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31.8.22

Marco Guerra, trent'anni da libraio di periferia: "Ce l'ho fatta perché sono più veloce di Amazon"

  da repubblica sdel 31\8\2022

Marco Guerra, trent'anni da libraio di periferia: "Ce l'ho fatta perché sono più veloce di Amazon"

La libreria Pagina 348 festeggia l'anniversario a Roma Sud: "Il segreto è non fare sentire solo il lettore"


C’è un gran silenzio estivo in viale Cesare Pavese quando Marco Guerra alza con gran fracasso la saracinesca della sua libreria, Pagina 348. Periferia sud di Roma, alla fine di una sfilza di palazzine tra l’Eur e il Grande Raccordo anulare. “Qui tutto è cambiato rispetto a quando abbiamo iniziato, trent’anni fa. Non c’era internet, né Netflix, non avevano ancora inventato lo smartphone. La gente usciva di più, sia di

giorno che di sera, faceva lo struscio lungo questa via, nel quartiere prosperavano ancora cinque librerie indipendenti”. Guerra le elenca: quella dei Congressi, i due punti di vendita di Palma, Book and Byte e un’altra di cui non ricorda più il nome. È rimasto solo lui. “Oggi i ragazzi vanno al centro commerciale il pomeriggio, ne sono sorti addirittura due, l’Euroma2 e il Maximo. E infatti quasi nessuno più passeggia in via Pavese. Laddove c’era una profumeria ora c’è il Compro oro, e al posto del negozio di scarpe è sorta una sala giochi”. Guerra si siede su un pacco enorme di nuovi arrivi appena scaricati dal corriere, “siedo su 17mila euro di roba”, scherza. Alle sue spalle c’è un cartello con la scritta “La libreria consiglia”: due scaffali di libri che gli sono piaciuti, a lui, al fratello Alessio e alla loro collaboratrice Cristina Navarra. “Molti li abbiamo consigliati prima che diventassero famosi, e infatti questo scaffale è il più redditizio".
Spiccano i libri di Piero Trellini su Italia-Brasile e Che hai fatto in tutti questi anni, il saggio di Piero Negri Scaglione su C’era una volta in America, Stoner Il ritorno di Matar, La simmetria dei desideri di Nevo, gli ultimi romanzi di Valentina Farinaccio e Silvia Dai Pra', per citarne alcuni. Sullo scaffale ci sono anche due dvd, del film Bangla, e Quando c’era Berlinguer di Veltroni. Cinema e calcio, due ossessioni per Guerra, 50 anni, di sinistra e molto romanista.

Cita le altre scoperte: Antonio Manzini, Fabio Bartolomei, Daniele Mencarelli, Marco Malvaldi. “Malvaldi venne qui nel 2007, aveva ancora i capelli scuri, non lo conosceva nessuno, vennero ad ascoltarlo dodici persone. Nel quartiere cominciarono a chiedermi i suoi libri. Questo l’ho imparato col tempo: una presentazione felice suscita sempre un’onda, innesca un passaparola. E perciò ne facciamo tantissime, anche nei pub, nei ristoranti, col circolo Arci, nella vicina biblioteca Laurentina che solo in teoria rappresenta una concorrenza per noi. Niente puzze sotto il naso. Sono un libraio indipendente, ho i miei gusti, le mie idee, ma il segreto è entrare in relazione col cliente, capire cosa vuole. Servirlo. Mai anteporre le tue idee. I librai che agiscono così alla fine chiudono”. Racconta di quella volta che tappezzò l’intera vetrina della biografia di Totti. “Alcuni colleghi mi criticarono. Ma nei giorni successivi cominciò a entrare in libreria gente mai vista prima. Il garzone del bar di fronte, l’estetista del centro nella via, il benzinaio. Non prendevano un libro in mano dai tempi della scuola, alcuni poi sono tornati. Non è detto che uno di loro finisca per passare, prima o poi, a un Adelphi”. Il libro della Meloni quelli di destra lo cercano? “Non più di tanto”. È stato un bestseller. “Sì, ma stranamente ne ho venduto poche copie”.Guerra è torrenziale. Si percepisce una passione profonda per il suo mestiere e una conoscenza vera per l’altro (un bravo commerciante è anche uno psicologo). Cita a precipizio tutte le attività accessorie che si è inventato per campare: corsi di scrittura creativa, presentazioni in presenza e online, pranzi con l’autore, dirette social, laboratori per bambini, gruppi di lettura, acquisti sul web: “Oggi ne ho venduto uno a Campobasso”. Dice: “Per ogni libro venduto si guadagna il 30 per cento rispetto al prezzo di copertina, con uno scolastico il 15. È un’arma a doppio taglio lo scolastico, se non lo sai fare, ti fai molto male. Soprattutto oggi conta la rapidità. Il cliente che mi chiede un libro che non ho in negozio alla mattina lo deve trovare alle quattro del pomeriggio. Mi sono salvato perché sono più veloce di Amazon, che detiene ormai il 40 per cento delle vendite. Nella pausa pranzo prendo la macchina mi precipito nel magazzino oltre il raccordo, mangio un panino all’autogrill, e torno col libro. Quel cliente tornerà”. Guerra tiene aperto anche la domenica mattina. “La gente esce da messa e passa da qui, per parlare della Roma, o di politica. È come stare in un paese, ti senti al centro della comunità”. 

Che periferia è questa?, gli chiediamo. “Molto composita, vivace, classe media, più ricca verso l’Eur, decisamente più impoverita verso il raccordo. Per andare a teatro bisogna arrivare a Testaccio; lo stadio e l’Auditorium sono proprio dall’altra parte". Tutto è cambiato, ripete. Anche i negozi di viale Europa non sono più di una volta, ma non si può vivere di nostalgia, di quando i librai stavano dietro al banco col grembiule”. Guerra è figlio d’arte. Suo padre, Mario, s’inventò le prime rassegne a Castel Sant’Angelo, negli anni Ottanta. “Sapeva il catalogo a memoria, era una generazione formidabile, che viveva in librerie tappezzate di libri fino al soffitto, e avevano tutto in testa”. Stasera, nell’arena della Biblioteca Laurentina, il quartiere festeggerà la piccola impresa, trent’anni di vita non sono pochi per una libreria di quartiere. Ma qual è il segreto, alla fine? “Non voglio essere solo. Bisogna imparare a stare insieme agli altri, parlarsi, vedersi, allearsi, fare comunità. Vale per un libraio, ma in fondo è una regola valida per tutti”.

18.12.20

le piccole librerie sono le migliori e le più autentiche Storia delle sorelle Sciacca, diventate libraie a Catania


avevo già parlato nei miei post  (  se non avete voglie d'andare a cercare nell'archivio   potete leggervi tale sunto preso da quest  articolo www.fcome.org/ )  delle sorelle Maria Carmela e Angelica  Sciacca  di  Catania la cui libreria è stata la prima a promuovere l’attivismo contro il libro di Riina Jr. . Ma  visto il  coraggio  fare cultura  non  omologata  (   antimafia  è  anche questo  )      e    di proporre nella loro Libreria indipendente ( qui la pagina  fb  ) non solo libri  standard  ma anche  libri poco noti     ed  attività culturali  con  ironia ed  allegria sia  da  vivo    che    attraverso    , vista  la pandemia  ,   dirette social  .
 Hanno   e  dimostrano  il  mettere  in  atto   queste  due   storie  : << se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà >> ( Peppino impastato ) e << la tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri >> ( Gustav Mahler  ) .  Dimostrano    , in tempi   di una  cultura  sempre  più omologata   e standardizzata (  ecco il perchè  ho ripreso     volentieri la  loro storia  )  che  una un na libreria è un luogo di elezione  dove risiedono le parole e i desideri di donne e uomini che hanno scelto di lasciare un’impronta nella nostra vita. Infatti    già  dalla  risposta   a    questa  domanda   fatta  dall'intervista  rilasciata   a  http://www.fcome.org/  ( trovate   nell'url sopra   link all'articolo ) 
 << La vostra libreria ha compiuto 5 anni di attività a luglio. Il fatto di essere una donna ha mai inciso positivamente o negativamente sullo sviluppo della vostra attività? E se sì, come?  >>
Tutto quello che ruota intorno a questa libreria è femminile. Il buon 80% della clientela che entra qui dentro sono tutte donne. Quindi forse sì, il fatto di essere due sorelle e due giovani donne ha condizionato positivamente la nostra attività, nella misura in cui ha attirato una clientela specifica, selettiva, orgogliosa del posto dove va ad acquistare. I nostri clienti medi sono donne che sanno che qui non troveranno sempre lo sconto, ma troveranno sicuramente una selezione accurata fatta da noi due in maniera ragionata. Sono clienti che vengono qui e scelgono di comprare da noi con cognizione di causa. L’essere donna non ha influenzato molto negativamente la nostra attività. Anche se devo dire che la clientela maschile è ridotta e forse a volte un po’ diffidente. >> si  capisce  che  il  luogo  e  le persone  sono  speciali  . 




“In questa libreria non si ordina né si vende il libro di Salvatore Riina”. E’ questo il messaggio deciso che traspare dalle vetrine colorate della libreria Vicolo Stretto, una piccola libreria indipendente nella ridente e centralissima Via Santa Filomena a Catania. Dopo l’intervista di Bruno Vespa su Rai 1 a Salvatore Riina Jr., Maria Carmela e Angelica Sciacca non hanno tardato a far sentire la propria voce e a prendere una posizione chiara e risoluta contro la vendita del libro scritto dal figlio del boss Totò Riina. Il loro messaggio ha avuto subito un grande eco ed è stato accolto e condiviso da molti. Ma la libreria di queste due giovani sorelle non è semplicemente un bookshop che ha sposato la retorica anti-mafia. E’ soprattutto l’impresa di due giovani donne che “sono state educate e abituate da sempre a dire quello che pensano”.

Ma     questo  articolo   https://www.ilpost.it/2020/12/17/pramopolini-catania-podcast/mi  ha  spronato  a  riparlarne  

Storia delle sorelle Sciacca, diventate libraie a Catania

Hanno iniziato con la Vicolo Stretto, una minuscola libreria del centro, e poi hanno rilevato la storica Prampolini, fondata nel 1894




Maria Carmela e Angelica Sciacca, due sorelle di Catania, sono diventate libraie quasi per caso dopo 
da http://www.fcome.org/
aver seguito tutt’altre strade. Nel 2011 acquistarono una piccolissima libreria nel centro della città, la Vicolo Stretto, di soli 23 metri quadri, e impararono il lavoro tentando e sbagliando. Poi nel 2018 decisero di rilevare la storica Prampolini, fondata nel 1894, diventata il salotto letterario della Catania del primo Novecento e poi una delle più prestigiose e fornite librerie antiquarie d’Italia.
Maria Carmela ha raccontato al Post come si gestiscono due librerie così diverse tra loro e cosa significa tenere viva un’eredità culturale così importante.


13.3.20

perchè i tabacchi e le edicole si e le librerie no ?

  passando  a  fare la  spesa  , uno  di pochi momenti liberi   della  quarantena  ,    ho visto  la  libreria    chiusa  .  ed  è  iniziato  la  mia  elucubrazione   sega  mentale     \  complottista ( perchè  bene  o  male      complottisti     chi più   che meno  lo siamo un po'  tutti     che  esprimiamo un dubbio  o mettiamo in discussione le  teorie  ufficiali  ma  moti superano il labile confine  fra  prove    diverse \  altyernative  da quelle  ufficiali    sconfinando nelle  panzane  \  fake  news  )    che  si voglia  favorire  : 1) l'incultura  ., 2) la  cultura  di massa  ed  omologante     a  scapito di quella  libera  e  pura  .  Questo   articolo   di  Simonetta  Fiori   su repubblica  d'oggi    mi  ha  dato  la  conferma  

Virus, la rivolta delle librerie

Il decreto di chiusura scatena la rabbia del settore: “Leggere è essenziale per chi resta in casa. Perché le tabaccherie restano aperte e noi no?”

                                   di SIMONETTA FIORI12 marzo 2020


Una libreria aperta nel centro di Genova,
nonostante l'allarme virus, lo scorso 11 marzo 
Ma allora il libro non è un bene necessario? La cura dell’anima non vale quanto quella della persona? Va bene che c’è la pandemia, va bene che la salute della collettività viene prima di ogni cosa. Ma perché lasciare aperte le profumerie o le tintorie e per le librerie saracinesche abbassate? I librai questa volta protestano. «Anche perché il nuovo provvedimento è arrivato come una doccia scozzese, dopo le speranze coltivate in questi giorni», dice Maria Laterza, titolare della centenaria libreria di Bari. «Avevamo deciso di restare aperti, come una prova di testimonianza civile. Poche ore al giorno, e il trasposto a casa dei libri scelti al telefono dai lettori. Perché impedire anche questo? Se è possibile farlo per le pietanze, perché non per la lettura?».
Una giornata faticosa, quella di ieri, tra vorticosi scambi di mail tra librai spiazzati dal nuovo provvedimento restrittivo. Anche Paolo Ambrosini, presidente dell’Associazione dei Librai, ritiene arbitraria la scelta del governo. «È chiaro che siamo in una situazione di emergenza, e che questo richiede senso di responsabilità da parte di tutti. Ma è molto singolare che restino aperti i negozi che forniscono il cibo per i cani e non le librerie: penso che si sia trattato di un errore, peraltro comprensibile nella gravità del momento».
Ambrosini ha una libreria a San Bonifacio, in provincia di Verona, e tocca con mano la drammaticità della pandemia. «Noi non chiediamo la riapertura, ma il servizio a domicilio sì. I librai sono stati costretti a rinunciarvi dopo un brevissimo esperimento che si è rivelato fortunato». Poi la provocazione, dettata dalla ferita sanguinante: «Ma se il governo ha deciso che i libri non sono necessari, perché non fermare anche Amazon? Nella preparazione dei pacchi e nella consegna dei libri, i rischi sono gli stessi». Amazon, ossia il nuovo paradiso per i lettori reclusi a casa. E una beffa per i librai indipendenti, spesso costretti a chiudere proprio dal gigante di Jeff Bezos.
Insieme alla grande distribuzione, ossia i supermercati, Amazon e le piattaforme online sono i grandi beneficiari del coronavirus. «Le vendite nelle librerie digitali sono aumentate ben oltre il cinquanta per cento», dice Filippo Guglielmone, responsabile commerciale di tutti i marchi Mondadori, il primo gruppo italiano. Se Guglielmone si tiene basso, Luca Domeniconi parla esplicitamente di raddoppio. «Gli ordini sono aumentati del cento per cento», dice il direttore commerciale di Ibs, la più importante libreria online (di proprietà Feltrinelli e Messaggerie). «È evidente che non riusciamo a essere puntualissimi nella consegna, ma nel giro di qualche giorno riusciamo a raggiungere tutte le case degli italiani».
Per loro come per Amazon, la distribuzione dei libri continua, mentre per le librerie indipendenti viene sospesa fino al 26 marzo, giorno di riapertura. «Non potevano fare diversamente», dice Guglielmone. «Noi portiano i libri dove sappiamo che ci sia la possibilità di venderli». Le novità editoriali saltano per tutti. Le nuove uscite di metà marzo slittano alla fine del mese e alla prima settimana di aprile. Ma per le piattaforme digitali continua il rifornimento dei titoli che invece viene interrotto per le librerie indipendenti.
Eppure le iniziative porta a porta degli indi hanno avuto un grande successo. «Era l’alternativa calda e affettuosa all’algido servizio reso da Amazon», dice Maria Laterza, che è riuscita ad attivare la distribuzione a domicilio solo per una giornata. La libreria per ragazzi Tuttestorie ha ricevuto ordini da una famiglia di Codogno che la scorsa estate ha trascorso le vacanze a Cagliari: «Per intrattenere i bambini a casa», hanno detto alle libraie. Anche Fabrizio Piazza della libreria Modusvivendi racconta il suo viaggio attraverso Palermo con una vecchia valigia coloniale carica di libri destinati ai lettori. «Funziona così. Il cliente chiama e ci descrive i suoi gusti. Spetta a noi selezionare una scelta di libri che possa essere di suo gradimento. Per una spesa minima di sessanta euro portiamo la valigia dei sogni a casa. Ora però è tutto sospeso. Dobbiamo capire se siamo ancora autorizzati a farlo». Prima che arrivi la fine del mondo, aggiunge Piazza.
Solo in un romanzo distopico si può immaginare la distribuzione dei libri con guanti e mascherine bianche. «Ma chi può impedirlo?», interviene Romano Montroni, storico libraio e presidente del Centro per il Libro. «Nel decreto del governo non è scritto che sia vietato farlo. Le librerie possono rimanere chiuse. Però si attiva un telefono parlante che ascolti le richieste dei lettori e suggerisca titoli avvincenti. Poi si confezionano i pacchi e si portano a domicilio, anche in bicicletta. Che male c’è?».
Nel segno della speranza s’era aperto l’anno per le librerie, con la nuova legge sulla promozione del libro che tutela i loro diritti. Poi la tragedia del coronavirus, mitigata dalla illusione che gli arresti domiciliari potessero favorire la lettura. Infine la notte fonda della chiusura, con l’impossibilità del servizio a casa. «Però dalle crisi più nere possono scaturire nuove idee», dice Maria Laterza. «Stanno nascendo anche al Sud nuove solidarietà tra le librerie indipendenti alle quali potremo dare un assetto più organizzato».
Parevano traversie, sono opportunità. Una curiosità. Tra i favoriti degli italiani, oltre La Peste di Camus e Cecità di Saramago, Spillover di David Quammen, dedicato ai cacciatori di virus. Pubblicato tempo fa da Adelphi, viene riproposto con fascetta aggiornata alla nuova peste. Più che evasione, i lettori cercano un’immersione riflessiva nella pandemia. Nella speranza di sconfiggerla, con le armi della comprensione. Il libro bene necessario o superfluo? «Spero che la presidenza del consiglio ascolti il nostro appello», conclude il presidente dei librai Ambrosini.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...