dura esperienza femminile IN quello che 'era l'industria del sughero


DALLA NUOVA SARDEGNA DEL 7\3\2012

Nanneddha e le sue sorelle, "tappaie" senza tutela
di Tonio Biosa


 TEMPIO  PAUSANIA . 
Le donne e la fabbrica. Le celebrazioni dell'8 Marzo traggono spunto dalle vicende legate all'industrializzazione che coinvolse le donne. E in Sardegna le prime furono le operaie sugheriere di Tempio: le «tappaie», le addette alla produzione di tappi di sughero usati per molteplici impieghi, dall'enologia alla farmaceutica (i cosiddetti "medicinali", per turare boccette di vetro contenenti pastiglie o sciroppi). Le «tappaie» erano tante, costituivano una categoria distinta e battagliera, progressista e di sinistra. L'avvento della macchina ha poi soppiantato il loro ruolo mentre nel frattempo la presenza della donna in fabbrica è divenuta normale. Ma alla bella età di 91 anni, Giovanna "Nanneddha" Fresi, «tappaia» fin da ragazzina e per alcuni decenni, vivace e fiera, è una fonte preziosa di ricordi su un periodo che appare lontano. Dice tra le tempiesi quel lavoro si sviluppò a partire dal periodo fra le due guerre: «Eravamo cinque sorelle, e cominciammo tutte in giovanissima età». Spiega della durezza del lavoro e delle condizioni in cui si svolgeva, senza tutela sindacale o sanitaria: «D'estate o d'inverno, col caldo e con la neve, si entrava alle 6 del mattino e si faceva una pausa di mezz'ora alle 8 per poi continuare fino a mezzogiorno. Si riprendeva alle 13.30 e si usciva alle 18. E guai ad arrivare con un minuto di ritardo: ti sottraevano dalla paga mezz'ora o più di lavoro». Ricorda di quando le giovani madri ricevano in fabbrica i figli da allattare, ed altre ingiustizie. Di quando c'erano - regolarmente preannunciate ai padroni - le visite degli ispettori del lavoro, con le operaie costrette a nascondersi tra i depositi di sughero in cortile. «Una volta che gli ispettori giunsero senza preavviso - ricorda sorridendo - fecero calcolare le tariffe del salario e misero il padrone nella condizione di applicare quelle giuste. Il padrone ci diede gli arretrati proprio davanti agli ispettori. Il sabato successivo, quando venimmo pagate, quelle somme ci furono trattenute».
7 marzo 2012

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