punto di vista.
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Un voto di condotta abbassato da 9 a 8. Tanto è bastato per spingere una coppia di genitori a presentare ricorso contro un liceo scientifico di Gallarate, in provincia di Varese, convinta che il figlio, uno studente di seconda superiore, fosse stato ingiustamente penalizzato. Ma il Tar della Lombardia ha respinto la richiesta, confermando la piena legittimità della valutazione scolastica e condannando la famiglia a pagare mille euro di spese legali. Dietro questo voto apparentemente “positivo”, si è consumata una disputa tra scuola e famiglia. Secondo i genitori, l’8 in condotta non rifletteva il reale percorso di crescita del figlio. Nel primo quadrimestre, infatti, il ragazzo aveva preso un 9, poi sceso di un puntonella seconda parte dell’anno. Una flessione che, a loro dire, sarebbe stata determinata da un singolo episodio: una copiatura durante un compito di italiano, rilevata dalla docente ma mai verbalizzata. Una leggerezza, secondo la famiglia, che non avrebbe dovuto influenzare il giudizio complessivo. «Il voto di comportamento – si legge nel ricorso – deve essere frutto di un giudizio complessivo della maturazione e della crescita dell’alunno e non deve fermarsi a singoli episodi».
Voto 8: penalizza o favorisce lo studente?
Ma il consiglio di classe ha valutato diversamente. E, ironia della sorte, quell’8 non era stato neanche stato pensato dai docenti come punizione. Anzi, come riportato nella sentenza, il professore di educazione civica aveva proposto quel voto proprio per favorire lo studente, contribuendo a sollevare la sua media delle materie, ferma a 7,5, grazie al fatto che il voto di condotta fa media. I genitori però non l’hanno vista così: per loro, un voto inferiore al 9 ha avuto un effetto «penalizzante» e ha compromesso la posizione del figlio. Inoltre, hanno lamentato di non essere mai stati informati di presunti problemi di comportamento del figlio, accusando così la scuola di «non aver rispettato il patto di corresponsabilità tra docenti e famiglia».
«Anche 7 sarebbe stato giusto»
Per il giudice, chi ha agito correttamente è senza dubbio la scuola. Nella sentenza, si legge che l’8 in condotta corrisponde a un «comportamento generalmente corretto», che pur non essendo «encomiabile» o «irreprensibile» – caratteristiche richieste rispettivamente per il 9 e il 10 – risulta comunque «ampiamente positivo». La valutazione, quindi, è stata considerata coerente e persino favorevole allo studente. Il giudice, infatti, ha riportato che a complicare la posizione del ragazzo nel voto di condotta, c’è stata anche una nota disciplinare «per aver studiato un’altra materia durante un’interrogazione sui Promessi Sposi». Un comportamento che – sottolinea – «avrebbe potuto legittimare addirittura un 7 in condotta». Quanto all’episodio della copiatura, il fatto che non sia stato messo per iscritto non toglie valore al suo peso nella valutazione finale: «Il consiglio di classe può tenere a mente anche episodi non verbalizzati, se ritenuti rilevanti nel contesto educativo». Infine, il giudice ribadisce: «Il voto di 8 in condotta non ha nulla di penalizzante per l’allievo». Ricorso respinto, dunque, e una spesa da mille euro che i genitori dovranno ora sostenere. Tutto per un punto in meno in condot
Quello che è emerso è di una gravità spaventosa.Non solo don Mattia Ferrari, il cappellano di bordo della Ong Mediterranea, è stato per mesi spiato dai servizi segreti italiani. Ora viene pure fuori che due anni fa un uomo armato di cacciavite e passamontagna ha provato ad entrargli in casa, per fortuna senza riuscirci.Un episodio che
all’epoca era stato archiviato come un banale tentativo di furto e che oggi secondo molti ha a che fare con lo spionaggio ai suoi danni.Don Ferrari avrebbe dovuto raccontare tutto questo davanti alla commissione Libe del Parlamento europeo che l’aveva convocato.Peccato che l’audizione sia stata bloccata e rinviata al 23 aprile per l’ostruzionismo di tutti i partiti della destra italiana con la scusa (peraltro non vera) dell’assenza di testimoni non italiani.Viviamo un tempo in cui un prete che salva vite in mare e denuncia i lager dei migranti fa talmente paura da essere spiato, controllato, perseguitato.Sembra esserci un filo rosso inquietante che collega Paragon, lo spionaggio alle ong, il caso Almasri, i rapporti con le milizie libiche e ora pure questo episodio.Solidarietà assoluta a don Mattia Ferrari, uomo di pace e di diritti, e a tutta Mediterranea.Possono rinviare quanto vogliono, rifugiarsi dietro cavilli e vizi di forma, ma prima o dopo verrà fuori la verità. E il governo dovrà rispondere di tutto quello che sa davanti a don Ferrari e a tutti i cittadini italiani.
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