Visualizzazione post con etichetta news che sfuggono. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta news che sfuggono. Mostra tutti i post

7.2.13

Racconti di un viaggio (in bicicletta) dalla Spagna al Mali.




Visto che 




E' nata questa iniziativa Biciclette per l’Africa (The power of Bicycles)di The Bicycle Factory
E un iniziativa importante perchè come testimonia il video , L'Africa è come l'italia del II dopo guerra 
  (   i più anziani e i cinofili ricorderanno il film ladri di biciclette ) . Infatti : << Mentre in gran parte del mondo occidentale neonati movimenti popolari lottano per i diritti e la sicurezza dei ciclisti, nei paesi più poveri>> , secondo http://bicycletv.it/ da cui ho preso il video <<e la foto qui a  destra     la bicicletta è ancora molto di più di un semplice mezzo di trasporto. In Africa, per esempio, la maggior parte della popolazione vive nei villaggi e per rifornirsi di cibo,acqua, per arrivare in ospedale, per raggiungere la scuola utilizzare la bicicletta è l’unico modo possibile. >> Ed è grazie al progetto The Bicycle Factory lo scorso anno (2012) sono state prodotte ed inviate in Ghana, con l’aiuto economico di tanti piccoli sostenitori, 5.000 biciclette speciali chiamate Nframa, che nella lingua locale significa ‘vento‘, per via della libertà di movimento che queste biciclette permettono agli studenti che le ricevono. Le Nframa sono delle biciclette mono marcia costruite appositamente per adattarsi al terreno accidentato del paese. Il progetto The Bicycle Factory è attivo dal 2009 e sono già più di 9.000 le bici che complessivamente sono state messe a disposizione degli studenti del Ghana.Take iniziativa trova conferma indiretta in due viaggi fatti in bicicletta dall'Europa all'artica .

Ecco il manifesto dell'iniziativa  preso da   Google 

 




Questa   iniziativa  è rafforzata   da  due  viaggi  in bicicletta  dall'europa  all'Africa. IL primo  messo anche su carta più precisamente ne Il libro ‘Lentamente l’Africa’, racconti di un viaggio dalla Spagna al Mali, di Marianita Palumbo ( ne trovate la copertina  a destra e  la  foto  in basso  a  sinistra  e sotto un intervista presa  sempre    da http://bicycletv.it/  ) di è edito da Ediesse nella collana Carta bianca ed acquistabile direttamente su Amazon
IL secondo  (  tratto da  http://www.moodwheels.com/  )   dal  viaggio solitario di  Matteo pedala da solo, ma con lui lavorano persone speciali. Insieme a sua moglie, ha fondato Sport2build, un ‘organizzazione che offre “a tutti i bambini e ragazzi che si trovino in situazioni di emergenza, povertà e degrado sociale, in un contesto nazionale ed internazionale, un efficace strumento di sviluppo psico-fisico e sociale come lo sport.”
Quest’anno Matteo, per promuovere la sua Associazione e raccogliere fondi, ha percorso in bicicletta diversi paesi dell’Africa, quali Zambia, Malawi, Tanzania, Kenya, Etiopia, Sudan e Egitto. Per un’impresa del genere la sua bici era speciale: il materiale utilizzato lascia tutti a bocca aperta: carbonio, titanio, ergal e Japanium Z…..no.  Bambu! La bicicletta che ha accompagnato Matteo per oltre ottomila chilometri è costruita in bambu e pezzi di una vecchia mountain bike. Non si butta via niente.
IL primo Racconti di un viaggio (in bicicletta) dalla Spagna al Mali.Intervista all’autrice del libro ‘Lentamente l’Africa’ Marianita Palumbo di Francesco D. Ciani 



Abbiamo recentemente letto e molto apprezzato il libro ‘Lentamente l’Africa’, racconti di un viaggio (in bicicletta) dalla Spagna al Mali. Scritto e pedalato da Marianita Palumbo e Tobias Mohn. Studente di ingegneria ambientale e viaggiatore in bicicletta fin dall’età di 15 anni quest’ultimo, italiana ma parigina d’adozione, antropologa e documentarista Marianita. Questo è stato per lei il primo viaggio in bicicletta.Abbiamo fatto una chiaccherata con Marianita per soddisfare alcune nostre curiosità Come ha fatto Tobias a convincerti ad avere il tuo battesimo da ciclo viaggiatrice proprio in Africa e con un percorso così lungo e complesso?
video cattura  dal  promo del libro su  http://bicycletv.it/videos/



Mi hanno prima di tutto convinto i suoi racconti del viaggio in Asia, un anno, da solo. Non facevo che ascoltare e già incominciavo a viaggiare! Ero invidiosa della sua esperienza e allo stesso tempo appena abbiamo deciso che saremmo partiti ho smesso quasi di pensarci. La decisione era stata presa, aspettavo solo il momento di partire! Siete partiti dal fare pochi km al giorno per arrivare poi a farne anche più di 400 in soli due giorni di viaggio. Come é stato possibile?I primi giorni in Spagna sono serviti anche per allenarci. Io non volevo che le sensazioni di un continente nuovo si confondessero troppo con quelle di un mezzo di trasporto nuovo. E stato utilissimo, anche se davvero faticoso, trovarsi subito davanti le prime montagne! Partire dal piu’ difficile, mentalmente, per essere preparati alla discesa piatta vero sud! Pochi km quindi, e senza fretta, per cominciare, per imparare a usare i pedali, perché il corpo si adattasse al ritmo, e la mente alla fatica! Tobi ne aveva già fatti molti di viaggi in bici, ma anche lui era fermo da un po, quindi il divario tra noi non era cosi’ grande, anche se lui ha comunque dovuto avere pazienza e sorbirsi le mie crisi! E poi, come per magia, tutto inizia a funzionare e si smette di pensare alla bici come ad un mezzo più faticoso degli altri. Altre montage, quelle del marocco e poi il vento contrario ci hanno fatto rallentare ma poi, in Mauritania, il vento era buono ed era come volare! Ed effettivamente abbiamo raggiunto un Massimo giornaliero di piu’ di 200 km e per due gironi di seguito. Tante ore sulla bici, vento giusto che soffiava verso sud-ovest, una grande costanza nel ritrmo, e la nécessita di arrivare alla méta per ritrovare un nostro compagno di viaggio, ecco come é stato possibile! Il corpo é una machina talmente sofisticata: dopo poco si adatta e non credo di essere mai stata meglio fisicamente che durante quei km in bicicletta!
  Come’é andata a livello di visti, di permessi, di frontiere? É stato semplice o avete avuto complicazioni? Abbiamo fatto tutti i visti necessari in anticipo a Parigi, anche se quasi tutti, all’epoca, si potevano fare direttamente alla frontiera. La cosa da tenere in conto é che le regole cambiano velocemente: per esempio, per la Mauritania non avevamo fatto nessun visto perché ci avevano detto, appunto, che lo si poteva fare direttamente entrando. Ma bisogna, anche durante il viaggio stesso, informarsi non appena si é nelle grandi città, per approfittare ed eventualmente cambiare rotta. Noi, per esempio, arrivati a Marrakesh, siamo dovuti ritornare a Rabat (non é raccontato nel libro) perché solo li ci avrebbero fatto il visto per la Mauritania! Quindi é bene informarsi in anticipo e restare informati lungo il percorso! C’é stato un momento in cui scrivi che, se vi foste fermati per riposare e qualcuno vi avesse girato le bici dall’altra parte, non vi sareste accorti della differenza di paesaggio e sareste ritornati indietro. Com’é pedalare per ore nel deserto con nulla intorno oltre la sabbia? E’ allo stesso tempo estraniante e incredibilmente intenso. I gesti si ripetono all’infinito, i pensieri ti portano lontanissimo. Il cervello si metta a funzionare in maniera incredibile (forse per l’ossigeno? Forse per il paesaggio infinito?). E poi il ripetersi dei giorni, degli incontri, fa si che ci si crea le proprie abiturini, si addomestica il paesaggio e ci si fa addomesticare. Come avete fatto per i rifornimenti di acqua e di cibo? Avevamo comprato delle piantine IGN francesi abbastanza dettagliate per calcolare le tappe per il rifornimento di cibo e acqua. Ma la cosa più importante é approfittare di qualsiasi occasione per fare rifornimento, chiedere allé personé che si incontrano, e calcolare bene le distanze sul conta km. Noi non avevamo GPS, o meglio ne avevamo uno ma che é tornato indietro intatto perché non era abbastanza sofisticato per servire veramente quindi non lo abbiamo mai usato.
  Ci sono stati momenti, tanti km, in cui non avevate nemmeno asfalto ma dovevate spingere le bici sulla sabbia a mano. É stata dura? Durissima! Fisicamente e mentalmente, ma poi alla fine sono dei pezzi di strada di cui ti ricordi tutto, assolutamente tutto! E una ginnastica fisica e mentale che ti fa entrare dentro il paesaggio. Come avete fatto con i contanti? Li avete portati tutti con voi o avete prelevato man mano? Ci siamo portati dietro un po di soldi ma non molti e poi, come per acqua e cibo, appena si poteva, soprattutto nelle città piu grandi, ritiravamo. Anche per questo bisogna informarsi prima e avere carte di credito che funzionano. Se no ci sono i sistemi di trasferimento di soldi che funzionano ovunque ma costano un po! Che medicinali avete preso o vi siete portati per un viaggio del genere? Avevamo un kit di sopravvivenza, devo dire abbastanza fornito, antibiotici di base (pillole e pomata per le ferrite), disinfettanti e repellenti per le zanzare. Ci eravamo fatti consigliare da amici medici cosa portare. e poi un médicinale anti malaria che abbiamo iniziato a prendere avvicinandoci alle zone a rischio, evendola già provao a parigi per controllare gli effetti collaterali. Dopo quanti mesi riesci ad immergerti e perderti totalmente nel paese che ti ospita,in un viaggio del genere? Credo che la bici sia un acceleratore del costante processo di immersione che si subisce in un viaggio. Ma per esempio io la uso per le mie esplorazioni urbane a Parigi e ci vuole un attimo, anche solo venti minuti di pedalate, per immergersi in modo nuovo in un luogo che si conosce già! Per questo viaggio in Africa io ho percepito ad un certo punto che mi sentivo a casa, e questo a piu’ della meta del viaggio. E stato come scomparire, in un certo senso, come se mi sentissi fusa all'esperienza che stavamo facendo, che non c’era più  distanza, in un certo senso. Com’é tornare alla realtà dopo 5 mesi di immersione in terra africana? E stato tutto velocissimo. Sorvolare al contrario gli spazi che avevamo attraversato in bici é stato un po come una catarsi. E poi una volta atterrata sono stata ringhiottita dal quotidiano. Il moi sguardo su certe cose era cambiato, ovviamente, e forse la cosa piu’ bella é stata capire che quest’esperienza eccezionale mi aveva soprattutto insegnato a viaggiare anche stando fermi, a meravigliarsi di tante piccole cose anche del quotidiano, e non, come si potrebbe credere, a sminuire il quotidiano. La differenza tra viaggiare in bici, lentamente e viaggiare con altri mezzi? E ovviamente lo sforzo fisico ma non solo. Anche la maniera di mettersi in gioco in un paese che non si conosce. Ci si espone, si dipende molto dal contesto che si attraversa e allo stesso tempo si é liberi di spostarsi autonomamente. Con gli altri mezzi quello che é fantastico é condividere il mezzo di trasporto con le persone del posto. Ed è una cosa fondamentale anche quella: capire come la gente si muove localmente!Chiuderei con il tuo punto di vista sulla differenza tra il viaggiare e l’essere a casa. Essere in viaggio vuol dire negoziare costantemente la propria presenza in un contesto che non si conosce, imparare a “stare”, imparare a interagire. Credo che per i viaggiatori, al contrario, essere a casa vuol dire dover preparare chi ci sta intorno alle nostre assenze, condividendo le proprie esperienze, che è sicuramente una delle regioni dell’esistenza di questo libro.

La  seconda   tratta  da  http://www.moodwheels.com/ è quella  di Matteo Sansonetti   (  foto  sotto a destra  tratta  da  una video intervista  fattagli  l'amnno scorso  da Jean Claude Mbede Fouda  per  Afrikitalia LiveTV )  che  dopo aver ceduto il suo studio di commercialista  a Legnano   7  anni  fa  parte per lo Zambia e fonda  la  onlus   http://www.sport2build.org/ che  si occupa  di fare dello sport  uno strumento  di pace ed integrazione per  i bambini africani  creando occasioni  d'amicizia  e crescita  tenendoli lontano  d'abbandono e criminalità .
Infatti offre “a tutti i bambini e ragazzi che si trovino in situazioni di emergenza, povertà e degrado sociale, in un contesto nazionale ed internazionale, un efficace strumento di sviluppo psico-fisico e sociale come lo sport.”
Quest’anno Matteo, per promuovere la sua Associazione e raccogliere fondi, ha percorso in bicicletta diversi paesi dell’Africa, quali Zambia, Malawi, Tanzania, Kenya, Etiopia, Sudan e Egitto. Per un’impresa del genere la sua bici era speciale: il materiale utilizzato lascia tutti a bocca aperta: carbonio, titanio, ergal e Japanium Z…..no.Bambu! La bicicletta che ha accompagnato Matteo per oltre ottomila chilometri è costruita in bambu e pezzi di una vecchia mountain bike.

N.b  le  foto sono dell'articolo intervista    che  trovate  qui sotto  di  www.moodwheels.com

Cosa è stato necessario fare per prepararti a questo “giretto in bici” di ottomila Km?                          La preparazione è stata soprattutto mentale, si mi sono allenato ma non tantissimo, non ho fatto diete,anzi mangiavo tutto e di più perchè sapevo che prima o poi l’Africa mi avrebbe mangiato ! Alla fine sono arrivato tiratissimo !

17.1.13

Non ha soldi per ticket, paga infermiere A centro prelievi Massa con figlia gravemente malata

Cazzegiando  \  sminchionando  su facebook leggo questa  news    tratta  da  http://ansa.it/web/notizie/regioni/toscana/2013/01/16/

(ANSA)- MASSA (MASSA CARRARA), 16 GEN - Non ha i soldi per pagare le analisi del sangue della figlia, l'aiuto arriva da un infermiere, che paga per lei il ticket. E' avvenuto questa mattina al centro prelievi della Asl 1 di Massa. Con la figlia gravemente malata e le analisi prescritte dal medico curante, la donna si e' recata al centro di prenotazione senza soldi, preoccupata per le condizioni di salute della ragazza e disperata. Ma le analisi non potevano essere fatte senza un esborso immediato.

3.1.13

Stringe dito a medico che la fa nascere Foto scattata e postata poi dal padre fa impazzirre il web .

Fa impazzire la rete la foto della piccola Nevaeh, una neonata di Glendale, Arizona, che stringe il dito del medico che sta la sta facendo nascere col parto cesareo. L'immagine, scattata dal padre Randy Atkins al momento del parto, è diventata virale sul web dopo che i genitori della bimba l'hanno postata la scorsa settimana su Facebook. "Il dottore mi ha chiamato e mi ha fatto vedere che la bambina gli stava aggrappata al dito mentre ancora era nell'utero della mamma. Così ho scattato. E' una foto incredibile", ha detto Randy alla 3TV News, una rete locale. (ANSA 03 gennaio, 18:53).

14.4.12

lo schifo resta la bellezza muore . 5 aprile, triste giorno per il grunge



a volte fra lavoro e cazzeggio mi sfuggono news importanti .Ma va beh non sempre si può stare dietro a tutto o per rimanere in musica :<< Secondo voi ma chi me lo fa fare di stare ad ascoltare chiunque ha un tiramento? Ovvio, il medico dice "sei depresso", nemmeno dentro al cesso possiedo un mio momento. >> ( una famosissima canzone di Guccini non riporto il titolo perchè è talmente famosa e stra nota che anche mia nipote che ha 6 anni la conosce )


da http://fabiocaironi.wordpress.com/

5 aprile, triste giorno per il grunge



Sono morti entrambi il 5 aprile. Entrambi sono stati grandi alferi del grunge, e sono scomparsi al termine di un percorso di autodistruzione, spia di un profondo malessere. Kurt Cobain e Layne Staley, rispettivamente leader di Nirvana e Alice in Chains, condivisero i successi in vita, e il giorno della morte.
Cobain se ne andò nel 1994, Staley otto anni più tardi, nel 2002. Paladini di un movimento, il grunge, che non morì con Cobain e con Staley, anche se perse quella spinta propulsiva che lo aveva visto trionfare sul mondo. Il grunge è visto con molta nostalgia dai trentenni di oggi, che allora furono adolescenti e trovarono in quei riff rabbiosi e nei testi profondi e a volte strazianti un’istantanea della loro condizione. Quella musica veniva da Seattle, quasi dall’altra parte del mondo, eppure era terribilmente vicina ed attuale.

Giorno tragico, il 5 aprile. Mentre terminavo di scrivere questo post ho letto della morte di Jim Marshall, fondatore dell’omonimo amplificatore che ha rivoluzionato il modo di fare musica, creando i presupposti per la nascita del rock.


Poi  stà a

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...