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21.5.13

La prima radio autogestita dagli adolescenti

Si chiama "Radio Immaginaria" e trasmette da Castel Guelfo, in provincia di Bologna. Un megafono per i ragazzini tra gli 11 e i 17 anni, che ora per far sentire la propria voce hanno anche scritto una canzone "Mentalità Immaginaria", che lanciano sul web con un video.  aveva ragione finardi  



  siamo ritornati a quei tempi  ?

20.4.13

MA LA RADIO E LA TV DELLA RAI ( NON ) È LA RADIO VATICANA



SE IL cristianesimo decide di rinunciare alle prescrizioni
morali per tornare a essere religione che custodisce il
mistero di Dio, può lasciare agli uomini il compito di
formulare una morale che possa valere per tutti.
(da “Cristianesimo” di Umberto Galimberti – Feltrinelli,
2012 – pagg. 107-108)



Lo  so  che   queste  cose  dovrebbero essere scontate  ed ovvie , da  tempo  , ma   visto  il conflitto  d'interessi  del giornalista  Giovanni preziosi di cui si parla  sotto ,   non lo sono per  niente    e  spesso   si fa  finta  di non sapere  io s'applica il  silenzio assenso  l'indifferenza  (   vedere  Gramsci  qui il testo   se il video preso da  youtube  dovesse  finire  cancellato \  rimosso dall'autore  )  . Ora , che  lo stato  Italiano   non fosse laico   ma clericale  era risaputo  da  tempo  , ma  mai   s'era  arrivati  , come  dice   Giovanni  Valentini su repubblica  d'oggi    :  << Si può credere o non credere, avere fede o no,
professare la religione cattolica o qualsiasi altra oppure nessuna; ma con l’avvento di Papa Francesco non si può tollerare oltre lo scandalo mediatico e civile di un direttore dei giornali   radio – di una radio pubblica di uno Stato laico – che siede in permanenza nel Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali di uno Stato straniero come il Vaticano. Non abbiamo alcun pregiudizio, né a livello personale né soprattutto a livello editoriale,nei confronti della Chiesa e più in generale del
fenomeno religioso  (...)  
Ma il caso di Antonio Preziosi, direttore dei Gr Rai e “consultore” pontificio, rappresenta una doppia anomalia, sia per lo Stato sia per la Chiesa. Si può anche capire che al Vaticano interessi annoverare il responsabile dell’informazione radiofonica pubblica nel Consiglio delle Comunicazioni, insieme ai direttori dell’Osservatore romano, dell’Avvenire e di Civiltà Cattolica. >> ha  ragione  Valentini  <<  È inaccettabile però che un’azienda di Stato tolleri un “doppio incarico” che, a prescindere da qualsiasi aspetto professionale o eventualmente economico, configura di fatto un conflitto  di interessi ai danni dei cittadini, ascoltatori e abbonati.

La radio della Rai non è la Radio Vaticana. Non è un’emittente confessionale che deve “evangelizzare” il pubblico. Tra le sue funzioni istituzionali, non
rientrano quelle di “predicare” o di “convertire” alla
religione cattolica. Deve fare informazione, assicurandone
la completezza e l’imparzialità: naturalmente,anche sugli eventi e sulle vicende che riguardano la Chiesa.
Al Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali,come si legge nel suo sito, sono affidati i compiti di “suscitare e sostenere adeguatamente l’azione della Chiesa e dei fedeli nelle molteplici forme della comunicazione seguendo i quotidiani cattolici,le pubblicazioni periodiche, le emittenti radiofoniche e televisive, perché realmente corrispondano alla propria indole e funzione, divulgando la dottrina della Chiesa”. Una missione più che legittima e rispettabile. Quella che non è legittima invece è la presenza in pianta stabile del direttore dei Gr Rai,un’azienda di Stato al cui vertice spetta sorvegliare sulle incompatibilità dei suoi dipendenti.È stata proprio la direzione generale di viale Mazzini a emanare recentemente una circolare, contro i “doppi incarichi” interni: come, per esempio,quello di Bianca Berlinguer, direttrice e conduttrice del Tg 3. Si può essere d’accordo o meno. Sta di fatto,però, che al suo confronto, il caso Preziosi appare ben più grave, perché intacca la laicità istituzionale del servizio pubblico. [...] >> 

22.8.12

la radio non è più libera ? Moderno, sociale e senza limiti così YouTube 'uccide' le radio star

 c'era  una volta



opure



  tutto    questo  viene messo indiscussione -  Infatti da  http://www.repubblica.it/


TENDENZE

Moderno, sociale e immensamente ricco
così YouTube ha 'ucciso' le radio star

Il sito di condivisione video è lo strumento più utilizzato al mondo per l'ascolto musicale, superando radio, download e cd. Un successo costruito grazie a una strategia ben costruita, puntando sulla legalità ma potendo contare su milioni di appassionati che gli danno linfa. Perché gli utenti non vogliono più solo le Top 40di ERNESTO ASSANTE

Moderno, sociale e immensamente ricco così YouTube ha 'ucciso' le radio star
 UN TEMPO la fonte primaria che i giovani usavano per ascoltare musica era la radio. Ora non è più così: a conquistare lo scettro è YouTube. Secondo un recente studio di Nielsen, è proprio il sito di condivisione di video la fonte primaria attraverso la quale il pubblico giovane ascolta musica, il 64% per cento degli intervistati la preferisce alla radio, ad iTunes ai cd. 
E' un cambiamento che è in atto da tempo: il tasso di crescita nell'uso di YouTube tra gli adulti negli ultimi anni è stato di circa il 25% ogni mese, e tra i giovani la percentuale è stata quasi il doppio. E che questa crescita abbia colpito in particolare la musica non deve meravigliare, se si pensa che YouTube offre oggi in ascolto quasi tutta la musica del mondo on demand e gratuitamente, un servizio pressoché imbattibile. 
A sorprendere è, semmai, che YouTube superi di gran lunga la radio: solo il 56% degli intervistati ha dichiarato di usare la radio come fonte primaria, il 53% ha detto di usare la musica acquistata da iTunes sui propri lettori multimediali, e il 50% di usare ancora i "vecchi" cd. 
YouTube ha conquistato la sua leadership con una strategia molto ben costruita, investendo molto nella legalità del suo servizio, nel pagamento delle royalties ad artisti e case discografiche e, soprattutto, nella costruzione di un contenuto imbattibile, un "jukebox" planetario dove c'è praticamente di tutto, non soltanto il pop di consumo dell'ultim'ora, ma musiche di ogni genere e stile, classica, jazz, avanguardia, folk, musiche di nicchia e di successo, anche non occidentali. 
Il tutto con la straordinaria collaborazione di milioni di persone che per passione, per divertimento, per motivi spesso insondabili, caricano nel sistema brani musicali di ieri e di oggi rendendoli disponibili a tutti. E YouTube ha anche cercato di chiudere accordi con le case discografiche, addirittura integrando in qualche modo il servizio di Vevo, costruito dalla Universal per fronteggiare lo strapotere di YouTube. 
L'azienda, controllata da Google, ha puntato tutto sulla musica, su ogni genere di musica (basti pensare al lavoro, eccellente, fatto con la YouTube Symphony Orchestra 2), dando spazio attraverso il contenuto generato dagli utenti ad ogni artista del mondo che voleva rendere disponibile la propria musica affianco a quella delle più grandi star del pianeta. 
E' diventata così, in pochi anni, la fonte primaria di consumo musicale per i giovani, perché offre un catalogo infinito, un'esperienza audivisuale, è gratuita, non avendo presentatori o testi è naturalmente planetaria, parla la stessa lingua in tutto il mondo e, cosa non secondaria, è un social network, funziona con le regole di partecipazione e ingaggio dei siti sociali, il suo contenuto viene facilmente dissemintato su Facebook e Twitter, ed è fruibile da ogni macchina, cellulare, computer, tablet, smartphone e molti televisori. 
Gli utenti, con il loro uso di YouTube, hanno contribuito in maniera importante nel determinare cosa esattamente vogliono da un servizio musicale dell'era digitale, costringendo l'industria discografica e gli operatori Internet a fare i conti con una realtà che oggi ha assunto dimensioni straordinariamente grandi. Perché, ed è bene sottolinearlo, se l'ascolto radiofonico è frammentato tra milioni di radio in tutto il pianeta, YouTube è un'unica destinazione, gestita da una sola azienda. E questo nella storia della comunicazione e dell'industria musicale, non era mai avvenuto prima. 
La radio è destinata quindi a soccombere? No, non proprio, anzi. Lo studio rivela che il 48% di chi consuma musica scopre nuovi artisti, nuovi brani, nuovi album attraverso la radio; solo il 10% lo fa attraverso amici e parenti e ancor meno, il 7%, lo fa usando YouTube. E questo è un altro elemento importante per comprendere come sta cambiando e come cambierà il mercato della musica in futuro e come il formato dominante della radio oggi, quello che propone i top 40, cioè i brani già arrivati ai vertici delle classifiche di vendita e null'altro, sia destinato a cambiare, a lasciare il passo a forme di intrattenimento musicale che consentano maggiore diffusione di musiche e artisti nuovi, selezionati, scelti dalle emittenti nel gran mare delle proposte che oggi la rete e YouTube in particolare offrono, mare nel quale è difficilissimo orientarsi anche per gli ascoltatori più appassionati ed esperti. 
C'è una forte richiesta da parte del pubblico, secondo lo studio di Nielsen, di un ruolo di scelta e selezione che se in passato era fatto soprattutto dalle case discografiche, oggi invece può essere svolto principalmente dalle radio, che dovendo per natura scegliere quale musica programmare, possono presentare e proporre ai loro ascoltatori la scrematura della immensa produzione odierna, che arriva attraverso i sistemi digitali sempre più spesso senza il filtro delle aziende che fino a qualche anno fa producevano musica.
Ma non bisogna cadere nell'errore di pensare che YouTube sia la nuova radio, o la nuova Mtv. Al contrario non è né l'uno né l'altro ed è per questo che ha successo, perché è uno strumento nuovo, digitale, in perfetta sintonia con le giovani generazioni, così come la radio fu nel cuore dei ragazzi degli anni 50, il 45 giri in quello dei ragazzi del decennio successivo e, via via, gli album in vinile, il walkman e il cd hanno segnato il consumo musicale delle generazioni successive.  

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...