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20.4.13

MA LA RADIO E LA TV DELLA RAI ( NON ) È LA RADIO VATICANA



SE IL cristianesimo decide di rinunciare alle prescrizioni
morali per tornare a essere religione che custodisce il
mistero di Dio, può lasciare agli uomini il compito di
formulare una morale che possa valere per tutti.
(da “Cristianesimo” di Umberto Galimberti – Feltrinelli,
2012 – pagg. 107-108)



Lo  so  che   queste  cose  dovrebbero essere scontate  ed ovvie , da  tempo  , ma   visto  il conflitto  d'interessi  del giornalista  Giovanni preziosi di cui si parla  sotto ,   non lo sono per  niente    e  spesso   si fa  finta  di non sapere  io s'applica il  silenzio assenso  l'indifferenza  (   vedere  Gramsci  qui il testo   se il video preso da  youtube  dovesse  finire  cancellato \  rimosso dall'autore  )  . Ora , che  lo stato  Italiano   non fosse laico   ma clericale  era risaputo  da  tempo  , ma  mai   s'era  arrivati  , come  dice   Giovanni  Valentini su repubblica  d'oggi    :  << Si può credere o non credere, avere fede o no,
professare la religione cattolica o qualsiasi altra oppure nessuna; ma con l’avvento di Papa Francesco non si può tollerare oltre lo scandalo mediatico e civile di un direttore dei giornali   radio – di una radio pubblica di uno Stato laico – che siede in permanenza nel Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali di uno Stato straniero come il Vaticano. Non abbiamo alcun pregiudizio, né a livello personale né soprattutto a livello editoriale,nei confronti della Chiesa e più in generale del
fenomeno religioso  (...)  
Ma il caso di Antonio Preziosi, direttore dei Gr Rai e “consultore” pontificio, rappresenta una doppia anomalia, sia per lo Stato sia per la Chiesa. Si può anche capire che al Vaticano interessi annoverare il responsabile dell’informazione radiofonica pubblica nel Consiglio delle Comunicazioni, insieme ai direttori dell’Osservatore romano, dell’Avvenire e di Civiltà Cattolica. >> ha  ragione  Valentini  <<  È inaccettabile però che un’azienda di Stato tolleri un “doppio incarico” che, a prescindere da qualsiasi aspetto professionale o eventualmente economico, configura di fatto un conflitto  di interessi ai danni dei cittadini, ascoltatori e abbonati.

La radio della Rai non è la Radio Vaticana. Non è un’emittente confessionale che deve “evangelizzare” il pubblico. Tra le sue funzioni istituzionali, non
rientrano quelle di “predicare” o di “convertire” alla
religione cattolica. Deve fare informazione, assicurandone
la completezza e l’imparzialità: naturalmente,anche sugli eventi e sulle vicende che riguardano la Chiesa.
Al Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali,come si legge nel suo sito, sono affidati i compiti di “suscitare e sostenere adeguatamente l’azione della Chiesa e dei fedeli nelle molteplici forme della comunicazione seguendo i quotidiani cattolici,le pubblicazioni periodiche, le emittenti radiofoniche e televisive, perché realmente corrispondano alla propria indole e funzione, divulgando la dottrina della Chiesa”. Una missione più che legittima e rispettabile. Quella che non è legittima invece è la presenza in pianta stabile del direttore dei Gr Rai,un’azienda di Stato al cui vertice spetta sorvegliare sulle incompatibilità dei suoi dipendenti.È stata proprio la direzione generale di viale Mazzini a emanare recentemente una circolare, contro i “doppi incarichi” interni: come, per esempio,quello di Bianca Berlinguer, direttrice e conduttrice del Tg 3. Si può essere d’accordo o meno. Sta di fatto,però, che al suo confronto, il caso Preziosi appare ben più grave, perché intacca la laicità istituzionale del servizio pubblico. [...] >> 

10.12.08

LETTERINA DI NATALE

 


















 



LETTERINA DI NATALE







LETTERINA DI

NATALE


 dal blog di rossella drudi http://www.diteloame.splinder.com




"SFIDA AI DIRIGENTI DELLA

TELEVISIONE"








Molti lamentano i disagi dovuti alla

mancanza di una vita sociale e culturale organizzata fuori dal Centro







il "cattivo" nelle periferie "buone" (viste

con dormitori senza verde, senza servizi, senza autonomia, senza più reali

rapporti umani). Lamento retorico. Se infatti ciò di cui nelle periferie si

lamenta la mancanza, ci fosse, esso sarebbe comunque organizzato dal Centro.

Quello stesso Centro che, in pochi anni, ha distrutto tutte le culture

periferiche dalle quali, appunto, fino a pochi anni fa, era assicurata una vita

propria, sostanzialmente libera, anche alle periferie più povere e addirittura

miserabili.



Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha

fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un

modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie

culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano

imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava

ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli

imposti dal Centro, è totale e incondizionata. I modelli culturali reali sono

rinnegati. L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la "tolleranza"

della ideologia edonistica, voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle

repressioni della storia umana. Come si è potuta esercitare tale repressione?

Attraverso due rivoluzioni, interne all’organizzazione borghese: la rivoluzione

delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema d’informazioni.



Le strade, la motorizzazione ecc. hanno ormai strettamente unito

la periferia al Centro, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del

sistema d’informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della

televisione il Centro ha assimilato a sé l’intero paese, che era così

storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un'opera

di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè,

come dicevo, i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova

industrializzazione, la quale non si accontenta più di un "uomo che consuma", ma

pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un

edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente

estraneo alle scienze umane.



L’antecedente ideologia voluta e

imposta dal potere era, come si sa, la religione: e il cattolicesimo, infatti,

era formalmente l’unico fenomeno culturale che "omologava" gli italiani. Ora

esso è diventato concorrente di quel nuovo fenomeno culturale "omologatore" che

è l’edonismo di massa: e, come concorrente, il nuovo potere già da qualche anno

ha cominciato a liquidarlo. Non c’è infatti niente di religioso nel modello del

Giovane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti dalla televisione. Essi

sono due Persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi Beni di consumo

(e, s’intende, vanno ancora a messa la domenica: in macchina).



Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello

che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di

benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono

davvero in grado di realizzarlo?

No. O lo realizzano

materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a

realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. Frustrazione o

addirittura ansia nevrotica sono ormai stati d’animo collettivi. Per esempio, i

sottoproletari, fino a pochi anni fa, rispettavano la cultura e non si

vergognavano della propria ignoranza. Anzi, erano fieri del proprio modello

popolare di analfabeti in possesso però del mistero della realtà. Guardavano con

un certo disprezzo spavaldo i "figli di papà", i piccoli borghesi, da cui si

dissociavano, anche quando erano costretti a servirli.

Adesso,

al contrario, essi cominciano a vergognarsi della propria ignoranza: hanno

abiurato dal proprio modello culturale (i giovanissimi non lo ricordano neanche

più, l’hanno completamente perduto), e il nuovo modello che cercano di imitare

non prevede l’analfabetismo e la rozzezza. I ragazzi sottoproletari umiliati

cancellano nella loro carta d'identità il termine del loro mestiere, per

sostituirlo con la qualifica di "studente". Naturalmente, da quando hanno

cominciato a vergognarsi della loro ignoranza, hanno cominciato anche a

disprezzare la cultura (caratteristica piccolo-borghese, che essi hanno subito

acquisito per mimesi). Nel tempo stesso, il ragazzo piecolo-borghese,

nell’adeguarsi al modello "televisivo" che, essendo la sua stessa classe a

creare e a volere, gli è sostanzialmente naturale, diviene stranamente rozzo e

infelice. Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono

sottoproletarizzati. La cultura che essi producono, essendo di carattere

tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio "uomo" che è ancora

in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle

facoltà intellettuali e morali.

La responsabilità della

televisione in tutto questo è enorme. Non certe in quanto "mezzo tecnico", ma in

quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo

attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il

luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove

collocare. E attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in

concreto lo spirito del nuovo potere. Non c’è dubbio (lo si vede dai risultati)

che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di

informazione al mondo. Un giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogan

mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il

fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di

scalfire l’anima del popolo italiano; il nuovo fascismo, attraverso i nuovi

mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto la televisione), non

solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata bruttata per sempre…





(Questo articolo non è stato scritto pochi giorni fa e

da un giornalista qualsiasi, ma è stato preso dal …)



Corriere Della Sera del 9

dicembre 1973.


(con questo titolo)

“Sfida ai dirigenti della televisione"



di: Pier Paolo Pasolini.



Sono passati ben 35

anni, ma le cose non sembrano diverse oggi, anzi, forse sono peggiorate. Babbo

Natale portaci un po’ di sana coscienza!



Chiudo con una

citazione del sommo P. P. P., e Buon Natale a tutti.



Baci dalla

sempre vostra, Rossella.



“Penso dei comunisti da salotto ciò che

penso del salotto. Merda”



Aggiungerei: che si "vendono" e vedono

in tv sempre di più oggi, ogni riferimento è puramente voluto!


(alcuni di loro poi, hanno anche sdoganato un reality sul quale fino a poco tempo fa avevano sputato sopra, solo il loro abbigliamento non cambia mai, pantaloni di velluto a costine (anni 68) atteggiamento da io so tutto e tu non  capisci niente. Che schifo! .... E poi si domandano come mai perdono  le elezioni, chiedetelo a tanti se non tutti  i disillusi di sinistra come me, magari siamo romantici idealisti, ma non coglioni! E la maggioranza ringrazia la vostra superbia narcisista che ci ha portati a questo!

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