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una scena del film |
Altro che legge zan qui ci vuole
una tabula rasa educativa . Infatti di Roma e di Treviso non so quale dei due sia il più vergognoso dimostrano più del dibattito sulla legge Zan quanto ci fosse bisogno di un film come
il ragazzo dai pantaloni rosa, appena presentato alla
Festa del Cinema di Roma, dimostra le difficoltà che sta incontrando nell’essere proiettato. Poco importa che sia una storia vera e che ci sia andata di mezzo la vita di un giovanissimo, in tanti non accettano la storia né il suo punto di vista. Le anteprime per le scuole de il ragazzo dai pantaloni rosa , film che andrà in onda nel cinema dal 7 novembre ed è tratto dal romanzo autobiografico ( foto della copertina sotto a destra ) :
Andrea oltre il pantalone rosa di Teresa Manes, la madre di Andrea Spezzacatena, studente 15enne del liceo Cavour di Roma, vittima di bullismo e cyberbullismo che nel novembre del 2012 si tolse la vita , sta già iniziando a creare polemiche . IL film interpretato da Claudia Pandolfi divide pubblico, società e famiglie. E questo sarebbe anche un modo per alimentare il dibattito. Il problema è quando, a una presentazione davanti ad una platea di adolescenti, questi si lasciano andare a commenti omofobi e genitori iperprottetivi verso i loro figli che boicottano la proiezione in una scuola
E' il caso sucesso a Treviso dove la proiezione in una scuola media è stata sospesa a causa dei genitori che pare non abbiano gradito la proiezione della pellicola, sostenendo che potesse avere influssi "negativi" sui loro figli. Di diverso avviso il sindaco leghista (L miracolo un leghista illuminato 🧠😇😋🤗🙄😲) del capoluogo della Marca, Mario Conte, che ha annunciato la volontà di organizzare la visione del film, affermando che con il diniego è stata "persa un'occasione di approfondire e conoscere meglio temi che sono vere piaghe della nostra società".Da Roma a Treviso, reazioni omofobe La proiezione dell'opera di Margherita Ferri, che vede Claudia Pandolfi nei panni della madre, era prevista il 4 novembre, e l'istituto aveva già prenotato i posti per gli studenti. Alcune famiglie hanno però chiesto alla dirigente di evitare la partecipazione dei ragazzi. La preside della scuola ha accolto la richiesta, pur precisando che la proiezione è stata solo temporaneamente sospesa. "Evitare di confrontarsi su questi argomenti - ha affermato Conte - non credo sia la soluzione. Omofobia, depressione, suicidi sono, ahimè, molto attuali nella società. Dispiace quello che è successo a Treviso, ma preoccupano anche le reazioni omofobe di Roma: due situazioni che devono far riflettere tutta la nostra comunità".“Mio figlio non c'è più ma omofobia sì"Il secondo riferimento è alle frasi di carattere omofobo pronunciate da alcuni studenti durante la visione del film il 24 ottobre scorso nella capitale e che la stessa Teresa Manes ha segnalato con un post sui social: "Quanto accaduto dà la misura dei tempi che viviamo. Un gruppo di studenti, accompagnati (e sottolineo accompagnati) alla proiezione del film Il ragazzo dai pantaloni rosa, ha pensato male di disturbarne la visione, lanciando dalle poltrone su cui si erano accomodati parole pesanti ed orripilanti come macigni. *Froxio, *Ma quando s'ammaxxa, *Gay di merda .... sono solo alcuni degli insulti rivolti a mio figlio. Ancora oggi, 12 anni dopo. Ancora oggi, anche se morto. Si parla di educare all'empatia e ci si mostra incapaci di farlo, permettendo di calpestare in modo impietoso la memoria di chi non c'è più e, soprattutto, un' attività di sensibilizzazione collettiva, portata avanti da chi ci crede ostinatamente. Mi piacerebbe che chi continua a negare l'omofobia in questo Paese prendesse spunto da quanto accaduto per rivedere il proprio pensiero e regolare il proprio agito. Perché la parola non è un concetto vuoto. La parola è viva ed uccide. Io, di certo, non mi piego. Anzi, continuerò più forte di prima Mio figlio non c'è più ma l'omofobia a quanto pare sì".L'episodio romano è stato talemente abberrante e scandaloso che ha "commosso e indignato" anche il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, che ha chiesto all'Ufficio scolastico regionale di "attivarsi per individuare i responsabili degli atti di volgare inciviltà avvenuti giovedì in platea. Voglio incontrarli e guardarli negli occhi. Mi auguro ci siano da parte delle scuole sanzioni severe nei loro confronti. Mi chiedo come sia possibile questa disumanità, il non avere neanche la compassione di sentire il dolore dell'altro, il dolore di una madre, il dolore di quel povero ragazzo", ha concluso. Ottime le parole della madre :
Quegli insulti erano sorretti dall'impalcatura della indifferenza che è la forma più subdola della violenza.
Io non so se dietro quel gruppo rumoroso c'è l'assenza di quella educazione primaria che spetta alla famiglia.
Il bisogno di affiliazione e, dunque, la necessità di fare parte di un gruppo può portare, specie in età adolescenziale, a fare o a dire cose che un genitore magari manco immaginerebbe mai dal proprio figlio.
Ma in quel contesto, anch'esso educativo, chi ha fallito è stato quell'adulto, incapace di gestire la situazione e rimettere ordine, probabilmente non avendo avuto tempo o voglia di preparare la platea dei partecipanti. venendo, comunque, meno all'esercizio del ruolo che ricopre.
Si parla di educare all' empatia e ci si mostra incapaci di farlo, permettendo di calpestare in modo impietoso la memoria di chi non c'è più e, soprattutto, un' attività di sensibilizzazione collettiva, portata avanti da chi ci crede ostinatamente.
Mi piacerebbe che chi continua a negare l'omofobia in questo Paese prendesse spunto da quanto accaduto per rivedere il proprio pensiero e regolare il proprio agito.
Perché la parola non è un concetto vuoto.
La parola è viva ed uccide.
Io, di certo, non mi piego.
Anzi, continuerò più forte di prima
Mio figlio non c'è più ma l'
#omofobia a quanto pare si!
non so cos'altro aggiungere in quanto due parole sono poche e una è troppo . quindi chiudo qui con questo è tutto alla prossima
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