24.3.12

Nuoro Prende a schiaffi in tribunale il figlio accusato di scippo


Capisco e  anch'io avrei fatto una  cosa  simile come il padre   della vicenda  sotto riportata  sotto  . Se  a  certi ragazzini  oltre al dialogo  e alla severità   gli si desse   qualche ceffone  o sculacciata   come  me le davano da piccolo , ovviamente te  senza  abusarne  , altrimenti si finisce  ( esperienza  personale  )  di reagire  alla violenza   con la  violenza   o  d'essere  violenti  con  gli altri  o con se  stessi  .                                    Lo  so    che  passero  per  conservatore   e all'antica   e  forse  per  violento  ed  incoerente  visto  che   essendo passato dalla violenza  anche  di  reazione  , alla  non violenza   ma  l'andare  in direzione ostinata  e  contraria   fa parte    del mio carattere    fin dalla nascita e  non ho mai saputo   tenerlo  a freno   , neppure   nei momenti   in cui  sarebbe  stato necessario  perdendo  o  litigando  con  amici\ce  e  compagnidiviaggio -  compagnidistrada  . Ma   questo  è il prezzo  della  libertà  . Io non voglio  





da radiofaber  di facebook 
Ma  soprattutto  perchè  <<  non si  risenta  la gente per  bene  se non mi adatto a portare  catene  >>




Ma  ora   bado alle  ciance  ecco l'articolo in questione tratta  dalla  nuova sardegna  online del  24\3\2012



Prende a schiaffi in tribunale il figlio accusato di scippo

Prende a schiaffi in tribunale il figlio accusato di scippo

di Valeria Gianoglio
Due ceffoni sul volto del figlio a giudizio per lo scippo di una vecchina, e la giustizia paterna precede di molti mesi quella del codice penale. È accaduto in tribunale a Nuoro: il protagonista è un padre di Bitti

NUORO.
 Due sonori ceffoni sul volto del figlio a giudizio per lo scippo di una vecchina, e la giustizia paterna precede di molti mesi e senza troppe storie quella del codice penale. È accaduto in questi giorni in tribunale a Nuoro e il protagonista, involontario, è un papà di Bitti. Si è seduto di buon'ora su una panca del palazzo di giustizia barbaricino, ha atteso con pazienza che gli agenti di polizia penitenziaria conducessero il figlio nell'aula giudiziaria.
E alla fine, dopo ore a macerarsi tra rabbia e dolore, è esploso. E sono volati i ceffoni. Due rovesci sono arrivati dritti dritti sul volto del ragazzo, diventato maggiorenne da appena quindici giorni. Hanno lasciato di stucco gli stessi agenti che lo accompagnavano, e sorpreso il magistrato che si accingeva a giudicare il giovanissimo per scippo e per la detenzione illegale di un coltello a serramanico.
«Lo lasci giudicare a noi», si è limitato a commentare il giudice, dimostrando una grande compassione nei confronti del papà ferito nell'animo.
È una storia che ha fatto in pochi minuti il giro del tribunale, quella che è andata in onda in questi giorni al palazzo di gustizia nuorese. «Sbam, sbam» si è sentito risuonare nell'aula del primo piano. Qualcuno ha pensato che fossero cadute alcune sedie, altri non sapevano come spiegarsi quei due rumori distinti. Erano schiaffi belli e buoni.
La legge paterna, per una volta in Barbagia, ha preceduto quella del codice penale. Per il processo, infatti, bisognerà attendere il 2 aprile perché l'avvocato del giovane ha chiesto i cosiddetti «termini a difesa», ovvero ha preso tempo per studiare le carte. Ma il giudizio, in realtà, c'è già stato ed è arrivato senza troppe lungaggini e contorti rinvii. La sentenza, stavolta, l'ha confezionata ed emessa a tempo record un papà ferito e arrabbiato.
Un lavoratore onesto che ha tirato su i figli con il sudore della fronte e poche regole chiare. Poi un giorno, questo papà risponde a una telefonata. È la questura di Nuoro che gli fa sapere che uno dei figli, il più piccolo, da poco maggiorenne, è stato beccato a Nuoro, nei pressi del liceo scientifico, subito dopo aver scippato, insieme a un amico ancora minorenne, una vecchina.
Apriti cielo. Il papà di Bitti non ci vede più. Ma come, si chiede, è successa a me una cosa del genere? Io che i miei figli li ho sempre allevati a suon di regole?
Non perde tempo, il papà. Prende la macchina, si dirige in questura, parla con gli agenti della squadra mobile. E a quel punto realizza: mio figlio è davvero colpevole. L'indomani, dopo una notte certamente agitata, decide di andare in tribunale perché il figlio deve essere giudicato per direttissima. E qui il povero papà bittese non riesce più a contenere la rabbia e la profonda delusione. «Sbam, sbam», e assesta due sonori ceffoni al figlio che si accinge a entrare nell'aula giudiziaria, dopo una notte in camera di sicurezza in questura. E la legge del papà precede quella penale. 

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