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27.11.25

Giulio de plano «I miei 100 anni? Un lungo, splendido giro di giostra» I suoi intrattenimenti viaggianti nelle sagre di mezza Sardegna



unione sarda 27\11\2025
 




Cent’anni compiuti da poco, metà dei quali passati a fare volteggiare la sua giostra a catene nelle piazze delle feste paesane del sud dell’Isola, con una roulotte itinerante per casa. Giulio Deplano, natali di Oristano, vive a Serramanna da mezzo secolo e, per dirla con il simbolo della particolare attrazione da luna park popolarmente nota anche come “calcinculo”, ha staccato il nastro del secolo di vita. La festa nel suo paese adottivo, che gli è valsa l’omaggio del sindaco Gabriele Littera e della presidente dell’associazione “Anni D’Argento” Maria Grazia Cossu, è stata l’occasione per tornare con la memoria ai lunghi anni di giostraio girovago, durante i quali ha azionato chissà quante volte la leva del reostato elettrico che dava forza centrifuga alla giostra facendo librare in aria i seggiolini.
Con i nonni
«Ho seguito fin da molto piccolo i miei nonni negli spostamenti con il luna park, le nostre giostre», ricorda chiacchierando nella sala da pranzo della casa di una nipote con la quale vive. Sua madre, prosegue, di cognome faceva Duville, storica famiglia che nei primi del ‘900, dalla Francia, portò in Sardegna le attrazioni e gli spettacoli viaggianti cui era dedita: da lì la vocazione di Giulio per quella che, più che una professione, è stata – dice il centenario – «un’avventura».
In proprio
«Quando sono cresciuto – riprende – mi sono messo in proprio, portando in giro la giostra nelle feste della provincia». Il mestiere gli ha regalato le chiavi della felicità dei ragazzini, affascinati dall’ebbrezza della spinta con i piedi al seggiolino che proiettava nell’aria lo spericolato: una volta lanciati, ci si doveva allungare all’inverosimile per riuscire a staccare il nastrino appeso. Quel nastro valeva un biglietto per il giro successivo. Ma bisognava tenerlo saldamente: «Se il nastro, dopo essere stato afferrato, cadeva a terra – precisa tziu Giulio – il premio era vanificato».
Divertimento o famiglia?
«Prego, prendere posto: si gira». La frase di rito riecheggia nelle parole, e soprattutto nei pensieri del giostraio centenario, che per decenni ha detenuto la leva per la gioia di ragazzi e adulti.
«Nei paesi, a parte il cinema, c’era poco», ricorda: «I luna park, durante le feste, erano una grande attrazione, un grande divertimento».
Un divertimento che ha privato Giulio Deplano della gioia di una famiglia propria: «Le donne – sospira – non mi volevano: le spaventava la vita da girovago che facevo, e rifiutavano la mia domanda».
Tutti a caccia del nastro
Una semplice giostra a catene, un pugnometro e poco altro: bastava questo perché le feste paesane si colorassero di magia. Santa Maria a Serramanna, Santa Greca a Decimomannu, Santa Vida a Serrenti e Villasor, San Lussorio a Nuraminis: ecco il suggestivo elenco delle festività, salomonicamente ripartite fra le diverse ramificazioni dei Duville. «Mia nonna – ricorda il centenario – è stata la prima in Sardegna ad avere la classica giostrina coi cavallini disposti su un palco girevole: arrivava dalla Francia e, dato che qui non c’era ancora l’elettricità, girava grazie al traino di un asino, rigorosamente bianco».
Da quel gioco d’altri secoli ai classici intramontabili dei parchi più moderni, come gli autoscontro e i dischi volanti: col tempo i luna-park dei Duville si sono arricchiti di attrazioni sempre più sofisticate e tecnologiche. Giulio invece è rimasto sempre fedele alla semplice, ed economica, giostra a catene. «Prego, prendere posto: si gira», ripete oggi il giostraio, che al prezzo di 100 lire a biglietto regalava a piccoli e grandi tre o quattro minuti di volo («Quando c’era molta gente, però, facevo durare il giro un po’ di meno», confessa). Tutti sulla sua giostra a catene, cercando di afferrare e tenere stretto il nastro rosso che dava diritto al giro gratis.

5.5.25

La montagna che resiste (senza diventare un luna park). Le 19 bandiere verdi delle nostre Alpi

corriere  della sera  

di Alessandro Sala

Assegnati i riconoscimenti di Legambiente alle realtà che promuovono turismo dolce, rilancio di agricoltura e pastorizia tradizionali e progetti socioculturali per valorizzare le Terre Alte 





Alla base di tutto c’è l’amore. Per la montagna, per la natura, per le popolazioni che da esse dipendono. Ed è quello il vero carburante, per di più decisamente «green», che mette in moto non solo una diversa economia ma anche e soprattutto il motore di comunità che rischierebbero invece di scomparire. E allora avanti con questo carburante. Love baby love, da contrapporre al trumpiano Drill baby drill che ormai da tre mesi anima le politiche della prima potenza industriale mondiale. A produrlo sono in tanti. Associazioni, istituzioni, persone comuni. Tutti portatori di valori che mettono gli ecosistemi al centro della vita, anche e soprattutto nelle terre alte. Ed è a loro che sono state assegnate le bandiere verdi di Legambiente.
Sono 19 i nuovi vessilli che sventolano da ieri sull’arco alpino. «E che ben sintetizzano – spiega l’associazione del cigno – come l’attenzione e la cura crescente nei confronti del territorio montano passino sempre più dalla sostenibilità ambientale, volano fondamentale per queste aree interne». Quattro bandiere sono state assegnate a Piemonte e Friuli Venezia Giulia, tre invece a Lombardia e Veneto, due al Trentino, e una ciascuna a Alto Adige, Valle d’Aosta e Liguria. Sono ripartite in tre ambiti chiave: turismo dolce, pratiche legate all’agricoltura e alla pastorizia e progetti socioculturali. E tutte hanno come unico denominatore la crescita del territorio in un’ottica non soltanto turistica ma anche e soprattutto di recupero e rigenerazione. Fare in modo insomma che le montagne, spopolatesi nei decenni passati quando la vita più comoda della città è stata per molti un richiamo irresistibile, a fronte delle difficili condizioni di sopravvivenza in quota, tornino ad essere vive e abitate. È possibile e le realtà che hanno ricevuto ieri il riconoscimento ad Orta San Giulio sono lì a dimostrarlo.
Delle 19 bandiere assegnate, cinque sono andate a iniziative legate al turismo dolce, ovvero a una frequentazione che sia rispettosa del territorio, che non veda nella montagna solo un luna park da riempire da attrazioni, con sempre nuove piste da discesa che spianano boschi e modificano la morfologia dei pendii, una ridondanza di impianti di risalita, strutture estranee come zipline, rotaie per slitte meccaniche, panchine giganti, passerelle panoramiche in ferro e vetro e via dicendo. Che portano overtourism e non aiutano la rigenerazione. Altre cinque sono state assegnate per pratiche legate all’agricoltura, alla silvicoltura e alla pastorizia, ovvero attività che fanno parte della cultura delle terre alte ma che rischiano di scomparire, soppiantate dalla moderna industria dell’agroalimentare basata su coltivazioni e allevamenti intensivi e materie prime spesso importate. Le altre 9 sono state assegnate a progetti socioculturali per la promozione dei valori della vita montana e delle relazioni tra le comunità che ancora vivono in quota.
Tra le 19 bandiere verdi 2025 ci sono per esempio quelle assegnate al borgo di Ostana, in provincia di Cuneo, dove la Cooperativa di Comunità VISO A VISO, nata nel 2020, porta avanti una serie di servizi e attività incentrate su benessere, salute, welfare comunitario, turismo sostenibile e che hanno permesso al piccolo borgo piemontese che fronteggia l’iconica piramide di roccia del Monviso, una delle montagne simbolo delle Alpi, di rinascere, diversamente da tante borgate di quel territorio che nei decenni passate si sono completamente svuotate diventando in alcuni casi dei veri e propri borghi fantasma. C’è anche la storia della pastora e scrittrice Marzia Verona che ha deciso di vivere in quota portando avanti l’attività pastorale. Premiato l’impegno dell’associazione Progetto Lince Italia, Tarvisio, impegnata nello studio della lince specie a rischio, al rifugio Alpino Vallorch gestito dall’associazione "Lupi, Gufi e Civette" che si distingue per essere un centro di educazione naturalistica e turismo sostenibile. E anche la sottosezione del Cai Valle di Scalve che ha promosso la Via Decia, il cammino die boschi di ferro sulle Alpi Lombarde.
«L'Italia custodisce un patrimonio ambientale unico e strategico rispetto alla crisi climatica in atto, quale quello delle aree montane, luoghi di straordinario valore naturalistico, oggi in grande difficoltà a causa della carenza dei servizi, degli effetti del clima che cambia e dello spopolamento abitativo - sottolinea Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente -. Le bandiere verdi che ogni anno assegniamo alle migliori esperienze alpine ci raccontano come in questi territori ci sia però una risposta concreta a tutto questo. Esperienze che puntano su innovazione e sostenibilità ambientale che rappresentano un prezioso volano di sviluppo per i territori montani. In questo percorso, però, è importante non lasciare sole le comunità locali. Per questo chiediamo alle istituzioni e alla politica regionale e nazionale di fare la propria parte supportando i comuni montani attraverso interventi e normative in grado di promuovere una visione condivisa e un’azione coordinata anche su scala sovraregionale».
L'elenco delle nuove bandiere verdi
Riportiamo, di seguito, l'elenco delle nuove bandiere verdi ripartito nelle tra categorie:
Bandiere Verdi 2025 per iniziative legate al turismo sostenibile
1) Rifugio Alpino Vallorch e associazione Lupi, Gufi e Civette, presidio di educazione ambientale e sostenibilità nel Cansiglio (BL) nel promuovere la conoscenza e la tutela della Foresta del Cansiglio attraverso attività didattiche e ricettive eco-compatibili.
2) Consorzio Turistico del Pinerolese (TO) per la capacità di costruire una rete efficace tra operatori pubblici e privati per valorizzare il territorio del Pinerolese.
3) Parco Naturale Regionale del Beigua per un approccio integrato e lungimirante alla gestione del territorio, con un forte accento sulla sostenibilità ambientale e il turismo responsabile.
4) All’associazione Oplon, nata nel 2023 e costituita da un gruppo di giovani, impegnata nel rivitalizzare il territorio della Val Tramontina attraverso iniziative come il Threesound Fest e il progetto di recupero di Casa Abis; Tramonti di Mezzo (PN).
5) Sottosezione CAI Valle di Scalve (BG) per la realizzazione del progetto «La Via Decia - Il cammino dei boschi di ferro».
Bandiere Verdi per iniziative legate all’agricoltura pastorale e forestale
1) All’Azienda agricola Raetia Biodiversità Alpine di Patrizio Mazzucchelli (SO) per la costante e appassionata ricerca di varietà tradizionali a rischio di estinzione sia nella provincia di Sondrio sia nelle altre aree montane italiane ed estere.
2) Pastora e scrittrice Marzia Verona della provincia di Aosta;
3) Comunità di supporto all’agricoltura CRESCO della Val Varaita (CN) per la capacità di promuovere un’agricoltura sostenibile e multifunzionale.
4) AsFo "La Serra" – Agire insieme per tutelare il territorio (TO) per promuovere una nuova cultura del bosco e della cura del territorio, favorendo lo sviluppo territoriale e ovviando al progressivo degrado del territorio della Serra causato dall’abbandono delle pratiche agro-silvo-pastorali e dalla frammentazione fondiaria.
5) A.S.U.C. (Amministrazione Separata beni di Uso Civico) di Sopramonte, di Baselga del Bondone e di Vigolo Baselga (Trento) per aver seguito una gestione attenta e sostenibile di boschi, pascoli e prati aridi.
Bandiere Verdi per progetti socio-culturali
1) Vessillo green in Piemonte alla Cooperativa di Comunità VISO A VISO – Ostana (CN) che fa impresa coniugando la capacità di gestire un importante patrimonio edilizio pubblico con la necessità di essere un luogo di trasformazione, creando nuova economia e opportunità sul territorio
2) Gruppo ambientalista NOSC CUNFIN, Val Gardena (BZ) per tutelare l’area dei Piani di Cunfin, le formazioni rocciose della Città dei Sassi e il Gruppo del Sassolungo da ulteriori speculazioni.
3) Dominio Civico di Clavais, Ovaro (UD), per il progetto e l’attività di gestione del patrimonio collettivo a salvaguardia dell’eredità culturale della frazione di Clavais (Ovaro).
4) Associazione Casa Alexander Langer (UD) per la creativa esperienza culturale promossa nelle aree interne;
5) Associazione culturale di ricerca “Progetto Lince Italia”, Tarvisio (UD) perché grazie a decenni di studi sui grandi mammiferi carnivori e sulle loro interazioni con l'uomo, è stato possibile portare a termine con successo la reintroduzione della lince nelle Alpi Orientali.
6) Programma Alpha skills - Morbegno (SO) per la progettazione di strumenti e metodologie che supportino i giovani tra gli 11 e i 15 anni verso scelte formative e professionali ispirate alle Competenze Green;
7) Associazione EQuiStiamo APS e Comitato per la difesa del torrente Vanoi (BL e TN) per l’impegno nella sensibilizzazione e nella mobilitazione delle comunità locali sulla tutela delle risorse idriche, promuovendo alternative sostenibili alle dighe e un’alleanza tra territori montani e di pianura.
8) Cooperativa sociale Cadore – Dolomiti (BL) per promuovere l’inclusione sociale e la tutela ambientale mediante l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.
9) Comitato per la tutela e la valorizzazione dei laghi di Serraia, Piazze e relativi ecosistemi (Altopiano di Pinè, Trento) per aver analizzato la situazione dei laghi dell’Altopiano di Piné, redigendo documenti, organizzando eventi pubblici informativi e avanzando proposte per contrastarne il degrado e migliorarne le condizioni ambientali.

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