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24.1.15

il caso della canzone Bella Ciao dimenticata \ rimossa dalla sinistra extra parlamentare e parlamentare ma famosissikma all'estero






  << PARIGI l'emozione di Bella Ciao è la resistenza della libertà d'espressione alla barbarie dei kalashnikov, ad Atene accompagna l'utopia populista di Tsipras, 
a Hong Kong scandisce l'opposizione alla Cina comunista, a Istanbul canta la rivolta contro l'Islam autoritario di Erdogan. >>

Solo in Italia da un paio d'anni Bella Ciao è all'indice, confusa per ignoranza e per bugie d'ignoranti divenute verità con Bandiera rossa e L'Internazionale , e mai cantata, come si dovrebbe, con l'alzabandiera del 25 aprile, ma trattata come un inno comunista, degradata da canto laico della liberazione e della concordia repubblicana a ballata dei trinariciuti, a manifesto del Soviet italiano.
 << E invece, nel mondo, la canzone della Resistenza ha fatto la sua resistenza, e ha vinto, anche contro se stessa. È infatti evasa dalla gabbia del braccio armato e del pugno chiuso con la forza della melodia tradizionale, con quelle due parole "ciao" e "bella" che sono le password della nostra identità, con i timbri e i toni che sono il meglio della leggerezza di Sanremo, con la dolce malinconia del bel fiore sulla tomba, e ovviamente con il partigiano morto per la libertà e non per "la rossa primavera" della falce e martello e neppure per il sol dell'avvenire della filosofia classica tedesca.>>
Insomma Bella ciao ce l'ha fatta a riaccendere le emozioni originariee    non solo   che la resero colonna sonora della guerra partigiana al nazifascismo, quando fu preferita a Fischia il vento , proprio perché, "era più ecumenica "e  di tutti   E la sua storia e la sua memoria "la accreditano come la canzone che unifica le speranze e le attese della democrazia" ha scritto Stefano Pivato in Bella ciao. Canto e politica nella storia d'Italia ( Laterza, 2005). Fu insomma la canzone delle forze politiche costituenti, tutte laburiste antifasciste e repubblicane, anche se in modi diversi e tra loro conflittuali, ma tutte Bella ciao: un fiore di montagna come educazione civica.>>
E per capire che è tornata ad essere un inno internazionale di libertà basta rivedere su Repubblica.it 


 ma  anche   su vari sociale     e siti  tutte quelle labbra che a Parigi scandiscono "Una mattina / mi son svegliato / e ho trovato l'invasor". Nessun professore comunista li dirige, nessun libro marxista li ispira quando fondono Bella ciao e La Marsigliese dondolando e mixando "sotto l'ombra di un bel fior" con gli evviva alla memoria degli artisti di Charlie Hebdo, e senza mai andare né fuori tempo né fuori moda. Ed è emozionante la compostezza del coro un po' stonato di Istanbul con tutti quei turchi che battono il tempo con le mani: "E se io muoio / da partigiano / tu mi devi seppellir " diventa resistenza al martirio di Kobane, agli arresti dei giornalisti, all'oscurantismo religioso. È un contagio che arriva sino ad Atene, si diffonde senza radio e senza Ipod, ricorda l'epoca euforica degli anni Sessanta: Bella ciao come i Beatles, il vecchio canto della libertà italiana come la musica dei progetti, delle illusioni e degli azzardi, il nostro fiore di montagna contro il terrorismo in Europa, contro la mortificazione delle donne in Turchia. E sorprende e diverte a Hong Kong la voce di un italiano contro la violenza di quel terribile mondo arcaico che è la Cina.

Certo, la storia di Bella ciao era già una specie di leggenda.  come testoimomnia  il dibattito  e  le la storia dele varie versioni  internazionali e non riportata  qui dall'ottimo portale http://www.antiwarsongs.org/ Agli inizi del Novecento fu il canto delle mondine nelle umide risaie attossicate: "Oh mamma che tormento / io mi sento di morir". E ci sarebbe persino una versione Yiddish incisa a New York nel 1919. Mille ricerche sono state fatte sul giro del mondo di questa canzone che è stata folk, ebrea, swing e tradotta anche in giapponese Ma, come accade talvolta in filologia, le ricerche riportano sempre al punto di partenza: Reggio Emilia, 1940. Nella geografia della memoria Bella ciao è infatti il luogo della Resistenza condivisa, il ritmo della lotta antifascista che fu comunista, cattolica e azionista, come la Costituzione.
Ed è, Bella ciao, come "la ballatetta" di Guido Cavalcanti, che "va leggera e piana" e "porterà novelle di sospiri ... quando uscirà dal core ". Il dolce stil novo sapeva già, prima del pop, che la canzonetta è una febbre musicale, e come l'acqua fresca sembra niente ma è tutto, e se c'è nebbia fa vedere il sole, e dà coraggio a chi ha paura. E, infatti, fischiettata o cantata in coro, Bella ciao ha sconfitto quell'altra Bella Ciao , spacciata per eversione e per rivoluzione. Insomma il fiore del partigiano fu, a torto, classificato, non come uno dei pochi canti della democrazia , ma come politica cantata, accanto agli inni del movimento operaio, "Su fratelli su compagni / su venite in fitta schiera", e alle canzoni dolenti degli anarchici, "Addio Lugano bella / o dolce terra mia", e all'orrendo inno che la Dc fece suo: "O bianco fiore / simbolo d'amore / con te la pace / che sospira il core". I comunisti risposero: "Il 25 aprile / è nata una puttana / e le hanno messo nome / Democrazia cristiana ".
Ecco, Bella ciao è un'altra storia, e sembrava che lo avessero capito tutti. La cantarono infatti Claudio Villa e Yves Montand, Gigliola Cinquetti, Francesco De Gregori e Giorgio Gaber, canzone impegnata e canzone scanzonata. Finché i leghisti al governo di alcune città del Nord (Treviso, Pordenone ...) proibirono di suonarla il 25 aprile. E Berlusconi, più potente, tentò di abolire la festa della liberazione dal nazifascismo sostituendola con la festa della liberazione da tutte le dittature. E gli pareva che "Forza Italia/ perché siamo tantissimi " fosse più nazionalpopolare di "È questo il fiore / del partigiano / morto per la libertà".
Le ha proprio viste tutte, la nostra Bella ciao . È stata persino stonata in tv da Michele Santoro dopo l'editto bulgaro che lo cacciava dalla Rai con Biagi e Luttazzi. In quell'Italia pazza la solita serva Rai arrivò persino al tentativo di festeggiare i 150 anni dell'Unità suonando  ( e  quasi a mettere  sullo stessso piano )   a Sanremo sia Bella ciao sia Giovinezza,   dove  fu spacciata per inno comunista attraverso il gioco della somiglianza- contrapposizione con l'apologia del fascismo, suonata per par condicio... Ebbene Bella ciao ha superato anche quell'oltraggio. E adesso che ha conquistato il mondo, forse riconquisterà anche l'Italia. Speriamo .  E la verita  e  non le  ....  boiate  della propaganda   "  Nazzarena   "   e non solo che rende  la verità  bugia  e  la   verità  bugia  ,  trionfi  .

11.7.09

Delusioni di Bronzo

"Re Obama I", incoronato dai media di tutto il mondo come il monarca assoluto della giustizia e della non belligeranza, come l’artefice di una nuova rivoluzione culturale che avrebbe portato in primo piano i diritti dei “diversi”  e le innumerevoli  istanze progressiste, ha deluso non pochi suoi sostenitori della prima ora. I sinistri non hanno mandato giù, né sono ancora riusciti a digerire, le strette di mano e le pacche sulle spalle (non solo formali) fra il leader “abbronzato” e il presidente del consiglio italiano. Avrebbero auspicato, viceversa, un comportamento più risoluto, un “redde rationem”  che avesse ridato alla sinistra il ruolo di guida morale per un Paese percosso dalle catastrofi naturali. Fra queste “catastrofi”, i progressisti nostrani annoverano la perseveranza del Presidente del consiglio a rimanere in carica, nonostante tutto e tutti, quasi si trattasse di un terremoto a cui non si può fornire il debito rimedio. Infatti, nemmeno sul clima si può rimanere soddisfatti. L’accordo sulle politiche per la non emissione di gas inquinanti, raggiunti all’Aquila, si limitano a dichiarazioni di intenti totalmente surrettizie. Per non parlare poi della richiesta di “truppe fresche” da destinare in Afghanistan, prontamente accolta dal Premier Silvio Berlusconi. Avevano auspicato una sorta di spartiacque che avesse confinato Berlusconi nell’alveo nazionale dell’acqua sporca. Insomma, una specie di “leader dimezzato” così come “profetizzato” dal baffino nazionale. In tal modo, una volta privato il Premier di una qualsiasi credibilità a livello internazionale, si sarebbe potuti passare alla fase numero due: quella del suo allontanamento dalla vita politica italiana, al punto da giustificare qualsiasi operazione, anche la più antidemocratica e antipopolare. In questo deprimente contesto si sarebbe inserita benissimo la paventata ipotesi di “Governassimo”, artatamente messa a punto da astute mosse di palazzo.  Si voleva, in parole povere, affibbiare l’etichetta (sempre valida) di parvenu della politica ad un Leader che invece detiene ancora la maggioranza del consenso popolare. Questo sarebbe servito sicuramente ad imprimere una decisa inversione di marcia, nel senso indicato dalla stampa scandalistica, capitanata da Repubblica & Co.  Avrebbero, insomma, voluto che il presidente Obama, sia pure seguendo il rigido protocollo diplomatico, avesse preso le distanze dall’uomo Berlusconi, soprattutto attraverso una buona dose di “ghiaccio istituzionale” che, viceversa, non si è ne visto ne minimamente avvertito.

8.7.09

Sinistra Sessuofobica

Adesso che anche i Vescovi hanno – sia pure senza far nomi – condannato apertamente il comportamento del Primo ministro, la sinistra può finalmente esultare.  Così accade che il Mons. Massimiliano Crociata (il cognome è tutto un programma!), in un’omelia fatta in occasione di una celebrazione in favore di Maria Goretti, abbia colto la palla al balzo e si sia unito al coro delle prefiche moraliste, affermando a chiare lettere: “...nessuno deve pensare che non ci sia gravità di comportamenti e che si tratti di affari privati”. Eppure, dopo tante lotte in favore della liberalizzazione della morale sessuale, appare veramente miserevole il comportamento dell’opposizione.  Un’opposizione che, evidentemente, non conosce la sua storia. Passi per la Bindi e la Binetti che sono l’espressione vivace e fanatica di un certo ambiente retrograde e sessuofobico, ma che certe posizioni siano condivise persino da chi ha fatto della libera scelta di fare del proprio corpo ciò che si vuole, è qualcosa che non accetto. Qualcuno obietterà immediatamente che non è la vita privata ad intessere le polemiche cucite addosso al Premier. Ciò che avviene privatamente sotto le lenzuola  di casa (anche se poi è proprio questo che si contesta) non interessa alla sinistra, ma la sua funzione pubblica, le bugie, l’incoerenza fra il dire e il fare, ecc.. Sull’incoerenza giudichino gli italiani e sulle bugie pure, visto che il Premier, in una nota trasmissione televisiva, ha affermato che le uniche bugie che ha detto sono quelle riferite proprio in quel “campo”… E a quanto pare, stando agli ultimi risultati, tale giudizio  non sposta di una virgola ciò che pensano gli italiani del premier. Quindi, pretendere che il Premier si dimetta in funzione delle sue scappatelle, oltre che ridicolo, appare una cosa stucchevole e priva di qualsiasi efficacia.

15.6.09

GNI

Avete letto o sentito parlare della Guardia Nazionale Italiana (GNI)?


http://www.guardianazionaleitaliana.org/ 


Su Facebook gira anche un'altra intervista del sedicente Saya con cui minaccia Il Presidente della Camera dei Deputati e altri onorevoli...sono allibito!


Secondo questo fantomatico mister nessuno (Gaetano Saya) ci sarebbe l'On. Fini che trama dietro l'esimio Presidente del Consiglio Berlusconi.


Insomma nel video c'e' un mix di minacce, calunnie e propositi eversivi dell'ordine democratico, tutto condito da una sana codardia e sudditanza lecchina, tipica dei primi tempi delle camice nere di Mussolini.


E questi del GNI hanno anche l'appoggio della camice verdi della Lega Nord, cioe' la base elettorale popolare di orientamento radicale di estrema sinistra che aveva Mussolini...facciamo attenzione!!!

22.2.09

oligopolio mediatico in sardegna

 a chi mi dice , lo so che non dovrei neppure  replicare   e a  gente  che ha  il prosciutto  sugli occhi  e  si beve  tutto quello  che  dice la  tv  e i media del padrone   e del potere  , ma   sono testardo  e  utopista  oltre che donchisciottiano    oltre  che per  un a corretta  informazione   (  non importa se a  destra  o  a sinistra  )    nel post    su renato soru   sono stato   fazioso      vedete questo video   girato  dalla  tv  pandora   di  Giulietto chiesa    e   poi ditemi voi  .





L'oligopolio in Sardegna
from Pandora TV on Vimeo.


--- (....)  Ecco  ciò che  non mi piace  dei giornali  [  e  tg e i suoi approfondimenti e rubriche  ] , non sai mai  chi    dic ela verità  .
 ---  forse  nessuno nessuno
---Meglio non leggerli allora
--- e  rinuiciare  all'informazione  allora  '
-----Per me potrebbero anche chiuderli tutti se  chi m'informa dice solo bugie  è meglio che stia zitto
----  e  chi stabilisce  qual'è la verità ?
-----la verità  è nei fatti e non nelle congetture  ma  per  raccontare i fatti ci vuole  obbiettività
---- senza  obbiettività  non c'è buona informazione    e senza  buona  informazione non c'è libertà di stampa  e neppure [ vera ] democrazia
------Non è  pèroprio cosi che stanno le cose  (..)
------e questo è male  (....) 
-----molto male
---- che cosa  c'è più importante dell'obbiettività ? sentiamo 
--- La pluuralità 
----. che  i gornali  [  e  le televisioni ]   sia  obbiettivi  o faziosi   non contaq  . l'importante  e che nessuno   sin erga  garante dela obbiettività    dell'informazione  e che  ogni uno  possa  dire  [ e scrivere  ]  ciò che ritiene più  giuisto  ed  opportuno  .
--- anche se non è vro  ?^
---- dev'essere chi legge[ e  ascolta  ]   a stabilirlo n  , magatri dopoi   dopo aver consultato più  di una  fonte  . D'altra parte  distinguiere   tra  verità  e mistificazione  ? 
(..)

 Dylan Dog   "  i professionisti  "  n  269 pag   5-7


29.1.09

Senza titolo 1206

nonno 012


 "Le cose che contano sono poche soprattutto quelle che ci riportano la memoria del vissuto".


Una mia massima. Io sono quello con la barba.


Gli altri sono: Rinaldo Marsoni...Aldo Aniasi...l'ultimo era il mio dottore...Ugo Airoldi. Tutti e tre socialisti, mentre io ero in rappresentanza della locale sezione del PCI del quartiere Comasina in Milano, nella metà degli anni settanta.

10.12.08

LETTERINA DI NATALE

 


















 



LETTERINA DI NATALE







LETTERINA DI

NATALE


 dal blog di rossella drudi http://www.diteloame.splinder.com




"SFIDA AI DIRIGENTI DELLA

TELEVISIONE"








Molti lamentano i disagi dovuti alla

mancanza di una vita sociale e culturale organizzata fuori dal Centro







il "cattivo" nelle periferie "buone" (viste

con dormitori senza verde, senza servizi, senza autonomia, senza più reali

rapporti umani). Lamento retorico. Se infatti ciò di cui nelle periferie si

lamenta la mancanza, ci fosse, esso sarebbe comunque organizzato dal Centro.

Quello stesso Centro che, in pochi anni, ha distrutto tutte le culture

periferiche dalle quali, appunto, fino a pochi anni fa, era assicurata una vita

propria, sostanzialmente libera, anche alle periferie più povere e addirittura

miserabili.



Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha

fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un

modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie

culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano

imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava

ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli

imposti dal Centro, è totale e incondizionata. I modelli culturali reali sono

rinnegati. L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la "tolleranza"

della ideologia edonistica, voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle

repressioni della storia umana. Come si è potuta esercitare tale repressione?

Attraverso due rivoluzioni, interne all’organizzazione borghese: la rivoluzione

delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema d’informazioni.



Le strade, la motorizzazione ecc. hanno ormai strettamente unito

la periferia al Centro, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del

sistema d’informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della

televisione il Centro ha assimilato a sé l’intero paese, che era così

storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un'opera

di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè,

come dicevo, i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova

industrializzazione, la quale non si accontenta più di un "uomo che consuma", ma

pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un

edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente

estraneo alle scienze umane.



L’antecedente ideologia voluta e

imposta dal potere era, come si sa, la religione: e il cattolicesimo, infatti,

era formalmente l’unico fenomeno culturale che "omologava" gli italiani. Ora

esso è diventato concorrente di quel nuovo fenomeno culturale "omologatore" che

è l’edonismo di massa: e, come concorrente, il nuovo potere già da qualche anno

ha cominciato a liquidarlo. Non c’è infatti niente di religioso nel modello del

Giovane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti dalla televisione. Essi

sono due Persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi Beni di consumo

(e, s’intende, vanno ancora a messa la domenica: in macchina).



Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello

che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di

benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono

davvero in grado di realizzarlo?

No. O lo realizzano

materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a

realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. Frustrazione o

addirittura ansia nevrotica sono ormai stati d’animo collettivi. Per esempio, i

sottoproletari, fino a pochi anni fa, rispettavano la cultura e non si

vergognavano della propria ignoranza. Anzi, erano fieri del proprio modello

popolare di analfabeti in possesso però del mistero della realtà. Guardavano con

un certo disprezzo spavaldo i "figli di papà", i piccoli borghesi, da cui si

dissociavano, anche quando erano costretti a servirli.

Adesso,

al contrario, essi cominciano a vergognarsi della propria ignoranza: hanno

abiurato dal proprio modello culturale (i giovanissimi non lo ricordano neanche

più, l’hanno completamente perduto), e il nuovo modello che cercano di imitare

non prevede l’analfabetismo e la rozzezza. I ragazzi sottoproletari umiliati

cancellano nella loro carta d'identità il termine del loro mestiere, per

sostituirlo con la qualifica di "studente". Naturalmente, da quando hanno

cominciato a vergognarsi della loro ignoranza, hanno cominciato anche a

disprezzare la cultura (caratteristica piccolo-borghese, che essi hanno subito

acquisito per mimesi). Nel tempo stesso, il ragazzo piecolo-borghese,

nell’adeguarsi al modello "televisivo" che, essendo la sua stessa classe a

creare e a volere, gli è sostanzialmente naturale, diviene stranamente rozzo e

infelice. Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono

sottoproletarizzati. La cultura che essi producono, essendo di carattere

tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio "uomo" che è ancora

in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle

facoltà intellettuali e morali.

La responsabilità della

televisione in tutto questo è enorme. Non certe in quanto "mezzo tecnico", ma in

quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo

attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il

luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove

collocare. E attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in

concreto lo spirito del nuovo potere. Non c’è dubbio (lo si vede dai risultati)

che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di

informazione al mondo. Un giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogan

mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il

fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di

scalfire l’anima del popolo italiano; il nuovo fascismo, attraverso i nuovi

mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto la televisione), non

solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata bruttata per sempre…





(Questo articolo non è stato scritto pochi giorni fa e

da un giornalista qualsiasi, ma è stato preso dal …)



Corriere Della Sera del 9

dicembre 1973.


(con questo titolo)

“Sfida ai dirigenti della televisione"



di: Pier Paolo Pasolini.



Sono passati ben 35

anni, ma le cose non sembrano diverse oggi, anzi, forse sono peggiorate. Babbo

Natale portaci un po’ di sana coscienza!



Chiudo con una

citazione del sommo P. P. P., e Buon Natale a tutti.



Baci dalla

sempre vostra, Rossella.



“Penso dei comunisti da salotto ciò che

penso del salotto. Merda”



Aggiungerei: che si "vendono" e vedono

in tv sempre di più oggi, ogni riferimento è puramente voluto!


(alcuni di loro poi, hanno anche sdoganato un reality sul quale fino a poco tempo fa avevano sputato sopra, solo il loro abbigliamento non cambia mai, pantaloni di velluto a costine (anni 68) atteggiamento da io so tutto e tu non  capisci niente. Che schifo! .... E poi si domandano come mai perdono  le elezioni, chiedetelo a tanti se non tutti  i disillusi di sinistra come me, magari siamo romantici idealisti, ma non coglioni! E la maggioranza ringrazia la vostra superbia narcisista che ci ha portati a questo!

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