Visualizzazione post con etichetta transfobia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta transfobia. Mostra tutti i post

12.6.22

uguaglianza a tutti i costi ed il politicamente corretto obbligato uccidono la diversità oltre che creare - rafforzare il conformismo le polemiche il caso di Michela Marzano

qualche giorno fa su Repubblica, , Michela Marzano ci ha rivelato che essere donna è uno stato d’animo che non coincide necessariamente con il sesso biologico. Per lei esistono, insomma, anche donne con il pene e chi non la pensa così non appartiene alla vasta parte del mondo femminista gender critical che rivendica la realtà del sesso, ma alla “comunità Terf”. Dice proprio così: comunità Terf.


da
[....]
Forse Marzano, e di conseguenza Repubblica, non sa che Terf è un insulto misogino bandito dalla stampa più autorevole come il New York Times, il Washington Post e il Corriere della Sera.
Perché, dunque, usarlo? Perché non menzionare i casi di violenza sessuale e perfino di gravidanze in cella che si stanno moltiplicando nei Paesi in cui basta dichiararsi donna per essere ammessi in un carcere femminile?
O il grottesco fenomeno delle donne stupratori? O le case rifugio per le donne vittime di violenza costrette a chiudere (è accaduto in Canada) perché non accettano individui con i genitali maschili?
Soprattutto, qualcuno a Repubblica si potrebbe concentrare sui tanti problemi che affliggono le donne? Dalla parità salariale ai femminicidi che continuano ad avvenire nel nostro Paese tra l’indifferenza generale. Qualcuno si è chiesto come andrebbe ad impattare un’indistinta massa di persone non binarie sulle statistiche che rivelano le disparità tra uomo e donna nell’occupazione, nelle carriere apicali, nella quantità di lavoro domestico, nei congedi parentali, nell’attenzione alle malattie femminili come l’endometriosi?
Viviamo in un mondo che è già costruito dall’uomo per l’uomo, In un mondo non binario la donna sparirebbe del tutto. Infatti non si sa più definirla.
Cos’è una donna si chiedono i laburisti? E’ un essere umano adulto di sesso femminile, diciamo noi. E no, non ha il pene.
Non sono femminista anche se nl condivido alcune cose ed la terragni mi sembra troppo retrograda . Ma qui ha ragione un conto è il genere un altro è il sesso . Se da un lato è vero che stato d’animo di una persona che non coincide necessariamente con il sesso biologico è altrettanto vero che esiste anche chi sta bene ed s'accetta per quello ch'è uomo o donna . Infatti non riesco a biasimare chi come Tiziana Myrina Luise afferrma : << Quando il delirio esce dalle bolle social e investe il grande pubblico, certe assurdità si mostrano per quelle che sono. La cosa interessa direttamente anche le donne e gli uomini etero. Repubblica fa Propaganda woke per guadagnare lettori/ici. >>
Michela Marzano riprende su La Repubblica il dibattito in corso nel partito laburista britannico -e in
tutta la sinistra liberal occidentale: ormai c'è solo quella- sul tema surreale "chi una donna?", a fronte del quale perfino da quel  che  ricordo dei  miei studi e delle mie letture  il patriarca Sigmund Freud, che dalle donne -le isteriche- aveva tratto il più della sua scienza e del suo linguaggio, si era mostrato più giusto e rispettoso.
La questione che agita il Labour e  tutte le  sinistre liberal   riguarda le cosiddette donne trans, ovvero persone nate uomini che hanno deciso di adattare cosmeticamente il proprio corpo alla propria percezione di sé come appartenenti a un sesso diverso da quello di nascita, condizione denominata disforia di genere e che dal 2018 l'OMS definisce come "disturbo della salute sessuale": quelle persone sono donne oppure no?
La prima cosa che va osservata del didascalico articolo di Marzano secondo  la  terragni   è <<  il ricorso disinvolto all'epiteto misogino TERF (Trans Excludent Radical Feminist) che lei usa come una definizione e invece è un insulto (Terf is a slur) ormai bandito o quasi anche da gran parte della stampa mainstream (New York Times, The Economist, Corriere della Sera) proprio perché riconosciuto come marchio d'infamia: c'è speranza che prima o poi ci arrivino anche Marzano e La Repubblica?  >>  Infatti  ,  di solito    scrive  articoli interessanti  , nel    dell'ultimo articolo  testo della   Marzano ci sono anche disinformazione e omissioni .
Quella   più  evidente  , per  chi  come me   s'interessa  da  poco di questi argomenti  o  profano  su d'essi per via  cronologica   è il  fatto  che stranamente fino al passato recente le donne trans  erano appunto
uomini  che avevano intrapreso un percorso psicologico, farmacologico e chirurgico -e infine anagrafico- per arrivare a definirsi tali. Non risulta che queste persone, dette transessuali, siano mai state escluse da gruppi o iniziative femministe -anche se poche sembravano interessate a farne parte-. Oggi invece la definizione di donne trans comprende anche uomini che mantengono del tutto intatto il proprio corpo maschile, genitali compresi -le famose donne con il pene- e che si definiscono donne per semplice autodichiarazione, rivendicando di poter frequentare ogni spazio riservato al sesso femminile.  Dagli spazi fisici (spogliatoi, case rifugio, reparti ospedalieri e carcerari, ecc ,  vale la pena di ricordare a Marzano, che elegantemente omette, che i casi di violenza sessuale e di gravidanze in cella si stanno moltiplicando  ) a quelli simbolici: quote lavorative, politiche, statistiche e così via: avrà anche lei sentito parlare del grottesco fenomeno delle donne stupratori, ma non ne fa parola Questo è il cosiddetto transgender o  almeno   il  lato  negativo d'esso. Tali  problemi   
[....] 
sono analizzati meglio di tutti da Robert Wintemute (vedere qui ) professore di diritto esperto in diritti umani al King's College di Londra che nel 2006 partecipò alla stesura dei famosi principi di Yogyakarta (Marzano ne ha sentito parlare?), principi che hanno orientato tutte le successive politiche trans e che non menzionano una sola volta la parola donna.
Oggi Wintemute è pentito. Dice che i diritti delle donne non sono stati considerati durante la riunione, e che avrebbe dovuto contestare alcuni aspetti dei principi. Ammette di "non aver considerato" che "donne trans ancora in possesso dei loro genitali maschili avrebbero cercato di accedere a spazi per sole donne: nessuno pensava che i maschi con i genitali intatti potessero accedere agli spazi delle donne". Wintemute dice di aver dato per scontato che la maggior parte delle donne trans avrebbe voluto sottoporsi alla chirurgia, come avveniva in quel tempo.
Wintemute, che è gay, dice: "Un fattore chiave nel mio cambiamento di opinione è stato ascoltare le donne". A quanto pare Michela Marzano non le ascolta.

Be', una femminista che non sa ascoltare le donne non si è mai vista. Ora accusatemi pure d'essere omofobo e transfobico , retrogrado , ecc .    o d'essere    fra quelli   che  
[...] 
 Per la maggior parte di noi, esiste una continuità tra il sesso e il genere. Chi nasce femmina è donna. Chi nasce maschio è uomo. E se una persona, invece, nasce femmina ma è uomo, oppure nasce maschio ma è donna? Cosa vogliamo fare? Impedire loro di essere ciò che sono? Costringere queste persone a vivere una vita inautentica? Per molto tempo, è quello che si è fatto; disinteressandosi al loro dolore, nonostante sia talvolta così grande da spingere alcune di loro al suicidio.
Oggi, però, non è più possibile trincerarsi dietro l'idea secondo la quale alla base delle molteplici differenze che attraversano l'umanità ci sarebbe sempre e solo la differenza sessuale: quella differenza iscritta nel corpo; quella differenza che porta una femminista come Sylviane Agacinski a sostenere che la specificità della donna risiede sempre e comunque nella sua "capacità produttiva".
Oggi, forse, è giunto il momento che la sinistra faccia un esame di coscienza e si riappropri delle parole della scrittrice statunitense Audre Lorde la quale, già alla fine degli anni Settanta, aveva capito che la complessità della realtà e le contraddizioni dell'esistenza necessitavano una lettura non semplicistica dell'identità di genere: "Stare insieme alle donne non era abbastanza, eravamo diverse. Staremo insieme alle donne gay non era abbastanza, eravamo diverse. Stare insieme alle donne nere non era abbastanza, eravamo diverse. Ognuna di noi aveva i suoi bisogni e i suoi obiettivi e tante diverse alleanze. C'è voluto un bel po' di tempo prima che ci rendessimo conto che il nostro posto era proprio la casa della differenza".


  Dall'articolo  ( qui per il  testo integrale ) incrimìnato di Michela  Marzano  


  Ma  non è mia  intenzione    discriminare   i transgender  o i  transessuali  perchè come   gli etero  o gli altri appratenti  al mondo LGBT   perchè  spesso  la  ricerca  del loro io  è fatto di sofferenza   ed  emarginazione  come   non  mi piace   discriminare  l' altro sesso  le  donne  . Ed  è per  questo  che critico   le

   TERF è l'acronimo di trans-exclusionary radical feminist (femminista radicale trans-escludente).Registrato per la prima volta nel 2008[1], il termine originariamente si applicava alla minoranza di femministe che assumevano posizioni che altre femministe consideravano transfobiche, come il rifiuto dell'affermazione che le donne trans siano donne, l'esclusione delle donne trans dagli spazi femminili e l'opposizione a leggi sui diritti delle persone transgender[2]. Da allora il significato si è ampliato per riferirsi in modo più ampio a persone con visioni trans-esclusive che potrebbero non avere alcun coinvolgimento con il femminismo radicale[3][4].Coloro a cui si fa riferimento con la parola TERF in genere rifiutano il termine o lo considerano un insulto; alcuni si identificano come gender critical[5]. I critici della parola TERF dicono che è stata usata in modo troppo ampio, negli insulti e insieme alla retorica violenta.[6][7][8][9] In ambito accademico non c'è consenso sul fatto che TERF costituisca o meno un insulto.[8][10][11] [12][13] 

da   https://it.wikipedia.org/wiki/TERF

 non so che   altro  aggiungere  .  con questo  è  tutto  

20.4.21

sono critico contro il decreto zan ma non sono Pillonista e non faccio disiformazione ed ho letto la legge

 Leggi prima del post  
http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/356433.pdf

da



Il senatore Pillon ha risposto alla lettera aperta che Luciana Littizetto gli aveva scritto nei giorni scorsi, l’ha fatto con un post social che ritengo sia sensato analizzare con voi. Perché me ne occupo? Perché BUTAC già nel 2014 cercava di spiegare le cose nella maniera corretta. All’epoca si parlava di DDL Scalfarotto-Leone, ma i fatti erano sempre gli stessi, sono passati sette anni e siamo sempre allo stesso punto. Per certa gente la legge Mancino e le aggravanti dell’art. 61 del Codice Penale sono sufficienti. Non servono nuove leggi. E per sostenere queste affermazioni usano sempre gli stessi ritornelli.

Il testo di Pillon è questo:

Mia cara Lucianina, Lucy, gambino di sedano, ti posso fare una domandina? Ma tu hai letto il codice penale? E il ddl Zan, lo hai letto? o leggi solo le veline che ti passa il PD?
Se tu li avessi letti, avresti scoperto una cosa carina, e cioè che già oggi, con le leggi in vigore, “se tu insulti o picchi una persona per via del suo orientamento sessuale o per il suo genere o per la sua disabilità, devi subire una condanna pecuniaria o penale”. Anzi, applicando il già vigente art. 61 puoi ottenere pene aggravate per chi sia così stupido o pericoloso da aggredire qualcun altro perchè gay, o perchè non la pensa come lui.
Il ddl Zan dice che donna non è la persona con i cromosomi xx, ma anche un maschio che si sente donna. E a lui spettano quote rosa, gare sportive femminili, diritti delle donne.
Il ddl Zan dice che sarà punita la semplice istigazione alla discriminazione contro i diritti LGBTQ+, e siccome tra i diritti pretesi ci sono il matrimonio e i figli, chiunque farà propaganda contro il matrimonio gay o l’utero in affitto si beccherà da 2 a 6 anni di reclusione.
Il ddl Zan dice che, con la scusa della “giornata nazionale contro omofobia, bifobia, lesbofobia e transfobia” bisogna insegnare ai bambini fin dai 3 anni, l’ideologia gender.
Noi, cara Luciana, rispettiamo tutti, e non vogliamo che ci siano alcuni più uguali di altri.
Tu invece rispetti solo chi ti pare, e ti permetti di diffamarmi, dicendo che ho la testa vuota. Meriteresti una querela, ma il mio Maestro mi ha insegnato a non rispondere al male col male, perciò stai tranquilla, non sarai accusata di pillonfobia.
Solo, la prossima volta, visto che sei democratica, ricordati di garantire il contraddittorio.
È facile sparare addosso agli assenti…
Oltretutto lo stipendio te lo paghiamo tutti, e tutti abbiamo diritto di essere rappresentati nella tv pubblica, no?
PS: io non penso di essere caxxialtruifobico, come dici. Per conto mio ognuno faccia come gli pare, anche sul soffitto se gli piace. Ma se limitano la mia libertà di pensiero, e più ancora se cercano di legittimare indirettamente pratiche orrende come l’utero in affitto o peggio se cercano di andare nelle scuole a indottrinare i miei figli, allora è mio dovere alzarmi in piedi.
È nostro dovere alzarci in piedi.

Partiamo dalla prima affermazione:

  • …già oggi, con le leggi in vigore, “se tu insulti o picchi una persona per via del suo orientamento sessuale o per il suo genere o per la sua disabilità, devi subire una condanna pecuniaria o penale”. Anzi, applicando il già vigente art. 61 puoi ottenere pene aggravate per chi sia così stupido o pericoloso da aggredire qualcun altro perchè gay, o perchè non la pensa come lui.

FALSO – da nessuna parte la legge Mancino prevede la tutela degli orientamenti sessuali. Si parla solo e sempre di motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. E lo stesso vale per le aggravanti. Come spiegavo nel 2014:

(la legge Mancino) protegge chi è di diversa razza, etnia, nazionalità e religione. Lo difende da discriminazioni e offese, attribuendo al fatto una valenza penale. In uno stadio, non posso esporre uno striscione che attacca un giocatore perché buddhista o cattolico o di razza diversa dalla mia, ma posso farlo se invece gli do del gay.

Seconda affermazione del Senatore:

  • Il ddl Zan dice che donna non è la persona con i cromosomi xx, ma anche un maschio che si sente donna.

DISINFORMAZIONE – Il DDL Zan fa queste precise distinzioni:

a) per sesso si intende il sesso biologico o anagrafico;
b) per genere si intende qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso;
c) per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi;
d) per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione.

Quindi è di sesso femminile chi è nato con sesso biologico femminile, mentre ha un’identità di genere femminile chi si identifica con una donna, anche se questo non coincide con il suo sesso biologico. Non è la stessa cosa che dire che donna non è la persona con i cromosomi XX. Ma che ve lo spiego a fare, se avete capito le parole del DDL non avete bisogno della mia spiegazione, se la pensate come Pillon purtroppo non saranno le mie parole a farvi cambiare idea.

Andiamo avanti:

  • Il ddl Zan dice che sarà punita la semplice istigazione alla discriminazione contro i diritti LGBTQ+, e siccome tra i diritti pretesi ci sono il matrimonio e i figli, chiunque farà propaganda contro il matrimonio gay o l’utero in affitto si beccherà da 2 a 6 anni di reclusione.

FALSO – L’art. 4 comma 1 del DDL Zan prevede esplicitamente che si possa avere diritto alle opinioni:

Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti.

Quindi se vuoi parlare contro il matrimonio gay o l’utero in affitto potrai continuare a farlo, basta non scadere nelle offese e nella discriminazione.

E per finire:

  • Il ddl Zan dice che, con la scusa della “giornata nazionale contro omofobia, bifobia, lesbofobia e transfobia” bisogna insegnare ai bambini fin dai 3 anni, l’ideologia gender.

DISINFORMAZIONE – Il DDL Zan infatti dice:

La Repubblica riconosce il giorno 17 maggio quale Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le  discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, in attuazione dei princìpi di eguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione.

Che è ben diverso da quanto riporta Pillon. Prima di tutto il testo del Disegno di legge è inclusivo, quindi non legato a quella che Pillon definisce ideologia gender (di cui abbiamo parlato numerose volte), bensì mirato a evitare TUTTE le discriminazioni e le violenze motivate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere. Quindi tutela la donna in quanto donna, come tutela chiunque si senta donna. E alla stessa maniera tutela l’uomo in quanto uomo, e chiunque si senta uomo. Vi riporto, come conclusioni, quanto già dicevo nel 2014 quando parlavo del DDL Scalfarotto-Leone:

Io sono per il rispetto, di tutti, sempre… Noi razza umana abbiamo ampiamente dimostrato che questo rispetto non c’è: anche in presenza di leggi come la Mancino, o quella che sarà la Scalfarotto-Leone, esisteranno sempre siti che inciteranno all’odio razziale, all’omofobia; contro quelli che tifano per Gesù e quelli che tifano Satana. Perlomeno queste cose dovranno essere giudicate sullo stesso piano; tutti devono godere degli stessi diritti e degli stessi doveri. Non mi permettete di urlare al mondo quanto io detesti tutti quelli di colore blu? Non vedo perché dovrebbe esser permesso di urlare che odiamo tutti quelli che amano la Nutella.

 Io   sono critico  verso   questi due  parti  







La piattaforma del MIT, Movimento identità transessuale, contiene al punto 4 e 5 l'obiettivo di ottenere il cambio legale del sesso sulla base della sola autodichiarazione. Il ddl Zan, con la sua definizione di identità di genere all'art. 1, può aprire a quanto richiesto dal MIT, per questo serve un emendamento che radichi il ddl Zan nei limiti della legge vigente, che non consente di cambiare sesso sulla base della sola autocertificazione. 


Si discute  e ci si confronta   , non come stanno facendo i promotori   radical  chic  della  intellighenzia  intellettuale  o pseudo intellettuale  che  sono   ed  alcuni  salta fosso   ( veere  foto sotot )  


 Pro  Zan    ma  soprattutto non  sparo  ....... fesserie   o  dò  come fanno i pillonisti interpretazioni ad minchiam




7.4.21

SONO FAVOREVOLE AL DDL ZAN MA…

 Lo so che  dovrei usare parole mie e dire   direttamente il mio  pensiero    , ma  a vote  capita  che    qualcuno\a     esprima  il tuo stesso concetto  in mainerà più efficace     di  te  . Infatti    concordo    con  

SONO FAVOREVOLE AL DDL ZAN MA…
Per la serie “ma chi se ne importa di che cosa pensi tu del ddl Zan” vi dirò ora precisamente che cosa penso io del ddl Zan: penso che sono favorevole al ddl Zan, alla sua ratio e all’opportunità sia di allargare il perimetro del 604-bis del Codice Penale alle fattispecie proposte sia di esprimere uno sforzo a livello statale per diffondere e promuovere una cultura del rispetto e della tutela dell’uguaglianza nel campo, diciamo così, dell'identità, delle scelte e degli orientamenti sessuali MA penso anche che ci sia un problema (o meglio un rischio) nel ddl Zan che mi sento, in tutta coscienza, di dover e voler segnalare. Proverò qui a spiegare quale sperando di non dovermi per questo sorbire una grandinata di aggressioni o di accuse di essere transomofobico, per la semplice ragione che so incontrovertibilmente di non esserlo. Però vabbè, mi rendo conto che è completamente inutile mettere le mani avanti su questo specifico punto, sicché correrò il rischio e giudicherete voi.
Ordunque.
La mia grande perplessità riguarda la precisa e circoscritta casistica degli “atti discriminatori sulla base dell’identità di genere” che il ddl Zan proibisce e che in linea puramente teorica permetterebbe al giudice di sanzionare, per fare qualche esempio:
- un locale che non permetta a un uomo che si sente donna di accedere ai bagni femminili
- una giuria che non ammetta un attore che si sente attrice ad ambire a un premio riservato alle donne
- una commissione che non permetta a un imprenditore che si sente imprenditrice di partecipare a un bando dedicato all’imprenditoria femminile
- un partito che non permetta a un politico che si senta politica di essere abbinata a un un uomo laddove sia prevista l'obbligatorietà di candidature numericamente equilibrate tra uomini e donne.
Il motivo per cui nutro queste perplessità dovrebbe essere chiaro a chiunque ma, a rischio di risultare pedante, lo illustrerò nel modo più preciso che riesco.
Il problema, per come la vedo io, sta nella contraddittorietà della riforma proposta che se da una parte include il sesso biologico tra le fattispecie considerate meritevoli di tutela giuridica rafforzata dall’altro pone le condizioni perché le donne, biologicamente intese - figure storicamente, socialmente, culturalmente, economicamente e giuridicamente piuttosto penalizzate - si trovino nella condizione di poter patire una ulteriore discriminazione in uno dei loro diritti essenziali, che è quello di essere riconosciute come sesso biologico, per l’appunto.
Sono dell’opinione che includere identità di genere e sesso biologico nella stessa legge e renderli tutelabili con lo stesso identico strumento legislativo sia quindi una clamorosa contraddizione in termini che, tanto per cambiare, si può risolvere a ulteriore e paradossale svantaggio delle donne biologicamente intese, permettendo agli uomini che si sentono donne (ma che restano biologicamente uomini) di accedere a trattamenti e quote di rappresentanza dedicati alle donne biologiche, creando - dal punto di vista politico e sociale - una ulteriore e non opportuna invasione di campo. Sono infatti, fino a prova contraria, convinto che sia cosa buona e giusta continuare a tracciare talune linee di demarcazione seguendo un criterio rigorosamente biologico e lo sono per il preciso motivo che riconosco nel sesso biologico femminile una categoria di persone storicamente, socialmente, culturalmente e politicamente penalizzate. Ritengo pertanto assolutamente premature fughe in avanti in questo senso. Tutto va fatto a tempo debito e, per come la vedo io, sancire per via di legge il divieto di atti discriminatori sulla base dell’identità di genere (che è cosa diversa dall’istigazione all’odio, all’aggressione e alla presunzione di superiorità, com'è del tutto evidente) sia politicamente opportuno e socialmente accettabile solo DOPO che si sarà effettivamente raggiunta e garantita la parità giuridica e sociale sulla base del sesso biologico. Non prima e tanto meno contestualmente, ma decisamente e incontrovertibilmente in subordinata a quella parità sostanziale e non già solo dichiarata come intento. Questo perché fondamentalmente mi assumo la responsabilità politica di pensare che prima venga la tutela del sesso biologico e poi quella dell’identità di genere che mi pare un interesse assolutamente tutelabile ma non al costo di annullare le differenze biologiche prima di avere effettivamente parificato i diritti e i carichi sociali ad esse correlati. Dicesi infatti “discriminazione” una distinzione (che non è e non può essere ridotta sempre a vulnus antiegualitario) operata in seguito a un giudizio MA ANCHE a una classificazione. Ebbene, che piaccia o non piaccia, ritengo il dato biologico ancora meritevole di classificazione, non foss’altro perché non siamo ancora stati politicamente in grado di eliminare le conseguenze giuridiche e sociali che tale classificazione di fatto comporta nel nostro modello sociale, culturale e politico.


E come lui dico anch'io : << Spero di essermi spiegato bene. Nel caso così non fosse discutiamone pure, se possibile senza volermi convincere di essere affetto da fobie che so di non avere. Grazie.>>
Inoltre non mi piace la campagna mediatica a senso unico che escluda dal dibattito sia le posizioni femministe , comprese anche quelle perchè c'è una spaccatura , LGB . Ma soprattutto che 1) le s'inquadri solo ed esclusivamente come pro Pillon o fasciste , quando esistono femministe di sinistra

2) quando anche uomini





per non parlare poi d'insulti ed violenze se li critica

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...