«I giovani non sono abituati ad essere realmente ascoltati in classe, e quando provano ad esprimere liberamente un loro pensiero vengono zittiti da un sistema gerarchico che pone al di sopra di tutto l’autorità degli insegnanti considerati custodi del sapere acquisito e quindi dato. Io non agisco così. Insegnare per me è condivisione e fascinazione. Non impongo nulla ai miei allievi e cerco sempre di stimolare il loro spirito critico attraverso il dialogo. Jean-Jacques Rousseau sosteneva che: “Per insegnare il latino a Giovannino non basta conoscere il latino, bisogna soprattutto conoscere Giovannino”. Nessuna preparazione, per quanto ottima, ci esonera dal conoscere i nostri allievi. Ascoltarli è un dovere e un’occasione per crescere umanamente e professionalmente»
«Oggi vi parlo dell’ultimo libro scritto da un amico e collega durante l’emergenza sanitaria: Ciao, Prof!. Un titolo alternativo potrebbe essere “Ciao, ragazzi!” perché è proprio un libro che parla anche dei suoi alunni e si rivolge a loro con tenerezza e saggezza, invogliandoli a esprimere un’opinione come pochi riescono a fare. L’autore senza tanti giri di parole va dritto al sodo esprimendo egli stesso la sua opinione e spronando gli allievi a fare la stessa cosa su argomenti importanti e attualissimi come il bullismo, la violenza sulle donne e di genere, i diritti civili, il razzismo, il peso delle parole… argomenti da sempre cari a Porcino, presenti in tanti suoi saggi e che al giorno d’oggi sono visti, purtroppo, ancora come tabù. Per i temi trattati parte sempre dalla storia antica, sua grande passione, ma per catturare l’attenzione e far riflettere gli allievi, rapporta tutto ai giorni nostri e prendendo spunto da fiction, serie tv, romanzi, film, personaggi amati dai giovani, senza usare espressioni ostiche, spinge a interessarsi alla materia arrivando dritto al cuore. Segue questo percorso in aula, ma ancor di più durante la pandemia che ha travolto e stravolto le nostre vite. Durante la DaD per appassionare e interessare gli allievi, quale modo migliore se non quello di proporre e analizzare testi musicali o parlare di un film “immedesimandosi” e stimolando la creatività e la libertà di pensiero? L’autore fa riflettere e invita a riflettere, in libertà e dando spazio a opinioni svariate e personali, senza giudicare, facendo sentire importanti i ragazzi, a cui si chiede di esprimere il “loro” pensiero e non quello che gli altri vogliono sentire. Un modo intelligente e piacevole per restare vicini ai propri allievi in un periodo difficile e di distanziamento sociale. Magari avessimo avuto dei Proff. così!».
Viviana Cosentino (giornalista)
Il libro "Ciao, Prof!" è in vendita su Amazon e Libreria Universitaria.
COSA E' VERO COSA E' FALSO PROPRIO NON SI SA......
.... PROPRIO NON SI SA [....]
Continua nella canzone citata nel post
A volte si creano incosciamente delle bellissime ed fulminanti sinergie fra comici ( quelli ancora liberi )
ed spiriti liberi non allineati e liberi che vengono riempiti di ..., ed accusati a torto ed ad a ragione d'essere predicatori o tele predicatori se mettono piede ogni tanto o sempre in tv o perchè boicottati e censurtati essendo ingestibili in rete
Infatti la situazione descritta dall'articolo che riporto sotto la sento da ex colleghi d'universita' ( ma anche no ) e che sono a dfiofferenza di me ( ma questa è un altra storia ) professori \ docenti
Facciamo una bella cosa. Iniziamo dalla fine. A scuola dico. Quando insegniamo la Storia, piantiamola con questa menata delle “sorti progressive”. Partiamo da ieri. Vi prego insegnanti ribaltate i libri. Leggeteli come le ragazze e i ragazzi fanno con i manga. Prima lezione: “l’anno 2010” e l’ultima, ma solo se ci riuscirete, “le comunità primitive”. Non dico di raccontare il fenomeno del sovranismo, ma il renzismo perché no? Oppure Prodi o il berlusconismo. Spiegate cosa fu l’”editto bulgaro”.
Raccontate il primo leghismo. Dite di Tangentopoli. Del governo più che quarantennale della Democrazia Cristiana. Poi di quel momento di costruzione del sogno che fu la Costituente. La sanguinosa guerra di Liberazione. E indietro così arrivate a fascismo e nazismo. All’eccidio disumano che fu nei campi di sterminio. Parlate quindi della marcia su Roma.
Coraggio insegnanti, maestre e maestri, professoresse e professori. Non abbiate paura. Lo so che la Storia troppo vicina è questione delicata, che magari qualche famiglia se la prenderà. Ma la marcia su Roma ha quasi 100 anni. Ormai è davvero roba da museo, museo degli orrori, ma sempre museo. Non c’è nessuno sopravvissuto tra coloro che parteciparono o videro quella marcia armata che portò alla dittatura con il benestare della famiglia reale e di tanta parte del tessuto imprenditoriale del nostro Paese.
Raccontate il fascismo. Ma raccontatelo tutto. Non vi piace dire dei morti. Dei tanti, troppi morti che hanno segnato la metà del secolo scorso. Raccontate delle ragioni economiche che lo favorirono. Dite di come le squadracce fasciste picchiavano i lavoratori e non perché erano comunisti. Non trasformiamo tutto in una macchietta dei rossi contro i neri. Da una parte, quella dei lavoratori, c’era la rivendicazione di diritti e da quella dei neri lo spegnere quei diritti.
Il fascismo fu ed è sempre negazione, negazione di libertà. Lo so che ci sarà anche vi dirà che anche il comunismo, lo stalinismo, il maoismo, Pol Pot. Ed è tutto vero. Ma non in Italia. Perché in Italia il comunismo fu un movimento di libertà e di diritti conquistati con la lotta, ma non con le armi. Gli scioperi, le manifestazioni, le battaglie parlamentari.
insegnante anche come l'ideologia quella del secolo scorso non quello d'oggi ( vedere sopra ) abbia portato a cose atroci come strategia della tensione ( bombe sopra ai treni e nelle piazze ) ed anni di piombo ( uccisioni e gambizzazioni )
E le bombe, insegnatelo ai vostri studenti, sono sempre state nere. Fasciste ed eversive. Insegnate a distinguere quando
Come eversiva fu la marcia su Roma e nulla c’è da commemorare. A Predappio, il 28 ottobre, ogni anno i nostalgici, di non si capisce bene cosa, arrivano vestiti di nero, ultimamente spingendo carrozzine. Cari insegnati, in quelle carrozzine ci sono i vostri studenti di domani, vi prego insegnate loro cosa è stato il fascismo, perché le leggi possono mettere in prigione per apologia, ma solo la conoscenza può far apparire ridicoli i tarlati fez indossati da anacronistiche macchiette che, teso il braccio, esibiscono saluti al Duce.
Anna Loi, direttore del Serd: «Negli ultimi due-tre anni abbiamo un aumento dei giovanissimi che consumano sostanze stupefacenti»
I ragazzi iniziano a drogarsi presto, prestissimo. Adolescenti, in prima media. Questo è il dato preoccupante che scaturisce dall'esperienza che ogni giorno vivono i professionisti del Serd, struttura che offre assistenza per i problemi di uso, abuso e dipendenza da sostanze stupefacenti. Fino a qualche anno fa l'età in cui si iniziava a fare uso di droga, a Cagliari, era 14 anni. Oggi è drasticamente diminuita. Settanta minorenni sono ricoverati per questo.
IL FENOMENO Il dipartimento di politiche antidroga che fa capo alla presidenza del Consiglio dei ministri, attraverso i dati provenienti dai liquidi reflui presi in alcune delle principali città italiane, ha appurato che c'è una diminuzione della quantità di sostanze stupefacenti, e da questo si deduce un minor uso di droghe: «Ma da noi - afferma Anna Loi, direttrice del Serd di Cagliari - negli ultimi due-tre anni abbiamo un aumento dei giovanissimi che consumano sostanze, di sicuro c'è una diffusione enorme di utilizzo occasionale di droghe, anche se in molti casi chi ne fa uso non arriva da noi».
LE NUOVE DROGHE In città vanno di moda gli psichedelici, usati soprattutto per “sballarsi”, per alterare la percezione della realtà: «Ma stiamo riscontrando anche l'uso di Lsd - prosegue - e poi c'è la Ketamina, un anestetico per uso veterinario che produce effetti devastanti sul cervello e può causare stati d'ansia e forme psicopatologiche pesanti». Ci sono giovani ricoverati in Neuropsichiatria infantile a causa di problemi comportamentali derivati da queste sostanze.
I NUMERI Solo nel 2011 i pazienti minorenni in cura al Serd della città sono stati 70, un numero preoccupante, che assume ancora più rilevanza considerando che le persone in cura dai 18 ai 29 anni sono quasi trecento.
L'ALCOL Da tenere sotto controllo anche l'utilizzo di bevande alcoliche, che spesso non sono considerate un pericolo: «È ovvio che non parliamo di mezzo bicchiere di vino ogni tanto - dice la responsabile del Serd - ma si parte dall'alcol e dal fumo, per poi passare alla cannabis e ad altro». Tra l'altro desta preoccupazione anche l'assunzione da parte dei giovanissimi di bevande (il cui commercio è lecito) eccitanti e dolci, quindi ben viste dai ragazzi, ma alle quali bisogna prestare molta attenzione. «Inoltre se si fa uso di alcol insieme a determinate droghe - continua la dottoressa - i danni sono ancora maggiori».
GLI OSSERVATORI Anna Loi parla quindi del ruolo fondamentale di genitori e insegnanti: «Sono osservatori privilegiati, devono guardare i comportamenti di figli e alunni senza essere repressivi, ma comunque devono stare vicini ai ragazzi e capire i loro bisogni per comprendere i segnali importanti che possono indirizzare verso un intervento precoce, che potrebbe essere fondamentale per risolvere il problema in tempo». Anche perché spesso dietro il consumo di sostanze stupefacenti si nasconde un disagio profondo.