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Italiani per bene e lezioni di civiltà il caso del trattamento del venditore cingalese

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in sottofondo   questa  famosa   cover  itraliana  di  della famosa   Like  rolling stone   di Bob Dylan  (...)   Tu volevi chiudere tutti i diversi fuori su questo hai investito tutte le energie e i tuoi averi ricordo il tuo concetto di straniero dicevi questo non è il posto loro son maleducati sporchi ci portan via lavoro. Difendevi la tua ottusità come un tesoro quello il tuo sentiero che non ti ha portato a sentire che il terreno su cui ogni giorno camminiamo noi non lo possediamo lo occupiamo e non è italiano africano è un dono che è stato fatto ad ogni essere umano i confini le barriere le bandiere sono giunti dopo aiutando l'odio la guerra e il razzismo a fare il loro gioco dimmi come ti senti ora che non ci sono più confini e le frontiere sono aperte e che hai dovuto appendere al chiodo la tua camicia verde la bandiera più non serve ora che hai speso tutto e sei ridotta all'elemosina finalmente sai che non c'è colori razza ma solo anima ora tu sei l'emargin

Vaticano, vita da Urtista: “Io venditore ebreo di rosari e madonnine ringrazio Bergogl

 ti potrebbe interessare http://www.raistoria.rai.it/gallery-refresh/biblioteche-ambulanti/1096/0/default.aspx A Roma li chiamano ‘Urtisti’, per altri vengono definiti volgarmente ‘Ricordari’, per altri ancora ‘Peromanti’ o ‘Madonnari’. Dall’alba al tramonto sono davanti a ogni monumento importante romano e vendono souvenir: cartoline, magneti, braccialetti, rosari, statuine in finto marmo d’imperatori, di papi e madonne. Il luogo più ambito è piazza San Pietro. Quasi tutti sono ebrei, poco più di un centinaio. La loro esistenza è datata prima dell’Ottocento, a regolamentarla una bolla papale che autorizzava le licenze ai commercianti di religione ebraica, a quel tempo ancora confinati all’interno del Ghetto. La loro fortuna è stata negli anni ’60 con l’avvento dei turisti, ora tutto è cambiato e rischiano di scomparire. A   SoVatican (iscriviti alla pagina Facebook)   la storia di uno di loro  di Andrea Cocchi e Alessandro Galassi