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15.3.24

La lezione di Luca Garofalo Il ragazzo soffre di una grave malattia degenerativa ma si batte per i propri diritti e non cede al “ragionierismo” della burocrazia di Emiliano Morrone

 LA LENTE DI EMILIANO   da  www.corrieredellacalabria.it/ 15/03/2024 – 6:45



La storia di Luca Garofalo ripropone un brutto paradosso del Servizio sanitario calabrese, [  e non solo purtroppo  aggiunta mia    ] che gli ha negato una carrozzina elettrica a quattro ruote motrici, costo sui 20mila

euro, ma negli anni ha liquidato premi stellari a vari direttori, anche innanzi a clamorosi sforamenti di bilancio.  Il ragazzo vive a Cotronei (Crotone) e soffre di una grave malattia degenerativa che gli ha paralizzato gli arti inferiori. Ciononostante, si batte per i propri diritti e non cede: vuole quel mezzo, che – spiega – «può superare diverse barriere architettoniche» e portarlo «persino in spiaggia».Lo scorso 23 febbraio l’Asp di Crotone aveva respinto la pratica del giovane, ritenendo la carrozzina richiesta «non appropriata e comunque non compatibile». In realtà, la normativa statale consente alle aziende pubbliche della salute di acquistare ausili del genere in casi come quello di Luca, che purtroppo non si alzerà in piedi a mo’ del Lazzaro evangelico e non ha le gambe bioniche del colonnello Steve Austin, “L’uomo da sei milioni di dollari” del piccolo schermo anni ’80. Nei confronti del disabile, un pezzo della burocrazia dell’Asp di Crotone, per fortuna non tutta, ha dato una dimostrazione di ragionierismo disumano e dispettosa cattiveria, dimenticando due capisaldi della Costituzione: che «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività»; che «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana».

Diritti scambiati per favori

Ma che cosa è la Repubblica, laddove, a Sud come a Nord, i diritti sono spesso scambiati per favori e negli uffici non si tollera il controllo dei cittadini e dell’informazione, manca l’abitudine di vestire i panni altrui ed è frequente scaricare le proprie responsabilità sui livelli superiori o giustificare fatti imbarazzanti con istituti di comodo quali «il sistema» e «l’andazzo»? E tornando a Luca: se gli avesse comprato la carrozzina elettrica 4×4, l’Asp di Crotone sarebbe fallita di colpo o non avrebbe più potuto pagare la diagnostica e la chirurgia affidate (regolarmente) a privati convenzionati? Perché, inoltre, qualcuno ha sentito il bisogno di delegittimare il ragazzo, di farlo passare come un beneficiato sul piano dell’assistenza protesica, per non dire dell’altro di cui abbiamo solide prove? E chi doveva ritirare le carrozzine che per Luca non vanno ormai più bene? È giusto, per riprendere un motto di Paul Valéry, colpire il ragionatore se non si può attaccare il ragionamento?

L’incontro con Stanganelli

Di sicuro Luca ha un carattere, che altrove dà merito: non si piega, non supplica il suo interlocutore e non attende concessioni, ma pretende rispetto e ciò che gli tocca in base alla legge e al diritto. In questa settimana siamo andati a trovarlo, e sarebbe bene che lo facesse quella burocrazia che gli ha voltato le spalle, in modo da rendersi conto degli spazi domestici e delle condizioni personali del giovane, della maturità che mostra e di quanto e perché è seguito e apprezzato a Cotronei e nel resto della Calabria: dai suoi datori di lavoro al sindaco Antonio Ammirati, dal direttore del mensile locale, Pino Fabiano, all’impegnato Giuseppe Pipicelli, dai vicini di casa agli altri concittadini, alla Garante regionale della salute, Anna Maria Stanganelli, che l’ha inserito nel proprio ufficio per raccogliere a titolo gratuito le segnalazioni dei più deboli. Senza scordare il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, che già una volta era intervenuto per Luca, sempre a proposito di una carrozzina, e di recente avrebbe avuto tre telefonate di fuoco, raccontano al piano di comando della Cittadella, riguardo all’ultimo episodio che mortifica il ragazzo.

Una “spina nel fianco”

Forse qualcuno avrebbe preferito vedere Luca allettato, remissivo, silente, ma lui ha un pregio esemplare: sa che nelle amministrazioni pubbliche della Calabria si guarda poco con gli occhi dei disabili, dunque non si arrende e, anzi, si allena a combattere meglio, non soltanto per sé. Peraltro, c’è chi l’ha addirittura definito «stalker» e ha confuso un messaggio preimpostato con un eccesso di confidenza del giovanotto. Sono equivoci generati dal pregiudizio mentale, come quello del monaco e blogger che, rincorso da un commerciante tunisino intento a restituirgli il resto di 50 euro, stava preparandosi allo scontro fisico temendo di venire derubato. Luca è una spina nel fianco della burocrazia nostrana. Una volta l’Asp di Crotone gli aveva certificato: «Non ha potuto espletare nostro malgrado la visita medico-sportiva agonistica per mancanza di attrezzatura idonea ad atleti diversamente abili». Se ci sono carenze strumentali e comportamentali, si possono risolvere, come del resto chiede Stanganelli e vuole Occhiuto, senza scontri o tensioni. Luca agisce per principio perché ha un profondo senso della giustizia. «Vorrei sapere – ci dice – se la domanda di una nuova carrozzina l’avesse fatta il figlio di qualche dirigente sanitario. Perciò io voglio che sia l’Asp a comprarla, non un privato. E non mi fermerò finché non avrò raggiunto l’obiettivo». Per via dell’interessamento della Garante Stanganelli, un club filantropico e alcuni imprenditori avevano prospettato una donazione in favore del ragazzo, che ha risposto: «No, grazie. Non può passare il messaggio che con atti di carità si debbano risolvere i problemi in carico al sistema pubblico».

La storia del piccolo Mariano

La vicenda di Luca ricorda quella del piccolo Mariano, che aspettava da molto una carrozzina su misura e infine l’ha ottenuta grazie al racconto del Corriere della Calabria, all’impegno della Garante Stanganelli e alla sensibilità del commissario dell’Asp di Catanzaro, il generale Antonio Battistini. Anche stavolta può prevalere il buon senso. Anche stavolta può vincere l’umanità. Anche stavolta può passare il principio, che Battistini condivise con Stanganelli, secondo cui «il dovere di alleviare la sofferenza prevale sempre su ogni altra ragione».
                    (redazione@corrierecal.it)

29.9.23

Giandomenico, l’uomo che sussurra ai cani. «Con loro sento di avere tutto» Di emiliano Morrone

 

Una vita dedicata ad aiutare i cuccioli. Il racconto dell’impegno di un trentenne di Cerenzia. «Spendo i miei soldi per quest’opera del cuore»

Comunicare con gli animali è un’arte, ricorda la letteratura insieme al cinema. Nel romanzo “L’uomo che sussurrava ai cavalli”, poi trasposto per il grande schermo, il protagonista Tom Booker guarì il destriero Pilgrim e la padrona Grace, vittime di un incidente molto grave. Nel film “Balla coi lupi”, tratto dall’omonimo racconto, il tenente John Dunbar ammansì un lupo, divenne suo amico e lo nominò «Due calzini». Anche in ambito religioso ci sono vicende simili, di affezione reciproca. Il mite Francesco d’Assisi chiamava «frate» il lupo di Gubbio e, secondo una leggenda, l’abate Gioacchino da Fiore, confessore dell’imperatrice Costanza d’Altavilla, ascoltava e capiva i propri buoi

Nel 2018, l’ambientalista Kevin Richardson, capace di parlare con i leoni e di abbracciarli come figli, creò una fondazione per proteggere e studiare vari felidi. In contrada San Lorenzo di Caccuri, nei pressi di Cerenzia, il trentenne Giandomenico Oliverio, massiofisoterapista, ospita una quarantina di cani randagi che ha salvato da fame, freddo e malattie. Il giovane li ha raccolti per strada o per boschi, valli, dirupi. Li ha trovati smagriti, spaventati, confusi; talvolta sospettosi, pieni di pulci, ferite, vermi delle mosche. Allora li ha presi con sé, ha dato loro cure, cucce e libertà, nella sua dimora di campagna che sovrasta i ruderi di Acheronthia e affaccia sullo Ionio crotonese. Il ragazzo conosce carattere, abitudini e bisogni dei suoi amici a quattro zampe, cui assicura cibo, acqua ed assistenza, anche dal veterinario. 
Nella proprietà della famiglia, Giandomenico abita da solo. La sua vita domestica si svolge in pochi metri quadri, in una roulotte attrezzata davanti a una colonica che ha riscattato dai parenti e sta ristrutturando con i propri risparmi. «Sto qui – dice – dal 2021. Durante la pandemia non potevo muovermi, non riuscivo più a occuparmi dei cani abbandonati dai rispettivi padroni e quindi mi sentivo perduto, spento, impotente. Scelsi di trasferirmi in questo posto e mi rimboccai le maniche. Grazie all’aiuto di papà e mamma, realizzai spazi adeguati e una recinzione a prova di cinghiale. Con tanto sacrificio, creai le condizioni per rimanere a San Lorenzo insieme ai cani, una decina, che custodivo nel garage della casa dei miei genitori. Poi ne ho accolto molti altri. Da me è un viavai di cani, tra quelli che ricevo, quelli che recupero in giro e quelli che dono a persone sensibili. Credimi, sento di avere tutto: la gioia, la terra, un compito definito e una pienezza indescrivibile». 

Giandomenico lavora in una clinica privata dalle ore 9 alle 17. La mattina, spiega, si alza alle 5, va a salutare i cani, verifica se stanno bene, li abbevera e ci dialoga. Ne ha imparato il linguaggio e si rapporta con gli sguardi, i gesti, i toni giusti. Sa capirli e farsi comprendere. Gli basta poco per interagire con loro, per intuirne stati d’animo e necessità. Dopo carica la macchinetta del caffè e si sistema per uscire. Al suo ritorno, verso le ore 18,30, il giovane ricontrolla i cani e interviene, se occorre, con antiparassitari e trattamenti di primo soccorso. Poi li fa mangiare e in seguito prepara la cena per sé. «Vado a dormire più o meno a mezzanotte, perché – precisa Giandomenico – i cani sono parecchi e non posso trascurarli. Nel tempo residuo, mi dedico alla coltivazione di ortaggi e consumo ciò che produco. Spendo i miei soldi per quest’opera del cuore e per ricuperare la colonica qui accanto. Nei fine settimana parto spesso per il Nord. In diverse città calabresi prelevo dei cani da affidare in adozione. Arrivo la domenica mattina a Bolzano, a Genova, a Milano e non solo. È la staffetta cui partecipo con altri volontari: viaggio con un camioncino, consegno i cani al nuovo padrone, rientro in Calabria, riprendo il mio furgone e rincaso. Sono almeno 2500 chilometri ogni volta». 

La vita di Giandomenico è fatta di rinunce: agli amici, a una compagna, alle serate in comitiva, al successo, al denaro, al senso di vuoto. Il giovane preferisce la natura, l’agricoltura, un lavoro per campare e il servizio gratuito insieme ad altri volontari cinofili, pure di altre regioni. «Abbiamo costituito una grande rete di solidarietà. C’è chi mi spedisce sacchi di croccantini; chi – aggiunge il ragazzo – mi rimborsa parte delle spese affrontate per il cane che ha adottato; chi, con piccole ma utili donazioni, sostiene nel silenzio i nostri sforzi quotidiani. Non faccio conti. A livello economico ci perdo sempre, ma vengo compensato dall’affetto degli animali che vedi qui attorno».
Otto anni fa Giandomenico ebbe a Montescuro, nella Sila Grande, il primo incontro con un cane abbandonato. «Facevo il cameriere – ricorda – ed eravamo in piena stagione. Una cagnetta venne da me, non so per quale motivo. Forse presagì che l’avrei aiutata. Appariva morta di fame, malconcia, triste, disorientata. Mi entrò nel cuore, le procurai del cibo e infine l’adottai. Questa è la storia di Zoe. Molto più in là, con mia madre trassi in salvo una femmina di Corso abbandonata ed irrequieta che non voleva farsi avvicinare. Con calma e pazienza la rassicurai e la tenni con me. Dopo qualche mese, la portai in provincia di Bolzano, da una famiglia stupenda cui era morto un cane. Questi signori non volevano un sostituto, ma dopo un po’ si innamorarono della povera sventurata, la vollero a casa e la chiamarono Karma, non a caso. Ogni tanto vado a trovarli ed è una festa bellissima: loro sono felici, Karma fiuta il mio arrivo e comincia a correre ed abbaiare come se stesse ballando e cantando. È incredibile il sesto senso degli animali e ci fa riflettere su come siamo ormai ridotti, chiusi nella mondanità, nell’egoismo e nell’indifferenza del presente».
C’è ancora un’umanità da riscoprire, a portata di mano: al di là delle convenzioni e delle abitudini dominanti; appena fuori dal mercato, dai consumi, dagli inganni del mondo virtuale. (redazione@corrierecal.it)

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...