"Santa Lucia", di Francesco De Gregori
di Matteo Tassinari
Santa Lucia,
per chi vive all'incrocio dei venti
"Santa Lucia, per chi beve di nottee di notte muore..."
Quando gli feci una domanda che non andrebbe mai fatta ad un artista, ma serviva un'intervista netta, con risposte precise e possibilmente inedite, gli domandai quale fosse la canzone del suo vasto repertorio a cui era più vicino. Lui rispose: "Sicuramente non La donna cannone o Rimmel". E fece il nome di Santa Lucia, definendola, un piccolo "cameo" che pochi hanno colto la sua bellezza". Una canzone che al di la di quello che pensate voi a me è sempre piaciuta molto, ma chissà perché è sempre stata sottovalutata. Il "Principe", ad ogni caso, fece il nome del "violino dei poveri", continuando dicendo che Santa Lucia, non è una canzone furba, ma rispettosa della poesia e trattata in tal modo, mi va bene così". Al di la del racconto personale, "Santa Lucia", il brano conclusivo del disco, venne contestato da alcuni critici musicali, a cui De Gregori rispose così, raccontando la scintilla che ha generato la nascita di questa splendida canzone sottovalutata sicuramente:
"Mia madre, che è leggermente miope, quando cercava qualcosa e non riusciva a trovarla, quando la trovava diceva "Santa Lucia, santa Lucia, non l'avevo vista". La canzone è nata così, questa è una canzone per tutti quelli che non vedono. Non capisco perché debbo vergognarmi di aver usato questa mediazione cattolica...se le critiche sono rivolte solo al fatto che si nomina una santa, non me ne vergogno. Poi si può dire che faccio delle canzoni commissionate dal Papa, nessuno è al di sopra di ogni sospetto" (F.d.G.)
|
Nessun commento:
Posta un commento