Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
4.9.22
31.8.22
Marco Guerra, trent'anni da libraio di periferia: "Ce l'ho fatta perché sono più veloce di Amazon"
Marco Guerra, trent'anni da libraio di periferia: "Ce l'ho fatta perché sono più veloce di Amazon"
di Concetto Vecchio
La libreria Pagina 348 festeggia l'anniversario a Roma Sud: "Il segreto è non fare sentire solo il lettore"
C’è un gran silenzio estivo in viale Cesare Pavese quando Marco Guerra alza con gran fracasso la saracinesca della sua libreria, Pagina 348. Periferia sud di Roma, alla fine di una sfilza di palazzine tra l’Eur e il Grande Raccordo anulare. “Qui tutto è cambiato rispetto a quando abbiamo iniziato, trent’anni fa. Non c’era internet, né Netflix, non avevano ancora inventato lo smartphone. La gente usciva di più, sia di
giorno che di sera, faceva lo struscio lungo questa via, nel quartiere prosperavano ancora cinque librerie indipendenti”. Guerra le elenca: quella dei Congressi, i due punti di vendita di Palma, Book and Byte e un’altra di cui non ricorda più il nome. È rimasto solo lui. “Oggi i ragazzi vanno al centro commerciale il pomeriggio, ne sono sorti addirittura due, l’Euroma2 e il Maximo. E infatti quasi nessuno più passeggia in via Pavese. Laddove c’era una profumeria ora c’è il Compro oro, e al posto del negozio di scarpe è sorta una sala giochi”. Guerra si siede su un pacco enorme di nuovi arrivi appena scaricati dal corriere, “siedo su 17mila euro di roba”, scherza. Alle sue spalle c’è un cartello con la scritta “La libreria consiglia”: due scaffali di libri che gli sono piaciuti, a lui, al fratello Alessio e alla loro collaboratrice Cristina Navarra. “Molti li abbiamo consigliati prima che diventassero famosi, e infatti questo scaffale è il più redditizio".Spiccano i libri di Piero Trellini su Italia-Brasile e Che hai fatto in tutti questi anni, il saggio di Piero Negri Scaglione su C’era una volta in America, Stoner, Il ritorno di Matar, La simmetria dei desideri di Nevo, gli ultimi romanzi di Valentina Farinaccio e Silvia Dai Pra', per citarne alcuni. Sullo scaffale ci sono anche due dvd, del film Bangla, e Quando c’era Berlinguer di Veltroni. Cinema e calcio, due ossessioni per Guerra, 50 anni, di sinistra e molto romanista.

Cita le altre scoperte: Antonio Manzini, Fabio Bartolomei, Daniele Mencarelli, Marco Malvaldi. “Malvaldi venne qui nel 2007, aveva ancora i capelli scuri, non lo conosceva nessuno, vennero ad ascoltarlo dodici persone. Nel quartiere cominciarono a chiedermi i suoi libri. Questo l’ho imparato col tempo: una presentazione felice suscita sempre un’onda, innesca un passaparola. E perciò ne facciamo tantissime, anche nei pub, nei ristoranti, col circolo Arci, nella vicina biblioteca Laurentina che solo in teoria rappresenta una concorrenza per noi. Niente puzze sotto il naso. Sono un libraio indipendente, ho i miei gusti, le mie idee, ma il segreto è entrare in relazione col cliente, capire cosa vuole. Servirlo. Mai anteporre le tue idee. I librai che agiscono così alla fine chiudono”. Racconta di quella volta che tappezzò l’intera vetrina della biografia di Totti. “Alcuni colleghi mi criticarono. Ma nei giorni successivi cominciò a entrare in libreria gente mai vista prima. Il garzone del bar di fronte, l’estetista del centro nella via, il benzinaio. Non prendevano un libro in mano dai tempi della scuola, alcuni poi sono tornati. Non è detto che uno di loro finisca per passare, prima o poi, a un Adelphi”. Il libro della Meloni quelli di destra lo cercano? “Non più di tanto”. È stato un bestseller. “Sì, ma stranamente ne ho venduto poche copie”.Guerra è torrenziale. Si percepisce una passione profonda per il suo mestiere e una conoscenza vera per l’altro (un bravo commerciante è anche uno psicologo). Cita a precipizio tutte le attività accessorie che si è inventato per campare: corsi di scrittura creativa, presentazioni in presenza e online, pranzi con l’autore, dirette social, laboratori per bambini, gruppi di lettura, acquisti sul web: “Oggi ne ho venduto uno a Campobasso”. Dice: “Per ogni libro venduto si guadagna il 30 per cento rispetto al prezzo di copertina, con uno scolastico il 15. È un’arma a doppio taglio lo scolastico, se non lo sai fare, ti fai molto male. Soprattutto oggi conta la rapidità. Il cliente che mi chiede un libro che non ho in negozio alla mattina lo deve trovare alle quattro del pomeriggio. Mi sono salvato perché sono più veloce di Amazon, che detiene ormai il 40 per cento delle vendite. Nella pausa pranzo prendo la macchina mi precipito nel magazzino oltre il raccordo, mangio un panino all’autogrill, e torno col libro. Quel cliente tornerà”. Guerra tiene aperto anche la domenica mattina. “La gente esce da messa e passa da qui, per parlare della Roma, o di politica. È come stare in un paese, ti senti al centro della comunità”.

Che periferia è questa?, gli chiediamo. “Molto composita, vivace, classe media, più ricca verso l’Eur, decisamente più impoverita verso il raccordo. Per andare a teatro bisogna arrivare a Testaccio; lo stadio e l’Auditorium sono proprio dall’altra parte". Tutto è cambiato, ripete. Anche i negozi di viale Europa non sono più di una volta, ma non si può vivere di nostalgia, di quando i librai stavano dietro al banco col grembiule”. Guerra è figlio d’arte. Suo padre, Mario, s’inventò le prime rassegne a Castel Sant’Angelo, negli anni Ottanta. “Sapeva il catalogo a memoria, era una generazione formidabile, che viveva in librerie tappezzate di libri fino al soffitto, e avevano tutto in testa”. Stasera, nell’arena della Biblioteca Laurentina, il quartiere festeggerà la piccola impresa, trent’anni di vita non sono pochi per una libreria di quartiere. Ma qual è il segreto, alla fine? “Non voglio essere solo. Bisogna imparare a stare insieme agli altri, parlarsi, vedersi, allearsi, fare comunità. Vale per un libraio, ma in fondo è una regola valida per tutti”.
16.6.22
18.12.20
le piccole librerie sono le migliori e le più autentiche Storia delle sorelle Sciacca, diventate libraie a Catania
“In questa libreria non si ordina né si vende il libro di Salvatore Riina”. E’ questo il messaggio deciso che traspare dalle vetrine colorate della libreria Vicolo Stretto, una piccola libreria indipendente nella ridente e centralissima Via Santa Filomena a Catania. Dopo l’intervista di Bruno Vespa su Rai 1 a Salvatore Riina Jr., Maria Carmela e Angelica Sciacca non hanno tardato a far sentire la propria voce e a prendere una posizione chiara e risoluta contro la vendita del libro scritto dal figlio del boss Totò Riina. Il loro messaggio ha avuto subito un grande eco ed è stato accolto e condiviso da molti. Ma la libreria di queste due giovani sorelle non è semplicemente un bookshop che ha sposato la retorica anti-mafia. E’ soprattutto l’impresa di due giovani donne che “sono state educate e abituate da sempre a dire quello che pensano”.
Ma questo articolo https://www.ilpost.it/2020/12/17/pramopolini-catania-podcast/mi ha spronato a riparlarne
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da http://www.fcome.org/ |
13.3.20
perchè i tabacchi e le edicole si e le librerie no ?
Virus, la rivolta delle librerie
Il decreto di chiusura scatena la rabbia del settore: “Leggere è essenziale per chi resta in casa. Perché le tabaccherie restano aperte e noi no?”
di SIMONETTA FIORI12 marzo 2020
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Una libreria aperta nel centro di Genova, nonostante l'allarme virus, lo scorso 11 marzo |
emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello
Apro l'email e tovo queste "lettere " di alcuni haters \odiatori , tralasciando gli insulti e le solite litanie ...

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