Meno male che c'è facebook .
Lo so che la malasanità e le pensioni date ai falsi invalidi sono nella norma e all'ordine del giorno .Cosi come la cattiva e poco rispettosa burocrazia italica e secondo i commenti , che trovate qui, all'articolo sotto riportato anche fenomeni come questo . Ma come dice sconsolato L'avvocato trevigiano Sossio Vitale : «Purtroppo seguo anche altri casi del genere. Capisco l'esigenza di tagliare i costi, ma parliamo di un malato oncologico morto nel giro di tre mesi, che si muoveva in carrozzina e considerato, invece, in grado di camminare. Per i malati di questo tipo la pensione dovrebbe essere riconosciuta almeno durante il periodo della chemioterapia» è vergognoso che dei medici dell'Inps o di qualunque altro ente 8 OVVIAMENTE SENZA GENERALIZZARE E FARE DI TUTTA L'ERBA UN FASCIO PERCHE' IN MEZZO ALA MERDA POSSO ESSERCI ANCHE DELLE PERLE ) , sia cosi frettoloso e pressapochista nel visitare dei pazienti . Riporto qui uno dei commenti all'articolo , che mi ha colpito molto e che descrive l'esatto calvario che ho conosciuto benissimo avendo mia nonna paterna malata d'alzheimer ( 1 in inglese 2 3 in italiano)
un medico inps legge le carte o valuta un paziente?
mi spiego meglio mia mamma colpita da alzheimer ha effetuato 3 visite per invalidità e accompagnatoria, 1^ visita 80% e niente accompagnamento, 2^ 100% e niente accompagnamento, 3^ 100% e accompagnamento, e tutto perche le prime due volte camminava, ha mai vissuto in casa con una persona che non distingue il bagno dalla cucina solo per non dire altro, non si poteva lasciarla sola un solo minuto però siccome alle visite i famigliari non possono parlare ma solo consegnare le carte per 2 volte niente accompagnamento, forse è per questo che le pensioni vengono date a chi non ne ha bisogno, basta presentare un bel pacco di visite e tutto è risolto, quando date le invalidità cercate di valutare la persona e non solo i documenti.
commento inviato il 08-11-2012 alle 18:04 da daniele
Ma poiché non sono della zona e rischierei di dire cose inesatte lasci che a raccontare i fatti sia l'articolo del http://www.gazzettino.it/nordest/treviso del 8\11\2012
Muore di tumore a 56 anni, per l'Inps
può lavorare e non merita la pensione
Arriva in novembre l'esito della visita di marzo: Michelina è già
deceduta, per l'istituto è in grado di camminare: «Presi in giro»
di Paolo Calia
TREVISO - Assalita dal tumore, fiaccata dalla chemioterapia, costretta in carrozzina per evitare di cadere: per l'Inps però quella donna trevigiana, ex parrucchiera, così debilitata è invece in grado di camminare e lavorare e quindi non meritevole di una pensione d'invalidità.
Ma c'è di più: l'esito della visita davanti alla commissione medica fatta a marzo è arrivato ieri, 7 novembre, a cinque mesi di distanza dalla morte e dal funerale della diretta interessata. Una vicenda paradossale ma, purtroppo, estremamente reale. La protagonista è Michelina Bruschetta, morta il 18 giugno a 56 anni. Nata a Castelfranco, residente a Silea ma conosciutissima a Treviso dove per 34 anni, assieme alla sorella Ivana, ha gestito un salone da parrucchiera. Tre anni fa le viene diagnosticato il tumore: mesotelioma pleurico. Una forma particolare, legata alle polveri d'amianto presenti, un tempo, in molti prodotti utilizzati dalle parrucchiere. Michelina è costretta a lasciare il suo lavoro. Un anno e mezzo fa anche Ivana si ritira, vende l'attività e si dedica alla sorella. Inizia il calvario tra dottori, ospedali e mille carte da firmare. L'avvocato trevigiano Sossio Vitale riesce a far ottenere a Michelina le agevolazioni previste dall'Inail per chi è colpito da malattie professionali. Poi le due sorelle si rivolgono all'Inps per l'accompagnatoria prevista per gli invalidi al 100 per cento. «Abbiamo sempre pagato tutto, osservato tutte le leggi. Sinceramente mi sento presa in giro»,
dice Ivana che ieri mattina ha ricevuto dall'Inps la risposta alla domanda fatta a marzo. Ovviamente la pensione d'invalidità non serve più a nessuno. Non è questo a ferire ma le motivazioni con cui i medici hanno bocciato la richiesta: «La commissione medica superiore riconosce l'interessato non invalido». Spiegando che la patologia non è "invalidante" e che la capacità lavorativa "non è ridotta". In poche parole: Michelina, attaccata dal tumore e debilitata dalla chemioterapia, costretta a muoversi in sedia a rotelle per non stancarsi troppo, per l'Inps poteva lavorare e camminare.
Vitale osserva sconsolato: «Purtroppo seguo anche altri casi del genere. Capisco l'esigenza di tagliare i costi, ma parliamo di un malato oncologico morto nel giro di tre mesi, che si muoveva in carrozzina e considerato, invece, in grado di camminare. Per i malati di questo tipo la pensione dovrebbe essere riconosciuta almeno durante il periodo della chemioterapia». |
Giovedì 08 Novembre 2012 - 09:07 Ultimo aggiornamento: 16:32
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