Visualizzazione post con etichetta Inps. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Inps. Mostra tutti i post

19.1.16

storie d'amore , di solidarieta , e do varia umnanita, e di cattiva burocrazia

Alla prima sonmo particolarmente legato  essendo un trapiantato d'organo , d cornea per la precisione   e qui sono cosa  vuol dire .

  da  http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/  del  19 gennaio 2016

Turriaco, dona un rene e salva la moglie

Trapianto riuscito per i coniugi Pizzamiglio. Lei: «Una volta di più ha dimostrato la sua unicità»

TURRIACO. Ha donato un rene alla moglie per permetterle di vivere. Lui è Valentino, lei Valentina. Già i nomi basterebbero... Nomi che raccontano una storia d’innamorati. Fatti uno per l’altro, senza esitazioni. Perché i coniugi Pizzamiglio possono urlare al mondo intero il loro amore, temprato da un’esperienza delicata e drammatica. È una storia a lieto fine, da condividere con tutti.
Valentina nel 2007, dopo aver appena superato l’esportazione di un adenoma ipofisario, scopre di essere in insufficienza renale. Ha 35 anni. Forse la malattia l’accompagna sin da bambina ma la scoperta avviene a quell’età. È una donna giovane, sposata e con figli. Valentina, originaria di San Canzian d’Isonzo, viene subito seguita dal dottor Massimiliano Martone nel reparto di Nefrologia e Dialisi dell’ospedale di Gorizia. Inizia il suo percorso.
L’avanzamento della malattia doveva essere lento e progressivo ma, a seguito di terapie e diete per nefropatici, l’insufficienza renale presto arriva all’ultimo stadio. Nell’agosto del 2015, la donna si vede costretta alla dialisi peritoneale: tutte le notti si collega con un catetere dall’addome a una macchina che la depura. «Una vera tortura... Un trattamento di nove ore distesa sul letto, con tutte le precauzioni igieniche e sanitarie necessarie ovviamente» racconta Valentina. Che non si dà per vinta. La speranza è di poter effettuare un trapianto di rene. Serve un donatore ma non è un intervento così automatico e semplice. «Mio marito Valentino si è subito proposto per l’eventuale donazione - racconta - e dopo mesi d’infiniti esami atti a verificare la nostra compatibilità, è arrivata la tanto attesa risposta: si poteva fare».
Lo scorso 7 dicembre Valentina e Valentina partono per Padova e il 9 la coppia viene sottoposta a un delicato intervento: alle 16 del pomeriggio il rene di Valentino è già dentro il corpo di sua moglie e, come racconterà il chirurgo dopo l’operazione «... è partito come un treno». Una frase che ha fatto piangere parenti e amici. Lacrime di gioia e di sollievo.
La coppia ora è rientrata a Turriaco, dove risiede, e tutto procede per il meglio. «Il percorso è ancora un po’ lungo - spiega Valentina - perché ci saranno ancora tanti controlli. Ma sto bene, mi sento rinata, so che potrò essere di nuovo una persona normale ma soprattutto sono consapevole che la mia vita la devo a mio marito. Il suo gesto d’amore è stato un qualcosa d’indescrivibile che, ancora una volta e ancora di più, mi ha testimoniato la sua unicità, la sua sensibilità, il suo coraggio e la sua protezione».
Il dono di un rene come gesto d’amore. Assieme all’aiuto di tante persone. «Mi sento di rivolgere un particolare ringraziamento - dice Valentina - al dottor Martone che mi ha sempre seguita e appoggiata e che mi seguirà in futuro. Al professore Paolo Rigotti, alla dottoressa Lucrezia Furian e a tutta l’equipe dell’Azienda ospedaliera di Padova
dove siamo stati operati. Un grazie va alla mia mamma che ci ha assistiti e che continua anche nella convalescenza. Un merito a mia figlia Andrea che ci è stata sempre accanto, sopportando i momenti tristi e aiutandoci con i suoi sorrisi e gesti d’affetto».

DOLO. Le speranze erano ridotte al lumicino, e per i medici il destino di quel feto era tragicamente segnato. Sandro Giorgiutti e la moglie Federica si sono rifugiati nella fede, recandosi a Malo, nel vicentino, al santuari di Santa Libera, la Madonna della Maternità. Il feto è perfettamente guarito. E sei mesi dopo è nata Giulia, una bella bimba che oggi ha 5 anni. «Un miracolo» ha detto il parroco di Malo di Giuseppe Tassoni, che nell’omelia di domenica, ha raccontato al storia della coppia residente ad Arino di Dolo.
«Mia figlia Giulia sarebbe dovuta nascere con una gravissima malformazione, invece progressivamente, dopo essere andati in pellegrinaggio al santuario della Madonna della maternità di Malo, la sua malformazione che ci era stata diagnosticata dopo una ecografia, si è ridotta fin quasi a sparire. Un fenomeno che i medici hanno detto di non saper spiegare». A parlare a cinque anni di distanza dai fatti è Sandro Giorgiutti, il papà della piccola Giulia, che abita ad Arino di Dolo in un residence poco distante dalla chiesa del paese.
Sandro fa l’operaio al Petrolchimico di Porto Marghera e ha una grande passione per la musica rock. La moglie Federica lavora in un bar a Spinea. «Neanche io ero un grande credente prima che mi capitasse ciò che è capitato», confessa. «Ma io e mia moglie volevamo un figlio. Avevamo perso un bambino, poco prima che Federica restasse incinta di Giulia. Alla prima ecografia della bimba, verso i 4-5 mesi di gravidanza, ci venne subito detto dai medici che il feto aveva gravi problemi di salute. I medici ci convocarono e ci spiegarono che c’erano delle grosse cisti sul fegato e in altre zone del corpo, che pregiudicavano la vita della nostra bambina. Eravamo disperati, abbiamo consultato diversi medici, ma tutti ci davano lo stesso responso».
Giulia sembrava destinata a non venire al mondo, ad nascere con gravi malformazioni. «Mia mamma», prosegue Sandro Giurgiutti, «è una catechista, fervente credente, e mi ha consigliato di andare a pregare nella chiesa dedicata a Santa Libera a Malo, la protettrice delle partorienti. Allora ci siamo recati al santuario, e abbiamo pregato per la guarigione della nostra bambina».
Dopo il primo pellegrinaggio nel Vicentino, le notizie sorprendenti non si sono fatte attendere. «Dopo qualche giorno le ecografie di controllo», racconta il papà, «hanno dato risultati incredibili. Le malformazioni si erano ridotte in modo inspiegabile. Abbiamo continuato ad andare a Malo e a tenere per noi questo sconvolgente segreto. Via via, mese dopo mese, tutte le malformazioni e le cisti erano sparite e alla vigilia del parto il feto era in perfetta salute».
A dicembre del 2010, all’ospedale di Mirano, è nata così Giulia. «È stato un parto cesareo», continua il papà, «e ci ha regalato la nostra bella bimba, in piena salute. Dopo qualche giorno dalla nascita ci siamo recati con la piccola a rendere grazie alla Madonna, per questo grande dono che ci ha fatto. Abbiamo voluto anche voluto fa battezzare la nostra piccola nella chiesa di Malo il 12 giugno del 2011 da Don Giuseppe Tassoni, un parroco a cui siamo ancora profondamente legati. Di questa storia non abbiamo mai voluto parlarne anche come segno di rispetto, di riconoscimento per un dono così grande che ci è stato fatto dal cielo, e che ci ha reso immensamente felici».


la  terza  storia  non è una novità    visto che  errori   simili ne capitano   a iosa   ma  va raccontata  perchè   come  sempre   succede  per  imediare  accorrono mesi  e  << per chi prende una pensione da nemmeno 500 euro anche un mese fa la differenza >>. Ma  sopprattutto  la cosa assurda è che devi essere tu a rimediare con certificati ed atri atti burocratici ai loro ..... di errori . E a  chi commette   l'errore  ( comune , inps, segretari    )  loro non gli li fanno pagare .Se ogni volta che facessero un  errore del genere gli togliessero una parte dello stipendio tranquilli che tali ... non ne farebbero più o se ne farebbero di meno  

Per l'Inps è morta. E la pensione non le arriva più

Grosseto, è l'incredibile vicenda di una 66enne malata e inabile al lavoro che non può riscuotere i suoi 465 euro. Per far valere i suoi diritti il caso è in tribunale

GROSSETO. Quando è andata all’Inps a chiedere come mai sul suo conto corrente non c’era ancora la pensione che da anni riceve ai primi di ogni mese, a stento è riuscita a credere alle sue orecchie. «Signora, lei risulta deceduta», è stata la risposta.
Ad essere superstiziosi c’è da correre a procurarsi un cornetto rosso e appenderselo al collo. I più sardonici potrebbero prenderla a ridere: pare che nominare il trapasso allunghi la vita... Per la diretta interessata, una signora alle soglie dei 66 anni, la notizia è stata uno choc. Quella che le è stata tolta, infatti, non è certo una “pensione d’oro” da sguazzarci dentro, ma una piccola pensione da nemmeno 500 euro al mese (465,09, per la precisione) per inabilità al lavoro che a lei, malata da tempo e senza altre fonti di reddito – a parte la pensione, ancora più piccola, del marito – rappresenta l’unico sostentamento. Insomma, davvero niente da ridere. «Il 4 gennaio mia madre è andata in banca a ritirare la pensione – racconta la figlia della donna che, per ragioni di riservatezza, preferisce non comparire – ma l’accredito non risultava. Il giorno dopo c’è tornata e i soldi ancora una volta non c’erano. Allora è andata all’Inps a chiedere il perché di questo ritardo».
È qui che, facendo una verifica al computer, il personale dell’ufficio grossetano ha fatto l’incredibile scoperta: la signora, per l’Inps, risultava deceduta e quindi la sua pensione era stata sospesa. «Ci hanno detto che l’Anagrafe del paese natale di mia madre aveva inviato la comunicazione della morte e che automaticamente la pensione era stata cancellata – spiega ancora la figlia – Così abbiamo chiamato l’Anagrafe, ma a loro non risulta di aver fatto alcuna comunicazione del genere».
Anche al Tirreno l’ufficio Anagrafe conferma di non aver inviato comunicazioni del genere. Forse l’ha fatto un altro Comune con un’omonima della signora? Cosa abbia generato l’errore non è chiaro. Fatto sta che l’errore c’è stato e a pagarne le conseguenze è una signora che soffre di diverse malattie gravemente invalidanti e che, per la propria salute, dovrebbe evitare ogni stress. Ma purtroppo per lei lo stress ha subito, se possibile, un’impennata ancora più grande.
Se, infatti, per un errore del genere c’è rimedio, in questo caso alla velocità fulminea con cui l’Inps ha cancellato la pensione della signora non corrisponde altrettanta rapidità nel rimettere le cose come stavano. Insomma, a due settimane di distanza non è stato ancora possibile sbloccare la pratica e versare la legittima pensione.
Per questo la famiglia della signora si è rivolta a un avvocato, Clara Mecacci, che come prima mossa ha inviato una richiesta all’Inps, segnalando che la sua assistita stava subendo «gravissimi danni patrimoniali e non, che incidono anche sul suo diritto alla salute» e chiedendo che la pensione le venisse ripristinata nel giro di pochi giorni.
L’Inps ha riconosciuto che c’è stato un errore ma ha spiegato che non è possibile ripristinare una pensione che sia stata eliminata e che, per “creare” una nuova pensione, occorre più tempo. «È una vicenda che ha dell’incredibile – spiega Clara Mecacci – Ok, è stato fatto un errore. Ma cosa ci vuole a sistemare le cose?».
A quel punto Mecacci ha presentato un ricorso d’urgenza al giudice del lavoro, con la richiesta, oltre che della pensione, anche degli interessi e dei danni subiti dalla sua cliente, e lamentando di non aver avuto dall’Inps un’indicazione precisa sui tempi.  concludioampedita una raccomandata all’Inps
Al Tirreno l’Inps conferma che la pratica non è immediata. «Le comunicazioni di decesso arrivano telematicamente – dice l’Istituto di previdenza – e, una volta eliminata, una pensione non può essere ripristinata solo premendo un bottone. Occorre fare una nuova liquidazione ab origine riconteggiando tutte le quote riscosse. La sede grossetana si è attivata per lavorare tempestivamente sulla nuova pratica, ha già fatto il conteggio e la pratica viene monitorata per assicurarsi che l’operazione sia andata a buon fine. Al 99 per cento la pensione, ricalcolata, verrà erogata il 1º febbraio; se così non fosse sarà comunque una pensione provvisoria». A quel punto per la pensionata sarà passato un mese senza vedere il becco di un quattrino. «Loro parlano bene – conclude con amarezza la figlia – ma per chi prende una pensione da nemmeno 500 euro anche un mese fa la differenza»


  sbolliam la rabbia  con una storia   sepre  in ambito sanitario  ma  più allegro  che dimostra come  non tutti gli italiani  ,  nonostante  la deriva   sempre  più exenofoba  e di diffidenza  verso gli stranieri  ,  ad esempio


‪#‎Torino‬. Una mazza da baseball è la provocazione del candidato di centrodestra Luca Olivetti: "Se sei venuto


  c'è  chi non lo  è  ed  è solidare con loro . Peròla cosa  straan   e  che  si  è solidale    solo quando  sono integrati  .  la  vera  soidarietà  è


da    http://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/  del 18\1\2016

Le mamme come angeli aiutano la bimba malata

Cicognara. Due anni e mezzo, figlia di immigrati e operata per un tumore. Solidarietà e turni per accompagnarla alle cure. «Ci si stringeva il cuore»
VIADANA. Gli occhioni della bimba guardano nel vuoto mentre i sorrisi di chi le sta attorno cercano di donarle un po’ di calore. Lei ha due anni e mezzo e nessuna colpa. Appena nata le hanno diagnosticato un tumore al cervello. Una tragedia che ha colpito una famiglia dignitosa. Immigrati, provenienti da un Paese lontano. Di religione diversa dalla maggioranza dei loro vicini di casa. Ma che hanno trovato nella comunità cicognarese il bene più prezioso: l’umanità. Perché, quando si è saputo della malattia della bimba e della difficoltà della famiglia, c’è chi ha gettato dietro le spalle ogni pregiudizio ed ha guardato solo al bene della bimba che oggi viene regolarmente accompagnata alle cure da una catena di mamme: angeli che se ne fanno carico senza chiedere nulla in cambio.
Tutto nasce a settembre scorso quando il parroco di Cicognara don Andrea Spreafico, che gestisce la chiesa che fu di don Mazzolari, racconta delle difficoltà di questa famiglia. La bimba è nata malata, è stata operata, ma il male ha ritardato la sua crescita. Non cammina e ha bisogno due volte la settimana di fare attività fisiatrica, di riabilitazione fisica all’Asl di Viadana. La mamma non ha la patente ed in casa c’è un altro figlio, un bimbo che va a scuola alle elementari e che patisce per la sorellina. Il padre lavora in un’azienda della zona, ma non riesce a prendere due permessi lavorativi alla settimana. L’azienda con lui ha chiuso un occhio finché ha potuto, ma la situazione non può andare avanti più di tanto. La famiglia si è così rivolta al Comune chiedendo un accompagnamento, ma sinora non ha ricevuto risposte positive alla domanda.
Le parole di don Andrea cadono come semi in un terreno fertile. Alcuni parrocchiani decidono di darsi da fare. In particolare alcune mamme, fra le quali una che ha la figlia della stessa età. «Ho pensato: ma se fosse capitato alla mia bimba? Mi si stringeva il cuore, perché sono una mamma anch’io. E non sono certo stata a pensare al fatto che fossero immigrati, musulmani o quant’altro. Se avevano diritto o meno. Queste cose si fanno, punto e basta. Sulle prime, assieme a mia madre, ci siamo organizzate in modo da dare un aiuto».
Le necessità sono tante. La carrozzella che era stata data dall’Asl non andava bene, perché troppo pesante per essere manovrata da una donna. Così si decide di comprare alla bimba una carrozzina adeguata. Servono poi auto un po’ grandi per caricare la bimba, la madre e il passeggino e infine la disponibilità di tempo il martedì e il venerdì mattina. «Le portiamo all’Asl di Viadana alle 11 e le andiamo a prendere a mezzogiorno – spiega una delle mamme –così da settembre a questa parte. Ci diamo il turno, ma speriamo che qualcuno aiuti questa povera bimba e la sua famiglia che con dignità sta vivendo questa situazione terribile»



8.11.12

Muore di tumore a 56 anni, per l'Inps può lavorare e non merita la pensione..

Meno male  che  c'è facebook .  
Lo  so  che la malasanità   e  le  pensioni date  ai falsi invalidi sono nella norma  e all'ordine del  giorno  .Cosi come  la  cattiva  e poco rispettosa burocrazia italica   e secondo i commenti  ,  che trovate qui,    all'articolo sotto  riportato anche fenomeni come questo .  Ma  come dice sconsolato  L'avvocato trevigiano Sossio Vitale  : «Purtroppo seguo anche altri casi del genere. Capisco l'esigenza di tagliare i costi, ma parliamo di un malato oncologico morto nel giro di tre mesi, che si muoveva in carrozzina e considerato, invece, in grado di camminare. Per i malati di questo tipo la pensione dovrebbe essere riconosciuta almeno durante il periodo della chemioterapia» è vergognoso  che  dei medici  dell'Inps  o di qualunque  altro ente  8 OVVIAMENTE SENZA   GENERALIZZARE  E FARE DI TUTTA L'ERBA UN FASCIO  PERCHE' IN MEZZO ALA MERDA POSSO ESSERCI ANCHE DELLE PERLE  )  ,  sia cosi frettoloso  e pressapochista   nel visitare   dei pazienti  . Riporto qui  uno   dei  commenti   all'articolo  , che  mi ha  colpito  molto  e che descrive  l'esatto calvario   che   ho conosciuto   benissimo  avendo mia nonna  paterna malata   d'alzheimer (  1 in inglese   2 3 in italiano) 
un medico inps legge le carte o valuta un paziente?
mi spiego meglio mia mamma colpita da alzheimer ha effetuato 3 visite per invalidità e accompagnatoria, 1^ visita 80% e niente accompagnamento, 2^ 100% e niente accompagnamento, 3^ 100% e accompagnamento, e tutto perche le prime due volte camminava, ha mai vissuto in casa con una persona che non distingue il bagno dalla cucina solo per non dire altro, non si poteva lasciarla sola un solo minuto però siccome alle visite i famigliari non possono parlare ma solo consegnare le carte per 2 volte niente accompagnamento, forse è per questo che le pensioni vengono date a chi non ne ha bisogno, basta presentare un bel pacco di visite e tutto è risolto, quando date le invalidità cercate di valutare la persona e non solo i documenti.
commento inviato il 08-11-2012 alle 18:04 da daniele
Ma  poiché  non sono della zona  e rischierei   di dire cose inesatte  lasci  che  a raccontare i fatti sia l'articolo  del  http://www.gazzettino.it/nordest/treviso  del 8\11\2012 



Muore di tumore a 56 anni, per l'Inps
può lavorare e non merita la pensione
Arriva in novembre l'esito della visita di marzo: Michelina è già
deceduta, per l'istituto è in grado di camminare: «Presi in giro»



di Paolo Calia
TREVISO - Assalita dal tumore, fiaccata dalla chemioterapia, costretta in carrozzina per evitare di cadere: per l'Inps però quella donna trevigiana, ex parrucchiera, così debilitata è invece in grado di camminare e lavorare e quindi non meritevole di una pensione d'invalidità.
Ma c'è di più: l'esito della visita davanti alla commissione medica fatta a marzo è arrivato ieri, 7 novembre, a cinque mesi di distanza dalla morte e dal funerale della diretta interessata. Una vicenda paradossale ma, purtroppo, estremamente reale.
La protagonista è Michelina Bruschetta, morta il 18 giugno a 56 anni. Nata a Castelfranco, residente a Silea ma conosciutissima a Treviso dove per 34 anni, assieme alla sorella Ivana, ha gestito un salone da parrucchiera. Tre anni fa le viene diagnosticato il tumore: mesotelioma pleurico. Una forma particolare, legata alle polveri d'amianto presenti, un tempo, in molti prodotti utilizzati dalle parrucchiere. Michelina è costretta a lasciare il suo lavoro. Un anno e mezzo fa anche Ivana si ritira, vende l'attività e si dedica alla sorella. Inizia il calvario tra dottori, ospedali e mille carte da firmare. L'avvocato trevigiano Sossio Vitale riesce a far ottenere a Michelina le agevolazioni previste dall'Inail per chi è colpito da malattie professionali. Poi le due sorelle si rivolgono all'Inps per l'accompagnatoria prevista per gli invalidi al 100 per cento.
«Abbiamo sempre pagato tutto, osservato tutte le leggi. Sinceramente mi sento presa in giro»


dice Ivana che ieri mattina ha ricevuto dall'Inps la risposta alla domanda fatta a marzo. Ovviamente la pensione d'invalidità non serve più a nessuno. Non è questo a ferire ma le motivazioni con cui i medici hanno bocciato la richiesta: «La commissione medica superiore riconosce l'interessato non invalido». Spiegando che la patologia non è "invalidante" e che la capacità lavorativa "non è ridotta". In poche parole: Michelina, attaccata dal tumore e debilitata dalla chemioterapia, costretta a muoversi in sedia a rotelle per non stancarsi troppo, per l'Inps poteva lavorare e camminare.
Vitale osserva sconsolato: «Purtroppo seguo anche altri casi del genere. Capisco l'esigenza di tagliare i costi, ma parliamo di un malato oncologico morto nel giro di tre mesi, che si muoveva in carrozzina e considerato, invece, in grado di camminare. Per i malati di questo tipo la pensione dovrebbe essere riconosciuta almeno durante il periodo della chemioterapia».
Giovedì 08 Novembre 2012 - 09:07    Ultimo aggiornamento: 16:32

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...