una rivisitazione in chiave assolutoria che giova alla classe dirigente antifascista, perché attraverso la delegittimazione del fascismo (cui si attribuisce la colpa esclusiva della guerra perduta) essa legittima se stessa come unica rappresentante della nazione; Ma  nel contempo, si tratta di una operazione che evita di fare i conti con il passato e di domandarsi chi e quanti sono stati «corresponsabili» delle scelte del regime.In questa prospettiva nascono i silenzi, le negazioni, le pagine indicibili della storia: «indicibili» sono i prigionieri di guerra, immagine vivente della sconfitta; «indicibili» sono criminali di guerra italiani; «indicibile» è la politica di occupazione del 1940-43, quando il Regio esercito ha combattuto accanto al nazismo; «indicibili», soprattutto, sono le foibe e l’esodo, perché nessun Paese vincitore subisce, dopo la fine della guerra, il ridimensionamento del proprio territorio, né la strage di migliaia di cittadini, né la fuga di centinaia di migliaia di altri. Gli infoibati e i profughi escono così per decenni dalla coscienza collettiva della nazione, per sopravvivere solo:  in quella regionale della Venezia Giulia  , in quella privata delle famiglie dei profughi  , Nel Msi   in  chiave  anti comunista  

non so  cos'altro dire   se  non rimandarvi  ai link    riportarti all'interno   del  mio precedente  post  di cui  riporto qui il  link   prima  citato  




 

26.8.23

La storia di Samantha Smith, la bambina americana uccisa dalla Cia per aver osato dimostrare che i Russi erano “proprio come noi”

 in sottofondo

concerto per viola Remembering Childil del compositore danese Per Nørgård a  lei dedicato  . 

per   chi  vuole  aprofondire  Samantha Smith - Wikipedia

 da https://www.dcnews.it/ AGOSTO 26, 2023


SI CHIAMAVA SAMANTHA SMITH
(La triste storia della bambina americana di dieci anni che avrebbe potuto capovolgere gli stereotipi riguardo all’URSS.) Samantha Smith era nata il 29 Giugno 1972 a Houlton, nello Stato del Maine, ed era ancora una bambina ai tempi dell’intervento Sovietico in Afghanistan.Intervento legittimo, finalizzato a sostenere il Governo Laico e Socialista di quel
Paese dall’aggressione dei sanguinari Mujaheddin finanziati dall’Occidente, ma che nell’Occidente stesso fu spudoratamente dipinto come un’invasione da parte Sovietica.(Ancora adesso in giro in Occidente ci sono tanti creduloni, con il cervello all’ammasso del mainstream, che accettano la tesi dell’invasione Sovietica, e neanche il confronto tra le fotografie di come vivevano le donne Afghane allora e come “vivono” adesso li aiuterà mai a chiarirsi le idee.) 
Samantha era una bambina sveglia, che seguiva la politica internazionale, nonostante la giovane età, e fu molto colpita dalle immagini che arrivavano dall’Afghanistan. Così nel 1982, a dieci anni, decise di scrivere una lettera all’allora segretario generale del Partito Comunista Sovietico, Jurij Andropov, chiedendogli di evitare la guerra.La lettera fu pubblicata sulla Pravda (la terribile Pravda … i giornali Americani avrebbero mai pubblicato una lettera del genere scritta da una bambina Russa? O meglio, la hanno mai pubblicata?) Una settimana dopo l’Ambasciata Sovietica negli Stati Uniti telefonò a casa di Samantha dicendo che Andropov aveva risposto. Pochi giorni dopo arrivò a Samantha una lettera scritta in russo, accompagnata da una traduzione in inglese e da un invito alla bambina e alla sua famiglia a passare un periodo di ferie nell’URSS.La vicenda ottenne grande attenzione dai media, venne raccontata dai giornali e Samantha fu intervistata da diverse televisioni Americane.Il 7 luglio del 1983, Samantha partì per l’Unione Sovietica con i suoi genitori e ci restò per due settimane, ospite di Andropov, seguita da giornalisti e fotografi. Visitò Mosca, Leningrado e trascorse del tempo ad Artek, campeggio estivo in Crimea.Ad Artek decise di rimanere insieme ai bambini Sovietici piuttosto che prendere un alloggio separato che le era stato offerto. Per facilitarne la comunicazione vennero scelti insegnanti e bambini in grado di parlare fluentemente l’inglese, che vivessero nella stessa costruzione in cui lei alloggiava. Rimanendo in un dormitorio con altre nove ragazze, Samantha passò il suo tempo nuotando, parlando, e apprendendo canzoni e danze Russe. Samantha Smith acquistò un’ampia fama tra i cittadini Sovietici e fu molto ben voluta da molti di loro.Parlando a una conferenza stampa a Mosca, dichiarò che i Russi erano “proprio come noi”. Anni dopo, per raccontare il suo viaggio, scrisse un libro intitolato “Journey to the Soviet Union”.Quando tornò negli Stati Uniti, il 22 luglio, Samantha Smith era molto popolare: fu accolta e celebrata come “la più giovane ambasciatrice d’America”.L’anno dopo fu invitata in Giappone e parlò al Simposio Internazionale della Gioventù, proponendo che i leader Sovietici e Americani si scambiassero le figlie per due settimane all’anno spiegando che un presidente “non avrebbe mai voluto inviare una bomba a un paese in cui è in visita la propria figlia”.Il successo di Samantha, mentre fu assoluto in Unione Sovietica (e anche in Giappone), lo fu molto meno nella sua Patria natale, negli USA. Dopo una fase iniziale di interesse, le autorità iniziarono ad ignorare sistematicamente le iniziative della intraprendente ragazzina.Avere tra i piedi una vera e propria “ambasciatrice” della fratellanza con il Popolo Sovietico che ripeteva in ogni occasione che “I Sovietici cono come noi” smontava tutta la poderosa macchina di propaganda Americana, tesa a dipingere il “Compagno Ivan” come un essere inumano, antropologicamente crudele, dedito alle peggiori efferatezze (vedere la vastissima produzione spazzatura di Hollywood, con il Russo immancabilmente nel ruolo del cattivo.)Mentre presso la popolazione Americana Samantha rimase popolarissima fino alla fine, da parte delle autorità calò su di lei una sinistra coltre di gelo (Altro che Greta eh …)Il 25 Agosto di quello stesso anno un aereo su cui viaggiava Samantha Smith mancò la pista dell’aeroporto regionale Lewiston-Auburn nel Maine e si schiantò. Non sopravvisse nessuno: morirono due membri dell’equipaggio e sei passeggeri, tra i quali Samantha e suo padre.Sulla causa dell’incidente in molti sospettarono subito la CIA.Fu aperta un’inchiesta e il rapporto ufficiale venne reso pubblico: “l’angolazione di volo relativamente ripida dell’aereo, l’altitudine e la velocità al momento dell’impatto, hanno precluso agli occupanti dell’aereo la possibilità di sopravvivere all’incidente”.Al funerale, che si svolse ad Augusta partecipò un rappresentante dell’ambasciata sovietica a Washington, che lesse un messaggio personale di condoglianze da parte di Mikhail Gorbaciov in cui si parlava di Samantha come di un “simbolo di pace e amicizia fra i due popoli”: l’URSS quell’anno le dedicò anche un francobollo commemorativo.Alla cerimonia non partecipò invece alcun rappresentante del governo statunitense: l’attività di promozione della pace di Samantha e la sua vicinanza ai Sovietici furono anzi molto criticate dai conservatori Americani e dagli anticomunisti, che la accusavano di propaganda.Come è morta veramente Samantha Smith? Non lo sapremo mai. Ciascuno tragga le conclusioni che vuole. Io le mie le ho e tutto mi sembra fin troppo chiaro, anche alla luce di tante tragedie analoghe che da sempre accadono nel “democratico” Occidente a chi osa sfidare (anche inconsciamente e in buona fede, come nel caso della povera Samantha) il potere costituito.Quello che sappiamo è che in Russia è ricordata con affetto ancora oggi, e molte scuole e campi estivi le sono ancora dedicati. Negli USA, liquidata la pericolosa seccatrice, la sua memoria è finita subito nel dimenticatoio.Samantha Smith era una ragazzina che sognava un Mondo migliore. Ma visse, e morì, in un Mondo nel quale non c’era spazio per i sogni e, tanto meno, per i sognatori.

11.5.23

la storia siamo noi nel bene o nel male con e vittorie e le sconfitte


 Dopo aver sentito la canzone la storia di Francesco de Gregori  sia questo video di Baebero 


Non ricordo come cercando qualcosa che confermasse o smentisse quello che affermarono sia il primo che il secondo mi e venuta in mente la vicenda del tenente colonnello Harald Jäger (  foto  a destra  =)  disobbedì agli ordini e aprì il passaggio fra Berlino est e Berlino ovest più valico di frontiera del Bornholmer Straße il 9 novembre 1989 Nato nel 1943, figlio di un poliziotto di frontiera, ad appena diciotto anni Harald Jäger si unisce come volontario alla Deutsche Grenzpolizei, la formazione
paramilitare deputata nella DDR( ex Germania Ovest ) al controllo delle zone di confine – nel 1961, proprio quando viene eretto il Muro di Berlino. Tre anni dopo entra nella Stasi, e inizia a fare carriera nella PKE, la Passkontrolleinheit (l’unità per il controllo dei passaporti), fino a raggiungere il grado di Oberstleutnant, che grossomodo corrisponde al nostro tenente colonnello. È un militare, dunque, ma il suo sarà più che altro un lavoro da scrivania. .....Per 25 anni presta servizio al controllo dei passaporti in una delle zone di transito fra Berlino Est e Berlino Ovest, quella nei pressi della Bornholmer Strasse. Situato nel nord della città, fra i quartieri di Prenzlauer Berg (a Est) e Wedding (a Ovest), è un tratto di frontiera non semplice da gestire ..... il resto lo trovate qui in : << L’uomo dei passaporti, storia dell’impiegato che aprì il muro di Berlino >>  del sito Linkiesta.it >>.  
Credevo  fosse     un  caso isolato   perché    per  i militari  o  uomini   delle   istituzioni    i comandi e l'obbedienza agli ordini sono due ingredienti importanti per il successo militare  o  per la  sopravvivenza  delle  dittature  e dei governi  . Ma  poi  leggendo   le  storie    sotto riportate       riprese   dall'articolo   << Hanno ignorato gli ordini e così hanno cambiato la storia ! >> di (starsinsider.com) indipendentemente dal periodo o dalla cultura, la storia militare  (ma non solo  ) è piena di persone che hanno disobbedito agli ordini . I motivi per cui lo hanno fatto sono vari.   Molti hanno rifiutato comandi con cui erano profondamente  in disaccordo. Altri legheranno  tale gesto alla gloria personale altri al disonore . Alcuni   ricordati  e premiati   anche a posteriori . Altri come il primo caso dimenticato o sminuiti . Alcuni  vittoriosi   altri  sconfitti   Ma hanno pur sempre fatto la storia o contributo ad essa. 

L'uomo che ha ignorato un allarme missilistico 





Nel 1983, l'ufficiale sovietico Stanislav Petrov era di stanza nel bunker Serpukhov-15 vicino a Mosca, parte delle forze di difesa aerea sovietiche. Un giorno, il sistema di allarme rapido ha rilevato quello che sembrava essere un missile balistico intercontinentale americano in arrivo.Petrov e il suo staff hanno deciso che si trattava di un falso allarme e un'indagine successiva ha mostrato che il sistema era stato attivato dal sole che si rifletteva sulle nuvole. Rifiutando di lanciare un attacco, Petrov ha potenzialmente evitato centinaia di migliaia di morti.


L'uomo che ha impedito l'escalation della crisi dei missili cubani -



Durante la crisi dei missili cubani del 1962, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica evitarono per poco una guerra nucleare che avrebbe devastato il pianeta. Ma anche se i negoziati tra il presidente John F. Kennedy e il premier Nikita Khrushchev avessero avuto successo, la guerra sarebbe quasi sicuramente scoppiata a causa di un capitano di un sottomarino sovietico. Dotato di un missile nucleare, il sottomarino sovietico B-59 era di stanza nei Caraibi, insieme ad altri tre. Quando la Marina americana

scoprì i sottomarini, iniziarono a sganciare bombe di profondità nelle vicinanze. Con l'ordine di attaccare le forze americane se provocato, il comandante del B-59, Valentin Savitsky, pensò che la guerra fosse iniziata e ordinò il lancio del missile. Fortunatamente a bordo c'era anche il comandante della flotta Vasili Arkhipov, che ha pensato che gli americani stavano solo cercando di far emergere il sottomarino. Ha così convinto Savitsky e ha evitato la guerra nucleare.







Il generale nazista che si rifiutò di bruciare Parigi

Nel 1944, quando le forze alleate invasero con successo la Francia settentrionale durante lo sbarco in
Normandia, Adolf Hitler ordinò alle forze locali di bruciare gran parte di Parigi per evitare che cadesse nelle mani del nemico.Il comandante della prima armata tedesca, il generale Dietrich von Choltitz, si rifiutò di obbedire. Ha affermato nelle sue memorie che sentiva che gli ordini non avevano valore militare e che Hitler era malato di mente. Tuttavia, alcuni osservatori francesi hanno sostenuto che a Choltitz mancavano semplicemente le truppe per eseguire gli ordini. Qui si vede Choltitz firmare la resa delle truppe naziste dopo la liberazione della capitale francese.


L'uomo che ha ignorato il suo comandante 





Durante la seconda guerra mondiale, il tenente Tom Derrick era uno dei soldati più amati d'Australia. È meglio conosciuto per i suoi successi durante la battaglia di Sattelberg in Nuova Guinea nel 1943. Dopo una settimana di combattimenti, l'ufficiale in comando di Derrick ordinò una ritirata.Derrick avanzò da solo tra le postazioni di mitragliatrici giapponesi, mentre era sotto il fuoco di copertura dei suoi compagni di squadra. Ha ripulito 10 posizioni nemiche, aiutando la sua unità a raggiungere il loro obiettivo. Derrick ricevette la Victoria Cross per i suoi sforzi, ma morì per le ferite riportate nella battaglia di Tarakan nel 1942.



Il caporale dell'esercito che ha rifiutato di portare un'arma -

Il caporale Desmond Doss ha rifiutato di uccidere i soldati nemici o di portare un'arma in combattimento a causa delle sue convinzioni personali legate al culto della chiesa cristiana avventista
del settimo giorno. Di conseguenza divenne un medico da combattimento per la 77esima fanteria. Tuttavia, Doss si guadagnò comunque il rispetto dei commilitoni quando fu mandato a combattere. Dopo aver salvato 75 soldati feriti nella battaglia di Okinawa, ha guadagnato una medaglia d'onore. 




Il nazista che si rifiutò di distruggere le infrastrutture civili della Germania -


Nel marzo 1945, gli alleati catturarono l'ultimo ponte sul fiume Reno che consentiva l'accesso alla Germania. Hitler emise quindi un ordine per spazzare via tutta l'industria e le infrastrutture della Germania, (il cosiddetto Decreto Nerone), per evitare che cadessero sotto il controllo alleato.l compito ricadde sul ministro degli armamenti tedesco e amico di Hitler, Albert Speer. Tuttavia, Speer riteneva che l'ordine avrebbe avuto un effetto rovinoso sul popolo tedesco. Come von Choltitz, anche Speer sospettava che il suo capo fosse mentalmente instabile. Speer alla fine emise l'ordine, insieme però a ordini alternativi crittografati per ritardare la distruzione. Alla fine, il Decreto Nerone non andò a buon fine.



Il comandante di artiglieria che si rifiutò di sparare ai suoi stessi uomini 

Il 7 marzo 1915, al 336° reggimento di fanteria francese fu ordinato di attaccare le posizioni delle mitragliatrici tedesche. Gli attacchi andarono avanti per due giorni e quando il comandante di divisione, il generale Géraud Réveilhac, ordinò un'altra carica, la 21a compagnia rifiutò.
Furioso, Réveilhac ordinò al suo comandante di artiglieria, il colonnello Raoul Berube, di sparare sulle sue stesse truppe. Anche Berube si rifiutò. Giorni dopo, quando quattro caporali non furono in grado di attraversare un pezzo di terra di nessuno, tornarono indietro e Réveilhac ordinò che fossero giustiziati. L'incidente divenne noto come l'affare dei caporali Souain.
Réveilhac rimase al comando del reggimento fino al febbraio 1916, quando gli fu ordinato di prendere un congedo di tre mesi. Successivamente ha ricevuto il titolo di Grande Ufficiale della Legion d'Onore.








I soldati indiani che si rifiutavano di usare cartucce unte con grasso di maiale e di manzo -


Nel 1857, gli inglesi avevano controllato l'India con un regime repressivo per circa un secolo. Tuttavia, le tensioni erano finalmente arrivate al punto che i leader politici indiani stavano pianificando una
rivolta.
Gli eventi si inasprirono quando i fucili inglesi Enfield usarono cartucce unte con una miscela di grasso di mucca e maiale. Per caricare i fucili, i soldati musulmani e indù dovevano strappare con i denti la carta che avvolgeva le cartucce. Per motivi religiosi, si sono rifiutati di aprire le cartucce.
Le truppe furono giudicate colpevoli di insubordinazione in una corte marziale, che scatenò l'ammutinamento indiano. Gli inglesi alla fine li sconfissero e presero il controllo diretto dell'India fino al 1947.


Il generale che ha spostato 10.000 uomini fuori posizione -


Il generale Daniel Sickles era un politico con l'ambizione di diventare presidente. Tuttavia, i suoi sogni sono stati effettivamente rovinati quando ha ucciso l'amante di sua moglie. Quando scoppiò la guerra civile americana nel 1861, Sickles creò una brigata con sé stesso come comandante, sperando di migliorare la sua reputazione.La carriera militare di Sickles terminò nella battaglia di Gettysburg nel luglio 1863, dopo aver spostato il suo III Corpo senza ordini in un'altra posizione. Subirono il 40% di vittime, ma hanno comunque rallentato il generale confederato James Longstreet.Lo stesso Sickles fu ferito da colpi di cannone e dovette farsi amputare una gamba. Alla fine è stato insignito della medaglia d'onore per le sue azioni.










Il tenente che ha sfidato l'ordine di ritirarsi 



Nel 1951, l'esercito cinese lanciò l'offensiva di primavera contro le forze americane durante la guerra di Corea, inviando 300.000 truppe per attaccarle. Sopraffatta, un'unità americana dell'8a compagnia Ranger fu catturata prima dell'avanzata. Il suo comandante, EC Rivera, chiese aiuto via radio, ma le forze rimanenti decisero di ritirarsi.
Rivera e i suoi 65 uomini sarebbero stati condannati se non fosse stato per il tenente David Teich. Disobbedendo al suo capitano, Teich inviò quattro carri armati a Rivera e recuperò l'unità bloccata.

Fonti: (Ranker) (BBC) (HistoryNet)



Crisi imperiale 



L'ammutinamento del Reno del 14 d.C. minacciò la stabilità dell'intero Impero Romano. Alla fine del regno di Augusto, l'esercito romano aveva dedicato gran parte delle sue forze a reprimere una rivolta in Illyricum, situata negli odierni Balcani. Ciò ha contribuito a far precipitare la distruzione di tre legioni vulnerabili nella foresta di Teutoburgo in Germania.
L'ammutinamento del Reno del 14 d.C. minacciò la stabilità dell'intero Impero Romano. Alla fine del regno di Augusto, l'esercito romano aveva dedicato gran parte delle sue forze a reprimere una rivolta in Illyricum, situata negli odierni Balcani. Ciò ha contribuito a far precipitare la distruzione di tre legioni vulnerabili nella foresta di Teutoburgo in Germania.La rivolta è iniziata quando i soldati hanno iniziato a uccidere i loro comandanti. Il compito di fermarla toccò a Germanico, figlio del nuovo imperatore Tiberio. Dopo molta resistenza, la ribellione scoppiò e i comandanti furono giustiziati. Germanico guidò quindi i soldati un tempo ribelli in una spedizione di successo  attraverso il Reno, che dimostrò la loro lealtà.






Quindi la storia Siamo noi e le nostre azioni  

21.4.22

Michele Campanella sfatò un tabù: fu il primo comunista della Liberazione a entrare nelle forze dell'ordine. L'omaggio di Genova ai 100 anni del "comandante Gino"

 per  approfondire  

https://it.wikipedia.org/wiki/Polizia_partigiana


da https://www.ilsecoloxix.it/genova/2012/06/04/

Genova - Quella sporca dozzina. Dodici furono all’inizio i volontari, tutti di provata esperienza, cui il comando partigiano, nel settembre 1944, affidò un compito di particolare audacia: portare la guerriglia in città. Così nacque la squadra volante Severino, che in collaborazione con le Sap, le Squadre di azione patriottica attive dall’estate in ambito urbano, avrebbe dovuto costituire una pressante minaccia per tedeschi e fascisti con improvvise puntate in val Bisagno e nei quartieri periferici genovesi. Alla testa di quegli uomini vi era Michele Campanella, nome di battaglia “Gino”, destinato a divenire una delle figure di maggior rilievo della Resistenza nella VI Zona operativa, corrispondente a grandi linee con il territorio dell’attuale provincia genovese, e che nel dopoguerra sarà insignito della medaglia d’argento al valor militare e della Bronze Star Usa. Il comandante Gino è morto ieri a Monzuno, nel Bolognese, dove era andato a vivere i suoi ultimi anni. Le sue ceneri, come ha disposto nelle ultime volontà, saranno disperse nelle montagne dell’entroterra di Genova, teatro delle sue leggendarie imprese.


Nato a Genova il primo maggio 1922 in una famiglia antifascista, sin da giovane Michele Campanella era stato oggetto delle attenzioni della polizia politica fascista, che lo sospettava, non a torto, di attività antifasciste. Chiamato alle armi e arruolato in Marina, fu a Spalato che Michele Campanella si trovò l’8 settembre 1943 quando, al pari di milioni di italiani e dei combattenti sui vari teatri di guerra, venne a sapere dell’avvenuto armistizio con gli anglo-americani. In assenza di chiari ordini e lasciata colpevolmente in balia degli eventi dalla monarchia e dalle supreme autorità civili e militari, la nazione si trovava allo sbando. Che fare? In quale Italia identificarsi, in quella rappresentata dal sovrano e dal governo Badoglio, firmatario dell’armistizio, o nella Rsi di Mussolini, Stato-fantoccio al servizio del Terzo Reich? Nessun dubbio attraversò la mente di Campanella che, riuscito a rientrare in patria, tornò a Genova, riprendendo i contatti con l’ambiente antifascista.


 e  da  REPUBBLICA 




in un periodo quello della guerra fredda soprattuttto in una delle fasi più acute cioè quella fra il 1945\50 i ruoli dele forze dell'ordine erano in mano agli ex fascisti o a i non comunisti ecco perchè la storia di Michele Campanella sfatò un tabù: fu il primo comunista della Liberazione a entrare nelle forze dell'ordine. L'omaggio di Genova ai 100 anni del "comandante Gino"

18.2.22

storie di centenari. I 107 anni di Luisetta Mercalli Quaquero insegnante di generazioni di studenti e morto a 101 Morto pilota Usa che lanciava con il onte aereo dolci ai bambini di Berlino nel 1948

 la nuova  sardegna  del  17\2\2022

La signora Luisetta Mercalli Quaquero

Nata a Carloforte, studi a Padova, l'ultracentenaria signora è stata docente alla scuola media Alfieri di Cagliari ed è la madre di Angela e Myriam, la prima, psicoterapeuta, è la presidente dell'Ordine degli psicologi della Sardegna e la seconda, musicologa, è docente al Conservatorio di Cagliari

CAGLIARI. Grande festa nella residenza sanitaria assistenziale “Fondazione Stefania Randazzo” di Selargius, per il centosettesimo compleanno di Luisetta Mercalli. L’ultracentenaria nata a Carloforte il 17 febbraio 1915, di mercoledì, il giorno delle “Ceneri”, è la primogenita delle tre figlie di Limbania Rivano e Giorgio, ufficiale del regio esercito nella Prima guerra mondiale e successivamente funzionario della società che aveva la concessione per lo sfruttamento della miniera di Montevecchio a Iglesias.Luisetta Mercalli, sopravvissuta alla “spagnola”, la pandemia influenzale che contrasse nel 1918, quando aveva 3 anni, e quest’anno al covid-19, dopo aver studiato all'istituto Carlo Felice di Cagliari, ha conseguito un secondo diploma alla scuola femminile superiore ”Pietro Scalcerle” di Padova, per insegnare quindi Economia domestica nella scuola secondaria di avviamento professionale prima a Carloforte, poi a Monserrato. Era l’insegnante prevalente: la materia comprendeva contabilità, disegno professionale, merceologia. Successivamente, dal 1 ottobre 1963 sino alla pensione, 1979, ha insegnato Applicazioni tecniche nella scuola media Alfieri a Cagliari.Il 28 giugno del 1951, dopo un breve fidanzamento, si è sposata nella chiesa di San Carlo a Carloforte con Luigi Quaquero, un ufficiale carlofortino che durante la Seconda guerra mondiale era stato catturato dagli inglesi nell’Africa Orientale e tradotto in uno dei campi di prigionia allestiti in Kenia.

La signora Luisetta a passeggio con le figlie Myriam e Angela

La signora ultracentenaria ha avuto due figlie: Angela Maria, laureata in Lettere e Psicologia, psicologa psicoterapeuta, già assessora alle politiche sociali della provincia di Cagliari dal 2005 al 2013, attuale presidente dell’Ordine degli Psicologi della Sardegna, e Myriam, laureata in filosofia e Disciplina delle arti, della musica e dello spettacolo (DAMS), diplomata in composizione, musicologa e titolare della cattedra di Storia ed estetica musicale presso il conservatorio di musica “Pierluigi da Palestrina” di Cagliari fino al 2018. Dotata di una grande manualità la signora Luisetta ha sempre amato ricamare e cucire. Dal mese di dicembre dello scorso, grazie ad un intervento eseguito dall’oculista Sergio Manuel Solarino, ha riacquistato una parte della vista. E pertanto può nuovamente dedicarsi alla lettura, un’altra delle sue passioni.Tra i primi a esternarle gli auguri oltre alle figlie, ai generi e alle 3 nipoti Alice, Francesca, Elena, anche la sorella ultimogenita Maria Vittoria, novantunenne, una delle prime ad aver conseguito in Sardegna il diploma di laurea Isef, e il sindaco di Carloforte Salvatore Puggioni.

Halvorsen, 'bombardiere di caramelle' contro embargo sovietico

(ANSA) - ROMA, 17 FEB - Gail Halvorsen, l'ex pilota americano passato alla storia per aver lanciato dolciumi ai bambini di Berlino durante l'embargo imposto dall'Unione sovietica, è morto a 101 anni. Soprannominato il 'bombardiere di caramelle' o 'zio Wiggly Wings' per il modo in cui manovrava il suo aereo in modo che i bambini sapessero del suo arrivo, fu il primo pilota a far piovere su Berlino piccoli paracaduti riempiti cioccolata, gomme da masticare e caramelle e ispirò tanti altri piloti a fare lo stesso dopo di lui. "Anche se volavo giorno e notte, con il ghiaccio e sotto la neve... ero felice quando vedevo l'espressione dei bambini che aspettavano i paracaduti. Ne andavano matti", raccontò Halvorsen in un'intervista di dieci anni fa. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, dal 1948 al 1949 gli americani e gli alleati organizzarono un'operazione chiamata 'Il ponte di Berlino' per portare rifornimenti ai 2,5 milioni di abitanti di Berlino ovest, ancora sofferenti per il conflitto e circondati ai sovietici che avevano bloccato tutti gli accessi ai tre settori occupati da statunitensi, inglesi e francesi e tagliato tutti i collegamenti ferroviari e stradali. Furono 2 milioni le tonnellate di merci trasportate da oltre 270.000 voli alleati. Almeno 78 piloti americani, britannici e tedeschi hanno perso la vita in incidenti aerei o a terra, consegnando cibo e altri generi di prima necessità alla popolazione di Berlino che era allo stremo. (ANSA).



26.12.19

La storia del musicista che ritornò a Palermo dopo esser stato costretto a vivere 40 anni nella DDR



Lo so che l'ubriacatura celebrativa ed ideologica del trentennale della caduta del muro è ormai passata , ma questa storia è , oltre ad essere affascinante , piena di bugie non so se le racconta il musicista o l'autore dell'articolo. fino al 1961 il musicista avrebbe potuto andarsene con tutta tranquillità a Berlino Ovest e ritornare in Italia. se non lo ha fatto avrà avuto le sue ragioni e non c'entra la DDR, almeno nel primo periodo in questo caso .






da https://amarcord1983.wordpress.com/











L’alba della libertà è nascosta dentro un viaggio premio a Palermo a 40 anni di distanza dal doloroso distacco. Quella del musicista Gian Luigi Costanzo è una storia palermitana che unisce il Natale con il trentesimo anniversario del crollo del Muro di Berlino. La straordinaria vita del “Maestro”, costretto a vivere 40 anni nella Ddr – la Repubblica Democratica Tedesca – si intreccia con una curiosa coincidenza, un’apparizione “europea” in tv, e con l’estate più florida per gli italiani, quella “mondiale” del 1982. Sofferenza, desideri, ambizioni crollate, orizzonti chiusi, umanità, empatia. C’è tutto questo nella vita di Costanzo al di là del Muro.
Sposatosi all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, ha due figli piccolissimi, quando da militare, lascia Palermo e parte volontario in Russia. Durante la tragica ritirata riusce a sfuggire alla morte fingendosi cadavere tra i cadaveri dei suoi commilitoni morti. Nel dopoguerra, dopo tante peripezie il giovane musicista palermitano si ritrova nella Berlino controllata dai sovietici: aveva grandi ambizioni di compositore ma il suo impatto con la nuova realtà è complicato. La guerra e la separazione in due della Germania gli sconvolgono l’esistenza. Da quel momento non può più uscire dalla Ddr, non può più mettersi in contatto con la famiglia rimasta in Italia e deve iniziare una penosa vita di artista in un Paese, distrutto dalla guerra e stretto nella morsa del “socialismo reale” che – in quei primi anni – mostra poca considerazione per la musica. Costanzo rischia di condividere la casa con altre famiglie, ha pochi i soldi in tasca e conduce una vita grama. Con il passare del tempo, rassegnato si rifà una famiglia, proprio con la donna che lo aveva salvato tra i cadaveri.
Inizia a far carriera lavorando per gli enti musicali statali, ma sempre più controllato dalla Stasi, la principale organizzazione di sicurezza e spionaggio della Repubblica Democratica Tedesca, che “sorvegliava le vite degli altri”. Nel frattempo il maestro palermitano diventa di nuovo papà, di Astrid. Ma resta vivo il ricordo della sua terra e della sua famiglia palermitana, di altri due figli quasi sconosciuti. La moglie italiana, senza notizie e dopo anni di vane ricerche, si rassegna intanto. E lo considera ormai morto.
Il tempo passa e, negli anni 70, alcuni parenti palermitani assistono in tv a una competizione musicale tra nazioni europee in cui partecipa la Repubblica Democratica Tedesca. Sullo schermo appare la scritta con l’autore della canzone concorrente per la Germania Est: “Gian Luigi Costanzo”. Cugini e nipoti palermitani, si chiedono meravigliati se quel Costanzo non sia proprio lo zio Luigi e in loro si riaccende la speranza che si tratti del parente scomparso e ritenuto morto. Ma come fare per avere conferme qui in Occidente, in piena ‘guerra fredda’, da un paese blindato coma la Ddr? Un’impresa ai limiti dell’impossibile.
E infatti trascorrono altri anni e agli inizi degli Ottanta, la famiglia italiana di Gian Luigi riceve una telefonata da Berlino… Ovest. Una voce in un italiano “germanizzato” annuncia: “Sono Luigi, sono vivo. Ho vissuto a Berlino Est e non ho potuto mettermi in contatto con voi fino a oggi che sono pensionato. Tra poco verrò in Italia e voglio andare a Palermo. Finalmente il maestro Costanzo può varcare il famigerato Muro e contattare i familiari italiani. In effetti la Ddr concedeva “passaggi a Ovest” e dei “viaggi premio”, però soltanto in casi eccezionali, e soprattutto se si trattava di persone di un certo livello, possibilmente già in pensione, ovvero “non più produttive per lo Stato”. Tutto sempre sotto l’occhio vigile della Stasi e con l’obbligo del rientro in patria. In caso contrario le famiglie avrebbero avuto delle ritorsioni terribili.
Incredulità, stupore, rabbia, costernazione ed in fine comprensione; questi i sentimenti contrastanti che esplodono nei familiari di Gian Luigi che, nell’estate del 1982, ritorna in Italia dopo oltre 40 anni. A Palermo viene ospitato da cugini e nipoti. “E qua, nella loro villa dell’Addaura lo incontrai – racconta oggi Cesare Calcara, architetto palermitano e testimone di questo storico incontro -. Non ho potuto far a meno di chiedergli qualcosa della sua incredibile vita. Alla fine dell’avvincente conversazione gli ho fatto una domanda della quale subito mi pentii: ‘Maestro, per lei cosa è la libertà?’. Lui si guardò un attimo intorno e mi indico il cancello della villa e, con molta tranquillità, mi disse: ‘Vede quel cancello, ebbene lei se vuole entra, poi esce, poi entra. E poi se vuole esce di nuovo’. Rimasi zitto. Poi ringraziandolo mi scusai per avergli fatto quest’ultima domanda, che avrebbe potuto turbarlo. Mi sorrise salutandomi calorosamente da buon siciliano. In effetti, quello turbato fui soprattutto io, pensando come quel regime comunista possa aver drammaticamente sconvolto la vita di milioni di uomini tra cui quella del Maestro Costanzo. Qualche tempo dopo – conclude Calcara – la nipote che lo ospitò, mi confidò che prima di spostarsi, anche per pochi chilometri, da Palermo, lo zio Luigi faceva una telefonata e parlando in tedesco riferiva dove sarebbe andato, con chi, quando e per quanto tempo si sarebbe assentato da Palermo. E il numero telefonico a cui chiamava aveva il prefisso 091!”. L’alba della libertà dentro il tramonto del Muro. In mezzo c’è la vita di un uomo privato per 40 anni della sua città, ma che sotto il cielo di Berlino ha trovato la forza di rinascere.

29.9.19

A 30 anni dalla caduta del muro di Berlino , esso è ancora un problema . intervista a Giulietto Chiesa autore di : Chi ha costruito il Muro di Berlino ?

Risultati immagini per chi ha costruito il muro
Noi  tutti,  salvo   i millenians ,  abbiamo    vissuto   alcuni    (   è il mio caso  essendo    all'epoca  di passaggio  dall'infanzia  all' adolescenza  )  solo  l'ultimo  periodo  .  il  periodo  che  va  dal 1985  salita   leader  di Gorbaciof,  con  l'apice  nel  1989   (  crollo  delle  dittature  \  regimi  dei paesi dell'est    e  quindi    del muro  fra le  due  Germanie   e  la loro riunificazione  )   alla  fine dell'unione  sovietica  1991\2 . Avido  di letture    mi accorgo  che Giulietto Chiesa   , pur    condividendo sempre  meno  quello che  scrive  stavolta  ha  ragione  . Infatti  Il Muro di Berlino costituisce la metafora e la sintesi dell'intera Guerra Fredda. E' uno dei principali fondamenti della sconfitta definitiva del socialismo reale, di fronte ala straordinaria capacità affabulatrice del capitalismo nella sua fase matura. Ma il muro segna anche, al tempo stesso, l'inizio della manipolazione di massa, in forme nuove rispetto al passato, e il mutamento radicale delle stesse forme della competizione geopolitica.E poi  come potete  vedere    nei vari   articoli  e speciali  internet  e  cartacei  ,  libri  , Oggi, a trent’anni dalla caduta del “Muro”, possiamo già intravvedere il baccanale delle celebrazioni di quella vittoria: tanta più enfasi sarà data all’evento, quanto più serio è oggi il pericolo di una revisione di quella narrazione. Infatti oggi, a 30 anni dalla caduta del Muro, possiamo già intravedere il baccanale delle celebrazioni di quella vittoria. È già avvenuto nel decennale e nel ventennale, ma al terzo decennio dal crollo  sembra essere   destinata   ad  essere molto superiore. Ed è chiaro il perché. C’è una ragione precisa per questo innalzamento del volume: tanta più enfasi sarà data all’evento quanto più serio è oggi il pericolo di una revisione in peggio  di quella narrazione. Bisognerà sottolineare i fasti di quel trionfo proprio per sommergere sul nascere ogni tentativo di contestarlo. Lo si deve illustrare e spiegare a una nuova generazione che non lo conosce, che non l’ha vissuto. Specie in quest’Europa attuale, che di quella vittoria è la diretta conseguenza, bisognerà spiegare che essa era l’unica possibile soluzione, nell'interesse dell’Impero del Bene.Adesso sarebbe tempo, per  dare  un quadro a  360°  gradi   di distribuire le responsabilità tra le parti   e  si dovrà evitare, in primo luogo, che ci si domandi, come  fa  quest'articolo  de https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/01/23/  il perché di quel Muro.  Esso sostiene  ,  con un analisi  non solo complottista  , ma  documentabile  e ricca  d'esperienza   vista  la  sua  conoscenza    dei fatti sovietici



INTERVISTA A GIULIETTO CHIESA a cura di Margherita Furlan

Ora    avendolo conosciuto    ed  sentito     di persona      quando  all'epoca , prima che  si  disperdesse  e  scisse  in  mille rivoli  ,   facevo parte  di megachip ,ed  sapendo  il suo  scrupolo    nel trattare determinati  argomenti  con tesi   alternative   a quelle preconcette  e ufficiali   , ho deciso  d'intervistarlo   . queste  sono  le mie domande




  1.  come  mai    questo  titolo  ?
  2.   dove  sarebbe   l'inganno     della  versione   ufficiale    sul perchè    si  è costruito  il  muro  ?
  3. per  i millenians    potresti spiegare meglio    questa  definizione : Il Muro di Berlino costituisce la metafora e la sintesi dell'intera Guerra Fredda. E' uno dei principali fondamenti della sconfitta definitiva del socialismo reale, di fronte ala straordinaria capacità affabulatrice del capitalismo nella sua fase matura. Ma il muro segna anche, al tempo stesso, l'inizio della manipolazione di massa, in forme nuove rispetto al passato, e il mutamento radicale delle stesse forme della competizione geopolitica. 
  4.  condividi tale     ipotesi https://www.corriere.it/cultura/19_settembre_25/europa-il-muro-berlino-storia-riesce-sempre-spiazzarci-7e77a3b0-dfae-11e9-aa5f-fbca0c81b7c9.shtml  ?
  5.  cosa  è rimasto dell'ubriacatura  e  delle speranze   che  avrebbe   provocato  la  cadura  del muro ?
  6. il  crollo del muro   è  avvenuto  per  la  glanost  e  la perestroika  di  gorbaciof  oppure   per  altri motivi ?
  7. la guerra  fredda  nacque  yalta o con il muro di Berlino ?  
  8.  sentendo  in  questa  tua  intervista  sul ruolo   del  fondatore della Cia   e   dell'uso  degli ex quadri  nazisti  per la  potenza  culturale  ed militare  Usa  ed  quindi la  violazione degli accordi  di portdam mi  chiedo   che  collegamento  ha  con il muro di Berlino ?  
  9. come   rispondi   a  chi   leggendo  le recensioni    del tuo libro  o  questa  tua intervista   ti  taccia  ,  cosa secondo me fallace ed  astrusa  , di complottismo ?
  10. pro  o  contro Otalgie (/?stal'gi:/ crasi tra le parole "Osten", ossia "est", e "Nostalgie", "nostalgia") è un termine entrato ufficialmente nella lingua tedesca nel 1993, quando la Gesellschaft für Deutsche Sprache (Società per la lingua tedesca) lo inserì nell’elenco delle dieci parole più rappresentative dell’anno[1], per indicare il sentimento nostalgico sviluppatosi nei primi anni 1990 nella Germania orientale a seguito della scomparsa della DDR. Oltre a essere un sentimento, l’Ostalgia è un fenomeno di consumo. La risurrezione nostalgica della DDR ha favorito, infatti, la nascita di una sottocultura del recupero: nei supermercati vengono offerti prodotti di vecchie marche dell’Est, vengono organizzati party ostalgici – spesso ironici – e riscoperti oggetti tipici e simboli della DDR come ancoraggio d’identità. Il culmine di questa tendenza è stato raggiunto con il film Good Bye, Lenin! del 2003 e con i successivi DDR-show di emittenti televisive pubbliche e private ?

ed  questo video inviatomi  da lui  le sue riposte.


quindi visto che tra poco  è  il trentennale sarebbe  giusto   ed  un ottimo modo  i  ricordare   quel periodo storico , il  cui  muro di Berlino  insieme  alla cortina di ferro     n'è  il  simbolo  (  come  lo era   per  ancien régime  la rivoluzione francese    de 1789  ) a  360 gradi  e  smetterla  di vedere la storia  sopratutto    periodi  cosi complessivi  che nel  bene  o  nel male   hanno ed   continuano  ad influenzare  l'oggi  . Ed   smetterla  di vedere  solo  (  sentite la  penultima  risposta  )  come complottista   o pazzo   colui che   dice  cose  diverse   da quelle  ufficiali  . La  verità sta nel mezzo . 

27.5.19

Ideologia cosa è ? esiste ancora o è crollata nel secolo scorso ?

Cari Utenti vecchi e nuovi IL post d'oggi prendete spunto da un commento idiota ed ignorante lasciato.,  vedere  sotto  ,  sulla bacheca della nostra appendice facebook .

Una persona che :  preferisce  ascoltare  coloro  che   : <<  urlano teorie\ rincorrono morali\la propaganda vince\con frasi sempre uguali >> * e  quindi  ha   : <<  ha rinunciato \ad avere un'opinione\mio fratello ha rinunciato\in cambio di un padrone  che sceglie al suo posto\ e che non può sbagliare\perché ormai nessuno  lo riesce a giudicare >>* .,  oppure  non riesce  a  guardare all'oggi ma    guarda  o  si basa    solo  sul passato    in cui prevalevano le  vecchie ideologie  ( fascismo  e  comunismo)   cioè al secolo scorso   ed  ignora     che  proprio   nell'ultimo periodo  d'esso     con la  fine della  guerra  fredda   e il crollo     di  uno    dei  suoi protagonisti ne  ha  segnato la  fine   di quel  tipo  d'ideologie  .  
Ora   come un fenomeno  carsico  è riemersa  quella domanda  del  titolo    che  mi posi  all'epoca   della mia  adolescenza  , prima di definirla ,   come  una  sovrastruttura mentale    concezione  dovuta  : all'ascolto  di  questa  famosa  canzone  di Gaber



 in particolare   il  ritornello
[...] L'ideologia, l'ideologia
Malgrado tutto credo ancora che ci sia
È la passione, l'ossessione
Della tua diversità
Che al momento dove è andata non si sa
Dove non si sa, dove non si sa. [...] 



  alla  lettura  \ studio  per  un esame  di storia  dela  filosofia  all'università  del libro l'unico e  la sua proprietà di  Max Stiner  ( pseudonimo di Johann Caspar Schmidt 1806 – 1856 ) ., alla  lettura del blog filosofico La Botte di Diogene – blog filosofico  di riflessione, critica e discussione filosofica    a cura   del compagno di strada  facebookiano   Mario Domina . Poi  il post  prima  citato   mi  ha  portato     a  chiedermi  , come da  titolo  , ma  cosa  è  l'ideologia    e d  è ancora   attuale  ?
Dopo  un  accesa  discussione  con  il  compagno  di  strada  (  l'ho intervistato per  il nostro blog  nel lontano  2017  raccontando  la  sua storia  di mugnaio  -  filosofo  )    Daniele  Carbini  


 IO  cosa è per te l'ideologia ? ed oggi esiste ancora ? o è solo un retaggio del passato ?
LUI




IO
veramente io ti ho chiesto per te , non la definizione dell'enciclopedia . cmq grazie lo stesso
LUI
Veramente le parole hanno un significato preciso Non è che pioggia ha un significato diverso per ognuno.
  IO  ok va bene
anche se un po' strano per un filosofo . mi ricordano le lezioni del mio povero prof  di filosofia     delle superiori   che quando  gli chiedevi    se poteva  rispiegartelo meglio  che non avevi  capito  quel pensiero di un autore    anziché usare parole diverse te lo ripeteva uguale
LUI
Mi hai fatto una domanda a cui ho risposto. L’ideologia ha un significato chiaro e definito. Non esiste un significato per me o per te. Se non ti piace è un problema tuo. È già tanto che a domanda stupida (per un laureto in filosofia) ho risposto in modo cortese e puntuale.
IO  ok 🙄😥
Continuo    a  considerarla  tale .                                                                                            Infatti da   http://www.treccani.it/vocabolario/sovrastruttura/
[...] 
Ogni elemento o complesso di elementi che si aggiungono e si sovrappongono alla struttura originaria (anche in senso astratto) senza essere o diventare parte integrante di questa: l’organizzazione della mostra risente di troppe sovrastrutture. In partic., qualsiasi atteggiamento o manifestazione dell’individuo, del pensiero, dell’arte, ecc., che non nasca da un’esigenza interiore ma si sovrapponga a ciò che è intimo e reale senza affondare in questo le sue radici: un uomo schietto, senza s. mentali; un romanzo, un dramma appesantito da s. ideologiche. b. Nel pensiero marxiano, il complesso delle istituzioni giuridiche e politiche, delle leggi, delle forme religiose, artistiche, filosofiche, generalmente. considerate come forme sociali di coscienza che corrispondono, dipendendone, alla struttura economica della società




Tesi che collima  con le      ricerche  fattew(   di cui  trovate   sotto  gli url  per  chi volesse  approfondire   l'argomento  )  sopratutto   dopo  il  ritornello    di questa  canzone  del comico  dado 

  


Ma sopratutto , e qui rispondo alla domanda esiste ancora ? 
Certo che esiste ancora oggi anche se in diverse forme di quelle dei secoli XIX e XX secolo infatti possiamo parlare da dopo 11\9\01 ** d'ideologia del terrore \ dell'odio . Ecco quindi che andando al di là del significato del termine vedi discussione con daniele e gli  url sotto ed  i collegamenti ipertestuali  delk linl    mi viene in mente una bella frase di Jean Paul Sartre: “Le ideologie sono libertà mentre si fanno, oppressione quando sono fatte” ed una riflessione bellissima, trovata mentre cercavo una definizione del termine , di Eugène Ionesco (  1909 – 1994 ) : “In nome della religione, si tortura, si perseguita, si costruiscono pire. Sotto il manto delle ideologie, si massacra, si tortura e si uccide. In nome della giustizia si punisce. In nome dell'amore per il proprio Paese o per la propria razza si odiano altri Paesi, li si disprezza, li si massacra. In nome dell'uguaglianza e della fratellanza si sopprime e si tortura. Fini e mezzi non hanno nulla in comune, i mezzi vanno ben oltre i fini. Ideologie e religione sono gli alibi dei malvagi”.>>  Concludo con questa frase venutami ora  in mente  una bella frase di Jean Paul Sartre  (  1905 -1980 )   “Le ideologie sono libertà mentre si fanno, oppressione quando sono fatte”.


emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...