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20.1.25

Latino contro schwa, il meme di FdI fa infuriare Loescher Editore del vocabolario IL: «Strumentalizzazione politica inaccettabile»

va bene ci può anche stare fa parte della politica la contrapposizione con l'avversario ma va    fa saputa fare e  non  improvvisata , Infatti è accaduto che per celebrare l’introduzione del Latino alle medie, il partito della Presidente del Consiglio Meloni si lanci entusiasta in un post in cui confronta il più famoso dizionario di latino, l’IL, con la schwa voluta da “loro”, cioè la sinistra.Gli   è andata malissimo perché gli ha risposto nientemeno che la Loescher, ovvero la casa editrice di quel dizionario, invitando caldamente Fratelli d’Italia a rimuovere il post anche se ormai circolano già in rete Screenshot dell'immagine incriminata ( vedere foto a destra ) Ecco La risposta è stata esemplare.
“Loescher Editore ha sempre evitato le strumentalizzazioni politiche dei suoi prodotti editoriali, concepiti esclusivamente per la scuola e l’educazione Non possiamo pertanto accettare che un nostro prodotto sia associato ad un partito, di qualunque indirizzo esso sia. Pertanto, abbiamo chiesto la rimozione di ogni riferimento alla nostra opera "IL vocabolario della lingua latina".
È finita così, con i social media manager di Fdi costretti a far sparire in fretta e furia l’immagine incriminata, modificando il post. Pensavano di attaccare la sinistra. Hanno finito per attaccarsi da soli. facendo L’ennesima brutta figura.

19.1.25

diario di bordo n 99 anno III . Poesie , bibbia , molestie di massa e propaganda oliviero toscani

 



Proviamo a dare un po' di colore poetico alle notizie in bianco e nero che circolano sul web, di seguito alcune della parole che hanno risuonato in questa settimana

Il ministro Valditara aggiorna i programmi scolastici  (  ?  )   e punta su alcune cose, tra la  lettura  della  bibbia,il latino,le  poesie  a memoria
 Per il  latino niente  da  eccepire       puo essere  utile  e  formativo  anche  se  non fai   gli stud umanistici    https://www.wired.it/article/latino-scuola-media-ritorno-importanza-studio/ .
Poesia da  imparare a memoria, sarebbe  utile   se       contemporaneamente    portasse   a   comprendere le   opere  poetiche   nella  loro profondità  altrimenti     è solo un apprendimento  memorico   passivo   .  quindi  non ci vedo      un elogio  come  : <<  Suona strano ci siano state critiche a un provvedimento che dovrebbe semplicemente conciliare gli italiani con la propria anima più profonda, quella che si incontra con un’identità di santi, navigatori e poeti, appunto. Ma nelle acque inquinate dei social i navigatori si oppongono a prescindere .  da  ILGiornale  .>> .Infatti   ha  ragione  l'amico  Emiliano  Morrone  : <<  Il problema principale non è che cosa si insegna, ma è come si insegna. Si può insegnare il Latino e la Bibbia coinvolgendo gli studenti, abituandoli al ragionamento e all'autonomia di giudizio. Se radicalizassimo certo modernismo estemporaneo, dovremmo contestare lo studio di Dante Alighieri nella scuola pubblica, trattandosi di autore medievale. E quindi dovremmo propendere per lo studio unilaterale dei miliardari alla Musk, che impongono la loro tecnologia con la forza del potere finanziario. [...] qui il resto del post >>


Bibbia    è  vero     che     l'italia  è  un paese che ha nella sua arte visiva un asset fondamentale non può avere giovani, magari con l’aspirazione di fare pure gli artisti, che si ritrovano di fronte a  rapressentazioni  a  tematiche religiose  o figure  religiose    eche ignorano completamente la narrazione che quel dipinto rappresenta. Che ci piaccia oppure no, la nostra è una società    che    ha   come base    culturale   anche  il  cattolicesimo  . Ma   visto la  iminuzione  dei praticanti e     la   presenza     di cittadini  d'altre     fedi   \  religioni andrebbe   introdotta    insieme  aalla  lettura  ed  il confronto  con  gli altri  testi religiosi  altrimenti dventa  un  quacosa  di confessionale   e   i catechismo , venendo meno  quella  laicità   dello stato italiano   ottenuta con la revisione dei patti lateranensi  ,  e  si  ritornerebbe   indietro    di un  secolo   . 


Molestie di massa

La    destra     usa   a    scopo  progandistico  ed  ideologico    le   molestie di massa perpetrate da gang di nordafricani ai danni di ragazze, colpevoli solo di non sottomettersi al maschilismo. Infatti  : <<  i   fatti sono talmente gravi che dovrebbero mettere d’accordo tutti e tutti insieme dovremmo condannare questi fatti e combatterli uniti. Invece quelle stesse femministe o sedicenti tali, quelle che si indignano per il “catcalling” o il “manspreading” del maschio bianco, ora vergognosamente tacciono. E questo ci dice quali siano realmente gli intenti che le muovono.>> .  Infatti  tendono   a  sminuire  quelle  commesso   da " italiani  "   ed  ingigantiscono  quelli  comesse    da " italiani  "  . 



Oliviero Toscani

La   morte  di   Oliviero Toscani e anche in morte ha diviso il paese. Sui social c’è chi lo celebra  come   un  grande   ,   chi   come santo radial chic  ,  chi invece non gli risparmia attacchi e insulti anche in punto di morte. A me la morte di Toscani ha suscitato domande che riguardano il ruolo dell’artista e il suo rapporto con il potere e con il conformismo delle idee. Cioè, fino a che punto un artista può   essere      libero    o   (  ma  non  è  il  suo  caso  )  inseguire le idee dominanti e farsi bocca del potere ?



27.9.24

“Verifica dell’età in Internet” Ma vale solo per i siti porno Prevede indicazioni da Agcom: tra le ipotesi, introdurre un codice previa identificazione. Ma chi mai ammetterebbe di richiederlo per siti hot ?

Oggi   , Come  ogni  mattina    ho  visto  la  consueta  rassegna   stampa , non     sono riuscitaìo  a  trattenere le lacrime    e la  pancia  dalle  risate   leggendo questa  notizia  . Infatti  
Chi ha partorito tale cosa dev'esseremqualcuno poco avezzo : alla psicologia delle masse Infatti << quale italiano andrebbe mai a farsi identificare presso un centro per la verifica dell’età o potrebbe richiederla in qualsiasi altra forma se dovesse servire solo per la consultazione dei siti porno? Nessuno, o molto pochi >>. Infatti esso è ancora un tabù, partendo dalla certezza che il porno è ancora un fatto estremamente privato, più privato del sesso stesso. Perché il porno è un po’ come il denaro: non sta bene parlarne  apertamente  .  Ma  sooprattutto   il  fatto  che   si  posso  mettere   divieti  o  sistemi per  bloccare  l'accesso  ma  tanto  ila  fascino del proibito     attira sempre    e  si  escogitano  sempre  mezzi  alternativi   legali  \  o  meno  per      bypassarlo  .  Esperienza   di  uno  che    ha  iniziato    a prima  a leggere    e  poi  a  vedere   la  pornografia  da  9\10    anni . Ci  vorrebe  invece  un educazione    fin   all'infanzia  all'effettività,  alla  diversità  sessuale ( quellla   che   i  retrogradi  chiamano  gender  )     e  poi    da  14\15  al  sesso vero e  proprio  .  Non  probizionismo che    non serve  a niente  .  Infatti secondo 

  IL  FATTO  QUOTIDIANO  27\9\2024

  Virginia Della Sala




C’è un problema, nel decreto Caivano, la misura nata dal governo un anno fa, per mettere un freno alla criminalità giovanile (erano i giorni dopo lo stupro di gruppo nei confronti di due bambine di 10 e 12 anni) che ora potrebbe diventare strutturale oltre che un boomerang a brevissimo raggio: la norma, infatti, introduce la cosiddetta “Age verification”, ovvero l’obbligo per le piattaforme online di verificare l’età degli utenti per evitare che materiale non adatto ai minori possa apparire davanti ai loro occhi. Detta così, tutto bene. Non fosse che l’articolo in questione, il 13 bis, riguarda solo i contenuti dei siti porno. Null’altro. Mentre la maggioranza chiede di vietare i social network per gli under 16 o gli under 13 o gli under 15 (sul punto non c’è ancora concordanza), l’agcom – cui il decreto chiede di redigere le linee guida – ha appena chiuso la consultazione pubblica sulle modalità con cui questo dovrebbe avvenire. Senza le opportune modifiche, però, la soluzione rischia di essere un flop.

PARTIAMO DALLA NORMA:

si dice che “è vietato l’accesso ai minori a contenuti a carattere pornografico, in quanto mina il rispetto della loro dignità e ne compromette il benessere fisico e mentale, costituendo un problema di salute pubblica”; poi che “i gestori di siti web e i fornitori delle piattaforme di condivisione video... sono tenuti a verificare la maggiore età degli utenti” e che “l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni stabilisce... le modalità tecniche e di processo per l’accertamento della maggiore età assicurando un livello di sicurezza adeguato al rischio e il rispetto della minimizzazione dei dati personali”. A essa, anche la vigilanza sulla “corretta applicazione del presente articolo”.
Le proposte in campo sottoposte a consultazione pubblica, sono diverse, alcune già escludibili per limiti intrinsechi di privacy o di tecnologia: si va dalla scansione della carta d’identità al controllo incrociato con i database dell’anagrafe, dal riscontro con la carta di credito e gli istituti finanziari alla verifica tramite numero di cellulare. Ognuna di queste ha un grosso margine di difficoltà.
Restano allora due ipotesi realmente applicabili, entrambi lascerebbero fuori la questione identità limitandosi a fornire alle piattaforme il dato sulla sola età. La prima è quella della “Age estimation”, la stima dell’età attraverso l’intelligenza artificiale utilizzando ad esempio un autoscatto, che porrebbe però il problema del riconoscimento biometrico, o tramite raccolta e analisi dei dati, che però potrebbero anche essere fallaci o peggio ancora invogliare alla profilazione dei minori, vietata dal Dsa, il Digital Service Act europeo.
La soluzione più quotata sembra quindi essere quella verifica effettuata in modo “forte” da un ente terzo (un istituto finanziario, una società di telecomunicazioni, un erogatore di servizi al cittadino, pure il tabaccaio o lo sportello postale): l’utente deve farsi riconoscere da questo ente indipendente come maggiorenne (ente che avrà quindi la responsabilità di eventuali errori o violazioni) e gli sarà fornito un codice, un token, da inserire sulle piattaforme come prova della maggiore età.
I documenti della consultazione Agcom lo descrivono come un processo che permette alle piattaforme di non conoscere l’identità dell’utente e all’ente certificatore di non sapere quale piattaforma si visiterà.
Sarebbe anche vero, non fosse che il decreto Caivano come dicevamo, stabilisce quest’obbligo solo per i siti porno. La domanda allora è: quale italiano andrebbe mai a farsi identificare presso un centro per la verifica dell’età o potrebbe richiederla in qualsiasi altra forma se dovesse servire solo per la consultazione dei siti porno? Nessuno, o molto pochi. Il progetto, rischia così di fallire a tavolino e e soprattutto si spreca un’occasione importante.


30.8.24

diciamo in modo chiarissimo SALVINI e company smettetela di fare sciacallaggio e usare come propaganda la cronacva nera in questo caso il caso Sharon Verzeni,

finalmente     si  è    trovato     il  colpevole dell'omoicidio a sangue  freddo    di   Sharon Verzeni   ed  ecco     che ,  in quanto   l'omicida  è  un italo - marocchino    secondo alcuni    o  un  afro italian secondo   altri  ,  Salviche  adesso  iniznoi  e  le  sue trippe  cammellate   pronti  a   gettarsi  sopra 
 come  avvoltoi  .
Infatti   usare, come fa Salvini, l’omicidio di Sharon Verzeni per sottolineare le origini nordafricane dell’assassino reo confesso e sventolarlo davanti a orde di razzistelli da tastiera e analfabeti funzionali che lo seguono come propaganda contro Ius soli e Ius scholae è qualcosa che non è neanche più di destra o di sinistra. È semplicemente un vomitevole sciacallaggio.
Di più: si chiama incitamento all’odio razziale.Chiamiamolo  senza  tanti  giri  di parole   col suo nome.Gravissimo da parte di chiunque a prescindere  dall'appartenenza  politica
Ma che arrivi da un ministro della Repubblica, per di più con milioni di seguaci, è di una gravità assoluta e CON precedenti. I suoi.
Alcuni   (  sottoscritto  compreso  che   pensa  che   il  90  %  degli omicidi  di  donne     sia  femminicidio e  si  il  partner    a commettere un  omicidio )  siti   e politici   come   Luana Zanella, capogruppo di AVS alla Camera: << Ovviamente Matteo Salvini ha già sentenziato la colpevolezza di Moussa Sangare, chiedendo pena esemplare, cioè potenziata? Ciò che è orribile nel suo post è il tentativo di accreditare una origine etnica del femminicidio. Questo è inaccettabile perché nega totalmente e colpevolmente la trasversalità di un fenomeno che non riguarda classi sociali, colore della pelle, confini statali e che la maggior parte delle volte nasce dentro i nuclei familiari. Troppo spesso il maschio killer è marito, compagno, partner >> diranno che è femminicidio .  Ma    a  volte  ed  è  questo  il caso    (non che questo renda il tutto meno grave perchè sempre  di un crimine   contro  le  donne  si tratta   cioè violenza  di genere  )  si tratta   almeno dalla  notizie    che  abbiamo  fin  ora   del gesto di un folle \  uno   con gravissimi problemi  psichici   visti  i precedenti   .  Insomma     quello      che    viene  comunmente      chiamato   dai  media  e  dall'opinione    pubblica  erroneamente    un raptus  ma  in realtà 

  da  https://copilot.microsoft.com/  ( IA  di  Bing.com  ) 
L’idea di un “omicidio da raptus” è spesso discussa e controversa. Alcuni esperti, come la criminologa Roberta Bruzzone.sostengono che i raptus improvvisi non esistono realmente e che dietro ogni atto violento ci sono sempre motivazioni più profonde e problemi psichiatrici sottovalutati
In generale , però , un raptus è descritto come un impulso improvviso e di forte intensità che può portare a episodi violenti, inclusi omicidi e suicidi.
Tuttavia, molti professionisti della salute mentale ritengono  che tali episodi non siano mai del tutto immotivati e che ci siano sempre fattori scatenanti che devono essere compresi e analizzati

Ma  sopratutto   il tipo è un cittadino italiano in base alla legge in vigore che non è né jus solis  né jus scholae. Il ministro parla del nulla  e  alla panncia  come  al solito  ! 
Ci  manca  solo  che   , in quanto  è un rapper    che  ha collaborato con Ernia e Izi  alla canzone 'Scusa' di Izi, e il  suo nome  d'arte  è  Moses Sangare,  inizi  la  caccia  alle streghe   a  chi  ascolta   tali genere  musicali 

28.4.24

ma in iraq non avevano portato la democrazia ? Om Fahad, tiktoker irachena uccisa a colpi di pistola. Era stata condannata per i suoi video «contro pudore e moralità» ed altre storie


   

Om Fahad, tiktoker irachena uccisa a colpi di pistola. Era stata condannata per i suoi video «contro pudore e moralità»


ecco a cosa è servità la guerra contro sadam hussein a portare la democrazia il caso di Om Fahad, tiktoker irachena uccisa a colpi di pistola. Era stata condannata per i suoi video «contro pudore e moralità» .


Om Fahad, tiktoker irachena uccisa a colpi di pistola. © Ansa

Vitale, sorridente, paffuta, vestiti sgargianti: così appariva nei filmati condivisi la settimana scorsa in cui si era ripresa davanti a uno specchio e mentre guidava il suo suv. Ogni video visto centinaia di volte su TikTok. Di Om Fahad, vero nome Ghufran Sawadi, influencer irachena da mezzo milione di follower resteranno immagini gioiose, nonostante venerdì sera uno sconosciuto le abbia sparato a bruciapelo uccidendola mentre era seduta in macchina davanti casa, nel quartiere Zayouna di Baghdad. Quello di Om Fahadnon non è il primo omicidio di una influencer in Iraq. Lo scorso anno a settembre Noor Alsaffar, una tiktoker di 23 anni seguita sui social da centinaia di migliaia di persone, è stata uccisa a colpi di pistola. Cinque anni prima, nel 2018, a cadere sotto i colpi dei killer era stata Tara Fares, modella di 22 anni. Nel Paese inoltre continua ad essere una pratica diffusa il delitto d'onore: l'ultimo a gennaio scorso quando la 22enne star di YouTube Tiba al-Ali è stata strangolata dal padre

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Si tatua una donna nuda sulla pancia, il particolare dell'ombelico lo mette nei guai: lui si toglie la maglietta in vacanza e rischia l'arresto

Farsi fare il tatuaggio più assurdo che possa venire in mente e non avere rimpianti. Nonostante gli sia quasi costato l'arresto. Richard Hart, sessantenne del Galles, ha speso 65 euro per imprimersi una donna nuda sulla pancia per il suo 40esimo compleanno. Fin qui nulla di assurdo, se non avesse però deciso di raffigurarla con le gambe spalancate, con il suo ombelico al centro a rappresentare le parti intime. «Se avessi una sterlina per tutti coloro che hanno chiesto di fare una foto, sarei un uomo molto ricco», ha
detto al Southwest News Service. Tuttavia, durante una vacanza in Spagna quel disegno gli è quasi costato l'arresto. Durante una vacanza a Benidorm, località di mare sulla costa est della Spagna, i poliziotti hanno minacciato Richard Hart di arrestarlo se non si fosse immediatamente rimesso addosso la maglietta, nascondendo quel tatuaggio. «Ero a Benidorm e faceva caldo, mi sono tolto la maglia e sono venuti due poliziotti dicendomi di coprirmi altrimenti mi avrebbero ammanettato», ha ricordato Hart, che è un ex proprietario di bar in pensione.
«Abbiamo litigato un po', poi ho dovuto accettare la loro imposizione. Ho dovuto tenere una maglietta per il resto delle vacanze». La moglie dell'uomo ha raccontato di non essere a disagio con quel tatuaggio, ma «davanti ai nipotini è sempre meglio nasconderlo».

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ELICOTTERO  ATTERRA DAL   BENZINAIO:  DOVEVA FARE   RIFORNIMENTO
Un piccolo elicottero è  atterrato su una strada e  ha fatto rifornimento in una  stazione di servizio in Romania, tra lo stupore di automobilisti e  passanti. È avvenuto a Curtea  de Arges, piccola cittadina in  Romania. Il pilota, un   tedesco, ha spinto l’elicottero,  modello Robinson R44, Fino alla pompa per fare rifornimento. Le immagini  (  a  lato) sono state viste  migliaia di volte sui social, mentre la polizia ha avviato  un’indagine per accertare l’accaduto. Molto   probabilmente il velivolo è  rimasto senza carburante e il  pilota ha deciso di atterrare  alla stazione di servizio più  vicina. Fatto rifornimento, è  decollato, mentre i passanti  filmavano la curiosa scena. 


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Porta a spasso un suricato in piazza Duomo: l’animale assediato dai curiosi che chiedono di fare una foto


I milanesi sono piuttosto abituati a vedere spettacoli fuori dall’ordinario in piazza Duomo, eppure la presenza di un suricato al guinzaglio che passeggiava tranquillamente con i suoi amici umani è riuscita a coglierli di sorpresa: ad accompagnare Timon – che è una femmina e ha preso in prestito il nome del suo famosissimo alter ego disneyano – nella sua escursione nel centro di Milano c’erano Efrem Brambilla, il sindaco di Santa Maria Hoè (nel Lecchese), e sua moglie Eleonora Maria Rizzo.
“Non mi sarei mai aspettato di ricevere un’attenzione del genere. Non riuscivamo a muovere un passo perché tutte le persone che incontravamo volevano accarezzare Timon o farci qualche domanda su di lei – sorride Brambilla – Adulti e bambini, chiedevano informazioni sulla sua età, le sue abitudini alimentari, la sua storia e così via. E lei era perfettamente a suo agio, felice di godersi tutto quell’affetto”.
Qualcuno poi ha riconosciuto in lei il suricato già visto su Facebook, dove Timon è diventata una
piccola star grazie ai numerosi post che Efrem Brambilla le dedica, raccontando la propria quotidianità domestica.
“Sia io sia mia moglie siamo cresciuti circondati dagli animali e li amiamo moltissimo. Eleonora in particolare nutre da sempre una passione per i suricati – continua – Così quando qualche mese fa una delle nostre due cavie Sheltie è morta per un tumore mi è venuto naturale pensare di regalargliene uno. Ovviamente ne abbiamo parlato a lungo prima dell’acquisto, perché ogni animale ha le sue particolari esigenze ed è fondamentale informarsi per conoscerle al meglio prima di farlo entrare in famiglia”.
Nata lo scorso novembre in un allevamento in Veneto, Timon ha trascorso i primi due mesi di vita insieme alla madre e ai fratelli e poi si è trasferita a Santa Maria Hoè.
“In casa abbiamo anche un bulldog francese e una cavia e tutti vivono insieme liberi, anche se ciascuno di loro ha i propri spazi – prosegue – Timon alla sera si accoccola sul nostro petto mentre ci rilassiamo sul divano, mentre di giorno esplora la casa o gioca con Madame Muffin, la nostra cagnolina”.
A cinque mesi, il suricato sta scoprendo il mondo e adora le passeggiate: “L’abbiamo abituata al guinzaglio e lei è felicissima di uscire – conclude il sindaco di Santa Maria Hoè – Quando siamo stati a Milano le ho protetto la punta della coda con uno strato di nastro medico, ma solo a scopo precauzionale, per evitare che raccogliesse germi e sporcizia da terra. È stata benissimo: lo so perché gli animali sono molto bravi a farci capire quando qualcosa li fa sentire a disagio. Basta saperli ascoltare”

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Ginevra, record di nonni e bisnonni per la neonata di quinta generazione: ha anche la trisavola

La città di Roma, tra le antiche mura e gli storici vicoli ci regala una storia familiare meravigliosa. infatti,questa non è stata semplicemente una nascita, ma il culmine di una storia familiare straordinaria che abbraccia cinque generazioni, tutte riunite per celebrare l'arrivo di questa piccola meraviglia.
Ginevra è una bimba fortunata: nata il  7 aprile, ha trovato ad   accoglierla l’amore dei genitori e 
dei nonni, ma anche di quattro   bisnonni e di una trisavola di  92 anni. Un vero “record di  affetti”. Ma
va anche detto   che i suoi genitori sono   giovani per la media  italiana: mamma Chiara  Marchegiani ha 22 anni e   papà Lorenzo Angelini 24   (nel tondo). Racconta Chiara: «Siamo molto felici di iniziare 
questo percorso accompagnati   dall’affetto di così tanti nonni».Insieme ai genitori, che hanno accolto la loro bambina con l’amore indescrivibile che solo una mamma e un papà possono dare, c'è un caleidoscopio di nonni e  bisnonni  , ciascuno dei quali portatore di una parte preziosa di quel legame che unisce il passato al presente e al futuro  .  qui  in qiuesto video ( on sono riuscito ad estrararlo ) di www.leggo.it ulteriori dettagli  su questa grande   famiglia   allargata 

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le  ultime   news  sono      sotto   forma  di  slide  \  foto    non avevo  voglia  di   di  fare  cute  - paste

 






9.12.23

quando finiranno i femminicidi e non solo ? Risposta non c'è anzi è nel vento

                Canzoni    suggerite  

C'è  UN ARIA   - GIORGIO GABER ⁕
BLOWIN' IN THE WIND    Bob Dylan (1962)
RISPOSTA   NON  C'È  -  TRADUZIONE  \  COVER     DI MOGOL ⁕⁕

  



Lo so  che  dovrei  cambiare    discorso   per  evitare assueffazione  e   d'intorbire  ulteriormente   l'aria in quanto :

[....]  c'è un gusto morboso del mestiere d'informare,
uno sfoggio di pensieri senza mai l'ombra di un dolore
e le miserie umane raccontate come film gialli
sono tragedie oscene che soddisfano la fame
di questi avidi sciacalli.  [...]

  e di  dare  spazio  ad  ogni merda    e  strumentalizzazione  come  questa   che  trovate     qua  sotto   


da    https://www.msn.com/it-it/notizie/italia


Il marito killer e la T-shirt del Che. Ma il femminicidio non ha colore
di Giannino della Frattina  • 2 ora/e

Rossella, 53 anni. Ferite da arma da taglio, fermato il marito. Un copione tragicamente noto e che si sta facendo drammaticamente quotidiano. Ma, soprattutto, drammi che diventano preda dei social, dove i femminicidi vengono masticati, triturati, smontati e rimontati per farne triste strumento di ideologia. E così colpisce la foto (...) che ha cominciato a circolare del marito, un'immagine non troppo rassicurante e nella quale a colpire è la maglietta con il faccione di Che Guevara. Per carità, nulla di male: il guerrigliero, seppur piuttosto sanguinario e amico di un bel tiranno rosso come Fidel Castro, è da tempo entrato nel pantheon dei giovani di sinistra. E pure in quello della destra (soprattutto sociale). Però, a colpire è l'assoluto silenzio di politici di sinistra e delle orde di postatori social. Nessun commento, nessun tentativo di analisi psicopatologica della sua personalità a partire dal simbolo esibito. Nessuno che parli di mentalità comunisto-patriarcale, nessuna allusione al modello marxiano nei rapporti tra uomo e donna. Tutti in silenzio, perché è giusto così. [...]


che avviene ed avverra ad ogni fatto di malessere ( non solo violenza di genere ed femminiicidi ) ed passare ad altro , come mi consigliano dalla regia😁😢😥 . Ma non ci riesco . Infatti non ho ancora smesso davanti agli ultimi femminicidi e violenza di : piangere, d'indignarmi e di provare anche lavorare su me stesso per trasformare l'indignazione in qualcosa di concreto e far morire e sradicare il maschio alfa ed violento che è insito in me che nn'è avvenuto un altro .Quanto tempo dovrà passare per il prossimo ? . Ancora quanta propaganda , shitstorm e pescare nel torbido e negli scheletri nell'armadio di quelli che hanno scelto dì'esporsi di non nascodersi nel lutto e nel silenzio e di combattere mettendoci la faccia tale cultura tossica anzichè trovare dei punti in comune come proposto dal padre di Giulia Chettin ( la n 83 se si considera solo omicidio   110 se si considera il fatto come   femminicidio  





 di quest'anno orribile per l'alto numero di delitti ) verso chi ha un posizione diversa dalla tua per contrastarlo ? A mettere da parte le strumentalizzazioni propagandistiche ed ideologiche vedere il caso Roggero e l'ultimo ( almeno fin ora ) femminicidio quello Rossella Cominotti, 53 anni .? quando ci sarà un informazione meno tossica e meno strumentalizzazione culturale ideologica come quella citata all'inizio del post sfogo d'oggi La risposta è nel vento . Anzi meglio : << [...] Risposta non c'è, o forse chi lo sa .caduta nel vento sarà. [...] >> ⁕⁕

9.9.23

i minori in carcere e i corrotti in libertà due pesi e due misure

Va bene  combattere la delinquenza  giovanile   ma  fin quando  si    farà solo con leggi eccezionali  ed 

emergenziali come  è stato semre  fatto   dalle  origini dello  stato  e  non seguono  misure sociali   i problemi rimangono    ed  s'aggravano . Soprattutto   quando 







Ai ragazzi la galera, ai potenti l’impunità

Il giudice di Sorveglianza di Firenze: “Dalle 10 alle 14 il politico condannato poteva uscire e vedere i non pregiudicati”. Il sostituto procuratore di Messina Felice Lima: “La giustizia penale ormai da anni non è uguale per tutti”








13.8.23

il vittimismo e la propaganda di beppe Grillo che lamenta censure inesistenti ma verità è un altra .C'è disinformazione della rai visto che la notizia si poteva dare anche senza immmagini dirette dello spettacolo

Beppe Grillo vive di polemiche, non poteva mancare la bufera mediatica in occasione della partenza del suo nuovo spettacolo teatrale. Il fondatore del Movimento 5 Stelle ha scelto la Calabria per la prima nazionale del suo show, “L’Altrove”, un chiaro riferimento alle solite provocazioni di voler dare vita a
un nuovo movimento religioso. Il comico genovese si è esibito sabato 5 agosto ad Altomonte, con repliche a Palmi e a Corigliano Rossano. Un buon successo di pubblico nonostante la pioggia battente. Ma come anticipato non sono mancato le polemiche, che in questo caso ha chiamato in causa la Rai, rea di aver ignorato a livello regionale l’evento del settantenne, ma non è mancata la pseudo precisazione di viale Mazzini.Visto che la notizia la si poteva dare lo stesso anche senza immagini dello spettacolo o semplicemente filmando l'ingresso del teatro visto che Grillo non vuole le telecamere dentro . A gettare benzina sul fuoco , secondo ilgiornale ci ha pensato Il Fatto Quotidiano, storicamente secondo vicino al M5s e al suo fondatore/garante. Il corsivo del giornale di Travaglio non è passato inosservato: “Per la Rai calabrese Beppe Grillo non esiste”. In altri termini, la Rai regionale avrebbe ignorato deliberatamente la prima nazionale dello show del comico genovese. "Insomma le piazze affollate di Altomonte, di Palmi o di Corigliano qualcuno dalla testata regionale ha ordinato che non andavano raccontate, nemmeno un accenno, non sia mai; e l’ordine è stato eseguito. Grillo ha girato la Calabria per una settimana ma per il TgR calabrese non è esistito. Un fantasma. È il giornalismo della destra, bellezza", il j'accuse ricco di risentimento. Ma la verità sta nel mezzo . Infatti Come evidenziato dal Corriere della Sera, la sede locale della televisione di Stato ha precisato che non c’è stata nessuna censura o dimenticanza nei confronti di Grillo. La Rai calabrese ha semplicemente preso atto della volontà del presunto Elevato di non essere filmato e intervistato nel corso della sua performance. Ma non è tutto. Il promoter Ruggero Pegna ha ribadito “l’intolleranza di Beppe Grillo a qualsiasi ripresa ed interviste”. Un’ulteriore testimonianza da parte di Livia Blasi, vicecaporedattrice della sede Rai di Cosenza:“Siamo stati, tempo fa, ad una manifestazione di Beppe Grillo ma la nostra troupe è tornata indietro senza poter riprendere nulla, perché il comico genovese ha imposto il veto a qualsiasi telecamera”. E ancora: “Da quel giorno nessuna troupe su delega della Rai regionale si muove per i suoi spettacoli, anche perché l’affitto delle telecamere ha un costo”. In altri termini, nessun sabotaggio e nessun complotto nei confronti del settantenne, ma la solita disinformazione

7.8.23

GPA, libertà o mercificazione del corpo? Una prospettiva femminista. Intervista a Valentina Pazè

  credo  che  da  antiproibizionista  ed libertario  dopo aver letto l'articolo    sotto    rireso    debba  rivedere    le mie  posizioni   espressepiù volte    precedentemente   sul  blog   ( in particolare  qui  )   di  voler  normare  la  pratica  . Resto solo    contrario  sul reato  interazionale proposto    da questo  governo   da  https://www.pressenza.com/it/2023/08

GPA, libertà o mercificazione del corpo? Una prospettiva femminista. Intervista a Valentina Pazè

(Foto di Serre d'Estate)

In questi giorni la Gestazione per altri (GPA) è ritornata d’attualità. Sebbene il proibizionismo della destra non sia una soluzione, il lassismo sulla GPA non può esserlo altrettanto in quanto esempio lampante di come, nelle democrazie neoliberali occidentali, sia sempre più preponderante l’affermazione del biocapitalismo, della mercificazione totale della vita. Negli anni il dibattito etico, bioetico e politico sul tema ha visto molta divisione interna nella sinistra, nel movimento LGBTQ e nel femminismo. Dopo decenni di lotte femministe a ribadire che la donna non è un utero che sforna bambini per lo Stato, che la maternità è una possibilità non obbligatoria, un sentimento non egoistico, non legato ai propri geni e alla consanguineità, ma a una relazione di scelta di parentela, di crescita e affetto reciproco, oggi ci troviamo a medicalizzare, per l’ennesima volta, il corpo delle donne e i nostri sentimenti con il rischio di nutrire economicamente le ‘cliniche della fertilità’, normalizzare l’idea della “maternità in vendita”, aprendo involontariamente a pratiche che si avvicinano alla vendita di organi (dal 2014, per esempio, stanno nascendo i primi bambini da utero trapiantato da ‘donatrice’ vivente).

Di questo ne parliamo con Valentina Pazé, docente di Filosofia politica e Teoria dei diritti umani presso il Dipartimento di Culture, politica e società dell’Università degli Studi di Torino che si occupa, in una prospettiva teorica e storica, di comunità, comunitarismo, multiculturalismo, teorie antiche e moderne dei diritti e della democrazia, del populismo, del pensiero politico di Norberto Bobbio e del rapporto tra genere e biologia. Quest’anno ha pubblicato il libro “Libertà in vendita. Il corpo fra scelta e mercato” (Bollati Boringieri, 2023) che affronta le questioni delicate della prostituzione, della maternità surrogata e del velo islamico nella prospettiva del rapporto tra scelte libere e dignità della persona.

In questi giorni, la destra ha riportato la GPA al centro del dibattito. Si tratta di un tema scottante per la società o una mossa propagandistica?

Le ragioni per cui la destra ha fatto della lotta senza quartiere della Gpa una bandiera sono facilmente intuibili. Per un verso, che cosa c’è di meglio, per chi sta disattendendo tutte le promesse elettorali (a partire dal blocco dell’immigrazione) che distogliere l’attenzione dal suo concreto operato agitando una questione più che altro simbolica (visto che la Gpa è già vietata nel nostro ordinamento) ma di forte impatto emotivo, su cui una sinistra balbettante e in stato confusionale sembra non avere nulla da dire? La contraddizione, naturalmente, è stridente, perché la destra ultra-liberista che demonizza la Gpa in nome del rifiuto della mercificazione del corpo femminile non è affatto preoccupata di porre un freno alla mercificazione della salute, dell’istruzione, del lavoro… Per altri versi, la battaglia contro la Gpa si presta ad essere declinata in chiave tradizionalistica, come difesa della famiglia “naturale” e rifiuto dell’omogenitorialità, tutti temi cari alla destra.

In Italia, mentre la destra sta monopolizzando il dibattito di opposizione alla GPA, la sinistra radicale, i movimenti femministi e il movimento LGBTQ+ sono molto divisi su questo tema al loro interno. In Europa invece quasi tutta la sinistra e il femminismo sono contrari GPA. Perché questa differenza? 

Al di là della polarizzazione generata dal fatto di avere l’estrema destra al governo, la confusione del PD su questo tema rispecchia la più generale confusione che regna in un partito dall’identità incerta, tuttora senza bussola, che fino a pochi mesi fa brandiva l’agenda ultra-liberista di Draghi e oggi in molti suoi esponenti fa fatica perfino a distinguere il principio di autodeterminazione sul proprio corpo (che va garantito anche contro le pressioni del mercato) dal principio dell’autonomia negoziale. Per la sinistra-sinistra il discorso è più complesso. Per un verso mi sembra che mostri una certa subalternità nei confronti della cultura “radicale” (del Partito Radicale italiano, intendo), che ha da sempre coniugato liberalismo e libertarismo con una buona dose di liberismo economico. Non a caso il ddl che porta la firma dell’associazione Coscioni, riesumato dall’emendamento Magi al progetto di legge discusso di recente in parlamento, prevede che a rendersi disponibile per una Gpa “solidale” possa essere anche una donna che al momento della stipula del contratto è disoccupata o lavoratrice precaria. Un grosso ruolo ha poi giocato nel nostro paese – inutile nasconderlo – la scelta di Nichi Vendola e del suo compagno di avere un figlio ricorrendo a una madre surrogata californiana: una scelta personale, ma anche politica, per il modo in cui è stata pubblicizzata, esibita, rivendicata, che ha contribuito a diffondere l’idea che quella per la legalizzazione della Gpa sia una battaglia “di sinistra”, in difesa dei diritti LGBTQ+ (un unicum in Europa, come ricordavi). Quando, tra l’altro, la Gpa interessa quasi esclusivamente i gay, non le lesbiche.

Molti di coloro che sono a favore della Gpa sostengono che essa sia in fondo una pratica “altruistica”. Secondo lei è una motivazione accettabile?

Quella della Gpa “altruistica” o “solidale” è una bella favola a cui qualcuno (portatore di corposi interessi) vuole farci credere e a cui molti altri, e altre, hanno apparentemente un gran bisogno di credere, per ricomporre in un tutto coerente, desideri, valori, principi, tra loro in forte tensione.  Mi diceva un amico gay, di sicura fede progressista: “se ci sono donne disponibili ad aiutare i gay ad avere figli, perché negare loro la possibilità di compiere un atto di generosità?”. Ma il problema è che queste donne non ci sono. Non, per lo meno, in un numero sufficiente a soddisfare una domanda crescente di servizi riproduttivi (non solo per coppie gay), che solo il mercato è in grado di soddisfare. Non a caso, nei paesi in cui è prevista la GPA “altruistica”, le donne si offrono per fare figli per altri solo quando il “rimborso-spese” si attesta su cifre paragonabili a quelle della GPA commerciale. Un discorso analogo vale per la “donazione” degli ovociti: se il rimborso non è cospicuo, le donatrici latitano… Di fatto, là dove esiste, nel mondo (nell’Unione europea in soli quattro Stati: Cipro, Grecia, Macedonia del nord, Portogallo), a prestarsi a questo genere di altruismo sono donne di ceto medio-basso, e di scarso livello di istruzione. Chi oggi difende convintamente la versione solidale della Gpa sarebbe più credibile se proponesse tra i requisiti per diventare madri surrogate il possesso di un contratto di lavoro stabile e di una buona retribuzione.  Assisteremmo allora finalmente all’edificante spettacolo di donne medico, docenti universitarie, avvocate, manager, disposte a interrompere generosamente la loro carriera per donare un figlio alle coppie infertili? Temo di no. Nella divisione globale del lavoro, queste donne sono, e rimarranno, semmai, le potenziali acquirenti dei servizi riproduttivi altrui. Alcune multinazionali fin d’ora suggeriscono alle loro impiegate di rimandare la maternità, congelando i propri ovuli. In futuro, là dove la GPA venisse ovunque legalizzata e culturalmente accettata, le donne in carriera potranno permettersi di esternalizzare la stessa gravidanza, accollandone il peso, e i rischi, alle donne povere e alle straniere.

Nel suo libro “Libertà in vendita”, pone l’accento su come la libertà nell’epoca del neoliberismo e delle democrazie di mercato, sia un tema contraddittorio e fallace. Con la GPA, anche l’intimità, sessuale e riproduttiva, rischia di diventare una merce tra le altre? Davvero siamo liberi? E se sì, di quale libertà parliamo?

Libertà è una bella parola, che può significare molte cose. Nella sua accezione più semplice, e più immediata, consiste nella possibilità di fare tutto ciò che vogliamo, in assenza di obblighi e divieti. Non è difficile accorgersi, tuttavia, che una simile libertà “selvaggia” (la libertà dello stato di natura di Hobbes, in cui ciascuno ha “diritto a tutto”, anche “al corpo di un altro”) si traduce nella libertà del lupo di predare l’agnello. Perché ciò non accada, è necessario limitare la libertà del forte, in funzione della difesa del debole. Concetti semplici, che sono all’origine di norme come l’art. 36 della nostra Costituzione che, vietando ai lavoratori di rinunciare alle ferie e al riposo settimanale, rende effettiva la loro libertà di scelta, in contesti asimmetrici, in cui non basta il principio del consenso informato a tutelare le parti deboli del rapporto contrattuale. In base allo stesso principio la Carta di Nizza vieta, all’art. 3, di fare del corpo umano, o delle sue parti, fonte di lucro.

 

Alcune femministe hanno definito questa pratica come una colonizzazione patriarcale sul corpo femminile[1], una tecno-rapina da parte delle nuove tecnologie riproduttive, nate dal grembo dello sviluppo indefinito dell’attuale società industriale, dipendente dal mercato globale neoliberista dove tutto diventa merce. Quale piega sta prendendo la libertà delle donne alla luce delle nuove tecnologie riproduttive?

E’ paradossale assistere oggi al ritorno delle parole d’ordine del femminismo degli anni Settanta, con un significato sensibilmente diverso da quello originario. “L’utero è mio e lo gestisco io” era uno slogan che serviva a rivendicare il diritto di autodeterminazione delle donne. In relazione all’aborto, sembrava assodato che l’ultima parola dovesse spettare alla donna, non certo al padre che, pure, ha contribuito alla procreazione dal punto di vista genetico. Oggi i contratti che regolamentano la GPA, per lo meno quelli che trasferiscono fin da subito la genitorialità ai committenti (come prevede il ddl Coscioni), mettono in dubbio questo principio. Anche quando è riconosciuto formalmente alla donna il diritto di abortire, o di non abortire (nei casi, non infrequenti, in cui siano consigliabili interventi di “riduzione embrionale”), ci sono le pressioni delle agenzie e dei “genitori intenzionali” (che hanno talvolta fornito, in tutto o in parte, il materiale genetico). E ci sono i condizionamenti economici. Non bisogna poi dimenticare che stiamo parlando di gravidanze fortemente medicalizzate, in cui ogni fase è soggetta a controlli e supervisione, medica e psicologica. Dopo la firma del contratto, di autonomia per le donne ne rimane poca. E l’ultima parola, in caso di controversie sulla genitorialità del nuovo nato, spetta ai giudici, non a colei che ha portato avanti la gravidanza e partorito. Come tutto ciò possa essere compatibile con la retorica sull’autodeterminazione delle donne è per me un mistero.

In Italia, gran parte del femminismo liberale sostiene che la GPA sarebbe un “diritto”. É possibile parlare di diritto quando la sua applicazione coinvolge necessariamente l’uso di soggetti terzi? La riproduzione è un “diritto” o una “possibilità”?

Anche in tema di diritti, esiste oggi una grande confusione. Si dimentica che a ogni diritto corrisponde un dovere altrui, che nel caso di un ipotetico “diritto alla GPA” consisterebbe nell’obbligo, in capo a una donna, di mettere a disposizione il proprio corpo per consentire ad altri di diventare genitori. Il linguaggio dei diritti, tra l’altro, non ha niente a che vedere con quello del dono. Un diritto si esige; un dono no. Ma si dimentica anche, in secondo luogo, che non tutti i diritti possono essere messi sullo stesso piano. I diritti fondamentali, riconosciuti universalmente da norme giuridiche, in genere di rango costituzionale, non sono la stessa cosa dei diritti patrimoniali, che sorgono su base contrattuale e spettano singolarmente a qualcuno, ad esclusione di tutti gli altri. In base alla gerarchia delle fonti stabilita dalla nostra Costituzione, la legge prevale sui contratti, i diritti fondamentali prevalgono sui diritti patrimoniali. Riconoscere validità giuridica ai contratti di Gpa, aventi per oggetto beni personali indisponibili come le parti del corpo umano e gli status legati alla filiazione, significa sovvertire questa gerarchia, stabilendo che il diritto (patrimoniale) dei clienti a ottenere la prestazione concordata prevale sul diritto (fondamentale) delle donne a decidere sul proprio corpo, al riparo da condizionamenti economici, conservando fino all’ultimo la possibilità di riconoscere il figlio che hanno partorito.

La sociologa ecofemminista Laura Corradi ha definito la GPA come una pratica classista che è definita da privilegi economici e geopolitici, ovvero un qualcosa di cui può disporre solo la popolazione bianca occidentale ricca a discapito di altre donne del Sud del Mondo, che hanno minori mezzi economici, status ed educazione. Cosa ne pensa?

Oggi è senz’altro così: donne e uomini ricchi, per lo più occidentali, usufruiscono dei servizi di donne povere del sud del mondo, o anche del nord, tenendo conto che la nozione di povertà è relativa e che a una donna del “ceto medio” negli Stati Uniti i 10.000 dollari guadagnati con la Gpa possono risultare molto comodi per pagare l’assicurazione sanitaria o per mandare un figlio all’università. E tuttavia è impressionante constatare come vi sia, anche a sinistra, chi decide di chiudere gli occhi di fronte a questo fenomeno. L’approvazione, a Cuba, di un nuovo Codice di famiglia, che apre a una forma di Gpa “solidale” riservata a persone unite da legami familiari o amicali, può essere salutata come una conquista di civiltà solo da chi decida deliberatamente di ignorare che cos’è Cuba, oggi, in quale abisso di miseria viva gran parte della sua popolazione dopo decenni di sanzioni economiche. E come sarà agevole per un ricco turista occidentale diventare “amico” di una donna cubana per avere accesso alla sua capacità riproduttiva.

Inoltre la questione riguarda anche il tema della salute delle donne: i problemi di salute materno-infantili correlati all’uso di tecnologie riproduttive e le implicazioni etiche, biologiche e psicosociali connesse. Studi scientifici parlano dell’elevato numero di aborti spontanei e dei danni del bombardamento ormonale che ricevono le gestanti…

Sì, certo. Paradossalmente la versione originaria della GPA (quella “tradizionale”), in cui la gestante era anche la madre genetica del bambino, comportava meno rischi per la salute della donna di quella odierna, che prevede la scomposizione del processo riproduttivo in un maggior numero di soggetti: una donna che offre l’ovocita, un uomo che fornisce lo sperma e un’altra donna nel cui utero viene impiantato l’embrione prodotto attraverso le tecniche della fecondazione in vitro. Questo genere di gravidanza, esito di un’ovodonazione, è esposto a una probabilità di fallimenti e di complicanze, anche gravi, molto superiori a quelle di una gravidanza fisiologica.

Cosa si potrebbe fare concretamente per colmare il desiderio di genitorialità in molte persone (etero ed omosessuali) senza dover ricorrere alla surrogazione di gravidanza?

Intanto non è detto che tutti i desideri debbano, e possano, essere soddisfatti. Posso desiderare moltissimo di avere un partner, ma non riuscire a trovarlo. Posso desiderare un figlio, ma non essere in grado di averlo, per ragioni che attengono alla fisiologia della riproduzione umana. Detto questo, il desiderio di accudire e crescere i nuovi nati può essere soddisfatto anche in modi diversi dalla genitorialità biologica: attraverso l’adozione (che andrebbe aperta anche alle coppie gay) e l’affidamento. O anche attraverso accordi davvero solidali – non mediati da contratti – con amici o parenti felici di condividere le gioie e le fatiche della genitorialità con persone a cui sono legati da vincoli di affetto e amicizia.

 

[1] Interessante sul tema è stato l’intervento della deputata Luana Zanella, storica femminista ed ecologista, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra https://www.youtube.com/watch?v=A3UxJBTjpKM https://www.youtube.com/watch?v=sFq7TVmlxAE


16.7.23

dopo il caso di Beatrice Verzi ecco il caso DI Alberto Veronesi direttore del Festival Puccini che ha diretto la boheme bendato

   COSA  E' SUCCESSO 

Alberto Veronesi dirige la Boheme bendato per protesta, il pubblico non gradisce e fischia. Figlio dell’oncologo Umberto, è passato dal Pd a Fdi

Alberto Veronesi dirige la Boheme bendato per protesta, il pubblico non gradisce e fischia. Figlio dell’oncologo Umberto, è passato dal Pd a Fdi

Il direttore del Festival Puccini contro la scelta del regista di ambientare l'opera nel '68 francese. "Non voglio partecipare allo scempio visivo di un autore, che viene stuprato"

Stuprano la Boheme di Puccini e io la dirigo bendato. Ha fatto scalpore la decisione provocatoria del maestro Alberto Veronesi che la sera del 14 luglio sul palco del Gran Teatro Puccini di Torre del Lago è salito con una benda sugli occhi. Rivolgendosi al pubblico ha spiegato: “Non voglio vedere queste scene”.


 Christophe Gayral, regista   di  questa   versione  della boheme  commenta ,  sempre  sul  corriere  del 16\7\2023 il gesto del direttore d’orchestra: «Sapeva tutto fin dall’inizio e non aveva avuto nulla da ridire, quella benda è arrivata dopo le uscite di Sgarbi» .
Ora  
Di prime tempestose e di regie contestate è piena la storia del teatro d’opera. Nel 2015 ad  esempio   alla Royal Opera House il Guillaume Tell firmato da Damiano Michieletto creò scandalo per una scena di stupro, e già alla prima della Scala del 2009 aveva fatto scalpore la sensualissima Carmen di Emma Dante: Zeffirelli se ne disse sconcertato. "Ma che il direttore d’orchestra si bendi gli occhi per non vedere quanto viene presentato sul palco, lo trovo un’assoluta sciocchezza", commenta Alberto Mattioli, storico della musica, critico e drammaturgo, autore di vari saggi, fra cui Pazzo per l’opera e il più recente Gran Teatro Italia (Garzanti).    Infatti   ecco    cosa    ancora  Alberto Mattioli, in  https://www.quotidiano.net/cronaca/il-critico-musicale-modernizzare-lopera-scelta-normale-e-giusta-3a8cbdca

Mattioli, perché non approva il gesto del maestro Veronesi ?

"Perché suppongo che un direttore d’orchestra, quando conduce un’opera, abbia visto prima la messinscena e l’allestimento: avrà sicuramente parlato con il regista, avrà effettuato delle prove... Non ho assistito alla recita a Torre del Lago, quindi non posso parlare da testimone, ma che senso ha bendarsi gli occhi la sera della prima? Se non ritiene adatta la regia, il direttore può bocciare lo spettacolo in anticipo e abbandonare il progetto".

Qualcuno lo ha già fatto nella storia?

"Certo. È rimasta memorabile la querelle fra Luca Ronconi, al suo debutto operistico alla Scala nel 1974, con il maestro tedesco Wolfgang Sawallisch. Era stato progettato un intero Ring di Wagner con la regia di Ronconi e le scene di Pier Luigi Pizzi, ma dopo Valchiria e Sigfrido il direttore decise di abbandonare il progetto per i dissapori con il regista. L’intero Ring venne poi ripreso e completato a Firenze con Zubin Mehta sul podio".

Il direttore rischia davvero di essere soltanto un ‘battitore del tempo’?

"Ma per carità... Il direttore è il responsabile dello spettacolo, il vero dominus. Proprio per questo può far notare le sue osservazioni prima dello spettacolo: non ha senso farlo dopo. Nel 1924, Arturo Toscanini annunciò che non avrebbe diretto la prima postuma di Turandot se avesse dovuto eseguire anche Giovinezza: Mussolini allora restò a casa e Toscanini la spuntò".

È sbagliato ambientare una Bohème nel ‘68 francese?

"Assolutamente no. Tra l’altro una Bohème calata negli stessi anni, con la regia di Stefano Trespidi, vicedirettore artistico della Fondazione Arena, è andata in scena proprio pochi mesi fa al teatro Filarmonico di Verona e nessuno ha mosso ciglio. Chi si scandalizza per una Bohème sessantottina allora non dovrà mai mettere piede all’Opèra di Parigi, dove è in repertorio un allestimento con Rodolfo e Mimì astronauti nello spazio".

Ma non è una provocazione?

"Qui la provocazione non c’entra. In base ad alcuni riferimenti storici presenti nel libretto, i fatti narrati nella Bohème si possono datare attorno al 1845-‘46 a Parigi. I giovani protagonisti hanno esattamente gli stessi ideali e le stesse passioni di quelli che (tra l’altro nelle stesse strade) avrebbero dato vita al ‘68 francese. E quindi la gioventù della soffitta ha gli identici sentimenti di quella dei nostri anni. Portare le opere a un’epoca più vicina al pubblico è utile per aiutarlo a comprenderne il significato e anche a identificarsi nei personaggi. La più bella Bohème che io abbia visto è quella firmata da Graham Vick per il Comunale di Bologna: era ambientata fra gli studenti dell’Erasmus".

Forse troppo?

"No, perché anche in tutta la storia dell’arte troviamo tantissime attualizzazioni. Pensi a capolavori come la Vocazione di San Matteo di Caravaggio, dipinta nel 1599, dove i personaggi sono vestiti con abiti di quell’epoca, e non certo del periodo storico a cui si riferisce l’episodio, e alle Madonne dei grandi artisti che indossano vesti rinascimentali. Dovremmo cancellarle tutte  ?  

 ma   allora    non  si può neppure  contestare     ?   certo che  si  può   e si  deve      è  il  sale della democrazia  .  Ma  farlo   perchè lo senti  tu  non  come le pecore     perchè   te lo suggerisce l'altro .Ma   soprattutto    farlo   informandoti   vedendola  prima   .  Infatti  Sgarbi e Veronesi contestano proprio quella valenza sociale e politica. «Si vede che non conoscono bene il libretto di Giacosa e Illica, ispirato al romanzo di Henri Murger, Scene di vita di Bohème. Dove un gruppo di giovani, Rodolfo e i suoi amici, poeti, pittori, filosofi, vogliono amare, ubriacarsi di vino e di carezze, cambiare il mondo. Non mi pare così strano e ancor meno forzato trovare un parallelo tra quegli artisti poveri, traboccanti di vitalità e ideali, e i ragazzi del ’68. La Bohème di Puccini è intrisa di poesia e emozioni ma anche di un contesto utopico e sociale».E  quindi   un riadattamento  ci  può anche  stare   senza  però  snaturare   completamente la  base  dell'opera  . Ed  da quel che ho letto   non mi sembra    che  cio'  sia  avvenuto  . 


prima    fa  " lo  scemo "  ed  i  servizievole  visto  che  lo ha  fatto  cosi sembrerebbe  su   sugerimento  di Sgarbi      e  poi  anzichè  accettare  le  conseguenze  cosa  fa  piange   e  fa la  vittima  

  da  Bufera al Pucciniano, la Fondazione licenzia Veronesi. L'ira del Maestro: "Momento triste per la cultura" - Luccaindiretta

Bufera al Pucciniano, la Fondazione licenzia Veronesi. L’ira del Maestro: “Momento triste per la cultura”

La decisione dopo l'esibizione 'bendata' sul palco di Torre del Lago. Ma il direttore d'orchestra rivendica la protesta: "Chiedo al ministero se sia corretto finanziare l’arte strumentalizzata nel nome della propaganda politica"


non rendendosi      conto   che   anche   il  filogovernativo  IL GIORNALE   lo rimprovera

Dirigendo senza guardare l'orchestra, Veronesi ha mortificato l'opera
Storia di Giovanni Gavazzeni  6 h fa

Dirigendo senza guardare l'orchestra, Veronesi ha mortificato l'opera
Dirigendo senza guardare l'orchestra, Veronesi ha mortificato l'opera© Fornito da Il Giornale

La competenza regnante è foriera di accadimenti che non potrebbero albergare nemmeno nelle menti più confuse. Un direttore d'orchestra, Alberto Veronesi (foto), in segno di protesta verso la regia decide di dirigere bendato (se dissenti, o ne discuti prima o non dirigi, come è accaduto tante volte anche a direttori di certa autorità). Il suddetto direttore ha spiegato che intendeva protestare contro il ruolo ancillare del direttore d'orchestra ridotto dai registi a battitore di misura, cioè a fare esattamente quello che lui fa da decenni. Il pubblico, quello del Festival pucciniano di Torre del Lago, lo apostrofa salacemente, ma lui tira dritto e conclude una prestazione definita in vari modi, dai quali vogliamo escludere quella che fa riferimento al «pagliaccio», essendo ingiusto accostare un simile episodio a quella gente seria che sono gli artisti circensi e i pagliacci in particolare. Una voce istituzionale ha ironizzato sull'episodio grottesco e imbarazzante: era uno sfoggio di memoria. Chiunque abbia messo piede in un teatro sa che per tenere assieme uno spettacolo d'opera ci vuol altro che la memoria (fingerla non è cosa né rara, né impossibile), ma c'è bisogno del costante contatto visivo tra direttore, orchestra e palcoscenico. A maggior ragione in un'opera come La bohème dove il discorso è un continuo e difficilissimo movimento, suscettibile di imprevisti ad ogni istante. Davanti a simili accadimenti l'Opera ne esce, per usare un eufemismo, mortificata; mentre l'interessato incassa titoloni e clamore, quando invece ci vorrebbe un definitivo altolà. Se fossero stati al mondo due musicisti della levatura e del temperamento di Giacomo Puccini e Pietro Mascagni (il celebre operista che diresse per primo La bohème a Torre del Lago) l'attore di questa demenziale sceneggiata non sarebbe stato fatto entrare in teatro nemmeno pagando il biglietto




emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...