LE ' notizia di oggi che il Codacons ha chiesto provvedimenti per la canzone che sta spopolando ovunque sulla rete Espresso macchiato . Ricordo di un brano di Alberto Fortis che cantava ...vi odio voi romani... eppure non risultano prese di posizione, forse questo brano fà più scalpore perché anche se in maniera stereotipata dice una qualche verità sull'Italia e il suo popolo escludendoovviamente la parte onesta che sopporta mal volentieri. L’espresso macchiato diventa un caso. Infatti secondo il quotidiano.net << Non sono stiamo parlando della classica tazzina di caffé italiano (in questo caso con l’aggiunta di un goccio di latte) ma della canzone del artista estone Tommy Cash che porterà all’Eurovision song contest 2025 (il festival della canzone europea) la sua “espresso macchiato”.E mentre sui social divampano le polemiche sul brano ritenuto da molti irridente se non irrispettoso nei confronti degli italiani (il cappuccino macchiato stereotipo sulla stregua “mafia, pizza mandolino”), il Codacons ha deciso di inviare un ricorso all'European Broadcasting Union (Ebu), organizzatore dell'Eurovision Song Contest. "Ferma restando la libertà di espressione artistica che deve caratterizzare eventi come l'Eurovision, non possiamo non sollevare dubbi circa l'opportunità di far partecipare in una gara seguitissima dal pubblico di tutto il mondo un brano che risulta offensivo per una pluralità di soggetti", spiega il Codacons.>>
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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19.2.25
Espresso Macchiato di Tommy Cash, dalla polemica social alle carte bollate del codacons che chiede European Broadcasting Union (Ebu), organizzatore dell'Eurovision Song Contest. di cancellarla dalla lista
la canzone in questione cioè Espresso Macchiato,è interpretata un po’ in italiano e un po’ in inglese, non mancano i riferimenti, oltre all’espresso macchiato, alla mafia nel passaggio “io ho molti soldi, sudo come un mafioso” o agli spaghetti e al lusso (che si sottende chiaramente legato ai soldi della malavita), e così via ed quindi comprensibile ed evidente che la cosa faccia incazzare . Infatti "In queste ore si stanno registrando numerose reazioni indignate da parte di cittadini e mass media circa il contenuto della canzone 'Espresso Macchiato' del rapper Tommy Cash, scelta per rappresentare l'Estonia al prossimo Eurovision Song Contest 2025 che si terrà a Basilea dal 13 al 17 maggio – scandisce il movimento dei consumatori –. Un testo contenente stereotipi sull'Italia e gli italiani, associati ai soliti cliché del caffè e degli spaghetti, ma soprattutto alla mafia e all'ostentazione del lusso, e che lascia passare il messaggio di un popolo legato a doppio nodo alla criminalità organizzata". Ma se è vero che giustamente, vanno contrastate le canzoni dei rapper con testi sessisti e offensivi verso le donne , ecc non è con la richiesta di proibirla che si risolve la questione cosi li si fa ancora più pubblicità . Cosa fare allora ? lasciarlo cantare e contestarlo con una contro canzone magari o fischiarlo mentre la canta .
17.1.25
La controversia sulla decisione di non vendere il libro do vanacci a Castelfranco Veneto
Nei giorni scorsi, la libreria Ubik di Castelfranco Veneto, gestita da Clara Abatangelo ( foto a sinistra ) è stata coinvolta in un episodio che ha sollevato ancora una volta , vedere il caso del 21016 quando Una libreria di Catania dice no al libro del figlio di Riina , interrogativi sulla libertà di espressione in Italia. Ad esso va aggiunto il fatto che la libraia ha ricevuto una lettera minatoria dopo aver rifiutato di vendere “Il mondo al contrario” di Roberto Vannacci, un libro che ha suscitato polemiche per i suoi contenuti controversi. Questo evento ha scatenato un’ondata di solidarietà da parte di lettori e colleghi, ma ha anche attirato critiche e attacchi da parte di chi sostiene che la libertà di espressione debba avere dei limiti.
Il libro di Vannacci, un ex generale dell’esercito italiano, è stato al centro di un acceso dibattito pubblico. Le sue affermazioni, considerate da molti come provocatorie e divisive, hanno portato a una reazione forte da parte di diverse associazioni e gruppi. La decisione di Abatangelo di non vendere il libro è stata interpretata da alcuni come un atto di censura, mentre altri la vedono come una scelta legittima di un’imprenditrice che non vuole promuovere contenuti che considera dannosi. Dimenticandosi che la libertà è
La reazione della comunità è stata immediata e variegata. Molti lettori e scrittori hanno espresso la loro solidarietà a Clara Abatangelo, sottolineando l’importanza di difendere la libertà di scelta e di espressione. Eventi di sostegno sono stati organizzati presso la libreria, trasformando il luogo in un simbolo di resistenza contro la censura. Tuttavia, ci sono anche voci critiche che avvertono del rischio di normalizzare la violenza verbale e le minacce nei confronti di chi esprime opinioni impopolari. Questo episodio ha messo in evidenza le tensioni esistenti nella società italiana riguardo alla libertà di espressione e al rispetto delle opinioni altrui.
Infatti ciò che dovrebbe far riflettere è oltre ai consueti haters c'è il fatto che
, invece di solidarizzare con la libraia, in centinaia (“tra cui tantissime donne”, racconta) hanno cominciato a insultarla perché - tenetevi forte - “se l’è cercata”.
Io invece penso , come il video sopra riportato , perchè come tu sei libero di : leggerlo , venderlo , ecc , io sono libero di fare il contrario a te leggerlo .. Inoltre tale decisione non solo che sia una sua libera scelta, di quelle che ogni libraio compie ogni giorno, ma anche, in questi tempi balordi, un piccolo grande atto di resistenza \ guerrglia contro culturale .
E le reazioni violentissime, le minacce, nei suoi confronti sono lì a dimostrarlo.
Io invece penso , come il video sopra riportato , perchè come tu sei libero di : leggerlo , venderlo , ecc , io sono libero di fare il contrario a te leggerlo .. Inoltre tale decisione non solo che sia una sua libera scelta, di quelle che ogni libraio compie ogni giorno, ma anche, in questi tempi balordi, un piccolo grande atto di resistenza \ guerrglia contro culturale .
E le reazioni violentissime, le minacce, nei suoi confronti sono lì a dimostrarlo.
11.7.21
perchè il feminicidio e la sua cultura sono cosi pregnanti nel nostro paese ? perchè manca Un’educazione sessuo-affettiva cioè insegnare ad avere cura della relazione, delle emozioni
canzoni. suggerite
cosa manca al decreto zane non solo è Un’educazione sessuo-affettiva Non l’educazione sessuale ciò che serve. Ma insegnare ad avere cura della relazione, delle emozioni , del rispetto , della diversità , ecc eco perchè i femminicidi e la loro ideologia \ base culturale malata è ancora cosi radicata . Infatti Cosa manca? Un’educazione sessuo-affettiva Non è l’educazione sessuale ciò che serve. Ma insegnare ad avere cura della relazione, delle emozioni
Ha raggione quest' articolo preso da io acquasapone
Mer 26 Mag 2021 | di Enrico Molise | Attualità
È sbagliato parlare di educazione sessuale. O, meglio, non è quella che serve davvero. Si tratta invece dell’educazione sessuo-affettiva, che insieme alla componente tecnica, biologica, riguarda pure l’aspetto relazionale legato ai sentimenti, alle emozioni. Inoltre, la nostra società vive un paradosso: ha paura della violenza di genere, delle gravidanze indesiderate, della pedofilia, del bullismo e spesso crede che parlare di sessualità favorisca tutta una serie di comportamenti. «Gli studi scientifici ci dicono che l’educazione sessuo-affettiva è in grado di smorzare quegli avvenimenti e anche di ritardare l’età del primo rapporto, perché accresce la consapevolezza di sé». Anche questa volta il nostro punto di riferimento sull’argomento è Marilena Iasevoli, sessuologa romana che ci illustra il legame tra la mancanza di questo tipo di educazione e la violenza di genere. Parliamo di età. «I bambini non hanno una grande percezione delle differenze. Le avvertono in relazione a quello che ascoltano e all’educazione che ricevono e fino ai dieci anni i pregiudizi e gli stereotipi non si sono ancora solidificati. Ecco perché è importante dotarli di conoscenza, competenza, di valori che li aiutino a realizzarsi nel rispetto della dignità, propria e altrui. In questo modo per loro sarà possibile sviluppare delle relazioni paritarie, con empatia e rispetto, conoscendo i confini corporei, proteggendo sé stessi e gli altri». Come iniziare un discorso di educazione sessuo-affettiva con un bambino? «Le risposte devono essere calibrate in base all’età. Non si tratta di un approccio puramente informativo. Quando il genitore si ritrova davanti ad una domanda non deve farla cadere nel vuoto. Di solito, dai due ai sei anni, le domande riguardano la differenza tra il corpo maschile e quello femminile. Si può parlare anche di come riconoscere e gestire le emozioni, di cosa è possibile fare in pubblico e di cosa solo in privato; del fatto che possano ricevere i baci e le carezze solo dai genitori e magari da altri membri stretti della famiglia. Ma ogni cosa va trattata nel momento in cui viene fuori lo spunto ed è importante non dare informazioni ulteriori: a quell’età si accontentano. Poi, con i più grandi, occorre innanzitutto domandare se hanno già sentito o parlato con qualcuno di quelle cose e calibrare le risposte. Il genitore deve prepararsi con dei libri o rivolgendosi a uno specialista. Sono vicende dinanzi alle quali si ritroverà di sicuro». E per la discriminazione di genere? «Viviamo in una società in cui la donna ha sgomitato per svincolarsi dai ruoli che le sono stati cuciti addosso, soprattutto legati alla procreazione e alla cura della casa. Purtroppo questo processo non è andato avanti allo stesso modo in molti uomini, che non hanno metabolizzato pienamente questo cambiamento culturale. Così accade che la violenza venga usata per dominare la donna e per “difendersi” dalla percezione che la mascolinità sia stata minata. Ma anche molte donne hanno interiorizzato questo ruolo e non riescono a uscirne. Così ai figli si può spiegare perché due persone stanno litigando, sottolineare l’importanza della comunicazione e il rispetto dell’altro. I bambini e i ragazzi tendono a imitare, quindi osserveranno e replicheranno alcune dinamiche familiari. È anche possibile cogliere l’occasione di vedere insieme dei cartoni animati e dei film sull’inclusività». Quindi si rischia di arrivare alla violenza di genere o a subire anche azioni meno violente perché alla base c’è una mancata educazione sessuo-affettiva o anche solo affettiva? Riguarda pure il non volersi bene? «L’educazione sessuo-affettiva comprende la socialità, le relazioni fisico-corporee, il rispetto di sé e degli altri, la consapevolezza di quando poter dire di sì e quando fermarsi; ma anche la capacità di cogliere i segnali verbali e non-verbali. In assenza, si può arrivare alla violenza di genere, perché, chi non ha avuto nessun tipo di apprendimento sulla relazione con gli altri e sulla gestione dei conflitti, non sa cosa voglia dire affrontare una relazione, sessuale o meno, in termini di scambio equo, paritario e rispettoso. Ed è anche una questione di volersi bene, perché è legata alla crescita dell’autostima. Chi non ce l’ha è probabile che si ritrovi in una relazione in cui abusa o viene abusato. Nel primo caso perché vuole sentirsi forte; nel secondo perché ha una bassa considerazione di sé e crede di meritare quel comportamento. La mediazione degli adulti è fondamentale, perché può spiegare al bambino una determinata situazione, evitando che partecipi in maniera scorretta». La responsabilità è familiare? «Non sarebbe giusto dare questa responsabilità esclusivamente all’educazione familiare o delegare l’informazione a quello che possiamo trovare su Internet. Non possiamo pensare che tutti i genitori siano consapevoli e che tutti abbiamo gli strumenti adatti. Dovrebbe essere responsabilità dello Stato, con l’introduzione dell’educazione sessuo-affettiva tra le materie di insegnamento, da non affidare ai docenti delle materie scientifiche. Con loro è possibile parlare di come è fatto il corpo umano, ma occorre inserire delle figure specializzate in materia per guardare a tutti gli aspetti che sono legati al corpo, e quindi alle relazioni, ai limiti e al rispetto». |
18.12.20
le piccole librerie sono le migliori e le più autentiche Storia delle sorelle Sciacca, diventate libraie a Catania
avevo già parlato nei miei post ( se non avete voglie d'andare a cercare nell'archivio potete leggervi tale sunto preso da quest articolo www.fcome.org/ ) delle sorelle Maria Carmela e Angelica Sciacca di Catania la cui libreria è stata la prima a promuovere l’attivismo contro il libro di Riina Jr. . Ma visto il coraggio fare cultura non omologata ( antimafia è anche questo ) e di proporre nella loro Libreria indipendente ( qui la pagina fb ) non solo libri standard ma anche libri poco noti ed attività culturali con ironia ed allegria sia da vivo che attraverso , vista la pandemia , dirette social .
Hanno e dimostrano il mettere in atto queste due storie : << se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà >> ( Peppino impastato ) e << la tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri >> ( Gustav Mahler ) . Dimostrano , in tempi di una cultura sempre più omologata e standardizzata ( ecco il perchè ho ripreso volentieri la loro storia ) che una un na libreria è un luogo di elezione dove risiedono le parole e i desideri di donne e uomini che hanno scelto di lasciare un’impronta nella nostra vita. Infatti già dalla risposta a questa domanda fatta dall'intervista rilasciata a http://www.fcome.org/ ( trovate nell'url sopra link all'articolo )
<< La vostra libreria ha compiuto 5 anni di attività a luglio. Il fatto di essere una donna ha mai inciso positivamente o negativamente sullo sviluppo della vostra attività? E se sì, come? >>
Tutto quello che ruota intorno a questa libreria è femminile. Il buon 80% della clientela che entra qui dentro sono tutte donne. Quindi forse sì, il fatto di essere due sorelle e due giovani donne ha condizionato positivamente la nostra attività, nella misura in cui ha attirato una clientela specifica, selettiva, orgogliosa del posto dove va ad acquistare. I nostri clienti medi sono donne che sanno che qui non troveranno sempre lo sconto, ma troveranno sicuramente una selezione accurata fatta da noi due in maniera ragionata. Sono clienti che vengono qui e scelgono di comprare da noi con cognizione di causa. L’essere donna non ha influenzato molto negativamente la nostra attività. Anche se devo dire che la clientela maschile è ridotta e forse a volte un po’ diffidente. >> si capisce che il luogo e le persone sono speciali .
“In questa libreria non si ordina né si vende il libro di Salvatore Riina”. E’ questo il messaggio deciso che traspare dalle vetrine colorate della libreria Vicolo Stretto, una piccola libreria indipendente nella ridente e centralissima Via Santa Filomena a Catania. Dopo l’intervista di Bruno Vespa su Rai 1 a Salvatore Riina Jr., Maria Carmela e Angelica Sciacca non hanno tardato a far sentire la propria voce e a prendere una posizione chiara e risoluta contro la vendita del libro scritto dal figlio del boss Totò Riina. Il loro messaggio ha avuto subito un grande eco ed è stato accolto e condiviso da molti. Ma la libreria di queste due giovani sorelle non è semplicemente un bookshop che ha sposato la retorica anti-mafia. E’ soprattutto l’impresa di due giovani donne che “sono state educate e abituate da sempre a dire quello che pensano”.
Ma questo articolo https://www.ilpost.it/2020/12/17/pramopolini-catania-podcast/mi ha spronato a riparlarne
Storia delle sorelle Sciacca, diventate libraie a Catania
Hanno iniziato con la Vicolo Stretto, una minuscola libreria del centro, e poi hanno rilevato la storica Prampolini, fondata nel 1894
Maria Carmela e Angelica Sciacca, due sorelle di Catania, sono diventate libraie quasi per caso dopo
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da http://www.fcome.org/ |
aver seguito tutt’altre strade. Nel 2011 acquistarono una piccolissima libreria nel centro della città, la Vicolo Stretto, di soli 23 metri quadri, e impararono il lavoro tentando e sbagliando. Poi nel 2018 decisero di rilevare la storica Prampolini, fondata nel 1894, diventata il salotto letterario della Catania del primo Novecento e poi una delle più prestigiose e fornite librerie antiquarie d’Italia.
Maria Carmela ha raccontato al Post come si gestiscono due librerie così diverse tra loro e cosa significa tenere viva un’eredità culturale così importante.
30.6.19
in un paese con una maggioranza sessista e misogino ed con molta indifferenzale nostre ragazze del calcio pur sconfitte sono una speranza e simbolo di resistenza culturale a sifatto clima
ho ricevuto questo messaggio con a foto che trovate a sinistra su whatsapp da parte di una mia amica che si lamentava del perchè sulla sconfitta dinamo nella finale del play off non ho detto niente della sconfitta e dell'eliminazione delle azzurre dai mondiali , arrivando a scrivermi 😄🤔😢😎 : << tu che stai quasi h24 sul web e sui social non dici niente di quella della nazionale di calcio femminile battuta nell'accesso alle semifinali . Non è che sei il solito maschilista ? >>
Ecco più o meno cosa le ho risposto .
A volte piuttosto che scadere nella melensa retorica o nel dover dire qualcosa a tutti costi è meglio il silenzio . E poi tu che leggi i mie social e il mio blog. e oltre a conoscere a mia prevedibilità dovresti sapere cosa ne penso . E poi ma forse ti sarà sfuggito che ho già espresso il mio pensiero su post di fb e che sotto riporto
2.3.19
efficacia e resistenza degli degli sterotipi sulle donne ''Mamma stira, papà lavora'', l'autrice della denuncia social: ''Le famiglie non sono più così, aggiorniamo i libri per bambini'' ed altre storie
quando uno stereotipo talmente radicato che ormai.. non ci fai più caso e lo si consideri ( è capitato anche a me il post precedente su facebook che trovate qui https://bit.ly/2GUUY5O ) .
Infatti : << (....) siamo frutto di condizionamenti [ direttamente e indirettamnte e non solo in famiglia ] a cui siam sottoposti\e dalla nascista e che ci ingabbiamo in srereotipi che sono delle vere e proprie prigionieri culturali da cui viene difficile liberarsi anche quando se ne ha la consapevolezza perchè tutti coloro che ci circondano ne sono profondamente imperniati e propongono una strenia reistenza al cambiamento (....) >> ( da , eccetto la parentesi , Maria Antonietta Sale , consigliera di parit dela provincia di sassari . da la nuova sardegna del 2\3\2019 ) .
Quindi non lamentiamoci solo ma spieghiamo anche come uscirne , cosa che ad un primo ascolto non sembra non mi sembra sia stata fatta
Valentina Solari lavora come impiegata ed è la mamma di Annaluna, una bimba di sette anni che frequenta la seconda elementare in una scuola di Firenze. "Un giorno ci siamo messe a fare i compiti sul libro di grammatica e ho trovato un esercizio in cui la donna è relegata a cucinare o stirare, mentre il papà lavora o legge", racconta Solari. E proprio da lei è partita la scintilla che ha acceso i social network, con un post su Facebook contro gli stereotipi sessisti nelle mansioni dei genitori che ha avuto migliaia di condivisioni. "Sono contenta che la casa editrice abbia annunciato che cambierà il testo nella prossima edizione. Dobbiamo smetterla con gli stereotipi di genere: in fondo, io non solo lavoro ma leggo anche moltissimo e odio stirare, mentre il mio compagno cucina molto meglio di me. Uomini e donne devono poter essere liberi di scegliere".
Ma soprattutto come mi hanno risposto sulla pagina facebook prima citata
Infatti : << (....) siamo frutto di condizionamenti [ direttamente e indirettamnte e non solo in famiglia ] a cui siam sottoposti\e dalla nascista e che ci ingabbiamo in srereotipi che sono delle vere e proprie prigionieri culturali da cui viene difficile liberarsi anche quando se ne ha la consapevolezza perchè tutti coloro che ci circondano ne sono profondamente imperniati e propongono una strenia reistenza al cambiamento (....) >> ( da , eccetto la parentesi , Maria Antonietta Sale , consigliera di parit dela provincia di sassari . da la nuova sardegna del 2\3\2019 ) .
Quindi non lamentiamoci solo ma spieghiamo anche come uscirne , cosa che ad un primo ascolto non sembra non mi sembra sia stata fatta
Valentina Solari lavora come impiegata ed è la mamma di Annaluna, una bimba di sette anni che frequenta la seconda elementare in una scuola di Firenze. "Un giorno ci siamo messe a fare i compiti sul libro di grammatica e ho trovato un esercizio in cui la donna è relegata a cucinare o stirare, mentre il papà lavora o legge", racconta Solari. E proprio da lei è partita la scintilla che ha acceso i social network, con un post su Facebook contro gli stereotipi sessisti nelle mansioni dei genitori che ha avuto migliaia di condivisioni. "Sono contenta che la casa editrice abbia annunciato che cambierà il testo nella prossima edizione. Dobbiamo smetterla con gli stereotipi di genere: in fondo, io non solo lavoro ma leggo anche moltissimo e odio stirare, mentre il mio compagno cucina molto meglio di me. Uomini e donne devono poter essere liberi di scegliere".
Ma soprattutto come mi hanno risposto sulla pagina facebook prima citata
Comizi femministi Giuseppe Scano con nuovi tipi di relazioni iniziando dai rapporti d'amore che non devono essere basati dal dominio. Quante volte abbiamo dovuto sentire dire "Sei mia"? Iniziamo da qui a smantellare, iniziamo a cambiare noi stessi!
21.1.17
anche se odio le celebrazioni \ ricordo ed ipocrite a date fisse ricordo ecco come ricordare a 360 gradi la giornata del 27 gennaio
Vi potrebbero interessare per capire meglio il mio post
Eccoci come ogni alla giornata della memoria ( 27 gennaio 1945 ) , ricorrenza diventata ormai sempre più un rituale retorico e lava coscienza ed per il 90 % dei casi celebrata a senso unico parlando solo ed esclusivamente dello shoah ( olocausto del popolo ebraico ) . Infatti riprendendo il finale di questo mio precedente post memoria tra mistificazione \ mitizzazione e realtà faccio mie le osservazioni \ aggiunte di Pino Nicotri a questa bellissima intervista a Moni Ovadia fatta 3 anni fa
Ora molti di voi mi accuseranno d'essere contro il popolo ebraico , di solito me en frego e la lascio scivolare tali accuse perchè chi mi conosce realmente sa che no è vero , ma stavolta rispond0 con queste dichiarazioni di Robert Rozett, direttore delle biblioteche di Yad Vashem, il museo dell’Olocausto di Gerusalemme
Posso confermare e testimoniare ( vedere i commenti ai miei vari post su tale giornata pubblicati in 13 anni di blog ) che essa è Una giornata come dice giustamente questo articolo del'anno scorso del sito glistatigenerali.com Inizialmente , volevo rifiutarmi di celebrare il 27 gennaio, vedi articolo di Piuno Nicotri , ma ricordarlo sempre . ma poi leggendo di come esistono
come ne uscirne allora ? semplice
io continuerò a ricordare , anche SIC il 27 gennaio , perchè
- http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2017/01/il-27-gennaio-si-celebra-la-shoah-od.html parte 1
- http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2017/01/il-27-gennaio-si-celebra-ricorda-l.html parte 2
- http://www.mosaico-cem.it/articoli/che-cosa-e-diventato-il-giorno-della-memoria-il-dibattito
- http://it.gariwo.net/editoriali/la-nostra-gratitudine-e-la-nostra-responsabilita-10098.html
Eccoci come ogni alla giornata della memoria ( 27 gennaio 1945 ) , ricorrenza diventata ormai sempre più un rituale retorico e lava coscienza ed per il 90 % dei casi celebrata a senso unico parlando solo ed esclusivamente dello shoah ( olocausto del popolo ebraico ) . Infatti riprendendo il finale di questo mio precedente post memoria tra mistificazione \ mitizzazione e realtà faccio mie le osservazioni \ aggiunte di Pino Nicotri a questa bellissima intervista a Moni Ovadia fatta 3 anni fa
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Giusto e comprensibile che ognuno, ogni gruppo sociale, etnia o popolo pianga i propri morti. Il laidume inizia quando si impone a TUTTI di piangere solo una parte dei morti, quella di un gruppo altrui. Pianga e piangete pure i vostri morti nei kampi nazisti, ma la smetta e la smettiate di voler far credere che siano stati gli unici morti e che quindi sono da ricordare, commemorare e piangere solo quelli, cioè i vostri. La Giornata della Memoria NON fa nessun cenno alle vittime non ebree, e dire che lo sterminio di 400-600 mila morti “zingari” (un milione, secondo Moni Ovadia) è percentualmente molto più grave della Shoà.
Se oggi Israele non servisse come cuneo occidentale nel mondo del petrolio arabo, la Giornata della Memoria NON esisterebbe, sarebbe solo una ricorrenza ebraica così come i “pellerossa” hanno la loro il 1* febbraio, gli armeni la loro il 24 aprile, i palestinesi il 15 maggio hanno la Giornata della Nabka, peraltro porcamente vietata e negata in Israele, ecc. Tutte Giornate della Memoria altrui delle quali ce ne freghiamo allegramente.
Ripeto l’esempio: che ne direbbe se si istituisse la Giornata delle Twin Towers per ricordare solo ed esclusivamente le vittime ispaniche o irlandesi o protestanti e la Giornata del Titanic per ricordare solo ed esclusivamente i passeggeri di prima classe morti, ignorando quelli di seconda classe? Che oltretutto furono fatti crepare chiudendogli in faccia i cancelli d’uscita onde evitare non ci fossero scialuppe sufficienti per i privilegiati di prima classe.
Per essere molto chiari e sintetici: a me non interessa nulla commemorare e/o piangere solo una parte delle vittime dei campi di sterminio, lo trovo un gesto di vile ipocrisia e di interessata bottega. Le vittime o si commemorano tutte o si sputa su quelle che non vengono commemorate. Il tenerle presenti in registri e affini è solo un’elemosina, non il riconoscimento di un loro diritto e di un nostro dovere.
La Giornata della Memoria è diventata un transfer per dimenticare che il nazismo è stato, ed è tuttora, una mostruosità europea e solo europea, del mondo cristiano, in particolare di quello cattolico, e solo del mondo cristiano, in particolare cattolico, e per sostenere che il nazismo è l’islam.
Il problema è semplice: o si ricorda l’intero Olocausto, che comprende anche i rom, ecc., o si commette una amputazione, una censura, cioè un falso. È come voler commemorare il terremoto di Messina o l’affondamento del Titanic o la distruzione delle Twin Towers commemorando solo le vittime cattoliche o circasse o nere o rom o islamiche o ebraiche. Sarebbe un falso. E infatti la Giornata della Memoria è in parte un falso, perchè omette gli “altri”, tant’è che per cattolici e affini è ormai la Giornata del Buonismo Ipocrita. La tragedia è che NON si ricordano più le date dell’entrata in guerra, così la memoria nazionale viene man mano cancellata od ottusa…. Avanti di questo passo i 40 milioni di vittime della seconda guerra mondiale, 20-30 delle quali sovietiche, verranno dimenticate, gettate nella spazzatura, e in parte è già avvenuto, e si sosterrà che la seconda guerra mondiale è stata fatta solo contro gli ebrei. La Giornata della Memoria è diventata, esattamente come volevano i suoi promotori, la Giornata del Giustificazionismo di Israele, cioè dell’Odio Verso i Palestinesi, gli Arabi e gli Iraniani. [---]
Posso confermare e testimoniare ( vedere i commenti ai miei vari post su tale giornata pubblicati in 13 anni di blog ) che essa è Una giornata come dice giustamente questo articolo del'anno scorso del sito glistatigenerali.com Inizialmente , volevo rifiutarmi di celebrare il 27 gennaio, vedi articolo di Piuno Nicotri , ma ricordarlo sempre . ma poi leggendo di come esistono
Cari pontilexi, care pontilexe,
visto e considerato che Bruno Volpe ha deciso di non lasciarci partecipare ai suoi articoli su FB, bloccando o censurando i nostri commenti (sapete quanto sia sensibile alle critiche!!), abbiamo pensato di prenderci la libertá di fargli pervenire la nostra opinione, comodamente da Pontilex.org.Dunque, in occasione della Giornata della Memoria, in cui si commemorano le vittime dell´Olocausto, vi propongo questo scenario devastante che Bruno Volpe offre di se´, non solo sul piano culturale (deve aver preso la laurea coi punti delle figurine Panini!) ma anche su quello umano:
visto e considerato che Bruno Volpe ha deciso di non lasciarci partecipare ai suoi articoli su FB, bloccando o censurando i nostri commenti (sapete quanto sia sensibile alle critiche!!), abbiamo pensato di prenderci la libertá di fargli pervenire la nostra opinione, comodamente da Pontilex.org.Dunque, in occasione della Giornata della Memoria, in cui si commemorano le vittime dell´Olocausto, vi propongo questo scenario devastante che Bruno Volpe offre di se´, non solo sul piano culturale (deve aver preso la laurea coi punti delle figurine Panini!) ma anche su quello umano:
e http://www.terzobinario.it/le-riflessioni-di-ieri-sulla-giornata-della-memoria/905 in particolare questi due commenti
e questi articoli
http://www.terzobinario.it/le-riflessioni-di-ieri-sulla-giornata-della-memoria/905
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/26/giornata-della-memoria-perche-bisogna-ricordare/480666/
http://www.mosaico-cem.it/articoli/primopiano/ma-sappiamo-gia-tutto-come-insegnare-la-shoah-a-70-anni-da-auschwitza-memoria-il-dibattito
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/26/giornata-della-memoria-perche-bisogna-ricordare/480666/
http://www.mosaico-cem.it/articoli/primopiano/ma-sappiamo-gia-tutto-come-insegnare-la-shoah-a-70-anni-da-auschwitza-memoria-il-dibattito
in particolare il commento di Francesca Scanu
tratto dal 1 url
Per non dimenticare… i sopravvissuti che sono riusciti a valicare il cancello della rinascita…per non dimenticare le vittime di un’ideologia malsana. A 68 anni da questo orrore pochi vogliono ricordare, pochi ne vogliono parlare… Forse perché, come diceva Primo Levi, ritorniamo nelle nostre tiepide case, perché troviamo del cibo caldo, perché non dobbiamo lottare per un pezzo di pane… Anche questo per me è orrore, l’egoismo che cresce in ognuno di noi. Io non voglio dimenticare i 6 milioni di “luci spente”, lo smarrimento nei loro occhi, la sofferenza che ha accompagnato i giorni, i mesi e gli anni della loro prigionia e quel briciolo di speranza di libertà che può aver tenuto compagnia ai loro cuori.
come ne uscirne allora ? semplice
- celebrare sempre e non solo a date fisse
- farlo a 360 gradi ( vedi miei interventi dei giorni scorsi ) trovi il link sopra in cima al post )
- sfatando miti antistorici , stupidi e negazionisti \ revisionisti estremi ( quello degli italiani brava gente o quello che la persecuzione degli ebrei in italia fu fatta all'acqua di rose , che l'italia varò anche essa una legislazione anti ebraica , fece in africa e nei balcani campi di concentramento , che ci furono anche in italia campi di transito e lager ecc ) ,
- senza tabù e censure stupide bigotte come questa avvenuta nel 2010
Leggono a scuola il Diario di Anna Frank deputato leghista li denuncia: "Pagine hard"
Interrogazione di Grimoldi al ministro Gelmini: "Vi è un passo nel quale Anna Frank descrive in modo minuzioso le proprie parti intime e la descrizione è talmente dettagliata da suscitare turbamento in bambini delle elementari"
qui l'articolo completo
io continuerò a ricordare , anche SIC il 27 gennaio , perchè

ma soprattutto a modo ,chi mi conosce e segue dalle origini del blog lo sa , ricordando anche gli altri olocausti perchè

e non ci siano più solo olocausti , stermini e genocidi di serie A e serie B
27.8.15
LIGURITUDINE
Qui, in via Morardo, è tutto un po' selvaggio. Un pittoresco anche troppo partenopeo, fin dalle facce. Se di bimbi, già fanno immaginare futuri splendori di ragazzi, imprendibili e furfanteschi. Accanto permangono volti ponentini, di fissità picassiane, e il crespo dei capelli inanella schiene d'ataviche fatiche. Qui il turista non invade ancora i carruggi. La spaghetteria “La mulattiera” ammannisce delizie d'altri tempi in mezzo a cimeli corsi, cartine preunitarie, biancheria di foggia francese, gufi e poiane, gioghi e tovaglie a quadri bianchi e rossi, su cui rosso spicca un papavero. E non stona. Esalta. Addolcisce ineffabile sapidità. Siamo, in realtà, in un suq orientale che sa di spezie e contenitori di plastica adibiti a vasi . Siamo in Italia. Siamo in un reperto anni Cinquanta. Il capolavoro del luogo è la “sala di lettura”: qui pure, un ammonticchiare assolato di grancasse,
pendole, scaffali, ruote di biciclette e piastrelle da cucina. Ed è giusto, perché con la cultura si mangia: e si condivide. Davanti alla saracinesca, simile a quella dove Peppino Impastato si rifugiava per leggere Pasolini, si scambiano chiacchiere e libri. Anch'io ho portato il mio (su Renato Zero), che in verità vi è rimasto poco. Non capita così spesso di trovare un ventenne sparuto innamorato non solo del glam dei '70 ma di... ! Caspita! - Ma è vero che Renato lo conosceva? Io e Cristian, veramente, non l'abbiamo scritto, avendolo scoperto dopo, ma sì, pare che nel '72 Renatino frequentasse spesso il Superstar di Roma in compagnia del sexy divo, e chiedeva insistentemente al dj di mettere le sue canzoni! (Ma quali?). Pur se un sospetto m'era venuto parlando di "Calore", quasi una memoria involontaria, proustiana, sicuramente un caso, ma non si sa mai... Insomma regalo il libro al ragazzetto entusiasta, pazienza se non guadagno nulla, non voglio taccagnare adesso, in quest'antro mezzo marocchino mezzo sabaudo, sopra pagine polverose con nomi russi e il titolo: "La fine di un attore". Rientro a casa, il basilico è stato letteralmente divorato da una cavalletta che, nei radi momenti di pioggia, l'ha pure adibito a tettoia. Starà lì due giorni, poi sparirà, saltellando in chissà quali universi.
© Daniela Tuscand
8.9.14
contro i pregiudizi e gli sterotipi ci viene in aiuto la letteratura e una pubblicità creativa
da (Giorgia Vezzoli) del blog Vita da streghe
UNO ZIO CONTRO GLI STEREOTIPI
Per il ciclo di storie "Sono diverso/a...e allora?" pubblichiamo il primo
racconto ricevuto, quello di un
giovane zio e del suo nipotino di quattro
anni. Buona lettura!*
"Avrà uno zio femminista, figuriamoci. Uno zio femminista e gay dichiarato!
E che si occupa pure di studi di genere, suvvia: mio nipote, pensavo, sarà
diverso dalla media, in certi tranelli non cadrà mai…Quanta presunzione!
Quanto mi sbagliavo!
Mio nipote è, giustamente, una persona sociale, e come le altre,
giustamente, capta, assorbe, incamera, a suo modo rielabora, non è di certo
impermeabile. Per fortuna. [....] continua qui
E da un video di una pubblicità francese cosi mi è stato detto , non sono riuscito a trovare nè conferma nè smentita . So solo che il video è bellissimo, toccante . Contro il pregiudizio e gli stereotipi xenofobici che vedono solo il lato negativo dell'islam e della sua cultura
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