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1.3.24

Studenti che aggrediscono i prof a scuola ‘mamma e papà pagheranno fino a 10mila euro di multa’: arriva in Senato l’emendamento che cambia le regole

Per  essere  incisiva      e  non    una  semplice  legge   fattta  solo per  fare   o  di manzoniana  memoria   serve  aggiungere  alla  sanzione     economica      anche  l'obbligo   con  raddopiamento pecunario      se  non lo  si frequenta  un corso obbligatorio   educazione   alla  legalità e   alle  diversità   , da parte  dei  genitori  

  da ilriformista   del  29\2\2024

Studenti che aggrediscono i prof a scuola ‘mamma e papà pagheranno fino a 10mila euro di multa’: arriva in Senato l’emendamento che cambia le regole© Fornito da Il Riformista

Tutti ci ricordiamo i numerosi episodi di aggressioni – più o meno violente – di qualche studente contro il professore di turno. Uno dei casi più recenti è il caso dello studente di 17 anni che ha accoltellato alla spalle la sua professoressa prima di entrare in classe. all’istituto professionale Enaip di Varese. E ancora la professoressa derisa da alcuni studenti in classe e colpita alla testa e ad un occhio a pallini di gomma sparati da una pistola ad aria compressa. 

Il rischio di una multa fino a 10mila euro

Gli studenti che aggrediscono un professore, un dirigente scolastico o un membro del personale amministrativo della scuola rischiano una multa che può andare dai 500 ai 10mila euro. Lo prevede un emendamento depositato dal governo al Senato, in commissione Cultura, al ddl sulla valutazione del comportamento degli studenti. Il testo prevede che in caso di condanna per reati contro il personale scolastico nell’ambito o causa delle loro funzioni “è sempre ordinato” oltre al pagamento dei danni quello “di una somma da euro 500 a euro 10mila”, appunto, come “riparazione pecuniaria” per “l’istituzione scolastica di appartenenza della persona offesa”.

Cosa prevede l’emendamento depositato in Senato

L’emendamento è relativo a “chiunque aggredisca un professore o un dirigente nelle sue funzioni o a causa di esse” e condanna “i reati commessi in danno di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario della scuola a causa o nell’esercizio del suo ufficio o delle sue funzioni”.

Titolo di riparazione pecuniaria “La sospensione condizionale della pena – si specifica – è comunque subordinata al pagamento della somma determinata a titolo di riparazione pecuniaria, fermo restando il diritto della persona offesa all’eventuale risarcimento del danno”. Il termine per la presentazione dei sub-emendamenti alla proposta di modifica in commissione è stato fissato a martedì.

26.8.23

non si uccide come gli anni di piombo o la strategia della tensione ma il clima è quello . stormshit e minacce a clara abatangelo libraria che non vuole vendere il libraccio di vannacci

   come Vannacci    ha  il diritto  di    dire  le  sue  .........   anche  noi   in questo    caso sotto riportato abbiamo il diritto di non vendere il suo libro . 


Il caso diClara Abatangelo libraia trevigiana  ( foto  sopra )  che   sta  subendo     Minacce perchè non vuole  vendere il libro  di  Vannacci (msn.com) . Mi chiedo ma abbiamo    il  diritto  di   dire la nostra  oppure  è   come  ho detto : << Se la democrazia diventa il diritto della maggioranza o minoranza  ( dipende  da  come lo  si vede ) a dare dei “non normali” a tutti gli altri  siamo   all'anticamera   della  dittattura >>  ? 


Lo  so   che  il  paragone    è forse  improprio  visto     il  diverso  contesto     storico  e  culturale  di quel  periodo rispetto  all'oggi   . Ma  come  ho risposto   in un commento  su  fb   il clima    è lo stesso   della strategia  della tensione  (    guerra  non ortodossa    e  non convenzionale ,   alle  bombe  sui  treni    nelle  piazze     . terrorismo  di  stato e i  servizi segreti  con manovalanza fascista ) ,    ed  a  gli anni di  piombo  (  alle  uccisioni   e gambizzati  di :  giudici  e magistrati  ,  giornalisti , forze dell'ordine  , fascisti   attuati   principalmnte     dalla   sinistra  exrtaparlamentare   ),   si  è  sostituità  la  campagna  d'odio e denigrazione   mediatica  \  social   la  cosidetta   shitstorm  )     dell'avversario    e  delle  idee  diverse  dalle  tue  

1.7.21

"L'idiota del giorno" Marco dondolini (FDI): "Le ragazzine in shorts istigano le risse tra ragazzi"

 Un'altra perla di saggezza, dopo Tuiach consigliere comunale di Trieste ex lega ed oggi forza nuova ( cambia poco) , Marino consigliere comunale di Mazara del Vallo di CDX , ora quest'altro scienziato non c'è fine al peggio.Ciò dimostra che Orwell è attuale come non mai: "Un popolo che elegge corrotti, impostori, ladri, traditori, non è vittima, è complice", questo è.

Meno male che ogni tanto i loro grandi cervelloni vegono fuori! Questo è proprio da Prize Award ! 🤣🤣🤣 Dovrebbe secondo alcuni essere contento: istigherebbero novelli balilla squadristi di cui il futuro governo avrà bisogno per mantenere ciò che intende per "ordine e sicurezza".

3.1.14

Giganti di Monte'e Prama in partenza tra le polemiche

adesso  è ufficiale  ne  avevo già parlato in articoli precedenti  (  in cui trovate  deglinurl sula loro  storia  e la loro  importanza  ) 


  la scellerata decisione  di  smembrare  l'esposizione museale   dei giganti   di  monte prama    che  io paragono  per  importanza    ai bronzi di Riace
da


https://www.facebook.com/notes/marcello-madau/buon-natale-monti-prama-e-ora-buon-2014/576534955759137



Buon Natale Monti Prama (e ora buon 2014...)

24 dicembre 2013 alle ore 9.53
E’ l’ultimo Natale che i  giganti di Monti Prama, le statue della memoria nuragica,  passeranno assieme.
A gennaio partiranno dal centro di Restauro di Li Punti, che le ha ricomposte da migliaia di frammenti.
A marzo una ventina di statue verranno esposte in una mostra in onore di Giovanni Lilliu. Subito dopo sei di esse, assieme a quattro modelli di nuraghe, saranno visibili in una sala del Museo di Cabras.

La divisione sta per concretizzarsi.

L’idea del Soprintendente Minoja, maturata ai tempi di Bondi e Resca, procede: un  esecutivo da portare a termine. Si è provato a suggerire che le copie finissero al Museo di Cagliari, ciò che forse  non avrebbe invalidato la forma.  

Lo Stato centrale ha fatto la sua parte.
Ma la sconfitta è del territorio e dell’ipotesi che non ci sarebbe stata divisione, ribadita sino al 2010 dall’assessore Milia; del Sinis, che ha accettato un mediazione (alla fine di questo processo, ma la data non è certa, le tre statue più rappresentative e un modello di nuraghe andranno al Museo di Cagliari, le altre a Cabras) che può avere qualche valore politico, ma è culturalmente sbagliata.

L’appello promosso da chi scrive con Carlo Tronchetti, Fabio Isman, Mario Torelli, Giulio Angioni, Paolo Bernardini, Alberto Moravetti, Marco Milanese, Giuseppina Manca di Mores, Emanuela Atzeni, Franco G. R. Campus, Alberto Gavini, Valentina Porcheddu, Luca Sanna, Laura Soro, è stato firmato da migliaia di persone tra le quali nomi del mondo archeologico come Sandro Filippo Bondì, Eugenia Equini,  Mario Liverani, Attilio Mastino, Elena Pierro, Giuseppe Pucci, Maria Josè Strazzulla, Maurizio Tosi, Peter Van Dommelen, Cinzia Vismara.

Da questo punto resta in apparenza inascoltato,  ma ha segnato, e segna – perché non si chiuderà -  una traccia verso un obiettivo. Vi chiedo perciò di potenziare l'evento, che si chiuderà con il ritorno definitivo di tutti i materiali  a Cabras.

Oggi le statue possono stare a Cabras  solo in piccolo numero, e non si coglie più il senso di un’azione che poteva costruire un’ottima base di partenza: il bel progetto vincitore del concorso sul ‘Polo museale di Cabras’ realizzato dai giovani professionisti di Alghero e Sassari Renata  Fiamma, Walter Dejana, Simone Lumbau, con la collaborazione di Maria Grazia Satta
In questo modello non ci sono ostacoli, come mi hanno confermato i progettisti, per ospitare tutto il complesso scultoreo.

Le critiche sono note, e le riassumo: un contesto coerente non si divide su musei diversi (le difficoltà per l’interpretazione di tale coerenza non ne diminuiscono la natura di contesto) senza  ostacolarne   fruizione e lettura.  
E’ un concetto basilare della recente modernità in archeologia e in museologia.
Vi si è arrivati – evidentemente non in modo compiuto -  superando vecchie concezioni antiquarie che formavano l’apparato ideologico della pur valida legge 1089 del 1939, con un patrimonio di battaglie e alte riflessioni lungo la seconda metà del Novecento. L’inseparabilità, più che un principio, è la condizione migliore per lettura, interpretazione e  godimento. Una separazione non diventa unità solo perché il “sistema Mont’e Prama”, composto da un museo statale, uno civico e un Centro di restauro,  viene definito ‘unico sistema museale’.  
E’ naturalmente utile abituarsi a pensare che una critica e un confronto, anche severi, non  siano una drammatizzazione del dibattito ma l’illustrazione di  diverse letture e posizioni, e, nel caso (come in questo), la relativa battaglia di cittadinanza.
Gli aspetti positivi ci sono, e assai importanti: attraverso materiali archeologici di grandissima rilevanza il bianco racconto della pietra arenaria configurata a torri e guerrieri cercherà di arrivare con nuova forza. Nuove speranze provengono dalla ripresa a lungo invocata degli scavi nel sito.
Ma, infine, la questione va oltre l’archeologia e coinvolge gestione e sviluppo dei beni comuni, il processo decisionale ad essi legato.  Il destino di un bene comune, qua con  forte valore identitario, dovrebbe  essere determinato assieme alla comunità e nella comunità. 
Il progetto che si porta a compimento si chiama “BC2 Beni culturali Beni Comuni. Un approccio partecipativo  alla valorizzazione: Il sistema museale di Mont’e Prama”. Workshops  ben gestiti e  senz’altro migliorativi rispetto alle vecchie prassi. Ma si è partecipato ad una scelta già fatta....
Aggiornando la vecchia massima del marchese De Coubertin, l’importante è partecipare, non decidere. I beni comuni, che animano il titolo del progetto, richiedono ben altri processi decisionali!
Infine, i modelli territoriali. In attesa del futuro  Museo di Cabras (o comunque della nuova sede per Monti Prama), la concezione centralista che interpreta contesto, musealizzazione, fruizione e   valorizzazione  inciderà su quella ‘speranza’ di dinamiche territoriali, anche economiche, insite nel differente modello territorialista dello ‘sviluppo locale’.
E’ stato sostenuto da funzionari della Soprintendenza che la visita all’esposizione cagliaritana spingerà la gente ad andare nel Sinis a vedere le altre statue. Succederà,  ma sarà un fatto decisamente minore.
La maggior parte dei visitatori, vista l’esposizione cagliaritana, dirà “beh, le statue le ho viste’ e passerà ad altro.
Buon Natale quindi, e felici auguri per un cambio decisionale e culturale, perché questa visione riverniciata in digitale ma ottocentesca, è introiettata non tanto e non solo (ovviamente è il suo ruolo) dal Ministero, quanto dalle attuali rappresentanze del territorio sardo. Mi auguro che questa battaglia continui  in maniera civile, riuscendo a riportare nella sua sede naturale tutti i materiali archeologici, dentro quel grande luogo che è la Penisola del Sinis, la sua gente, le sue aree protette, la sua cultura, le economie di terra, mare e stagno.

18.3.13

ABBIAMO UN PATRIMONO MA NON LO SAPPIAMO SFRUTTARE Monte Prama, i giganti sprecati «Siamo sul tesoro e litighiamo»

La sardegna posssiede    quelli che possono essere chiamati \ paragonati a tutti gli effetti  I Bronzi di Riace Sardi ma  fra  campanilismi  del  tipo  , no  gli voglio io , no spettano a me  non riusicamo ad  esporli al pubblico (  se  non  per  una sola  volta  al centro di restauro presso sassari )  e li tieni chiusio dentro  qualche magazzino  ion attesa  che si decida  se  esporli in futuro museo   nel luogo in cui sonomstati   trovati o in qualche altro  museo  o a Sassari  o  cagliari .
Concordo con quanto dice  questo appello  del  rettore Melis appello per valorizzare i monumenti  riportato dall'unione sarda  del 17\3\2013


Convegno all'Università di Cagliari per la pubblicazione dei saggi sugli scavi
Monte Prama, i giganti sprecati «Siamo sul tesoro e litighiamo»

Dal rettore Melis appello per valorizzare i monumenti Sarà che sono dei giganti, e in quanto tali inevitabilmente ingombranti, ma dei monumenti di Monte Prama si è parlato a lungo, nel convegno cagliaritano di ieri in Rettorato, e non soltanto in termini scientifici.
Certo, le relazioni e la tavola rotonda che hanno accompagnato la presentazione di “Giganti di pietra” - l'accurato volume che l'editore Fabula ha dedicato al sito archeologico del Sinis - hanno approfondito il contesto storico in cui le sculture vennero realizzate. Ma nel suo saluto il rettore cagliaritano Giovanni Melis ha tratteggiato in modo piuttosto ruvido e diretto la penombra in cui i giganti oggi rimangono.
Ricordando di aver visto le statue pochi anni fa nel centro di Li Punti accompagnato dal rettore sassarese Attilio Mastino, Melis si è domandato: «In quale altra parte del mondo ci si permetterebbe il lusso di non valorizzare questi monumenti, né di garantirne la fruibilità a visitatori e studiosi? Io mi auguro che questo convegno ci aiuti a superare certi ostacoli tipicamente regionali e provinciali», dove se il primo aggettivo è di carattere territoriale, il secondo suona più come un apprezzamento negativo sulle dinamiche che si sviluppano a volte fra centri di potere e di sapere. La conclusione del saluto di Melis ai convegnisti invece non ha alcuna sfumatura da interpretare: «Abbiamo un patrimonio sommerso che preferiamo disputarci piuttosto che valorizzare».
Non è chiaro, in tempi di crisi diffusa e di sforbiciate crudeli alla cultura e alla ricerca, quali possano essere le prospettive per la valorizzazione - perché no - turistica oltre che scientifica di queste statue così imponenti e suggestive e del sito dal quale emergono.
Di sicuro sono passati 39 anni da quel giorno di marzo quando l'aratro di un contadino andò a sbattere su un gigante che quasi affiorava dal terreno. Considerarli una ingombrante novità che ancora non si sa come gestire sarebbe, come dire, una forzatura.
Che il problema non sia l'indecisione ma casomai la scarsità delle risorse lo ha chiarito poco dopo - in assenza del soprintendente per i beni archeologici Marco Minoia - la dottoressa Miriam Usai, che nel suo intervento ha accuratamente ripercorso le tappe degli scavi che dagli anni Settanta riportarono alla luce il patrimonio di Monte Prama e la successiva fase di restauro. Il registro dei visitatori - ha sottolineato - testimonia come i giganti non siano rimasti inaccessibili.
E le difficoltà nel sostenere la ricerca vanno di pari passo con quelle che in questa fase attraversa l'editoria - come ha spiegato il professor Guido Clemente, intervenuto a nome dell'editore, suo fratello Enrico. Ma i problemi che l'indebolimento del tessuto sociale crea non hanno inciso sulla qualità della pubblicazione, realizzata coinvolgendo i protagonisti degli scavi e secondo criteri di profondo rigore.
E mentre il mondo di oggi si interroga su come valorizzare il passato, quello di ieri dalle relazioni che si sono susseguite nell'aula magna del rettorato emerge in tutto il suo fascino complesso. La relazione del docente dell'ateneo sassarese Raimondo Zucca ha disegnato un Sinis capace di assorbire influssi e suggestioni culturali di altre zone, remote solo geograficamente. Dal gusto cipriota dei tripodi sui quali si lavora per poterli presto esporre al pubblico fino all'orientalismo del leoncino accucciato che costituisce il manico di pugnale - o di specchio - all'attenzione degli studiosi, tutto nella messe di reperti illustrata ieri racconta non un lembo di terra marginale, ma la penisola di un'isola al centro di un Mare intensamente frequentato.
E l'influsso estetico del Vicino Oriente riemerge anche nella relazione del professor Carlo Tronchetti, che legge i giganti come emblemi oltre che custodi delle virtù - la pietas religiosa e il valore guerriero - attribuite alle famiglie sul cui riposo vegliavano. È in questo quadro di valori che si sviluppa il processo di rifunzionalizzazione dei nuraghi, in molti casi destinati inequivocabilmente ad accogliere pratiche e momenti spirituali di un popolo molto meno isolato e culturalmente autarchico di come si è portati a immaginarlo.
Il Sinis, insomma, come tessera particolarissima del complesso e multicolore mosaico nuragico, come ha suggestivamente riassunto il dottor Alessandro Usai della soprintendenza cagliaritana. Un intervento, il suo, incentrato non solo e non tanto sulle risultanze degli scavi effettuati finora, ma sulle opportunità scientifiche e storiografiche che un'esplorazione più completa del territorio garantirebbe.
Una caccia alla storia da condurre «pietra per pietra» e passo dopo passo, calandosi innanzitutto come escursionisti attenti fra quelle colline e quei rilievi per individuare quale possa ancora nascondere un nuraghe o magari una di quelle tombe dei giganti che, a dispetto del nome, proprio nella penisola dei Giganti di pietra finora sono emerse con frequenza minore rispetto a molte altre zone dell'Isola.
Ma non di sole tombe vive la ricerca archeologica, né di soli monumenti. L'intensa presenza nel Sinis, il suo svilupparsi in una rete di microcomunità - con insediamenti anche minimi, a volte di una sola capanna - ricorda a chi conduce i sopralluoghi sul campo quanto fosse intensa l'attività di trasformazione del suolo da parte degli antichi sardi.
Una propensione a modificare, plasmare in profondità il territorio tale che «viene quasi da immaginare che i nuraghi, tutto sommato, li costruissero per riposarsi».

Celestino Tabasso

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...