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20.1.24

‘La rosa dell’Istria’, l’esodo dei profughi giuliani è un film. La direttrice di Rai Fiction: “Non c’entra secondo la destraTeleMeloni, è memoria condivisa” oppure no ? staremo a vedere

  


di  cosa  stiamo parlando  
Ci sono storie comode, che è facile raccontare perché generalmente accettate, e anzi celebrate. E ce ne sono altre, invece, che disturbano perché a lungo occultate, travisate, addirittura negate. Così, ancor prima della messa in onda, ha suscitato palesi irritazioni La rosa dell'Istria, il film tv che (tratto dal
romanzo di Graziella Fiorentin Chi ha paura dell'uomo nero?, e diretto da Tiziana Aristarco) vedremo lunedì 5 febbraio su Raiuno. Il motivo? secondo la i nazionalisti ed la destra : << Il film racconta la storia dell'esodo dall'Istria dei profughi istriani e dalmati, dal 1943 in poi costretti dai partigiani comunisti di Tito ad abbandonare terra, casa e lavoro, per vagare in cerca d'identità e dignità. Non basta: il film della Aristarco è stato presentato lo scorso dicembre assieme a molti altri titoli, fra i quali però vennero notati soprattutto La lunga notte (sui fatti del Gran Consiglio del 25 luglio 1943) e L'Italia chiamò (biopic su Goffredo Mameli). >>.Ora   Il protagonista Andrea Pennacchi: su   Repubblica  : << Su Rai 1 ‘La rosa dell’Istria’, l’esodo dei profughi giuliani è un film. La direttrice di Rai Fiction: “Non c’entra TeleMeloni, è memoria condivisa” >>
 afferma    giustamente Storie che vanno raccontate perché riguardano anche il mondo in cui viviamo .Lavorando sul territorio abbiamo trovato "ancora ferite molto aperte, non me l'aspettavo. C'è ancora la necessità da parte di molti di avere risposte, ci sono divisioni ancora molto forti". >>  Dello   stesso    temore   è la regista Tiziana Aristarco, parlando del film tv da lei diretto La rosa dell'Istria, con, fra gli altri, Andrea Pennacchi, l'esordiente Gracjela Kicaj, Clotilde Sabatino, Costantino Seghi e Eugenio Franceschini che debutterà su Rai1 in prima serata il 5 febbraio, poco prima del Giorno del Ricordo, giornata  ormai.  diventata settimana  ,  in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata . Il racconto, liberamente ispirato al romanzo Chi ha paura dell'uomo nero? di Graziella Fiorentin (Corbaccio) affronta il tema attraverso il dramma famigliare degli istriani Braico, che di fronte ai crescenti pericoli seguiti all'armistizio del '43 in Italia, tra i soldati tedeschi che cercano di riorganizzarsi nella Repubblica di Salò e le truppe del maresciallo Tito intenzionate ad annettere l'Istria alla Jugoslavia, decidono di lasciare la propria terra per trovare rifugio in Friuli. Esso  dovrebbe   avere   , l'intento    di  << Costruire una nuova narrazione >>
   nel raccontare   <<  un'altra tappa nel ventaglio di racconti che vogliamo fare del nostro Paese nel segno di una memoria condivisa, anche perché vediamo come certe tragedie anche oggi si ripetono - spiega in conferenza stampa la direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati, che respinge l'idea che il film tv sia riflesso della cosiddetta Telemeloni - Escludo l'idea che ci sia stato dietro un pensiero di costruzione di una nuova narrazione. Anche perché abbiamo cominciato a scrivere tre anni fa". >>È "importante raccontare anche parti di storia che sono state ancora abbastanza raccontate e  vengo   raccontate  male    strumentalizzate  ideologicamente  .  concordo  con   quanto  si dice sempre  su repubblica  : <<   Parliamo di tutti, smettiamola di parlare solo di una parte, la ricchezza di questo Paese sono le storie, bisogna farle conoscere >>.


                                                        Andrea Pennacchi e Gracjela Kicaj



La rosa dell'Istria, coprodotto da Rai Fiction, Publispei e Venicefilm (che aveva già realizzato sul tema delle foibe il  mediocre   ,  si  salva  solo  per la  fotografia  e il  buon cast  , Red land di Maximiliano Hernando Bruno, qui cosceneggiatore con Angelo Petrella e coproduttore), inserisce la grande storia in una chiave "che la rende [  o dovrebbe renderlòa     corsivo  mio   ] volutamente accessibile al pubblico più ampio possibile, quella del romanzo popolare  >>aggiunge Ammirati.



Nella foto:  Andrea Pennacchi e Costantino Seghi

  dalla  trama 

L'esodo della famiglia Braico
Così seguiamo l'esodo della famiglia Braico, segnato proprio all'inizio dal destino del figlio maggiore, Nicolò. Il capofamiglia, Antonio, medico (Pennacchi), porta la moglie e i due figli, la 18enne Maddalena, talentuosa pittrice e il figlio più piccolo Saulo, prima in Friuli, poi in Veneto, tra spaesamento, pregiudizi, difficoltà economiche e nuovi inizi. Un percorso nel quale Maddalena (Kicaj) incontra Leo (Franceschini), anche lui giovane pittore, che la incoraggia a credere nel proprio talento: una strada che la mette in rotta di collisione con il padre.L'esodo della famiglia Braico, segnato proprio all'inizio dal destino del figlio maggiore, Nicolò. Il capofamiglia, Antonio, medico (Pennacchi), porta la moglie e i due figli, la 18enne Maddalena, talentuosa pittrice e il figlio più piccolo Saulo, prima in Friuli, poi in Veneto, tra spaesamento, pregiudizi, difficoltà economiche e nuovi inizi. Un percorso nel quale Maddalena (Kicaj) incontra Leo (Franceschini), anche lui giovane pittore, che la incoraggia a credere nel proprio talento:na strada che la mette in rotta di collisione con il padre.
"L'esodo ha riguardato 350mila persone che nell'arco di sei, sette, otto anni hanno dovuto lasciare la casa e i loro beni per rimanere italiani" ricorda Alessandro Centenaro, coproduttore per Venice Film. È "un film importante su cui abbiamo lavorato con grande amore e passione - aggiunge Verdiana Bixio, coproduttrice per Publispei - C'è uno sforzo produttivo notevole e si vede una quantità di territorio friulano incredibile, con un'ottantina di location".
Nel ruolo della protagonista c'è l'esordiente Graciela Kicai, albanese che vive in Italia fin da bambina, ora allieva all'Accademia di Brera: "Sono venuta in Italia da molto piccola e non mi è capitato di subire bullismo o di essere emarginata come succede a Maddalena”, spiega. Però quello del film  <<  è  un tema che ritroviamo tutti i giorni nelle notizie, dall'Ucraina al Medio Oriente, vediamo tutti come la storia si ripeta >>.
 Sembra    buna   . Infatti  sempre  secondo  repubblica  : <<  Lavorando sul territorio abbiamo trovato "ancora ferite molto aperte, non me l'aspettavo. C'è ancora la necessità da parte di molti di avere risposte, ci sono divisioni ancora molto forti". Lo spiega la regista Tiziana Aristarco, parlando del film tv da lei diretto La rosa dell'Istria, con, fra gli altri, Andrea Pennacchi, l'esordiente Gracjela Kicaj, Clotilde Sabatino, Costantino Seghi e Eugenio Franceschini che debutterà su Rai1 in prima serata il 5 febbraio, poco prima del Giorno del Ricordo, in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. >>
Purtropo  Il racconto, liberamente ispirato al romanzo Chi ha paura dell'uomo nero? affronta il tema attraverso il dramma famigliare degli istriani Braico, che di fronte ai crescenti pericoli seguiti all'armistizio del '43 in Italia, tra i soldati tedeschi che cercano di riorganizzarsi nella Repubblica di Salò e le truppe del maresciallo Tito intenzionate ad annettere l'Istria alla Jugoslavia, decidono di lasciare la propria terra per trovare rifugio in Friuli e  non affronta     tutto   quello   che c'era  prima  . In  quanto  le  origini   di tali  abberrazioni  vanno  ricercate  non solo      il 25 luglio  1943 . 
 


Quindi se proprio    si  vuole  e si deve   "Costruire una nuova narrazione”  va  fatta  a  360 gradi    soprattutto    se  lo si fa  in tv   . Altrimenti   l'istituzione  della  giornata  settimana   è  solo mera  propaganda   ed  uso  politico   \  strumentale   della storia  . E  un'altra tappa nel ventaglio di racconti che vogliamo fare del nostro Paese nel segno di una memoria condivisa, diventa solo ipocrisia  e pulicoscienza  ,  anche perché   <<  vediamo come certe tragedie anche oggi si ripetono - spiega in conferenza stampa la direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati, che respinge l'idea che il film tv sia riflesso della cosiddetta Telemeloni.  
Ed  ecco  che  lo  scopo    di   raccontare anche parti di storia  cosi dolorosa  ed  ancora  "  divisiva "  con cui  anora   non  abbiamo  fatto i conti   e    di cui  si pretende  di volere  fare un qualcosa  di condiviso   Quini   parliamo di tutti, smettiamola di parlare solo di una parte, la ricchezza di questo Paese sono le storie, bisogna farle conoscere bene .La rosa dell'Istria, coprodotto da Rai Fiction, Publispei e Venicefilm (che aveva già realizzato sul tema delle foibe Red land di Maximiliano Hernando Bruno, qui cosceneggiatore con Angelo Petrella e coproduttore), inserisce la grande storia in una chiave "che la rende volutamente accessibile al pubblico più ampio possibile, quella del romanzo popolare" aggiunge Ammirati.D'accordo con lei Andrea Pennacchi: "La memoria che hai e che guida le azioni nel presente, è diversa dalla storia che ti insegnano a scuola - sottolinea l'attore - lo dico da figlio e nipote di partigiani. Ora vediamo nel mondo il fallimento di memorie che non sono riuscite a dialogare l'una con l'altra. Queste sono storie che devono essere raccontate perché riguardano anche il mondo in cui viviamo adesso".

12.9.16

Adele Madau Odissea Concerto di Suoni e Sapori Premiere pirri 9.9.2016



Intervista ad Adele Madau, realizzata a Barcellona il 26 aprile 2009 nell'ambito della ricerca "Migrazioni-In viaggio verso i migranti di Sardegna" © www.deisardinelmondo.it
https://www.youtube.com/watch?v=uBmSvwhiRFY  I parte
https://www.youtube.com/watch?v=j4UaLZmOytg  II parte





Ora non potendo   fisicamente    andare  a  vederla ,  sono  3 ore di macchina più le spese  per  dormire  li  Ho deciso  di  intervistarla . visto   e  considerando l’originalità delle musiche create  da  lei  Cena e concerto di violino, come andare a teatro e avere la possibilità di appagare non solo l’udito ma anche il palato.
http://www.eko.cat/portfolio/  più precisamente qui 
 L'evento    si terrà Venerdì 9 settembre dalle ore 21:00 a Casa di Zia Ines, via Socrate 15 Cagliari - Pirri  ). Credo che  La  violinista  e  cuoca  Adele Madau  sta creando da  diverso   tempo  un innovazione  in ambito  culinario  e  musicale   fondendo insieme  a musica  e  cucina ora   aggiungendovi la letteratura più precisamente  leggendario viaggio di ritorno di Ulisse a Itaca. Ogni piatto e la sua composizione musicale raccontano un episodio dell'odissea
ecco  la mia  intervista

1) quali sono i tuoi punti di riferimento culinari e musicali oltre al Cooking jazz (time jazz 2006) una delle  più belle  , a mio avviso , edizioni di time jazz ?

Il cooking jazz non é stato un mio punto di riferimento. Avevo creato precedentemente questo format di spettacolo.
Paolo era molto interessato e ha avuto il mio progetto ma poi forse si é dimenticato di invitarmi anche perché immagino che abbia miglaia di proposte e io non mi sono fatta piú sentire. Non mi piace mischiare l'amicizia con il lavoro.
Il mio punto di riferimento culinario sono i miei genitori e le mie zie, oltre che i numerosi cibi di varie etnie che ho potuto assaggiare nei miei viaggi di lavoro, ormai in tutto il mondo.
Ma ció che mi ha dato l'idea di creare uno spettacolo che possa stimolare allo stesso tempo tutii e 5 i sensi degli spettatori, valorizzando i sensi meno usati nella creazione artistica, come l'olfatto e il gusto e esaltandoli con la música in vece che con la vista, é stata l'esperienza con il grande regista e inventoredel teatro sensoriale,Enique Vargas, con il quale ho lavorato a bologna nel 2000.
 2) come è nata l'idea di unire , oltre alla cucina , anche la letteratura classica in questo caso l'odissea ?
In effetti nel nuovo CONCERTO DI SUONI E SAPORI, l'Odissea il testo é usato solo come suggerimento. Solo alcune brevi frasi sono inserite nel contesto musicale. Parlano dell'odissea ma non sono di Omero. 3 frasi sono tratte dalla poesia “Itaca” di Kavafis e una frase é tratta dalla canzone “il canto delle sirene di De Gregori.
Alcuni episodi dell'Odissea mi hanno ispirato la creazione delle ricette e la drammaturgia di ciascun piatto e della música. Si potrebbe dire che ogni piatto racconta un episodio dell'odissea (l'isola dei lotofagi, il canto delle sirene e Polifemo) attraverso odori, suoni, sensazioni tattili e suoni
3) Ti fermerai oltre al classico Omerico oppure faria altre incursioni in ambito letterario che permettonmo similicontaminazioni si pensi Gargantua e Pantagruel di Rabelas ? e quale ti piacerebbe rapressentare ?
Faró un'altra cena su altri episodi dell'odissea perché é molto stimolante, piena di metafore e interpretazioni trasversali
4) vedendo questo video https://vimeo.com/57911735 puoi descriverci come fai a suonare e a cucinare contemporaneamente ?
Ci lavoro duramente dal giorno prima per preparare giá una parte delle cose da cucinare. Per esmpio il dolce e le salse. Poi durante la cena cucino praticamente solo la pasta e per il secondo ci pensa il forno. É molto duro peró ce la faccio. D'altronde ció che distingue il mio progetto da altri simili é proprio la profondita e la apertura dell'immaginario che ti da il fatto di respirare e cucinare i piatti per i quali crei la música. Comunque alcune volte ho un aiuto cuoco che impara le mie ricette.
5) visto che hai dato origine con il format chiamato concerto di suoni e sapori a tali iniziative come ci si sente ad essere pionieri di simili generi ?
Mi sento felice e orgogliosa perché mi rendo conto che la gente esce da questa esperienza veramente
emozionata e arricchita. A volte quando suono o creo música per esempio per un concerto penso: “ non é indispensabile che io suoni e che faccia la mia música, c`´e gente che suona molto meglio e scrive o ha scrittomusica molto piú bella” penso che alla fine lo faccio solo per mio bisogno, per esprimermi e anche perché él'unico lavoro che so fare. Invece quando creo e interpreto un concerto di suoni e Sapori penso che sia importante farlo e che sia importante per la gente partecipare.
6) visto la tua poliedricità artistica oltre a cene sensoriali quali sono i tuoi altri progetti artistici e musicali ?
Io da sempre mi occupo di creare música per la danza contemporanea . Sono direttrice musicale e interprete di molte delle coreografie di Sol Picó e Vero Cendoya ( due coreografe catalane molto importanti) Con i loro ultimi spettacoli stiamo girando un pó il mondo. Il mio progetto artistico é continuare a girare il mondo facendo il mio lavoro. Altro progetto é creare un duo violino chitarra e voce per eseguire alcune canzoni che ho scritto su poesie sarde. Poi ho il progetto di realizzare una versione multidisciplinare dell'inferno di dante nel molo di un porto. Cmq progetti en penso 1 alla settimana, solo che tra il dire e il fare cé di mezzo il mare.
7) oltre a le ricette e le preparazioni culinaruie di tua invenzione fai anche , ovviamente applicandovi la musica , cucine tipica \ tradizionale della tua terra ?
Nei miei menú cè sempre un richiamo alla Sardegna , in particolare in “ALBUM di FAMIGLIA” e “ALDILÁ DELMARE” rivisito ricette dellla tradizione sarda o inserisco prodotti sardi.
8)  in una intervista  a http://www.notizienazionali.net/  hai dichiarato :
<< (...)  

Le sue cene a cosa s’ispirano? Al mare, ma faccio anche delle cene vegane, considerando che la richiesta è iniziata ad aumentare. La decisione di fare
delle cene a tema vegane e non vegetariane e che il vegetariano mangia cibo vegano, mentre il vegano no.
(...)  
Ora  non è che non ti sembra un luogo comune , quando dici << il vegetariano mangia cibo vegano, mentre il vegano no. >> visto che ad esempio io ho un amico vegano ma che mangia anche vegetariano . e spesso tra amici facciamo delle cene
vegetariane , anche se non mancano visto che è una compagnia mista dei cibi din carne e pesce , dove l'amico vegano mangia anche dei piatti vegetariani .


Non sono molto esperta di questioni vegane e vegetariane, quindi si, probabilmente é un luogo comune, non lo so, a me hanno spiegato che i vegani non mangiano cibi di provenienza animale mentre i vegetariani per  esempio mangiano il formaggio solitamente. Ho anche una cliente vegana che peró mangia pesce crudo...scusa  l'ignoranza peró non ci capisco niente. Cmq gli amici vegani, vegetariani e anche tutii gli intolleranti a particolari  cibi, sono benvenuti alle mie cene. Preparo loro sempre qualcosa a parte, cercando il piú possibile di matenere  la drammaturgia del piatto.

 Ora saltando di paolo in frasca

9 ) visto che sei famosa ormai che ne diresti di rientatre fissa in sardegna e di riportare tutto a casa evitando di :
«Torno in Sardegna spesso, anche in estate, ma evito agosto perché mi viene da piangere ». Adele Madau, artista cuciniera-musicista, parla dei ritorni. "Spiaggia di Villasimius, Campu Longu si chiama; mi è capitato di rimanere in piedi,asciugamano tra le braccia, non c'era un metro quadrato per poggiarlo, neppure sulle rocce. Non sto esagerando. Poiodio questo: che permettano distese fisse di ombrelloni, notte e giorno. Ombrelloni e lettini. Per me in Sardegna
dovrebbe essere proibito. Non dico di tornare indietro, le cose cambiano, sono servizi che producono reddito. Ma nel
litorale di Torvaianica se vuoi l'ombrellone lo piazzano al momento e al tramonto levano tutto. Lo so che è lavoro in più,
però ci deve essere la possibilità, almeno in una parte della giornata, di vedere la spiaggia libera. Che è bella, e in fin dei
conti é un bene di tutti? >>

come ha dichiarato alla alla nuova sardegna del 4.9.2011
E poi la Sardegna  non è solo spiagge 


Famosa? Il mondo é grande, per me famosi sono per esempio i rolling stones.
Tornare in Sardegna é una buona idea, peró mi rimane tanto da vedere, conoscere e imparare. Stavo pensando anche di tornare e muovermi dalla Sardegna, ma con la situazione dei trasporti odierna mi é proprio passta lavoglia. Magari fra 10 anni se sono stanca di viaggiare torno nell' Isola. In primavera e d'estate ho voglia di mare e non vengo i Sardegna per andare in campagna. Per evitare il sovraffollamente vado in barca con un'amica in un angolo di paradiso che é giusto dietro la sella del diavolo. La bellissima campagna sarda la frequento di piú nelle belle giorate d'autunno e inverno e all'inizio della primavera

10 ) il tuo buddismo ti ha e ti sta aiutando ?
Dal mio punto di vista il buddismo é dentro di me e dentro ad ogni essere sin dalla nascita, solo che non lo utilizziamo sino a quando non en veniamo a conoscenza. Per esempio una persona puó benissimo vivere senza un braccio ma con le due braccia vive meglio. Immagina che una persona non abbia coscenza di avere due braccia. Un giorno un' amico gli dice: “guarda che di braccia ne hai due”. Ovviamente il braccio inutilizzato sará atrofizzato e avrá bisogno di molto allenamento e sforzo per tornare in forma.
Quindi si puó dire che io aiuto me stessa utilizzando tutto il mio potenziale grazie al buddismo.

11 )concludo con questa domanda che feci a Karim metref , ti senti più seme visto che risiedi all'estero e viaggi nel mondo ,.oltre i ritorni a casa , ti o radice visto che sei anche legata come dichiarato a sardi nel mondo
Mi sento piú seme perché non riesco a mettere radici da nessuna parte inoltre in questo momento non ho legami a parte la mia famiglia sarda.
12 visto che per lavoro visiti anbche l'oriente hai assimilato e riportato ( o che riporterai nei tui spettacoli ) qualcosa ?
Si, naturalmente, ho assimilato odori, suoni e sapori d'oriente
13) oltre alla tua pirri ed il tuo campidano toccherai con le tue tournè altre parti della sardegna ?
Vado spesso a ISILI dove collaboro con mia cugina Alessandra Pisci che é una cuoca di talento oltre che produttricé di bontá quali miele e suoi derivati, olio, vino e verdure. La prossima replica sarda di “ODISSEA” potrebbe essere lì a fine ottobre o in dicembre (dipende dai miei impegni con la danza).
14 ) altro d'aggiungere o retificare ?
No grazie Giuseppe














25.1.12

Nuoro mostra permanente di francesco Ciusa e Eugenio Tavolara. Il mondo magico 21 dicembre 2011 - 30 aprile 2012., Man H.B.Cartier




                                                                                                                                                                                                                                                                          

Domenica  22  con il Fai Gallura ho visitato    a   Nuoro  le  mostre  del  Tribù \ Francesco   Ciusa    (  nel sito maggiori informazioni sul museo  http://tribunuoro.it/  )  : 1)   Eugenio Tavolara il mondo magico mostra  (  album  fotografico di facebook   della pagina del  Museo Ciusa ) 


che  celebra  i  110  anni della nascita 2) la  permanente  dedicata  a  Francesco   Ciusa   ( Nuoro 1883- Cagliari  1949  )  suo  concittadino  e importante scultore sardo del Novecento.Eugenio Tavolara (1901-1963), creatore di arti applicate, scultore, designer, è l'artista che ha inventato l'artigianato sardo moderno, e con esso una nuova immagine della Sardegna al crocevia fra attualità e tradizione, radici locali e cultura internazionale. Appassionato di esoterismo e astrologia, affascinato dal passato nuragico e dagli antichi miti e credenze dell'Isola, Tavolara dà corpo a un "mondo magico": un mondo trasfigurato dall'immaginazione e popolato di presenze, nel quale, come insegna Ernesto De Martino ( il cui saggio Il mondo magico uscì nel 1948), i confini tra uomo e natura, soggetto e oggetto, sono ancora labili e fluttuanti .
 Un lascito ricomposto: grande statuaria, opere di piccolo formato, immagini e documenti, per raccontare "quasi una leggenda"
  da  una mia cattura  di  http://tribunuoro.it/museociusa/la-collezione
Una mostra  che mi ha colpito  tantissimo  e mi  ha  confermato   di come si  può innovare  senza  dimenticare  la propria identità e  le  proprie  radici identitarie  e culturali senza  per  questo chiudersi agli influssi esterni  
Una  mostra   di notevole  interesse  ,bellissima  e  profonda    sia  per  chi conosce bene,,ma  anche  sommariamente  come  nel mio caso   ,   i due  autori   in questione   . << [….] due esposizioni irrinunciabili per tutti coloro che amano l’arte,la Sardegna e la città che le ospita. Si tratta della mostra (permanente) dedicata allo scultore nuorese Francesco Ciusa e di quella che celebra, a 110 anni alla nascita dell’artista, l’opera di Eugenio Tavolara  ( Eugenio Tavolara – Il mondo magico, questo l’eloquente titolo della mostra che può essere visitata fino al 30 Aprile p.v.) 

. >> Francesco Ciusa (1883-1949) sempre secondo l’articolo  di   http://www.dillinger.it   <<  è l’artista che per primo in Sardegna ha dato dignità alla scultura moderna e che contemporaneamente, e assai mirabilmente, ha espresso l’anima della cultura sarda nelle sue rappresentazioni scultoree e nelle sue ceramiche. Dello scultore barbaricino si dice che egli fu, analogamente a molti altri artisti europei che vissero, come Ciusa, negli anni turbolenti a cavallo dei secoli XIX e XX, un artista moderno che paradossalmente non amava la modernità. Rileva il critico d’arte Giuliana Altea: ‘ “Dopo tanto frastuono, ritorno ora nel silenzio della tanca”, scriveva Ciusa in una lettera del maggio 1907, all’indomani della sua affermazione alla Biennale di Venezia. “Frastuono” e “silenzio” sono i due poli tra cui si muove lo scultore nuorese: il frastuono in questo caso è quello del successo, ma è anche il rumore della città, contrapposto alla pace che regna nelle campagne solitarie della Sardegna. . Una modernità cui si sente profondamente estraneo, della quale non condivide la logica del progresso, il movimento convulso e incessante, la spinta verso uno sviluppo e un cambiamento ininterrotti. Lo scultore trova rifugio nella lentezza e nel tempo che scorre a misura d’uomo che contraddistinguono e regolano gli eventi tradizionali e il vivere quotidiano della sua terra. Testimonianza diffusa di ciò troviamo in tutta l’opera di Ciusa e segnatamente nelle sue opere principali  La madre dell’ucciso (opera premiata alla biennale d’arte di Venezia del 1907), La filatrice, il dormiente, Il nomade, Dolorante anima sarda, Il monumento al poeta Sebastiano Satta,  Il fromboliere, oltre che nei numerosi lavori in terracotta, in pasta di marmo e in ceramica. Il Museo Ciusa di Nuoro raccoglie una sessantina di pezzi (comprendendo tra essi disegni e documenti d’archivio) realizzati in un arco di tempo che va dai primi anni del Novecento fino agli anni Quaranta. Essi costituiscono testimonianza dei periodi in cui la cui ricerca espressiva dell’artista si fa più intensa. >> Questo articolo trova conferma   nelle foto (  ad  iniziare  dalla seconda   a   destra  )   fatte da me    durante  la   visione della mostra  





Non meno rappresentativa ed  importante  è la  2 mostra (  sotto la  cattura   del volantino della mostra  )
in cui l’estro artistico dei sardi è messo  in evidenza  nell’’opera di Eugenio Tavolara, artista poliedrico che non fu solo scultore. Egli fu, soprattutto, l’iniziatore dell’artigianato sardo moderno (fu lui, negli anni Cinquanta del secolo scorso, a dirigere per la prima volta l’ISOLA – l’istituto sardo per l’organizzazione del lavoro artigiano), una sorta di progettista d’arte, di designer, di ‘creatore di arti applicate’ - azzeccata espressione utilizzata nel pieghevole che pubblicizza la mostra che celebra la sua opera, che tenta di riassumere tutto l’universo delle capacità creative dell’artista sassarese. Le sue opere, realizzate in solitudine oppure con l’aiuto di artisti e artigiani come Mario Pompei, Gavino Tilocca, Pasquale Tillocca ed altri, si muovono concettualmente nelle direzioni più varie e nei colori, nelle espressioni dei visi, nel significato più profondo veicolato dai manufatti presentati in mostra, con un unico denominatore: la Sardegna vista nelle sue innumerevoli sfaccettature. Non sono solo antico e moderno o sacro e profano ad essere rappresentati da Tavolara in questi meravigliosi oggetti: vi è, invece, un orizzonte vastissimo

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...