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20.11.17

La lezione di papà: quell’ultimo posto alla Barcolana che vale un trofeo Per insegnare al figlio iper competitivo il significato dello sport Fabrizio ha gareggiato pur senza alcuna possibilità di vincere



è   proprio  la magia della  vita  , come dice   la  canzone    di Gaber  citata  sopra   che   ha  voluto insegnare  quersto  genitore

   http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2017/11/19/news/



La lezione di papà: quell’ultimo posto alla Barcolana che vale un trofeo

Per insegnare al figlio iper competitivo il significato dello sport Fabrizio ha gareggiato pur senza alcuna possibilità di vincere


TRIESTE Le moto d’acqua della Polizia, che l’hanno scortato lungo tutto il percorso, hanno azionato le sirene per segnalare il suo arrivo al traguardo. Gli applausi dei presenti, poliziotti compresi, hanno ritmato le ultime bracciate che gli hanno permesso di riguadagnare la riva. Fabrizio Paone non ha conquistato il primo posto alla Barcolana Nuota dello scorso primo ottobre: eppure ha vinto. L’architetto ligure, trapiantato da molti anni a Venezia, è riuscito infatti a lasciare il segno sulla competizione di nuoto in acque libere organizzata dalla Svbg, in collaborazione con la Triestina Nuoto, pur classificandosi in ultima posizione.
«La nostra è una famiglia molto legata al mare - spiega Paone -. Amiamo la navigazione, il nuoto, la pesca. Persino il romanzo Moby Dick l’abbiamo letto assieme per tre volte. Leopoldo è matto per la vela, ma ha una concezione dello sport che è indissolubilmente legata al risultato: si può vincere o arrivare fra i primi; l’alternativa a queste due opzioni è il ritiro». Alla vigilia della Barcolana Nuota, infatti, il giovane velista si è ritirato dopo aver “scuffiato”, rientrando a terra e pensando alle regate del giorno successivo. «La generazione di mio figlio - continua Paone - spesso interpreta la realtà come se fosse in un videogame: se le cose non vanno per il verso giusto, si spegne il dispositivo e si ricomincia daccapo. La competizione è un valore importante, ma non assoluto». Paone, a sostegno della sua tesi, tira in ballo anche il barone Pierre de Coubertin, simbolo riconosciuto di sportività: «Anche de Coubertin da giovane voleva vincere - sottolinea l’architetto -, ma poi ha capito che ci sono anche altri valori, come la voglia di stare assieme ad altre persone e il desiderio di portare a termine una prestazione».


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Al Rossetti le premiazioni della Barcolana 49


Dal momento che «un esempio taciuto è cento volte più efficace di una predica nervosa», Paone ha scelto di agire in coerenza con il proprio pensiero. Partito da Torino, dove insegna al Politecnico, ha percorso più di 600 km per assistere alle regate del figlio e compiere, nel suo piccolo, un’impresa. «Ho giocato a pallanuoto per tanti anni - le sue parole -, ma attualmente non sono allenato. Ho indossato una t-shirt di cotone e mi sono infilato in mezzo a 160 atleti con la muta. È stata un’esperienza bellissima, che ho deciso di godermi fino alla fine». La sua tenacia è stata notata dai presenti. Gli stessi poliziotti l’hanno incitato nel corso della gara, anche quando le meduse hanno rallentato il suo gesto atletico. La fatica è stata ampiamente ripagata al termine della nuotata: «È stato bellissimo arrivare davanti a piazza Unità – così Paone -. Ho un legame particolare con Trieste, dove ho insegnato per molti anni. Inoltre, il bisnonno dei miei due figli, Leopoldo e Martino, era il filologo e critico fiumano Ladislao Mittner».




La Barcolana da record a TriesteDomenica 8 ottobre a Trieste si è svolta la 49.a Barcolana: è stata l'edizione che ha stracciato ogni record. Con 2.101 barche sulla linea di partenza, è entrata di diritto nel Guinness dei primati quale regata più affollata del mondo. A trionfare è stata Spirit of Portopiccolo dei fratelli Benussi (a cura di Elisa Lenarduzzi, foto e riprese di Andrea Lasorte, Massimo Silvano e Francesco Bruni) LO SPECIALE BARCOLANA 49


L’ultimo posto alla Barcolana Nuota, conquistato mentre il giovane Leopoldo portava a termine tutte e tre le regate, è valso a Paone il premio Fairplay. «Parteciperò anche il prossimo anno - la sua promessa -, con l’obiettivo, questa volta, di lasciarmi alle spalle qualche nuotatore».

28.1.15

e' lercio (n giornale satirico ) o non è lercio ? Il bambino sardo di dieci anni che vuole combattere con l'Isis

   canzone consigliata   oltre  la  guerra e la  paura   - Modena City Ramblers
 Vi  potrebbe interessare  una interessantissima discussione  su tale  news  avvenuta  sula mia bacheca  di facebook    http://goo.gl/vmdV6o


ma  fatevi quattro risate  . Spiegateli  come stanno le cose  ed  magari navigate  con loro    invece di parcheggiarli come si  faceva  con la tv    anzichè invocare filtri e censure    della rete per poi lamentarvi \  scandalizzarvi   se  da  internet o parelando  \  scherzando con gli amichetti     trae queste cose 

  da  unionesareda.it   d'oggi

La drammatica storia raccontata a Famiglia Cristiana dal padre Giovanni.
"Come si diventa islamici? Mi piacerebbe arruolarmi nell'esercito jihadista". A pronunciare queste frasi, davanti a un padre esterrefatto, è un bimbo sardo di 10 anni, che ha anche espresso il desiderio di imparare a sparare col fucile in modo da diventare, da grande, un ottimo cecchino.
Il genitore, Giovanni, ha raccontato la sua storia al settimanale Famiglia Cristiana. "Alle prime, io e
Un video di propaganda dell'Isis in cui compare un bambino
mia moglie non abbiamo dato troppo peso a quelle frasi, ma la mattina in cui, accompagnandolo a scuola, mi ha recitato, senza interruzioni, l'intera formula di giuramento di non so che rito iniziatico jihadista, mi sono preoccupato davvero,considerando anche il fatto che il ragazzo non aveva mai manifestato particolare entusiasmo di fronte a una poesia da imparare a memoria". Inoltre il bimbo dimostra di conoscere molto bene il nuovo modello di fucile mitragliatore in uso ai gruppi terroristici di al Qaeda e dell'Isis. "Sono andato subito a verificare su internet - continua Giovanni - e ho dovuto constatare, con spavento, che le informazioni in suo possesso erano corrette". Ma, si chiedono lui e sua moglie, chi o cosa può aver alimentato un interesse simile in un bambino della sua età? I genitori cominciano a indagare nell'ambito scolastico: "Grazie soprattutto all’interessamento del preside dell'istituto frequentato da mio figlio - dice il padre - scopro che un suo compagno, che contrariamente a lui ha libero accesso alla rete, aveva scaricato una grande quantità di video sull'Isis e le sue attività, e su altri gruppi estremisti islamici e li aveva condivisi con mio figlio e altri ragazzini". Il preside quindi è intervenuto, ma le fantasie e i discorsi del bambino non sono cambiati molto, arrivando, pochi giorni fa, a commentare i fatti di Parigi e la strage alla redazione di Charlie Hebdo: "La colpa di quanto accaduto è di noi occidentali che abbiamo preso in giro il loro Dio".
Giovanni ha deciso di raccontare la sua storia "allo scopo di allertare tante madri e padri, perché questo fenomeno è più diffuso di quanto si creda, e il primo filtro sta in famiglia". "Non ci pare affatto - conclude - di essere quel tipo di genitori assenti che non vigilano sui propri ragazzi. Pensi che una cosa del genere non possa capitare a tuo figlio, e invece...".

11.3.14

chi fa da se fa per tre . Cina, 15 km col figlio disabile in spalla per portarlo a scuola

da  repubblica

Yu Xukang percorre tutti i giorni trenta chilometri a piedi per portare Qiang a scuola. Yu è un papà quarantenne single; Qiiang, un bimbo di 12 anni, affetto da una malattia che gli impedisce di camminare, a cui è stata costruita una cesta su misura per poterlo trasportare agevolmente in spalla.



Vivono nel Sichuan, in una remota località rurale. Ogni giorno Yu si alza alle 6, parte alle 7 con il figlio sulla schiena e arriva a scuola dopo due ore. Va a lavorare e alle 16 lo va a riprendere per tornare insieme a casa. Trascorre sei ore della sua giornata avanti e indietro tra casa, scuola e lavoro per non far perdere neanche un giorno di lezione a Qiang.


La moglie li ha lasciati quando il bimbo aveva solo tre anni e Yu non si è arreso e neanche perso d'animo: "Non arriviamo mai tardi", racconta sorridendo. La storia di Yu, comparsa su diversi giornali locali, ha convinto il Governo ad offrire a questo papà coraggioso, un alloggio vicino alla scuola

3.2.13

Parigi, cacciati dal museo d'Orsay: "troppo poveri"

da http://www.nanopress.it (  presa  dall'articolo riportato sotto )


Va bene che l'ordine , il decoro e la pulizia \  l'igiene  sono fondamentali qualunque siano le condizioni economiche delle persone . Ma qui si è commessa una discriminazione bella e buona . Infatti 
E' particolare questa vicenda successa in Francia dove una famiglia è stata allontanata dal museo d'Orsay di Parigi perchè povera. Ecco  i fatti



da http://www.nanopress.it/cultura  del 31\1\2013 

sabato scorso una famiglia di origini modeste, anzi proprio povera, in lista nei servizi sociali, ha visitato insieme ad un volontario il prestigioso museo d'Orsay. Madre, padre e figlio di 12 anni però non sono andati a genio ad alcuni visitatori del celebre luogo d'arte e li hanno fatti allontanare.
Nella sala dei Van Gogh, infatti, alcune persone hanno chiamato la sicurezza per via del cattivo odore emanato dai componenti di quellafamiglia povera. Gli addetti alla sicurezza a questo punto si sono avvicinati ai "disadattati" e li hanno "accompagnati" all'uscita, decretando la fine della giornata speciale per il ragazzino ed i suoi genitori. 
Il presidente dell'associazione Atd Quart Monde, Pierre-Yves Madignier aiuta a inquadrare meglio la vicenda: "Una famiglia estremamente indigente, come molte purtroppo, che vive in una catapecchia fuori città. La mattina si erano preparati a un pomeriggio eccezionale, di bellezza, di piacere. Eravamo lì con loro proprio per non farli sentire in difficoltà: dovevano pensare solo a godersi gli impressionisti, come tutti".
Il museo d'Orsay si è offerto di rimborsare i biglietti a padre, madre, bambino e volontario ma (giustamente) il ministero è intervenuto, chiedendo un rapporto dettagliato sui fatti. La ministra Aurélie Filippetti ha parlato di incidente spiacevole. "Non mi sembra però che ci sia una mancanza morale da parte del personale del museo, anzi forse hanno fatto il loro mestiere, preservando la possibilità di quella famiglia di ritornare, in condizioni più degne". 
Pierre-Yves Madignier invece annuncia che la sua associazione porterà il museo in tribunale. "È indecente, quella famiglia si trovava nelle condizioni più degne che le sono concesse: quando si vive in condizioni insalubri, in una specie di baracca, i vestiti si impregnano di umido. I genitori e il bambino emanavano l'odore, persistente ma non insopportabile, della povertà. E la cosa che mi ha fatto più male è che sono stati loro, le vittime, a chiedere scusa".
Che dire? Saranno stati contenti i visitatori che hanno fatto allontanare la famiglia di poveri, finalmente "liberi" di poter ammirare i capolavori di Van Gogh...e forse gli sfugge un particolare, visto che anche il genio olandese visse e morì in povertà. Da vivo è andato incontro alla medesima e disgustosa esclusione sociale.




12.6.12

gioventù bruciata Cagliari Al Serd 70 pazienti minorenni. Ketamina sempre più in vogaLo sballo a undici anniStupefacenti, giovani sempre più schiavi

unione sartda cronaca  cagliair i 12\6\2012

Anna Loi, direttore del Serd: «Negli ultimi due-tre anni abbiamo un aumento dei giovanissimi che consumano sostanze stupefacenti»

I ragazzi iniziano a drogarsi presto, prestissimo. Adolescenti, in prima media. Questo è il dato preoccupante che scaturisce dall'esperienza che ogni giorno vivono i professionisti del Serd, struttura che offre assistenza per i problemi di uso, abuso e dipendenza da sostanze stupefacenti. Fino a qualche anno fa l'età in cui si iniziava a fare uso di droga, a Cagliari, era 14 anni. Oggi è drasticamente diminuita. Settanta minorenni sono ricoverati per questo.
IL FENOMENO Il dipartimento di politiche antidroga che fa capo alla presidenza del Consiglio dei ministri, attraverso i dati provenienti dai liquidi reflui presi in alcune delle principali città italiane, ha appurato che c'è una diminuzione della quantità di sostanze stupefacenti, e da questo si deduce un minor uso di droghe: «Ma da noi - afferma Anna Loi, direttrice del Serd di Cagliari - negli ultimi due-tre anni abbiamo un aumento dei giovanissimi che consumano sostanze, di sicuro c'è una diffusione enorme di utilizzo occasionale di droghe, anche se in molti casi chi ne fa uso non arriva da noi».
LE NUOVE DROGHE In città vanno di moda gli psichedelici, usati soprattutto per “sballarsi”, per alterare la percezione della realtà: «Ma stiamo riscontrando anche l'uso di Lsd - prosegue - e poi c'è la Ketamina, un anestetico per uso veterinario che produce effetti devastanti sul cervello e può causare stati d'ansia e forme psicopatologiche pesanti». Ci sono giovani ricoverati in Neuropsichiatria infantile a causa di problemi comportamentali derivati da queste sostanze.
I NUMERI Solo nel 2011 i pazienti minorenni in cura al Serd della città sono stati 70, un numero preoccupante, che assume ancora più rilevanza considerando che le persone in cura dai 18 ai 29 anni sono quasi trecento.
L'ALCOL Da tenere sotto controllo anche l'utilizzo di bevande alcoliche, che spesso non sono considerate un pericolo: «È ovvio che non parliamo di mezzo bicchiere di vino ogni tanto - dice la responsabile del Serd - ma si parte dall'alcol e dal fumo, per poi passare alla cannabis e ad altro». Tra l'altro desta preoccupazione anche l'assunzione da parte dei giovanissimi di bevande (il cui commercio è lecito) eccitanti e dolci, quindi ben viste dai ragazzi, ma alle quali bisogna prestare molta attenzione. «Inoltre se si fa uso di alcol insieme a determinate droghe - continua la dottoressa - i danni sono ancora maggiori».
GLI OSSERVATORI Anna Loi parla quindi del ruolo fondamentale di genitori e insegnanti: «Sono osservatori privilegiati, devono guardare i comportamenti di figli e alunni senza essere repressivi, ma comunque devono stare vicini ai ragazzi e capire i loro bisogni per comprendere i segnali importanti che possono indirizzare verso un intervento precoce, che potrebbe essere fondamentale per risolvere il problema in tempo». Anche perché spesso dietro il consumo di sostanze stupefacenti si nasconde un disagio profondo.
Piercarlo Cicero

24.3.12

Nuoro Prende a schiaffi in tribunale il figlio accusato di scippo


Capisco e  anch'io avrei fatto una  cosa  simile come il padre   della vicenda  sotto riportata  sotto  . Se  a  certi ragazzini  oltre al dialogo  e alla severità   gli si desse   qualche ceffone  o sculacciata   come  me le davano da piccolo , ovviamente te  senza  abusarne  , altrimenti si finisce  ( esperienza  personale  )  di reagire  alla violenza   con la  violenza   o  d'essere  violenti  con  gli altri  o con se  stessi  .                                    Lo  so    che  passero  per  conservatore   e all'antica   e  forse  per  violento  ed  incoerente  visto  che   essendo passato dalla violenza  anche  di  reazione  , alla  non violenza   ma  l'andare  in direzione ostinata  e  contraria   fa parte    del mio carattere    fin dalla nascita e  non ho mai saputo   tenerlo  a freno   , neppure   nei momenti   in cui  sarebbe  stato necessario  perdendo  o  litigando  con  amici\ce  e  compagnidiviaggio -  compagnidistrada  . Ma   questo  è il prezzo  della  libertà  . Io non voglio  





da radiofaber  di facebook 
Ma  soprattutto  perchè  <<  non si  risenta  la gente per  bene  se non mi adatto a portare  catene  >>




Ma  ora   bado alle  ciance  ecco l'articolo in questione tratta  dalla  nuova sardegna  online del  24\3\2012



Prende a schiaffi in tribunale il figlio accusato di scippo

Prende a schiaffi in tribunale il figlio accusato di scippo

di Valeria Gianoglio
Due ceffoni sul volto del figlio a giudizio per lo scippo di una vecchina, e la giustizia paterna precede di molti mesi quella del codice penale. È accaduto in tribunale a Nuoro: il protagonista è un padre di Bitti

NUORO.
 Due sonori ceffoni sul volto del figlio a giudizio per lo scippo di una vecchina, e la giustizia paterna precede di molti mesi e senza troppe storie quella del codice penale. È accaduto in questi giorni in tribunale a Nuoro e il protagonista, involontario, è un papà di Bitti. Si è seduto di buon'ora su una panca del palazzo di giustizia barbaricino, ha atteso con pazienza che gli agenti di polizia penitenziaria conducessero il figlio nell'aula giudiziaria.
E alla fine, dopo ore a macerarsi tra rabbia e dolore, è esploso. E sono volati i ceffoni. Due rovesci sono arrivati dritti dritti sul volto del ragazzo, diventato maggiorenne da appena quindici giorni. Hanno lasciato di stucco gli stessi agenti che lo accompagnavano, e sorpreso il magistrato che si accingeva a giudicare il giovanissimo per scippo e per la detenzione illegale di un coltello a serramanico.
«Lo lasci giudicare a noi», si è limitato a commentare il giudice, dimostrando una grande compassione nei confronti del papà ferito nell'animo.
È una storia che ha fatto in pochi minuti il giro del tribunale, quella che è andata in onda in questi giorni al palazzo di gustizia nuorese. «Sbam, sbam» si è sentito risuonare nell'aula del primo piano. Qualcuno ha pensato che fossero cadute alcune sedie, altri non sapevano come spiegarsi quei due rumori distinti. Erano schiaffi belli e buoni.
La legge paterna, per una volta in Barbagia, ha preceduto quella del codice penale. Per il processo, infatti, bisognerà attendere il 2 aprile perché l'avvocato del giovane ha chiesto i cosiddetti «termini a difesa», ovvero ha preso tempo per studiare le carte. Ma il giudizio, in realtà, c'è già stato ed è arrivato senza troppe lungaggini e contorti rinvii. La sentenza, stavolta, l'ha confezionata ed emessa a tempo record un papà ferito e arrabbiato.
Un lavoratore onesto che ha tirato su i figli con il sudore della fronte e poche regole chiare. Poi un giorno, questo papà risponde a una telefonata. È la questura di Nuoro che gli fa sapere che uno dei figli, il più piccolo, da poco maggiorenne, è stato beccato a Nuoro, nei pressi del liceo scientifico, subito dopo aver scippato, insieme a un amico ancora minorenne, una vecchina.
Apriti cielo. Il papà di Bitti non ci vede più. Ma come, si chiede, è successa a me una cosa del genere? Io che i miei figli li ho sempre allevati a suon di regole?
Non perde tempo, il papà. Prende la macchina, si dirige in questura, parla con gli agenti della squadra mobile. E a quel punto realizza: mio figlio è davvero colpevole. L'indomani, dopo una notte certamente agitata, decide di andare in tribunale perché il figlio deve essere giudicato per direttissima. E qui il povero papà bittese non riesce più a contenere la rabbia e la profonda delusione. «Sbam, sbam», e assesta due sonori ceffoni al figlio che si accinge a entrare nell'aula giudiziaria, dopo una notte in camera di sicurezza in questura. E la legge del papà precede quella penale. 

30.10.08

Piazza pulita




Ventosa, lacustre, slavata, poi cristallina e linda, come bucato di Dio: piazza squillante, femminile. Femminili i volti, cerchiati e orizzontali, femminile l'universo, perché la scuola richiama sempre il tepore materno. Femminili gli studenti, nella loro composta ed esitante giocosità, in quell'aprirsi al sorriso quasi timoroso. Femminili i canti e la musica, i cori, i cimbali, quell'allegria meticcia e paziente. Femminili i bimbi, di un'innocenza così esclusiva e totale da far retrocedere lo sguardo, colpevole e ambiguo, degli adulti.





Era la nostra piazza: una piazza pulita, una piazza in cui hanno parlato i volti e i corpi. Una piazza iridata che ha ammorbidito, per una lunga mattina, la cupezza ferrigna di quest'indurita città. Lascio spazio a quei volti e a quei corpi. Sarà la loro ferma immagine a sconfiggere le feroci vuotaggini di chi li vuole mestatori, sobillati, scansafatiche e farabutti. Sarà la loro presenza a smentire chi, strumentalizzando Pasolini, non ha capito che, oggi, il poeta avrebbe camminato in mezzo a noi. E io l'ho sentito davvero.





































Da sinistra in alto e in senso orario: l'originale striscione degli studenti di Brera; uno striscione in difesa della scuola pubblica; il "futuro" che vuole la Gelmini; gli studenti di Scienze politiche; un gruppo di genitori umanisti.





...ne vedrete ancora delle belle...
































2.8.08

DOMENICA MALEDETTA DOMENICA

DOMENICA MALEDETTA DOMENICA

















DOMENICA MALEDETTA DOMENICA





Un giovane designer divide i suoi favori sessuali tra una donna divorziata in carriera e un medico ebreo, finché li abbandona entrambi. Scritto da Penelope Gilliat, è, in mirabile equilibrio tra introspezione psicologica e sociologica precisione di particolari, un film di struggente tristezza in cui “Schlesinger è al suo meglio e mette a punto quel romanticismo malinconico e preciso, tutto sfumature, sospensioni e sguardi che rappresenterà d'ora in poi la sua corda migliore ...” (E. Martini). S'intravede, nella parte di un giovane vandalo, Daniel Day-Lewis. (Morandini)













TRAILER          



Ma il film è molto molto di più. Lo vidi al Film Studio nel 78 (è del 71)








avevo 15 anni e mi aprì la mente (come tanti altri film degli anni 70) per








la leggerezza su argomenti considerati scandalosi all'epoca. Al di là del








rapporto a tre di cui hanno già BEN scritto, dell' omosessualità e della








bisessualità del ragazzo accettata dai due amanti, della solitudine di fondo








di tutti e tre e dell'egoismo cinico del giovane, quello che mi ha colpito




rivedendolo oggi è....




l'attualità dei danni provocati dalle famiglie ( il quarto personaggio mai








citato dalla critica) buoniste e permIssive con i figli. 








Questo film, di grande profondità nei rapporti e nei sentimenti, esplica in




modo mirabile e preciso la realtà di quegli anni nell'educazione filiale delle




giovani coppie e del rapporto tra giovani coniugi.








Memorabile la scena della telefonata in cui la  donna non riesce a sentire








cosa le stanno dicendo per il chiasso indiavolato che fanno i numerosi








BAMBINI, e lei non s'innervosisce mai né perde la pazienza,anzi sorride








beata e tranquilla.








I bambini venivano lasciati liberi di fare ciò che volevano e l'imperativo per i genitori era quelllo di non dover mai pronunciare la parola "no"  per non creare traumi e blocchi psichici nella crescita e formazione della personalità.Questo consigliavano i teraupeti più in di allora. Aglialbori di quel buonismo radical chich che ha creato "mostri" e mostruosità, di cui oggi paghiamo le conseguenze e mi fanno ridere quelli che ancora si domandano del vuoto giovanile, sono i figli di quei bambini,mi pare ovvia la risposta no?




Tornando al film, altra scena memorabile, fuori dal rapporto a tre e non




solo nell'ambito sessuale e sentimentale, sempre riguardo alla famiglia








tipica anni 70, è ...








La scena della canna, dove moglie e marito fumano uno spinello dopo aver








messo a letto i figli ma poi .... (non continuo per chi vuole vederlo)




Naturalmente non tutti approvano quel tipo di "educazione" e il








personaggio di Glenda Jackson, LO DIMOSTRA agendo in modo








diverso con i bambini ed i ragazzi, un atteggiamento che si rifletterà




anche nel rapporto con il suo giovane amante.




Ora non vado avanti nell'analisi per non annoiarvi e non rivelare troppo, 








spero di avervi fatto capire cosa intendo per analisi approfondita di un




film che non può fermarsi ( COME CRITICA) all'uscita, restando








immutabile, ma va rivalutata e studiato nel tempo, specialmente quando il




film in questione è un vero capolavoro come questo.








Non è affatto facile portare avanti realtà di sfondo (anni 70 e società) e




sentimenti  così complessi. La scrittura perfetta di Penelope Gilliat e la




magistrale alchimia di un regista attento e sensibile come Schlesinger,




hanno creato il terreno fertile dove far muovere attori irripetibili oggi.








Dopo quel film andai a cercarmi tutti quelli che la Jackson aveva




interpretato prima, senza smettere mai di seguirla.




Buona domenica, baci a tutti voi




Rossella.




NB:




Ultimamente lo potete vedere sul canale satellitare M.G.M.
























emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...