Silvia e Davide sono sorella e fratello, diversissimi tra loro : lui ignora qualsiasi tipo di attività fisica, adora gli insetti e divora libri ....lei super attiva 24 ore su 24 e amante dello sport. In particolare, del calcio. Lui non ha praticamente mai calciato un pallone, lei non perde occasione.
Al campetto dell’oratorio, l’allenatore della scuola calcio del paese la nota e chiede alla madre di portarla agli allenamenti. “Mamma ti prego ti prego voglio andarci” “Ma sei proprio sicura? Saresti l’unica femmina” “Non mi importa, ti prego ti prego” .Comincia la scuola calcio, ed è solo l’inizio: l’allenatore ci aveva visto giusto e in pochi anni Silvia compie passi da gigante e viene ingaggiata dalle giovanili di una squadra importante.
E contemporaneamente iniziano anche i commenti delle altre mamme “certo che è strana Silvia però, perché non fa danza come tutte le altre?” “È un maschiaccio” “Ma cos’hanno in testa i genitori? A calcio? Con i maschi?” E naturalmente i compagni e le compagne, che sentono i giudizi delle mamme, la inquadrano come quella strana. A scuola rimane fuori dai gruppetti, ai compleanni qualcuno si scorda di invitarla ... lei ama il calcio, lo sport le riempie le giornate, ma un pochino (o forse più di un pochino) ci soffre. Oggi Silvia è un’atleta professionista con una brillante carriera davanti, ma se si gira e vede quella bambina, ancora fa male. Riflettiamo prima di fare commenti, allarghiamo i nostri orizzonti, combattiamo i pregiudizi. I bambini e le bambine ci ascoltano ... e nessuno mai dovrebbe sentirsi strano e rimanere escluso. Men che meno perché ha avuto una mamma che ha saputo guardare al di là del rosa e dell’azzurro e le ha permesso di rincorrere i sogni e coltivare la sua passione