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22.6.18

quello che io ero tu sei quello che io sono tu sarai .

 colonna  sonora
UN ALTRO GIORNO E' ANDATO - Francesco Guccini , con testo in scorrimento
Farewell - Francesco Guccini

Attimi  come     quelli    da me  bloccato   con una foto   fatta  con il  cellulare    ( ed  appossitamente  modificata nei colori   pere  evitare noie  con le persone  ritratte  ) stasera  mentre passeggiavo  solitario     ed  intitolata  appunto    : << si studia  per  maturità  >> mi ricordano  e mi rammentano  quando  ero  giovane  ,   le  ....  , le chimere  ed il tempo perso   ed occasioni  mancate   che   adesso rimpiango  .... . ed ecco  che l'altro Io  mi  dice  : <<  ma  che  c....   dici . smettili di piqangerti addosso    quello che   è  stato   è  stato   è inutile piangerci sopra .  coraggio  lasciati alle spalle   e  vedi che   c'è  anche  un'altra  giovinezza     >>  .

dal mio istangram ( https://www.instagram.com/redbeppeulisse/ )
Forse   la mia  voce   interiore  \  grillo parlante   ha rtagione    è  la  crisi  dei  40\50   passerà  .  Sarà forse    che   misto avvicinando ( ancora  mancano 8  anni  )  ai   50  ciò  che mio padre chiama  il punto  di non ritorno  . Eppure   non sto  nè invecchiando male  ( perdendo capelli ,  capelli grigi  \  bianchi  , pancie  eccessive  ) ma  mi  sento vecchio . ..
Ma  basta   è finiamola  con la nostalgia    e  la malinconia   altrimenti  finisce  che  ricado ( nonbasta  la  fatica che  sto  facendo   per  uscirne   e  quanto  essa  ha  caraterizzato  il mio percorso fin qui  fatto nel bene  e nel male  )   che  ricado in depressione   e paranoia  .

10.2.14

se eri un bambino .negli anni cinquanta, sessanta, settanta, ottanta ti ricordi com'eri

  da   un utente  del mio facebook   che ha condiviso in sieme  alla  foto  il post da https://www.facebook.com/stereopuntoradio




1.- Da bambini andavamo in auto che non avevano cinture di sicurezza né
airbag…
2.- Viaggiare nella parte posteriore di un furgone aperto era una passeggiata
speciale e ancora ne serbiamo il ricordo.
3.- Le nostre culle erano dipinte con colori vivacissimi, con vernici a base di
piombo.
4.- Non avevamo chiusure di sicurezza per i bambini nelle confezioni dei
medicinali, nei bagni, alle porte.
5.- Quando andavamo in bicicletta non portavamo il casco.
6.- Bevevamo l’acqua dal tubo del giardino invece che dalla
bottiglia dell’acqua minerale…
7.- Trascorrevamo ore ed ore costruendoci carretti a rotelle ed i fortunati che
avevano strade in discesa si lanciavano e, a metà corsa, ricordavano di non
avere freni. Dopo vari scontri contro i cespugli, imparammo a risolvere il
problema. Sì, noi ci scontravamo con cespugli, non con auto!
8.- Uscivamo a giocare con l’unico obbligo di rientrare prima
del tramonto. Non avevamo cellulari… cosicché nessuno poteva
rintracciarci. Impensabile ..
9.- La scuola durava fino alla mezza, poi andavamo a casa per il
pranzo con tutta la famiglia (si, anche con il papà).
10.- Ci tagliavamo, ci rompevamo un osso, perdevamo un dente, e nessuno faceva una denuncia per questi incidenti. La colpa non era di
nessuno, se non di noi stessi.
11.- Mangiavamo biscotti, pane olio e sale, pane e burro, bevevamo bibite zuccherate e non avevamo mai problemi di sovrappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare…
12.- Condividevamo una bibita in quattro… bevendo dalla stessa bottiglia
e nessuno moriva per questo.
13.- Non avevamo Playstation, Nintendo 64, X box, Videogiochi ,
televisione via cavo con 99 canali, videoregistratori, dolby
surround, cellulari personali, computer, chatroom su Internet
… Avevamo invece tanti AMICI.
14.- Uscivamo, montavamo in bicicletta o camminavamo fino a casa
dell’amico, suonavamo il campanello o semplicemente entravamo senza
bussare e lui era lì e uscivamo a giocare.
15.- Si! Lì fuori! Nel mondo crudele! Senza un guardiano! Come abbiamo fatto?
Facevamo giochi con bastoni e palline da tennis, si formavano
delle squadre per giocare una partita; non tutti venivano scelti
per giocare e gli scartati dopo non andavano dallo psicologo per il trauma.
16.- Alcuni studenti non erano brillanti come altri e quando perdevano un anno lo ripetevano. Nessuno andava dallo psicologo, dallo psicopedagogo, nessuno soffriva di dislessia né di problemi di attenzione né d’iperattività; semplicemente prendeva qualche scapaccione e ripeteva l’anno.
17.- Avevamo libertà, fallimenti, successi, responsabilità … e imparavamo a gestirli.

La grande domanda allora è questa:
Come abbiamo fatto a sopravvivere? E a crescere e diventare grandi? Se appartieni a questa generazione, condividi questo link con i tuoi conoscenti della tua stessa generazione…. e anche con gente più giovane perché sappiano come eravamo noi prima!

14.4.12

lo schifo resta la bellezza muore . 5 aprile, triste giorno per il grunge



a volte fra lavoro e cazzeggio mi sfuggono news importanti .Ma va beh non sempre si può stare dietro a tutto o per rimanere in musica :<< Secondo voi ma chi me lo fa fare di stare ad ascoltare chiunque ha un tiramento? Ovvio, il medico dice "sei depresso", nemmeno dentro al cesso possiedo un mio momento. >> ( una famosissima canzone di Guccini non riporto il titolo perchè è talmente famosa e stra nota che anche mia nipote che ha 6 anni la conosce )


da http://fabiocaironi.wordpress.com/

5 aprile, triste giorno per il grunge



Sono morti entrambi il 5 aprile. Entrambi sono stati grandi alferi del grunge, e sono scomparsi al termine di un percorso di autodistruzione, spia di un profondo malessere. Kurt Cobain e Layne Staley, rispettivamente leader di Nirvana e Alice in Chains, condivisero i successi in vita, e il giorno della morte.
Cobain se ne andò nel 1994, Staley otto anni più tardi, nel 2002. Paladini di un movimento, il grunge, che non morì con Cobain e con Staley, anche se perse quella spinta propulsiva che lo aveva visto trionfare sul mondo. Il grunge è visto con molta nostalgia dai trentenni di oggi, che allora furono adolescenti e trovarono in quei riff rabbiosi e nei testi profondi e a volte strazianti un’istantanea della loro condizione. Quella musica veniva da Seattle, quasi dall’altra parte del mondo, eppure era terribilmente vicina ed attuale.

Giorno tragico, il 5 aprile. Mentre terminavo di scrivere questo post ho letto della morte di Jim Marshall, fondatore dell’omonimo amplificatore che ha rivoluzionato il modo di fare musica, creando i presupposti per la nascita del rock.


Poi  stà a

23.6.09

Occhi di ragazza


Il regime ha dovuto ammettere che sono andati perduti "solo" tre milioni di voti, ma che le elezioni non verranno annullate e che, anzi, la magistratura si appresta a impartire ai ribelli una "lezione esemplare". Quasi sicuramente ci riuscirà. Il potere è ancora forte, coeso, determinato. E la diffusa ignoranza degli osservatori occidentali (anche dei semplici cittadini e/o della società civile) verso la peraltro complicata situazione non solo politica, ma culturale, e direi sentimentale dell'Iran non aiuta a creare, a livello mondiale, una risposta ferma e convincente (ci sta provando Obama, probabilmente l'unico a poterlo fare benché il successo della sua strategia non sia affatto sicuro). L'Islam iraniano non è né quello saudita né quello cupo e truce dei talebani afghani. E i giovani (il 70% del Paese ha meno di 30 anni) che in questi giorni si battono pacificamente (e vengono uccisi) per le "riforme" non hanno in mente una democrazia di tipo occidentale. Certo nessuno di loro rimpiange i debosciati anni dello Scià. Senza volerci addentrare in analisi che occuperebbero molto, troppo spazio, potremmo dire che in loro si agita il sogno di una cosa.



Una cosa che nasce dentro di loro, dal verde della loro religione ma anche della loro età. E che trae radici nell'antichità della loro cultura, vivificata, e resa fiammante, dal contatto con l'esterno che pure essi hanno, grazie soprattutto ai mezzi informatici. Non sorprende che il regime cerchi in tutti i modi di sopprimerli.



Una cosa che non appartiene a un solo Paese, ma a tutti i Paesi d'ogni latitudine, che viene raggiunta, agognata, ricercata con ogni mezzo: chiamatela umanità, dignità.


Video delle manifestazioni sono facilmente reperibili dal web. Io ho scelto, per il suo valore simbolico, la protesta di medici e infermiere di un ospedale di Teheran. Questa è gente che si vorrebbe spacciare per sovversiva, al soldo degli americani, spie ecc. ecc. Sfila un intero Paese di volti bellissimi, freschi, all'adolescenza della storia. E sono moltissimi volti femminili.



Due occhi giovani, giovanissimi, di sedicenne hanno fatto il giro del mondo assieme a quel volto di bambola tumefatta, lo sguardo ormai sbilenco, semiaperto da un lato e schiacciato, sepolto dall'altro. Il nome è Neda e anche quello lo conosciamo tutti. Oggi da qualche giornale abbiamo scoperto pure che amava la musica e che è stata colpita proprio mentre scendeva dall'auto col suo insegnante. A raccontarlo è stato il fidanzato, con poche e semplici parole che sembravano tocchi essenziali di pennello su una spaziante tela bianca.



Ho esitato a pubblicare il video che testimonia l'omicidio di Neda. So bene che circola in Internet e che moltissimi, anche minorenni, l'hanno visto. Poi ho preferito lasciar parlare il silenzio. Lo faccio per pudore, il pudore della morte. Non della violenza. I suoi assassini, si sono già giudicati. I tutori dell'ordine e della religione hanno siglato, con quel sangue, non la sua, ma la loro morte, tanto più tremenda quanto eterna. E' quello sguardo vitreo e al tempo stesso pervasivo, che non abbandona mai, implacabile come un indice puntato, che li condanna senza remissione. E basta quello. Invade ogni spazio. Si dilata come un'onda sulle plaghe delle coscienze. Ed è uno sguardo di donna.




Confrontate la sua solennità raggelata e ricomposta, e quella curiosamente spavalda e pugnace delle sue splendide coetanee coi sorrisi da televendita delle squallide odalische di casa nostra: così fiere di piacere al Padrone - nel quale noi italiani, a detta di uno dei suoi corifei, dovremmo identificarci: a ogni popolo i suoi ideali -. Così desolatamente spenti, inespressivi, degradabili e, a dispetto dell'età, vecchi e sterili. Vuoti.
















Dedico a Neda questa magnifica ballata:



22.11.06

Senza titolo 1509

Quanta  acqua  è passata soptto i  ponti 
 da  repubblica online 

Radio Days, trent'anni di libertà via etere


di Claudia Spiti

Una mostra itinerante celebra i 30 anni dalla sentenza della Corte costituzionale che pose fine al monopolio della radio di Stato

Il 28 luglio 1976 la sentenza nº 202 della Corte costituzionale sancì la legittimità di trasmissioni radiofoniche private, purché a copertura locale: iniziava l'era della libertà d'antenna. A trent'anni di distanza una mostra celebra le radio italiane in Fm, un evento partito da Bologna a settembre e che toccherà varie città italiane fino alla conclusione, a Roma, ad ottobre 2007.

Già a partire dagli anni '60 c'era qualche alternativa ai tre canali Rai, e veniva dall'estero. C'era Radio Vaticana, ovviamente. Prima ancora, si potevano ascoltare le trasmissioni (in lingua straniera) di Radio Caroline e Radio Luxembourg. Dal 1966 iniziarono le trasmissioni in italiano di Radio Monte Carlo: al microfono dj-animatori come Awanagana, Ettore Antenna, Luisella Berrino, con un ritmo e uno stile completamente diversi dalle "voci" della radio pubblica. Poi fu la stagione dei "Cento Fiori", le radio libere e artigianali. Iniziarono a trasmettere regolamente Radio Parma, Radio Milano International, Radio Città Futura: la sentenza della Corte Costituzionale fece uscire dalla clandestinità i pionieri dell'etere, e dal 1976 in poi fu tutto un fiorire di emittenti, alcune destinate a soccombere (come Radio Alice, legata al movimento studentesco bolognese, chiusa in diretta da un'irruzione della polizia), altre sopravvissute ai giorni nostri, evolute in vere e proprie imprese commerciali che vendono spazi pubblicitari.
La mostra "Radio Fm  1976\2006 non segue un percorso cronologico: oggetti d'epoca, immagini, jingle e filmati sono raccolti in blocchi tematici: l'informazione in radio, radio e intrattenimento, la radio e i bambini, il futuro del mezzo. Interessante la galleria di fotografie "storiche", personaggi e star radiofoniche e televisive di oggi ritratte alle prime armi, quando erano semplici "ragazzi della porta accanto" alle prese con un microfono e la voglia di raccontare.     Quattordici i punti audio dai quali è possibile ascoltare interviste e programmi, mentre cover dei dischi, strumentazioni e racconti dei testimoni aiutano a ripercorrere la storia del mezzo in questi ultimi trent'anni. Il tutto accompagnato dalle vignette di celebri disegnatori quali Altan, Stefano Disegni, Milo Manara, e da una personale fotografica di Andrea Samaritani, un reportage realizzato nel 2005 in diversi studi radiofonici italiani. Trattandosi di una mostra itinerante, una sezione sarà di volta in volta dedicata alle peculiarità delle esperienze radiofoniche della città sede dell'evento, coinvolgendo le radio e i personaggi locali.
"Radio
Fm 1976\2006 è anche un volume celebrativo, a cura di Giovanni Cordoni, Peppino Ortoleva e Nicoletta Verna. La storia, i generi, i linguaggi, le tecnologie del mezzo attraverso contributi di importanti ricercatori, personalità del mondo della comunicazione, studiosi italiani e d'oltralpe e giornalisti. Radio FM   1976\2006  trent'anni di libertà d'antenna prossima tappa, Padova, 25 novembre/10 dicembre 2006 a seguire Alessandria, Arezzo, Asti, Bari, Catanzaro, Cesena, Crema, Forlì, Genova, Lecce, Livorno, Milano, Napoli, Piacenza, Pisa, Reggio Emilia, Torino, Udine, Vercelli, Roma.Ingresso libero  www.30annidiradiofm.it
 




11.9.06

Senza titolo 1436

nel  penultimo post  mi sono  dimenticato d'aggiungere    agli approfondimenti   uyna serie di libri sul 11 settembre  2001  o ad esso collegati  . eccovi qui l'elenco

ROMA.
Cinque anni fa quasi tremila persone morirono nel grande attacco terroristico agli Usa. Da allora si cerca di capire, raccontare ed esorcizzare quell’evento con alcuni film (da Fahremheit 9/11 di Michael Moore, al recentissimo World Trade Center di Oliver Stone) e un numero crescente di libri. Ecco quelli di maggior rilievo pubblicati in Italia negli ultimi mesi, molti dei quali scritti da giornalisti, storici e sociologi.
 «11 Settembre. Bush ha mentito», dell’avvocato Philip J.Berg e di William Rodriguez, che contribuì a salvare molte vive umane. Pubblicato da Editori Riuniti, è il «documentato atto d’accusa del guardiano delle Twin Towers».
 «9/11. Il rapporto illustrato della commissione americana sugli attacchi terroristici», di Sid Jacobson e Ernie Colon (Alet Edizioni). Seguendo i risultati del Rapporto questa graphic non-fiction ripercorre minuto per minuto il succedersi degli eventi.
 «La guerra al terrore e la pericolosa strategia dell’amministrazione Bush», di Ron Suskind, Mondadori, già autore di best seller di storia e politica. Il libro sostiene che il principio che ha guidato la nazione più potente del pianeta nella caccia ai propri nemici è la dottrina dell’1 per cento, fondata sul sospetto.
 «America anno zero», di Lilli Gruber (Rizzoli) «E’ davvero possibile riscoprire l’America?», si chiede la nota giornalista televisiva oggi parlamentare europeo aprendo il suo reportage su un Paese che ha sempre amato.
 «Quindici innocenti terroristi», di Bianca Stancanelli, Marsilio. Inviata speciale del settimanale «Panorama» l’autrice si occupa del caso di un gruppo di imputati, tutti immigrati musulmani, finiti sotto inchiesta con l’accusa di aver preparato un attentato contro l’ambasciata americana a Roma. Alla fine saranno tutti assolti e l’indagine, partita cinque mesi dopo l’attacco alle Torri gemelle di New York, si concluderà nel nulla.
 «Il mercato della paura», di Carlo Bonini e Giuseppe D’Avanzo, Einaudi. Come viene chiarito sin dal significativo sottotitolo, l’opera dei due giornalisti del quotidiano «La Repubblica» prende in considerazione la guerra al terrorismo islamico «nel grande inganno italiano». Reportage ricco di elementi circostanziati e integrato da corpose documentazioni, il volume è stato stampato prima che venisse alla luce per intero il caso Abu Omar. Una storia dai risvolti oscuri accompagnata dalla scoperta che gli stessi D’Avanzo e Bonini sono stati spiati per mesi dai servizi segreti proprio per le loro inchieste giornalistiche. Nel nostro Paese, dal 2001 a oggi, i condannati per azioni eversive sono stati appena due. E nel frattempo alcuni dirigenti di settori degli apparati di sicurezza nazionali hanno messo insieme una gigantesca ragnatela di calunnie e menzogne per alimentare sempre più la strategia della paura e cercare di acquisire meriti non dovuti con falsi dossier agli occhi degli alleati americani.
 «Allah fra terrorismo e diritti umani», di Romano Bettini, editore Franco Angeli. L’autore insegna Sociologia della devianza a Roma e analizza le radici culturali del terrorismo islamista.
 «Le guerre del XXI secolo», sottotitolo «Guerra, guerra asimmetrica, guerriglia e terrorismo», di Emilio Greco e Francesco Pavone, editore Kappa.
 «Il male minore», sottotitolo «L’etica politica nell’era del terrorismo globale», di Michael Ignatieff, editore Vita e Pensiero. L’autore si chiede se si possa combattere la violenza con altra violenza. È giusto? È efficace? E qual è il prezzo da pagare? Ignatieff affronta questi interrogativi con determinazione, autorevolezza e con un raro, equilibrato connubio di idealismo, conoscenza storica e saggezza politica.
 «Vincere la paura», sottotitolo «La mia vita contro il terrorismo islamico e l’incoscienza dell’Occidente», di Magdi Allam, Mondadori. Il giornalista del «Corriere della Sera» racconta se stesso, musulmano laico nato e cresciuto nell’Egitto di Nasser ed emigrato in Italia nel 1972, denunciando sia gli integralisti che l’hanno condannato come «nemico dell’islam», sia i loro complici occidentali che alimentano uno scenario di scontro e di odio.
 «Terrore oltre il postmoderno», di Duque Félix, editore Ets. In sintesi: gli attentati e i bombardamenti tecnologici sono risultati molto più efficaci e persuasivi di ogni consiglio intellettuale per svegliare dal loro sonno dogmatico filosofi ed artisti.
 «Cento opinioni sulla pace e sulla guerra dopo l’11 Settembre», di Mario Arpino, Mursia.
 «La costruzione del male», di Jeffrey C. Alexander, Il Mulino. Perché l’orrore non cessa di abitare il mondo? Perché la ferocia degli uomini ci appare inesauribile? Perché una guerra si conclude mentre un’altra comincia? Molte delle risposte a questi interrogativi sono date in termini di bene e di male.
 «Il nostro mondo: dalle grandi rivoluzioni all’11 Settembre», di Gabriele Turi, Laterza. Analisi delle situazioni contemporanee alla luce del passato. Turi tratteggia oltre due secoli di storia in una sintesi generale.
 Sulle finalità dell’arte dopo l’11 Settembre», di Paolo Manazza, edizioni O Barrato. Sulle macerie del neonato conflitto globale tra Occidente e Islam prende forma la coscienza che una visione estetica del mondo volta alla contaminazione con l’etica possa tracciare la via per la salvezza consapevole di entrambi.





1.6.06

Giovinezza


Giovinezza

Viali assolati,
alberi e fronde verdi
costeggiano
la strada
da percorrere.
Un sole ogni tanto oscurato
da qualche nube
brilla nel cielo.
Un cielo di vita,
speranze e gioie.
Un cammino veloce,
ogni tanto incerto,
ma scaldato dal calore
del futuro.
Colori vivaci costellano
i prati circostanti
e margherite primaverili
rallegrano il sentiero.
Profumi di ogni genere
arrivano fino infondo
all’anima e gli occhi
non finiscono mai
di stupirsi.


Giovanna Nigris

http://sisu-g.splinder.com

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...