dall'unione sarda del 15\3\2012
TEULADA. È l'unico paese costiero sardo che dal 1950 ha perso tremila abitanti
«Le basi affossano l'economia»
Lo dimostrano i dati su lavoro, popolazione e reddito
Il reddito pro capite dei centri attorno ai poligoni è inferiore rispetto alla media della province di appartenenza, con un'unica eccezione: Perdas.
dal nostro inviato
Paolo Carta
TEULADA Teulada è l'unico paese costiero della Sardegna che dal 1950 a oggi ha perso circa tremila abitanti. E dove un giovane su tre è disoccupato. Lo dimostra uno studio pubblicato da due ex sacerdoti, Guido Floris e Angelo Zedda, che tracciano un parallelo tra quando è accaduto nel Basso Sulcis e ciò che si è verificato nello stesso arco di tempo in una realtà che sessant'anni fa era analoga, quella di Villasimius: «A Teulada il sistema economico è mortificato dalla presenza di una servitù militare che grava su 24 chilometri di coste. A Villasimius esistono un parco marino, alberghi, seconde case, attività diversificate. Si vive di turismo, praticamente la disoccupazione è volontaria: non lavora chi non ne ha voglia, altrimenti tutti trovano un'occupazione».
IL REDDITO Ma c'è un altro dato interessante quanto preoccupante: secondo un lavoro effettuato da Fernando Codonesu, fisico esperto della commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito del Senato, i paesi che ospitano i poligoni hanno un reddito pro capite inferiore del 10 al 35 per cento rispetto agli altri paesi della Provincia di appartenenza. Unica eccezione, Perdasdefogu, dove effettivamente il poligono ha creato economia, tra affitti di case, attività commerciali e servizi. Concetti ribaditi in diverse occasioni dal sindaco Walter Mura: «Prima dell'arrivo dei militari non avevamo neppure una strada e un acquedotto».
SENZA LAVORO L'analisi di Angelo Zedda (68 anni), e Guido Floris (70), contenuta nella pubblicazione “Servitù militari in Sardegna” (edizioni La Collina), è spietata: «Secondo la Difesa, il poligono a Teulada crea un indotto di 19 milioni e 400 mila euro l'anno. Considerando però una presenza di militari riferita ai periodi della leva obbligatoria (oltre 3.400 presenze medie), oggi drasticamente ridotte (circa 800). A Portoscuso, l'Alcoa, dove lavorano 620 persone, crea un indotto nella zona di 252 milioni, tanto per intenderci». E poi una riflessione ancora più concreta: «Il poligono di Teulada, tra servizi, appalti per piccole imprese e attività commerciali, garantisce circa 60-80 buste paga, il Tanka Village dà lavoro a 450 persone di Villasimius, paese che nel 1950 aveva circa 2000 abitanti, oggi quasi raddoppiati (3620)».
PESCATORI C'è poi il fronte della protesta dei pescatori, trenta aziende delle marinerie tra Teulada, Sant'Anna Arresi e Sant'Antioco, che incassano 400 mila euro all'anno, spesso in ritardo. «In un periodo di profonda crisi per quel settore - proseguono Zedda e Floris - spesso si salvano dal crak economico proprio con gli indennizzi per le giornate di lavoro saltate a causa delle esercitazioni». Mentre i pastori di Teulada, così come quelli di Quirra, pagano un canone per l'utilizzo dei pascoli nelle aree militari, senza poter però seminare.
LA FUGA Secondo Fernando Codonesu, il mancato sviluppo causato dalle basi militari è certificato dal reddito pro capite. «Teulada è il paese più danneggiato insieme a Sant'Anna Arresi: meno 35 per cento rispetto alla media della Provincia di Cagliari e del Sulcis Iglesiente. Numeri negativi anche per Villaputzu (meno 33 per cento per un paese che ha visto il 41 per cento dl territorio inglobato nel poligono del Salto di Quirra), Arbus (meno dieci per cento), persino Decimomannu e Villasor (20 per cento), che pagano la vicinanza con l'aeroporto a gestione italo-tedesca. Discorso che non vale per Perdasdefogu. Dove soprattutto sino agli anni Settanta il paese è cresciuto, dove ci sono stati molti matrimoni tra militari e persone del paese, anche se il saldo è positivo di poco (più 1,2 per cento)».
LA PROPOSTA L'argomento del giorno è la mozione presentata dal senatore del Pd Gian Piero Scanu e sottoscritta da tutti i partiti (117 firmatari) che punta a chiudere in tempi stretti Teulada e Capo Frasca, avviare la bonifiche e vietare a Quirra le attività più pericolose per ambiente e salute. Guido Floris è sostanzialmente d'accordo ma al tempo stesso scettico: «Le bonifiche costano, lo Stato non se ne può andare via così, come è successo a La Maddalena con gli statunitensi». Per Angelo Ledda esiste un futuro per Teulada oltre il filo spinato della base: «Con la riscoperta dell'agricoltura, gli investimenti turistici oculati, l'installazione di impianti per la produzione di energia da fonti alternative come il sole». Progetto portato avanti autonomamente dalla Difesa, che sta piazzando un impianto fotovoltaico senza che abbia avuto bisogno di alcun permesso regionale. Un'ulteriore servitù.
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