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1.11.25

L’amore di un padre. il caso Massimiliano Masia, il padre di Omar, il giovane scomparso lo scorso weekend nel tragico incidente lungo le strade galluresi.

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Massimiliano, vigile del fuoco che ha appreso della morte del figlio mentre si trovava sul posto per i soccorsi, ha lanciato a tutti una grande lezione di vita.E parlando di Enrico l’amico di Omar che era alla guida della bmw precipata nel ponte di #Baldu ha detto: «Enrico era l’amico di Omar, era un fratello per lui. Non c’è nessun rancore, nessun risentimento. È successa una tragedia. Ho saputo che da ieri stanno circolando notizie e parole sui social che devo smentire. Noi non ci costituiremo parte civile contro l’amico di Omar. È privo di fondamento. Non solo non ci costituiremo in un eventuale processo, ma non
faremo nulla contro Enrico»: Massimiliano che si è recato a #Calangianus, nella casa di Enrico, ha poi aggiunto: «Sono andato a casa del ragazzo, lui era lì e abbiamo parlato. Per stargli vicino, questo è quello che è successo. Non ci sarà alcuna azione legale da parte nostra contro Enrico. Abbiamo nominato un legale, l’avvocato Nino Vargiu, che ci assiste per tutte gli adempimenti con la Procura». Commossa ma gratitudine verso i colleghi dei Vigili del fuoco: «Loro sono così, sento la vicinanza di tanti. Anche questo fa parte della nostra professione, essere solidali nelle difficoltà, con dignità. Indossiamo questa divisa con orgoglio”.Un padre immenso, che anche oggi nei funerali del figlio ha lanciato a tutti una grande lezione di vita 

17.8.25

Nanni Fodde: «Il buon gusto e la parsimonia mi hanno salvato»Il patriarca dell’Acentro si racconta: l’azienda, la famiglia e lo sguardo su 100 anni di vita.




Nanni Fodde: «Il buon gusto e la parsimonia mi hanno salvato»Il patriarca dell’Acentro si racconta: l’azienda, la famiglia e lo sguardo su 100 anni di vita. Appassionato di arte, senza mai perdere il sarcasmo parla anche del suo carattere ruvido e fotografa il rischio d’impresa







Si è concesso «vezzi, non lussi». È stato «parsimonioso, non avaro». Il primo ruggito del patriarca è un esercizio di contrapposizione tra la percezione del sé e quel che «di me si diceva in giro». Sullo smalto del sarcasmo nessun segno del tempo. Ma per maneggiare carattere e opere di Giovanni (Nanni) Fodde è sufficiente un particolare: il signor Acentro, diecimila macchine vendute all’anno quando la media nazionale valeva un terzo in meno, in vita sua ha scelto tutto, persino il giorno di nascita. L’8 agosto. Sotto il segno del Leone. Era il 1925. Un secolo fa. «Ma a partire dal 5 del mese, ogni data sarebbe buona per festeggiare il compleanno». Il capostipite di tre generazioni dell’auto – non fosse altro che «il timone bisogna cederlo pur senza sentirsi inutili» – si racconta dalla sala riunioni che ha frequentato di più. Via Calamattia (un tempo si entrava da via dei Valenzani), primo piano. Oggi 150 dipendenti, nove sedi, 140 milioni di fatturato. Il mondo fuori, i quadri dentro. «Ho letto più giornali che libri – racconta – e l’arte è stata una mia distrazione».

In cento anni quante stagioni ci sono?
«Una. Per me è sempre stata quella del lavoro».

Perché la Fiat?
«Abbandonata la vendita dei trattori Ford, decisi di dare una mano a due collaboratori che erano stati contattati dal concessionario di Cagliari. C’era da smaltire il magazzino di viale Monastir, la guerra aveva bloccato il mercato. Fu durante quella collaborazione che mi venne offerta la possibilità di aprire una sede mia».

Dove?

«A Senorbì Nord. Si chiamava Auto Trexenta. A Torino stavano attenti al fatto che tra concessionari non ci si portasse via quote di mercato. Fosse stato per me, avrei aperto a Sanluri, ma fecero resistenze da Oristano. Allora a Senorbì c’era una sola strada che portava fuori dal paese».

Con l’Acentro quando inizia?
«Negli anni Cinquanta».

Il nome chi l’ha scelto?
«Io. Era la contrazione tra auto e centro. Mi sembrava un buon marchio di provincia».

Davvero in vita sua ha lavorato e basta?

«Ho praticato molto anche la vela, ho posseduto natanti. Bellissime barche d'epoca».

Cosa avrebbe voluto fare meglio?

«L’esperienza mi farebbe giudicare sbagliate tante scelte. Ricadrei persino nei rimpianti. Solo chi sta fermo, non commette errori. A me non è mancata la curiosità, ho fatto molti mestieri».

Quali altri?
«A Roma, mentre davo qualche esame in Economia e Commercio, vendevo il sughero. Per tappi e solette. Sughero rimasto ugualmente nei magazzini per via della guerra. Fu l’ennesima intuizione di mio padre. Un uomo eccezionale. Si chiamava Antonio, era di Cuglieri. Scriveva la corrispondenza commerciale in gotico e corsivo. Venne a Cagliari per proseguire l’attività olearia e sposò mia madre, Delfina Manunza, di Selargius».

Prima si facevano più affari?
«Forse la concorrenza si è inasprita. Ma non direi che si facevano più affari. Oggi come allora bisogna essere preparati per affrontare un mestiere».

Un comandamento professionale ce l’ha?
«L’ho sempre ripetuto ai miei collaboratori: è necessario lavorare nell’interesse della propria azienda».

È stato gentile con i suoi dipendenti?
«Mi arrabbiavo, quando era il caso».

Il rischio d’impresa cos’è?
«Una questione anagrafica. L’esposizione ai problemi capita più spesso in gioventù. Poi con l’età e l’esperienza si diventa molto più pratici e meno romantici».

Che rapporto ha con i soldi?
«Non li porto più in tasca, ho paura di perderli. Fortunatamente mi accompagnano e si prendono cura di me. I soldi comunque non li ho mai sprecati: ho guadagnato bene, ma li ho anche persi. Su di me si dice che sia avaro. Invece mi faccio un complimento: sono parsimonioso».

L’accompagna pure la fama di ruvido, caratterialmente.
«Da giovane ero più acceso. Poi ho smesso, adesso quasi mai perdo le staffe».

Spigoloso ai limiti dell’arroganza?
«Esattamente. Nella vita mi ha salvato il buon gusto, oltre al fatto di non aver mai sprecato nulla».

Però per l’arte ha speso?
«L’arte è salvifica. I pittori Pietro Antonio Manca e Ausonio Tanda li ho frequentati, tramite un amico gallurese, un grande critico d’arte che guidava l’Ufficio legale della Regione».

Quanto vive di ricordi?
«I ricordi aiutano a conservare la vita. Un po’ la memoria la sto perdendo, sono preoccupato. Ma alla mia età succede e bisogna accettarlo».

È un uomo libero?
«Sentimentalmente mai, per via di due mogli. Politicamente sì, mi sono sempre definito un liberale. Da giovane mi entusiasmavo ai comizi: seguivo con interesse gli idoli del momento, come Ciccio Cocco Ortu».

Una stretta di mano che non dimentica?
«Ho conosciuto tanta gente importante. Ma l’altro giorno un medico mi ha stretto calorosamente la mano: avevo l’influenza e mi ha visitato. Sono rimasto colpito».

Da cosa?
«Le relazioni umane sono importanti. Non le cerco, ma quanto le trovo o le intuisco, faccio di tutto per curarle. Le apprezzo».

I fratelli Umberto e Giovanni Agnelli?
«Il primo l’ho incontrato più spesso. Il secondo, l’Avvocato, era distante».

Un divo?
«Era idolatrato, ho assistito a scene di fanatismo».

I suoi grandi amici?
«Pochissimi, una decina. Poi cominciano a diminuire di grado».

Chi frequenta più spesso?
«Oggi quasi solo la mia famiglia».

È stato un buon padre?
«No, c’è di meglio».

Quanti figli ha?
«Quattro».

Cosa si rimprovera come genitore?
«Semplicemente con i miei figli avrei potuto fare più cose insieme».

Ha sacrificato la famiglia per il lavoro?
«L’ho anche sacrificata per qualcosa di piacevole, come andare in barca o giocare a golf».

Si dice che sia stato lei a portare il golf in Sardegna.
«Venni incaricato di farlo da alcuni amici della Federazione nazionale».

La povertà l’ha conosciuta?
«No, ho sempre lavorato».

Ha mai fatto una cosa folle?
«Mi è capitato di inseguire qualche novità sul lavoro, commettendo errori».

L’impressione è che sia un perfezionista.
«È una forma di rispetto anche verso se stessi, l’ho praticata per tutta la vita. Ho fatto ogni cosa con passione e cercando il risultato. Ho un ricordo da giovane, nel frantoio di mio padre: trovai il modo di ridurre i costi di lavorazione della materia prima rivendendo gli scarti della deacidificazione dell’olio».

Ha mai contato le macchine vendute?
«Le poche volte che mi sono fatto la domanda, penso che siamo arrivati a quota 100mila. O forse è il prossimo traguardo, non saprei di preciso. Io, in ogni caso, mi sono occupato di dirigere, non di vendere. Da tempo le redini dell’Acentro le ha mio figlio Enrico, più di recente è entrato anche mio nipote Giovanni. Io, però, l’azienda continuo a difenderla».

Lussi?
«Nessuno, ho condotto e conduco una vita modesta».

Al polso cos’ha?
«Un semplicissimo Swatch».

Vezzi?
«Le iniziali sulla camicia».

Usando come nome Giovanni o Nanni?
«Non ricordo. Ma Nanni lo preferisco. Lo sento più mio, mi piace che sia breve».

Manie?
«Ne abbiamo tutti così tante, specie con l’età tendiamo a essere ripetitivi. Non saprei dirne una».

Rapporto con la tecnologia?
«Nessuno. Uso sempre meno anche il telefonino. Questo che ho costa 45 euro».

Il complimento migliore che ha ricevuto?
«Non uno in particolare. Nella nostra azienda il lavoro è quotidiano. I risultati arrivano ogni giorno. Come i complimenti. Riceverli, di certo, fa bene alla salute».

Nelle nuove generazioni cosa vede?
«Non si può dire nulla quando dei bambini rubano un’auto, vanno in giro per la città e provocano la morte di una passante. Notizia di questi giorni».

Vede un brutto mondo?
«Rimango vigliaccamente distaccato, per fortuna non ho problemi di questo genere».

Cosa la inquieta più di tutto?
«Un po’ la mia sordità, altro acciacco dell’età, e l’artrosi».

L’aveva immaginato che sarebbe arrivato a cent’anni?
«Ho cominciato a crederci dopo i novanta».

Un rammarico?
«Sono monotono: nel lavoro avrei voluto sbagliare di meno».

Perché questo pensiero ricorrente sugli errori?
«È una forma di vanità».

Si considera vanitoso?
«Da sempre, lo sono anche adesso a cent’anni».

È felice della sua vita?
«Sì, anche perché non ne ho un’altra».

A quanti anni vuole arrivare?
«Non saprei».

Centocinque le bastano?
«Ci provo».



È ora di pranzo. Giovanni Fodde si alza dalla sedia. «Sono leggermente commosso, con queste domande mi sono ricordato tante cose della mia vita». Questa volta è lui a stringere mani calorosamente. A cent’anni non si smette di essere galantuomini.

Alessandra Carta

13.8.25

diario di bordo n 141 anno III Maria Ermakova crolla a pochi metri dal traguardo, nessuno la può toccare: vince e perde conoscenza., Fiorello fa la spesa al supermercato, elogio all’umiltà nei commenti: “Gira con la lista di sua moglie”


Cos'è altro lo sport se non lo spingersi a toccare i propri limiti dando il massimo per onorare la competizione cui si sta partecipando? Se poi si vince pure, le circostanze drammatiche in cui lo si è fatto aggiungono quell'aura di epos che si ricorderà per l'intera vita. Nelle ultime ore tutti i media russi hanno esaltato l'impresa di Maria Ermakova, che ha vinto i 10000 metri nei campionati nazionali di atletica leggera a Kazan.



                          Maria Ermakova crolla a pochi metri dal traguardo, 




Maria Ermakova crolla, si rialza e vince i 10000 metri ai campionati russi di atletica leggera

La giovane mezzofondista aveva un vantaggio abissale sulle altre concorrenti nell'ultimo giro della prova, quando all'ingresso del rettilineo finale ha iniziato a rallentare sempre di più, fino a caracollare quasi al passo e infine crollare a pochi metri dal traguardo. Sono stati momenti drammatici, in cui nessuno poteva toccare la Ermakova per rialzarla o aiutarla in qualche modo, pena la squalifica immediata, visto che tutti speravano che ce la facesse a fare in qualche modo quei pochi passi che la separavano dall'arrivo e da una vittoria ormai certa.
In quel momento Maria ha pensato a tutti i sacrifici fatti per arrivare fin lì e ha attinto a quello che le era rimasto dentro: muscoli, nervi e cuore. Si è rialzata e barcollando ha superato il traguardo, accasciandosi poi sulla pista. Completamente sfinita, a quel punto ha perso conoscenza. Gli operatori sanitari sono intervenuti rapidamente e hanno portato via la Ermakova dallo stadio su una sedia a rotelle.


"Sono felice di essere viva, mi sento immortale"

"Quattro giri prima, mi sentivo come se le mie gambe fossero di ovatta – ha raccontato la Ermakova successivamente ai media russi, scherzando anche un po' – Non ricordo com'è stato il mio arrivo. Sono felice di essere viva, mi sento immortale. Solo dopo ho realizzato cosa avevo fatto, perché alla fine non ho capito niente".
Maria Ermakova si era presentata ai campionati russi come una delle atlete più promettenti del Paese. Ai Giochi BRICS del 2024 ha vinto il bronzo nei 5000 metri per la Russia, nello stesso anno ha ricevuto il titolo di "atleta dell'anno" nella categoria "Stella nascente". Lo scorso febbraio ha battuto il record nazionale Under 23 nei 3000 metri indoor. Adesso arriva questo successo di grande peso, col suo nuovo personale (32'24"44): la seconda classificata, Albina Gadelshina, è arrivata dopo quasi un minuto (33'10"15), un'eternità.





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Fiorello fa la spesa al supermercato, elogio all’umiltà nei commenti: “Gira con la lista di sua moglie”




"Ma quel viso non mi è nuovo?". Conoscerete benissimo la sensazione di aver visto un volto familiare in luogo pubblico, magari proprio come è accaduto a questa utente su TikTok tra gli scaffali della pasta e dei sughi pronti. Fiorello incontrato casualmente al supermercato e tutto si è trasformato in un fenomeno virale.
Dove si trovava Fiorello
È quanto successo a un'utente di TikTok che, nella notte tra l'11 e il 12 agosto, ha pubblicato un video che ritrae Fiorello durante una normalissima spesa a un supermercato che si trova nella cittadina di Santa Margherita di Pula, in Sardegna.
Una normalità che fa notizia
Nel filmato, lo showman siciliano passeggia tra le corsie del supermercato con la lista della spesa alla mano. Un'immagine di quotidianità che ha colpito gli utenti: Fiorello in versione casalinga, lontano dai riflettori e dalle telecamere, intento in una delle attività più comuni al mondo. Il dettaglio che più ha attirato l'attenzione? La lista scritta a mano che tiene ben salda tra le dita, presumibilmente compilata dalla moglie Susanna Biondo. Un particolare che ha scatenato una valanga di commenti affettuosi da parte dei fan. Fiorello e Susanna Biondo sono degli habitué della Sardegna, e in particolare di Santa Margherita di Pula.
Le reazioni dei fan al video pubblicato su TikTok
Le reazioni dei fan non si sono fatte attendere. Grandi commenti positivi per questa "normalità". "Fiorello è un uomo semplice, gira tra le corsie del supermercato con in mano la lista fatta dalla moglie", scrive un utente. Altri aggiungono: "Lui è un grande. Si è formato dal nulla, famiglia umile e non si è montato la testa", "Anche lui con la lista scritta dalla moglie, è un essere semplice come tutti". Ci si sorprende, e sembra strano, che anche Fiorello faccia la spesa proprio come tutti. Strano, vero? Eppure, è così.

10.5.25

SI POSSONO CREARE DELLE ECCELLENZE SENZA LAUREE ? SECONDO ME SI . IL CASO DI Ernesto Colnago famoso costruttore di biciclette da corsa e fondatore dell'omonima azienda.



FONTI   FANPAGE  E   CORRIERE DELA SERA 10\5\2025

“Ho pianto, non mi vergogno”: Ernesto Colnago, leggenda delle due ruote, laureato a 93 anni
Ernesto Colnago, leggenda del ciclismo e pioniere delle bici in carbonio, ha ricevuto a 93 anni la laurea ad honorem in Ingegneria dal Politecnico di Milano. Da contadino a innovatore, ha rivoluzionato il
ciclismo e ora guida i giovani con passione e memoria.A 93 anni, come il suo mentore Enzo Ferrari, Colnago ha coronato un sogno interrotto nel 1942, quando fu costretto ad abbandonare gli studi per lavorare e sostenere la sua famiglia. Giovedì scorso, è arrivato il tributo di un'importante istituzione accademica a uno dei più grandi maestri della meccanica artigianale italiana.


  



Come il suo mentore Enzo Ferrari, l’ingegner Ernesto Colnago ha ricevuto da adulto, a 93 anni, quella laurea magistrale che non aveva potuto prendere in aula da giovane
Il primo logo delle biciclette Colnago:
 un'aquila che cavalca una freccia.
 Gliel’ha conferita giovedì scorso il Politecnico di Milano per «aver concepito numerosi gioielli della meccanica», come ha spiegato la rettrice Donatella Sciuto, introducendo soluzioni tecniche innovative nel disegno dei telai della bici, della sezione
dei tubi e dell’uso del carbonio, ha precisato Lorenzo Dozio, preside della Scuola di Ingegneria Industriale. Conseguita la licenza elementare nel 1942, il più celebre costruttore di biciclette del mondo dovette interrompere gli studi a 13 anni per entrare nell’officina di Dante Fumagalli a Cambiago, periferia milanese, riparando e saldando tutto quello che era riparabile e saldabile: bici, motorette, auto e perfino trattori.
Com’è andata al Politecnico, ingegner Colnago?
«Ho pianto, non mi vergogno di dirlo. Ho pensato a mia moglie Vincenzina che non c’è più, la roccia su cui mi sono sempre appoggiato, a quanto veloci sono passati gli ultimi ottant’anni e a quanto mi mancava non aver proseguito gli studi. C’erano tanti amici e tanti dei corridori che hanno usato le mie bici»

26.4.25

Papa Francesco, il cammino d'un lottatore di © Daniela Tuscano

 Francesco è stato un lottatore, non un combattente.

Lottatore, perché non si è mai arreso alle ingiustizie, alla guerra, alla violenza economica, all'umanità fragile e indifesa, ai cosiddetti «lontani» che la Chiesa gerarchica a volte ha trascurato. Imitando il Maestro, Francesco, il successore di Pietro, era venuto per i malati, non per i sani.Francesco dunque

lottatore. Ma non combattente, perché Francesco ha dichiarato definitivamente fuorilegge la guerra, anzi, fuori della Legge. Quella del Vangelo.Francesco capì, sulla scorta di Simone Weil, che non esiste alcuna guerra giusta, neppure quella rivoluzionaria. Non ha offerto formule, come non le offri Gesù. Diede l'esempio.
 Francesco ha insistito sull'educazione perché, in un mondo in cui l'opzione del conflitto è considerata ormai scontata, solo una cultura di pace, incistata e direi trasfusa nel sangue, può disarmare il concetto stesso di guerra.
Francesco ha creduto nell'ecumenismo, quello vero. Restituendo all'uomo Gesù la realtà delle sue radici mediorientali, ha ridonato universalità al cristianesimo; ha fatto capire che tutto ci importa, «I care» diceva don Milani.



 Nessuno escluso: cristiani, musulmani, ebrei e fratelli (e sorelle) tutti. Tanto avrei ancora da dire su questo Papa che considero di transizione, e non è definizione riduttiva: Papa in un mondo che ha «disimparato» Gesù, ma che ne avverte confusamente la mancanza, Francesco, come il buon pastore, ha «transitato» fra noi, umanità smarrita. Ma il tempo non mancherà e, dopo tante emozioni, è giusto lasciar spazio al raccoglimento. D'altronde, è Pasqua. La Pasqua presuppone la morte ma ha vinto la morte. Raccogliere il testimone d'un camminatore, anche quando costretto su una sedia a rotelle, significa metterci in cammino a nostra volta. Sulle orme dell'unico Maestro.
                                           © Daniela Tuscano

22.4.25

La scomparsa di Papa Francesco, testimone di Umanità di © Cristian A. Porcino Ferrara alias filosofoimpertinente

da   https://lerecensionidelfilosofoimpertinente.blogspot.com








In molti lo avete attaccato in ogni occasione per ogni suo gesto di apertura verso gli altri. Lo avete denigrato, chiamato usurpatore, antipapa, sinistrorso, massone e preso in giro per le sue encicliche sociali. Da non credente l'ho sempre rispettato e criticato senza fargli sconti ma con la consapevolezza che il suo pontificato è riuscito a portare il sorriso e la pacificazione dopo anni di ratzingerismo opprimente che ha fatto male a molti di noi (in)visibili. Non sempre è riuscito in questa ardua impresa ma lo sforzo, rispetto ai predecessori, c'è stato. Eravamo e resteremo su molte questioni agli antipodi ma riconosco il merito delle sue azioni in favore di una inclusività maggiore per tutti dentro la Chiesa. Francesco ha mostrato il volto umano del Vangelo mostrandosi come uomo anziché come Capo supremo del cattolicesimo. Mi auguro che il suo esempio non verrà archiviato dal suo successore e che l'attenzione verso gli ultimi continuerà ad essere una prerogativa del prossimo pontefice. La Chiesa deve aprirsi a tutti e la strada che Bergoglio ha aperto deve continuare ad essere percorsa.

© Cristian A. Porcino Ferrara

21.4.25

Papa francesco rivoluzionario anche nel suo funerale le nuove disposizioni rispetto ai riti funebri dei pontefici precedenti

 come è stato innovativo   in vita  (  è questo uno dei motivi   per  cui ancora  credo )  Papa Francesco ha


dato contributi significativi e articolati alla Chiesa cattolica, che si possono riassumere in diversi ambiti chiave:

da https://www.chiechiera.it/

Riforma spirituale e pastorale

  • Ha promosso una riforma spirituale della Chiesa, ispirandosi alla figura di San Francesco d’Assisi, con l’obiettivo di “ricostruire” la Chiesa partendo dall’umiltà e dal servizio ai poveri e agli emarginati.

  • Ha rilanciato la sinodalità come dinamica centrale della vita ecclesiale, favorendo un dialogo interno più aperto e partecipativo, anche se a volte controverso, per stimolare il rinnovamento e il confronto nella Chiesa.

Magistero e insegnamenti

  • Ha insistito sul primato del kerygma (annuncio del Vangelo) e sulla necessità di coniugarlo con un forte impegno sociale, senza ridurre la fede a una questione solo etica o sociale.

  • Ha riformato gli studi ecclesiastici con la Costituzione Apostolica «Veritatis gaudium», promuovendo un superamento della separazione tra teologia e pastorale, fede e vita, in continuità con il Concilio Vaticano II.

Diplomazia e impegno globale

  • È stato riconosciuto come un leader morale a livello mondiale, capace di portare la parola del Vangelo in contesti di conflitto e crisi, come la guerra in Ucraina, e di mantenere alta l’attenzione su temi come l’ecologia, le migrazioni e le crisi umanitarie.

  • Ha introdotto una diplomazia evangelica basata sull’incontro e sul dialogo con tutti, cercando di smuovere situazioni difficili e di promuovere la pace e la giustizia.

Riforma della Curia e della struttura ecclesiale

  • Ha promulgato la Costituzione Apostolica «Praedicate evangelium» che riorganizza la Curia Romana, sottolineando l’importanza della testimonianza della misericordia nella missione della Chiesa.


Ecco   che  In sintesi, Papa Francesco ha contribuito a una Chiesa più aperta, misericordiosa, sinodale e attenta ai problemi del mondo contemporaneo, con un forte richiamo alla carità e alla giustizia sociale, rinnovando al contempo la formazione teologica e la struttura ecclesiastica e  questo dall'ala  piu  conservatrice  e  da  certa  destra  cattolica  o  pseudo tale   non  è ben visto .  Ma  l'innovazione   è come   ho  detto  nel titolo   quella  del su funerale  e della  sua    sepoltura  . Infatti  Papa Francesco ha deciso di essere sepolto nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, un’eccezione rispetto alla tradizione vaticana che solitamente prevede la sepoltura nelle Grotte Vaticane sotto la Basilica di San Pietro.
La sua tomba sarà collocata in un angolo vicino all’icona della Salus Populi Romani, a lui molto cara, nella Cappella Paolina all’entrata sulla sinistra. Questo luogo era stato originariamente prenotato da un cardinale ancora in vita, ma la richiesta del Papa ha portato a una revisione di tale prenotazione.Inoltre, Papa Francesco ha voluto un funerale più semplice e meno pomposo rispetto ai suoi predecessori. Ha disposto che il corpo venga deposto direttamente in una bara di legno con rivestimento interno in zinco, eliminando la tradizionale pratica delle tre bare (cipresso, piombo e rovere). Il corpo sarà esposto nella bara aperta, senza l’uso del catafalco, e la veglia funebre sarà unica, senza cerimonia di chiusura della bara. Queste modifiche sono state ufficializzate nell’Ordo Exsequiarum Romani Pontifici, aggiornato per rispecchiare le sue volontà di un rito più sobrio e dignitoso, simile a quello di ogni cristiano.In sintesi, dopo i funerali che si svolgeranno nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco sarà tumulato nella Basilica di Santa Maria Maggiore, in un luogo scelto da lui stesso, vicino all’icona mariana della Salus Populi Romani, in accordo con la sua profonda devozione e con il desiderio di una sepoltura semplice e fuori dalle consuete Grotte Vaticane.

sempre    secondo   https://www.chiechiera.it/

Quali sono le differenze principali tra la sepoltura di Papa Francesco e quella dei papi precedenti

Le principali differenze tra la sepoltura di Papa Francesco e quella dei suoi predecessori riguardano sia il luogo della tumulazione sia il rito funebre, che è stato significativamente semplificato.

  • Papa Francesco ha scelto di essere sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, vicino all’icona della Salus Populi Romani, a lui molto cara. Questa scelta rappresenta una novità rispetto alla tradizione recente, che vedeva i papi del Novecento fino a Benedetto XVI tumulati nelle Grotte Vaticane sotto la Basilica di San Pietro o, in alcuni casi, in altre basiliche vaticane. La decisione di Francesco rompe quindi con la consuetudine di essere sepolto nel Vaticano.

  • Tradizionalmente, il corpo del papa veniva deposto in tre bare poste una dentro l’altra: una di cipresso, una di piombo e una di noce o rovere, e veniva esposto su un catafalco durante le esequie a San Pietro.

  • Papa Francesco ha disposto un rito più sobrio e snello: il corpo sarà deposto direttamente in una sola bara di legno con rivestimento interno in zinco, eliminando le tre bare. Inoltre, il corpo sarà esposto nella bara aperta ma non su un catafalco, e la veglia funebre sarà unica, senza cerimonia di chiusura della bara.

  • La constatazione della morte avverrà nella cappella privata del papa defunto e non più nella sua camera, e la deposizione nella bara sarà immediata, con l’eliminazione di alcune fasi rituali di traslazione che erano previste in passato.

Ecco uno   dei motivi  per cui  insieme  a  quella di Giovanni paolo II  ( nonostante  le  ombre  ) Papa Francesco  rimane  per   me   Laico   non praticante   e libertario  un punto  di riferimento .  Infatti     concludendo  egli  ha voluto un funerale più semplice, meno cerimonioso e una sepoltura fuori dal Vaticano, in linea con la sua visione di umiltà e vicinanza al popolo cristiano, distinguendosi così nettamente dalle prassi consolidate dei suoi predecessori.  

Proprio mentre  stavo  concludendo     questo  post leggo  su  thereads   questo  bellissimo  commento  

Sarò fatta male, ma non riesco ad unirmi a chi gioisce per la morte del Papa! Si può essere credenti o meno, ma è pur sempre una persona ! Pur non essendo d'accordo con alcune delle sue posizioni, questa corsa cinica a chi è più stronzo è una gara a cui non riesco ad unirmi. E pensare che tanti di voi che stanno godendo di ciò, si professano pure brave persone!!!!

e  mi unisco  a  lei  in  quanto    la  notizia   di tale  evento    crea  Un groppo in gola, anche per chi non è credente  o ha  perso la  fede . Il Papa del clima, dei migranti, della pace.  Con _Laudato si’_ ci ha insegnato ad amare la Terra.Indimenticabile la sua solitudine in Piazza San Pietro durante la pandemia.Non amato dai palazzi, ma amato dal popolo.Un Papa buono, il Papa della fratellanza.

17.8.24

anche nella vità si può esercitare lo spirito olimpico . il caso Zhou Yaqin cinese , la ginnasta cinese (che ha vinto l'argento) torna a fare la cameriera nel ristorante di famiglia:

Questo post olimpiadi 2024 è ricco di storie diverse dagli onori e dai bagni folla post vittoria. Strorie che mettono in evidenza di come lo spirito olimpico ed i suoi valori


sia presenti anche dopo . Infatti mentre in occidente gli atleti vincitori di medaglie sono presenti come il prezzemolo ovunque e si pavoneggia in oriente invecel Zhou Yaqin, la giovane ginnasta cinese che ha conquistato il pubblico non solo con il suo talento, ma anche con una dolce spontaneità durante la premiazione. con il suo timido tentativo di imitare Alice D'Amato e Manila Esposito mordendo la medaglia d'argento, diventatando un fenomeno virale, regalando sorrisi e tenerezza a tutti con umiltà
Finiti i Giochi, è tornata a casa, a Hengyang in Cina, e si è subito rimessa a lavorare nel ristorante di famiglia. Qualche cliente l'ha ripresa mentre portava dei piatti ai tavoli e ha pubblicato le immagini sul social network cinese Weibo.
Il ristorante di famiglia
Quei pochi secondi sono diventati presto virali, a dimostrazione che il livello di popolarità di Zhou non è diminuito dopo le Olimpiadi.
 



«Umiltà e piedi per terra», «subito al lavoro, non si è montata la testa», gli apprezzamenti degli utenti che hanno lodato la capacità della ginnasta di calarsi subito nuovamente nella quotidianità senza risentire di nessun «contraccolpo» olimpico.



23.10.23

maria luisa congiu la cantante gommista le canta agli hater cresciuti nel declino del servizio pubblico ( ex Rai ) e nelle tv di berlusconi ed affini

Maria Luisa Congiu  Nata a Roma il 18 aprile 1973, Maria Luisa Corgiu ha 50 anni. Figlia di madre romana e padre sardo, originario di Oliena, a 18 anni si trasferisce in Sardegna, dove si dedica allo studio delle tradizioni musicali sarde e della lingua. Nel 1992 inizia la sua carriera musicale, esibendosi in alcuni concerti del suo paese. Sette anni dopo fonda insieme a Giuseppina Deiana, sua compaesana, il «Duo di Oliena». Nello stesso anno esce il loro primo album «Sas sette meravizzas», scritto proprio da Maria Luisa. La consacrazione arriva però nel 2000 con «Abbajara», brano che riscuote molto successo. Nel 2003 realizza la sigla
di «Sardegna Canta», uno dei programmi televisivi più seguiti della Sardegna. Dopo lo scioglimento del «Duo di Oliena», nel 2004 continua con successo la carriera come solista. Moltissimi gli album di successo, da «Arveschida», «Fozas in su entu» e «Milagros», a «Soneanima» e «Ego», passando per «Semplicemente Maria» e «Istellas». Nel 2012 incide poi «MPS», singolo dedicato al Movimento Pastori Sardi.
Nel 2013 arriva la collaborazione musicale con Ivana Spagna, dal titolo «Donne come noi», che la vede duettare insieme alla cantante in tre concerti ad Oliena, Arzana e Muravera, riscuotendo sempre un enorme consenso. Nel 2014 inizia a lavorare al suo nuovo album, con i singoli: «Taj Mahal» e «Su Muttu 'e sos puzzones». Il CD, «Boghe de s'Anima», esce l'anno dopo. Nel 2016, in occasione dei 25 anni di carriera, pubblica poi «Ajò», un brano dedicato agli emigrati sardi. L’anno successivo intraprende una collaborazione col gruppo nuorese degli Istentales, con i quali pubblica il singolo «Lumeras», che dà il nome al progetto omonimo.è una delle voci più belle econdo molti cultori di musica sarda della nostra terra, un simbolo di cui andare fieri.

 Stimata in ogni angolo del’isola e non solo. Nelle scorse ore, qualche “leone da tastiera” ( metaforicamente parlando ) si è permesso di giudicarla per il suo lavoro da gommista. Lavoro che come racconta lei stessa neo servizio sotto riportato
    

 

svolgeva il marito Pasqualino, spentosi prematuramente nel 2020. E che Maria Luisa porta avanti con amore e passione tutti i giorni. “Sono orgogliosa di svolgere il lavoro di mio marito - mi racconta - non ho mai avuto paura di sporcarmi le mani. È un onore esibirmi sui palchi dopo le giornate in officina.” Una lezione di vita con garbo e gentilezza la sua, raccontata anche sulla sua pagina Facebook  con      questo   post    


4 scatti per stendere un velo pietoso su persone che, da dietro una tastiera di telefono o pc, si permettono di fare battute, perché in faccia non ne avrebbero il coraggio. Per la prima volta in tre anni "lo splendido" di turno si permette di ironizzare sul fatto che lavoro in un'officina di pneumatici, come se questo fosse un disonore o un difetto. Al contrario è motivo di orgoglio per me tenere attiva l'attività che con Pasqualino abbiamo costruito dal nulla a suon di sacrifici e sudore. L'unico dispiacere è che non abbia potuto continuare lui a seguirla. Per il resto non posso che andarne fiera e arrivare sul palco a far festa con la gente dopo aver lavorato e guidato per km non è certo penalizzante per la persona, può esserlo per la stanchezza che triplica alla fine di ogni giornata ma umanamente è solo ricchezza. Quindi se qualche altro "splendido" penserà di ferirmi con battute di bassa lega può farsene una ragione: A Paraulas macas, orijas surdas. Se ho condiviso questo pensiero con voi è solo perché non sarò la prima ne l'ultima a passare sotto la lingua avvelenata di qualche persona arida e infelice che si sente viva con certe cose. A tutti voi auguro una splendida serata all'insegna della serenità e della buona musica
A chent'annos un'atera

  diventato  virale  .  Un ottima   risposta  agli odiatori    ingnoranbti  e   privi  di valori    che   ignorano     che   spesso   anche  i  più noti  cantanti nazionali     hanno un secondo lavoro  ,  per  esempio vecchioni  era   anche  professore  nei licei  .

Ecco  quindi  che mi   viene      spontaneo   condividere ,  essendo  cresciuto   nell'età  di mezzo  tra    il lento declino  della  rai  e  il  sorgere  e poi dilagare   tra illegalità legalizzata   delle  tv,  mediaset  in primis , private  questo    editoriale    dell'unione  sarda    di  qualche  giorno  fa        



   
  e  voi   che   ne  pensate  ? 

25.9.23

è morto matteo messina denaro Non posso dire che per questa dipartita ne rimanga dispiaciuta.Indifferenza è l'aggettivo e il sentimento più appropriato


Leggo  che   è morto ,  con  tutti  i suoi  segreti  e  senza   liberarsi   l'anima    con una  confessione    , il boss Matteo messina Denaro . L'unico commenti  che  mi  sento di fare    oltre  alla   battutta    che  ho riportato  sul  mio  fb

2 h 
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#DellUtri e #cuffaro dopo il funerale di #giorgionapolitano andranno anche al suo . #erediberluscon e #ilministrodellinterno manderanno le corone #GiorgiaMeloni un telegramma e #salvini una preghiera baciando il rosario anzi il crocifisso che sarà reso obbligatorio a scuola

è quello di condividere l   riflessione  di https://www.facebook.com/marina.mastino

Non posso dire che per questa dipartita ne rimanga dispiaciuta.Indifferenza è l'aggettivo e il sentimento più appropriato. Con tutto il male che ha seminato, e il dolore da ergastolo che in eredità ha lasciato (...) la mia empatia si spegne e il mio essere umanamente umana si rivela con tutta la sua razionalità. Un mascalzone un delinquente un Assassino in meno a calpestare la bellezza di questa madre terra dataci in dono punto ! Con lui e con quelli come lui non mi importa . Che l'universo possa ora perdonare me per tale sentimento ma è la "sentenza" data dal cuore che mi comanda. Fine.
Mi toicca infine dare ragione se pur in parte a quanto mi dice qiuersta mia utente qua sottto

[...]
Anna Maria
Indifferent I non vuol dire insensibili ma semplicemente equilibrati , rifletti
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