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7.10.24

“The Beatles Everyday. Tutte le canzoni dei mitici “Fab Four .di federico martelli un libro non solo per Beatles mitomani

 Finalmente  mi   è  arrivato il libro di  Federico Martelli , ordinato   dall'autore   stesso   pewr  avere  l'autografo  ,    caita  quando  un libro ti prende  ,   “The Beatles Everyday. Tutte le canzoni dei mitici “Fab Four edizione   Guttemberg .
Generalmente    per problemi di spazio nella  libreria   , leggo i libri o  su i lettori digitali  o   dalla biblioteca .  Ma  per  il libro  di Federico   un ragazzo di oggi,  che   giorno dopo giorno  recensice   e    racconta  in italiano   e   in italiano e inglese.    di cui  ne  avevo  parlato  in : <<    certe    canzoni  e certi  gruppi   non  hanno età e  sono immortali intervista  a  federico  martelli  Il 18enne   di carpi  che ha scritto The Beatles Everyday”: un libro in cui analizza  una per  una le  canzoni    dei  Beatles  e  da   me  intervistato in  :   << certe canzoni e certi gruppi non hanno età e sono immortali intervista a federico martelli Il 18enne di carpi che ha scritto The Beatles Everyday”: un libro in cui analizza una per una le canzoni dei Beatles >>    .  IL  libro mi  ha  prso moltissimo  perchè    nonostante  la  notevolissima  ( potrebbe essere mio  figlio o  mio nipote  )     differenza  di età     abbiamo  fatto lo  stesso  percorso   musicale    con  i Beatles .  Infatti è stato il mio  primo gruppo ascoltato  autonomamente  .  Tale libro   è   Ben scritto  ,  si vede    che   ci sono dietro anni  d'ascolto    e  una  grnade  passione per  la  musica  e  le  sue  teniche olltre  che   un  notevole interese   per la  filosofia   .In realta  da uel che ho trovato  in  rete    mentre  cercavo    appigli  per  l'intervista      so  he fa  il  classico    ,  ma    sembra   che       autodidatta  ,  oppure  al  conservatorio  o abbia fatto   un  liceo    artistico  ad  indirizzo musicale  .  Un libri    scritto  con il  ciuore  e  la  passione    di    un vero cultore   . Sembra     che abbia  vissuto  gli anni  dei B   in prima  persona  .  Ottima  l'idea  di   scrivere  anche  in inglese  . credo  che a B   quelli viventi  o  gli eredi   di quelli  morti  farebbe  piacere  ricevere una  copia  del libro.Un’opera ,  dicevo ,  che è soprattutto una grande dichiarazione d’amore, appassionata e vera come solo un  apassionato sa fare . Un libro che è nato prima come rubrica social, e che sui social sta diventando un caso .Infatti   Come facilmente prevedibile, questo progetto ha suscitato tanti commenti. Quasi tutti accolti con grande favore dell’autore. "L’unico commento spiacevole – aggiunge Federico – è stato quello di una persona che ha detto che non ha senso comprare un libro sui Beatles scritto da un diciottenne. Non sono ovviamente d’accordo". La pubblicazione è disponibile nelle librerie e negli e-store . Non  sono d'accordo   perchè  come   mi pare  bbia  ichiarato  lui stesso    da quyalche  parte   Oggi il rock ha settant’anni, c’è meno stupore per certi sound o per certi messaggi, ma personalmente credo che la discografia dei Beatles porti con sé messaggi universali, raccontati in maniera unica, che difficilmente si può non tanto superare ma anche solo avvicinare  . Infatti      Il libro nasce come appuntamento quotidiano su Instagram e Facebook   , pagina  poi chiusa  per  problemi di  copy  right    dove, ogni giorno alle 14, l’autore ha pubblicato dal primo gennaio 2023 una recensione al giorno delle 215 canzoni dei Beatles, che sono poi diventate 221 con la scelta di una canzone a testa dalla carriera solista degli ex Fab Four e l’aggiunta di Now & Then, brano uscito lo scorso anno, canzone postuma che chiude il cerchio sulla carriera dei quattro ragazzi di Liverpool.  Un  opera   "The Beatles everyday" è il frutto dello sforzo, della passione e dell’anima di un sedicenne innamorato dei Fab Four che con tutta la spontaneità e l’urgenza della sua età ha deciso di analizzare ogni loro brano su una pagina Instagram di sua creazione, dal titolo omonimo (@thebeatleseveryday), dove ogni giorno – senza un ordine prestabilito – postava una recensione; lo ha fatto con un tono più informale del consueto, con il coraggio e l’impudenza di dare giudizi personali, talvolta tranchant, senza alcun timore o remora. L’aspetto più interessante è potere avere una nuova visuale, fresca, diretta, talvolta sfacciata, di tutta l’opera della band, senza mediazioni e compromessi. E soprattutto con l’aggiunta di considerazioni personali, non necessariamente legate all’aspetto artistico, che pongono il libro in un contesto quasi filosofico: con la peculiarità, che non guasta mai, anzi è il sale della vita, di sana (auto) ironia. Qualcuno si indispettirà (“Ma come si permette?”) nel leggere certe considerazioni su questo o quel brano, non cogliendo invece il grande pregio di "The Beatles everyday": una visione mai paludata di un’opera così importante e classica.  Unici nei ,  che  mi vengono cosi  a  caldo e  un po'  banali soprattutto il primo    ,  ma     che non ne   sminuiscono  per  questo la belezza e  l'importanza  ,  e    che  credo  che  se   vorraà presentarlo  ad  un pubblico di specialisti   in eventuale  ristampa  ,  saranno corretti   ,   sono  : 1)  le  canzoni  esposte   alla  rinfusa   cioè   sparse  e    non  album  per album    e  quindi  una lettura  difficile     che  costringe  a   saltare di qua  e  di la    a  chi  non è un  vero fans    o  nostalgico  di B   , ma  vi  si avvicina  per  la  prima volta .  2)  Manca  una  nota  che spieghi  , infatti  ho  avuto all'inizio e   sono  dovuto  ricorrere  ad  internet  per  capirle   i  suoi voti  ,   il  metodo dei voti americani  rispetto   a    quelli europei .   3)  il voler   giustamente  , fare una  cosa  spontanea  e  non  programmata  . A  volte  succede  persino  a me  ,    quando  voglio bloccare  una  cosa ed  evitare    che finisca   dispersa nel   vento    e nell'rapido oblio .   Comunque  un ottimo  libro  d'avere     nella propria  biblioteca     a prescindere  dall'essee  fans  o meno  dei B  .  Concludo   con   i  complimenti  a  Federico   per  un eventuale   prossimo libro o  cd     di cover   dei B  . 

20.8.24

certe canzoni e certi gruppi non hanno età e sono immortali il caso di federico martelli Il 18enne di carpi che ha scritto The Beatles Everyday”: un libro in cui analizza una per una le canzoni dei Beatles



ho sentito parlare di Federico Martelli, un giovane di 18 anni che ha scritto un libro sui Beatles intitolato "The Beatles Everyday". Federico ha recensito tutte le 221 canzoni dei Beatles, inclusi alcuni brani delle carriere soliste dei membri della band. Questo progetto è nato come una rubrica sui social media dove pubblicava una recensione al giorno su Instagram e Facebook.
Il libro è stato pubblicato in versione bilingue, italiano e inglese, ed è diventato un piccolo caso sui social media, attirando l’attenzione di molti appassionati di musica


da Gazzetta di Modena 12 agosto 2024


La storia
Il 18enne che ha scritto un libro sui Beatles: «Ho recensito tutte le loro canzoni»Il giovane carpigiano ha scritto “The Beatles Everyday”: una passione nata sui social





CARPI.
Un’opera che è soprattutto una dichiarazione d’amore, appassionata e vera come solo un adolescente sa fare. Un libro che è nato prima come rubrica social, dove ha riscosso l’interesse di tanti musicisti della nostra zona ed è diventato un caso.
“The Beatles Everyday” è stato un appuntamento quotidiano su Instagram e Facebook ogni giorno alle 14, dal primo gennaio 2023, il carpigiano Federico Martelli, allora sedicenne, ha pubblicato una recensione delle 215 canzoni dei Beatles, che sono poi diventate 221 con la scelta di inserire un brano a testa dalla carriera solista degli ex Fab Four e l’aggiunta di “Now & Then” uscito postumo lo scorso anno.
Oggi “The Beatles Everyday” è diventato anche un libro, pubblicato in versione bilingue italiano e inglese per i tipi delle Officine Gutenberg di Piacenza (20 euro). L’introduzione è di Antonio Bacciocchi, musicista, blogger e giornalista di Radio Coop. Federico, nato a Carpi ma oggi residente a Correggio, ha da sempre respirato musica intorno a sé fin dalla sua nascita e, nonostante la sua famiglia, in questa avventura ha fatto tutto da solo, declinando qualsiasi offerta di aiuto.

Come si sente quando gli adulti si meravigliano che, così giovane, ha scritto un libro sui Beatles?
«Un po’ fa effetto anche a me. Ammetto che non viene in mente a tutti di scrivere una cosa che da rubrica social è diventata un libro. Non è nata con questa idea, ma adesso mi fa molto effetto. Era un progetto social, cosa che sentivo molto più alla mia portata. Nemmeno quella era una cosa da tutti, ma qualcosa che avevo studiato e iniziato a creare. Poi ho incontrato Giovanni Battista Menzani di Officine Gutenberg e Antonio Bacciocchi di Radio Coop, che ha scritto la prefazione, ed è nata l’idea di trasformare The Beatles Everyday in un libro».


I Beatles riescono a comunicare con un diciottenne di oggi come facevano con un diciottenne del 1964?
«Io ovviamente non posso entrare nella mente e nel cuore di un ragazzo del ‘64, ma posso immaginare che allora fosse tutto più d’impatto, sia per quanto riguarda il sound sia per il contenuto delle canzoni dei Beatles. All’epoca il rock era ancora in fasce, ogni cosa era innovativa e inedita. Oggi il rock ha settant’anni, abbiamo alle spalle decenni di rock, c’è meno stupore. Personalmente credo che la discografia dei Beatles porti con sé messaggi universali che sono raccontati in maniera unica, che difficilmente si può non tanto superare ma anche solo avvicinare».

Il suo libro sta diventando un piccolo caso sui social: quali sono i commenti che l’hanno colpita di più, in positivo e in negativo?
«Per ora non ci sono stati commenti troppo aggressivi o che mi hanno ferito particolarmente. Ci sono persone che non sono d’accordo con i voti che ho dato alle canzoni, e generalmente mi accusano di essere troppo severo, mai il contrario. L’unico commento spiacevole è stato quello di una persona che ha detto che non ha senso comprare un libro sui Beatles scritto da un diciottenne. La cosa che mi ha colpito di più sono i feedback di chi mi dice di avere trovato qualcosa di nuovo nelle canzoni che ho recensito. Avere dato a qualcuno l’opportunità di apprezzare certi brani in maniera nuova e differente è davvero una grande soddisfazione».

Ci riveli un suo sogno.
«Se Paul o Ringo arrivassero anche solo a sapere che esiste il mio libro sarei la persona più felice sulla terra. Sarebbe fantastico: hanno visto uscire libri sui Beatles per tutta la loro vita, sapere che hanno avuto questo tipo di impatto su un ragazzo di 16 anni penso potrebbe strappare loro un sorriso».

Perché un altro libro sui Beatles?
«Sono sempre stato un grandissimo fan dei Beatles, fin da bambino. Inizialmente grazie ai miei genitori che li amano e li ascoltano da sempre: in ogni momento della mia infanzia e della mia vita, anche se ci sono stati periodi in cui ascoltavo meno musica, non ho mai smesso di ascoltarli».

Che consiglio si sente di dare a chi si avvicina oggi ai Beatles?
«Soprattutto per i giovani non è semplicissimo avvicinarsi ai Beatles. È vero che si tratta di brani apprezzabili anche oggi, anche solo perché non sono molto lunghi e vanno dritti al sodo. Se dovessi consigliare un approccio punterei sulle due raccolte, la rossa e la blu, che comprendono i brani più conosciuti: credo che sia la parte migliore della loro discografia per introdurre nuove persone a questa band. Ma credo che in ognuno dei loro album ci siano generi diversi e sperimentazioni, quindi bisogna cercare un po’ ma poi si trova almeno una canzone perfetta per qualsiasi ascoltatore. Può essere una sfida complicata, ma la ricompensa ripaga qualsiasi sforzo»

3.6.24

DIARIO DELLA SETTIMANA N 54 ANNO II .il due giugno spiegato ad un bambino di prima elementare ., Una manager perde il lavoro ( licenziata ) dopo uno stupro di gruppo ., Salva la cugina 15enne dal matrimonio combinato viene picchiato dagli zii genitori della ragazza., I Metallica suonano a Milano e in scaletta compare "Acida" dei Prozac., PALESTINA, L’EQUAZIONE FALSA COL TERRORISMO E LA DECIMA VANNACCI, morti candati alle europee



#Salvini e Borghi attaccano #Mattarella che parla di "sovranità Europea ". #Tajani è solidale. #Conte e #Schlein contro la lega .#Meloni tace : ecco cpme spiegate ad un bambono di 5\6 anni la festa del 2 giugno

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stop violenza sulle donna, intimo reggiseno buttato sul pavimento© Fornito da News Mondo

Una manager perde il lavoro dopo uno stupro di gruppo: offerti 5mila euro e licenziamento per giustificato motivo.

Dopo aver subito una terribile violenza di gruppo, una manager torinese di 32 anni è stata licenziata dalla sua azienda.
Come riportato da Leggo.it, sembrerebbe che l’azienda abbia offerto circa 5mila euro per cessare il contratto di lavoro con la dipendente.

violenza su una donna© Fornito da News Mondo

Una manager viene violentata e perde il lavoro: il lungo calvarioLa sera del 16 marzo 2023, una donna torinese di 32 anni è stata vittima di uno stupro di gruppo a Milano, mentre si trovava ai Navigli con tre persone che considerava amici.
Dopo una serata trascorsa a bere alcol, la manager è stata aggredita dai tre uomini, che sono stati successivamente identificati e arrestati. Da quel momento, per la donna è iniziato un percorso di visite mediche, ricoveri, e sedute psicologiche e psichiatriche.
Dopo sei mesi di convalescenza, la manager ha tentato di tornare al lavoro, pur non sentendosi ancora pronta. “La mia vita quella notte è cambiata, però ce la farò, mi serve solo un po’ di tempo, ne sono sicura“, aveva confidato all’azienda. Tuttavia, l’11 marzo scorso, l’azienda della donna le ha inviato una lettera di licenziamento per “giustificato motivo“.


Il licenziamento della 32enne: la difesa dell’azienda
La comunicazione, come riportato da La Stampa, recitava: “In un’ottica di maggior efficienza abbiamo deciso di riorganizzare le nostre attività, sopprimendo la posizione da lei attualmente ricoperta” Continua, la lettera: “La informiamo che, dopo attenta verifica, abbiamo constatato l’impossibilità di adibirla ad altre mansioni“. Secondo l’avvocato della vittima, l’azienda non voleva attendere il recupero completo della donna, né rischiare di perdere credibilità a causa di alcuni video della violenza finiti su delle chatL’avvocato ha inoltre aggiunto: “Quello che l’ha davvero distrutta è stato il modo in cui è stata silurata: le sono stati offerti cinquemila euro per chiudere il rapporto di lavoro “o firmi adesso o mai più’“.
L’azienda, da parte sua, ha respinto le accuse, affermando che la decisione è stata presa esclusivamente per motivi di riorganizzazione interna.


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 proprio mentre leggo che è stata arrestata in Pakistan Nazia Shaheen la madre di Saman Abbas: trovata in un villaggio ai confini con il Kashmir qui un ritratto che riepiloga la vicenda


 leggo   mi pare  su repubblica.it    questa news che oltre a denunciare i fanatici religiosi ed identitari sfatta un luogo comune che tutti gli immigrati sono cosi . Luogo comune \ stereotipo inculcatoci per 30 anni da questa estra sia parlamentare che extraparlamentare ma che ancora nonostante sia sempre più minoritaria ha lasciato ancora le sue scorie e ha permesso che sia al governo e che anche chi non è di destra ne subisce l'influenza Salva la cugina 15enne dal matrimonio combinato, picchiato al supermercato dai genitori della ragazza . Gli zii hanno organizzato il pestaggio e lo hanno filmato per fare sapere a tutti di averla fatta pagare al nipote. Quel video li ha incastrati. Indagine dei carabinieri nel Bolognese, 40enne finisce ai domiciliari anzichè in carcere come dovrebbe

 BOLOGNA - Ha aggredito e picchiato il nipote, colpevole secondo lo zio di avere mandato a monte il matrimonio combinato che lui e la moglie avevano deciso per la figlia, una ragazzina di 15 anni. Il cugino ha avvisato i servizi sociali, che l'hanno tolta alla famiglia e affidata a una comunità per minori. E' la vicenda avvenuta in un paese del Bolognese e scoperta dai carabinieri, che hanno arrestato un 40enne, finito ai domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico per i reati di atti persecutori e lesioni personali. L'aggressione da cui è partita l'indagine è avvenuta lo scorso 24 aprile in un supermercato di Zola Predosa, dove si trovavano il nipote 20enne dell'indagato insieme alla fidanzata. Lo zio e la moglie li hanno raggiunti e, davanti a cassieri e altri clienti, hanno cominciato a picchiarli, facendoli finire al pronto soccorso con traumi cranici, contusioni varie e 8 giorni di prognosi. Lo stesso 40enne aveva filmato la scena con il telefonino e pubblicato su un social network il video del pestaggio. Un gesto fatto dall'uomo forse a scopo dimostrativo, per fare sapere a tutti di averla fatta pagare al nipote. Quel video gli si è però ritorto contro, quando gli investigatori hanno cominciato a indagare sull'aggressione, scoprendone il retroscena: si era trattato di una rappresaglia nei confronti del nipote e della fidanzata, ritenuti responsabili di essersi intromessi nel matrimonio combinato tra la figlia 15enne e un coetaneo, facendolo saltare. Era stata probabilmente la stessa ragazzina a confidare al cugino di non volersi sposare con il giovane scelto dalla famiglia. Lo stesso cugino ha deciso di aiutarla e ha raccontato tutto ai servizi sociali, che sono intervenuti togliendo la minore alla famiglia. Il padre della ragazza ora è ai domiciliari e lei al sicuro in una comunità. Una vicenda che ricorda quella, tragica, di Saman Abbas uccisa a Novellara per essersi opposta a nozze combinate.


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I Metallica suonano a Milano e in scaletta compare "Acida" dei Prozac I Metallica suonano a Milano all'Ippodromo La Maura e dedicano un tributo ad una canzone italiana. Durante il concerto, unica data italiana del tour, il gruppo di heavy metal ha interrotto la scaletta per suonare "Acida" dei Prozac+.c

 Un fuoriprogramma che ha stupito anche il pubblico della band. E' stato Rob Trujillo a spiegare ai fan di aver pensato di suonare un brano italiano: «Se conoscete le parole, cantatela» ha detto prima di iniziare a suonare.


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a proposito di scrupoli di coscienza, pur non essendo persona informata dei fatti, un interrogativo su tutt’altro argomento, vorrei (con ogni scrupolo, si intende) proporlo, pensando alla vicenda palermitana dell’ingegnere Angelo Onorato: ma davvero a Palermo in campagna elettorale un delitto di mafia deve diventare un suicidio? Se sbaglio chiederò scusa, ma l’idea di tacere i miei dubbi lasciando soli i familiari a non credere alla tesi del suicidio mi inquieta. E tanto.
pensavano in tanti   che, con la morte di B., sarebbe cessato anche il berlusconismo, trascinato nella tomba insieme alle sue spoglie, ma invece si sono sbagliati ancora una volta. Infatti, B. si appresta ora a risorgere anche sulle prossime schede elettorali per le imminenti elezioni europee. Non contenti di aver confermato sul simbolo di Forza Italia il suo nome, ora si invitano gli elettori addirittura ad esprimere, come prima preferenza, il suo nominativo. Non un candidato, ma una mummia.

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PALESTINA, L’EQUAZIONE FALSA COL TERRORISMO E LA DECIMA VANNACCI

Negli ultimi anni in Italia, complice il dibattito sui due conflitti che stanno funestando il mondo, si è rafforzata una pratica tanto longeva quanto insopportabile: l'automatismo a stravolgere qualsiasi gesto che prenda una posizione, vestendolo d'ignominia anche quando non ce ne sarebbe motivo o dipingendolo come un'implicita incitazione alla violenza o come un benestare indiretto al cattivo di turno. La confusione di merito già riscontrata nel dibattito sulla guerra in Ucraina, si sta ripetendo in maniera uguale e diversa sul tema del conflitto israelo-palestinese. L'argomentazione indistinta e violentissima per cui chi dichiara la propria contrarietà all'operato d'israele e manifesta la propria solidarietà alla Palestina viene etichettato come antisemita e apologeta del terrorismo é quantomai viziata e pelosa; eppure il timore di sentirsi riversare contro un'accusa tanto grave inibisce molti dal manifestare apertamente il proprio pensiero. Ha dunque mostrato coraggio Matteo Lepore, sapendo a cosa sarebbe andato incontro, quando ha deciso di esporre la bandiera palestinese da una finestra di Palazzo d'accursio. Il sindaco di Bologna, a cui è immediatamente piovuto addosso quel protocollo di critiche preconfezionate di cui sopra, non solo non ha retrocesso dalla sua azione, ma ha saputo replicare mettendo l'accento proprio sulla pratica della critica infamante usata per ridurre i cittadini al silenzio: “Voglio respingere qui e smentire l'interpretazione che esporre la bandiera del popolo palestinese rappresenti oggi un sostegno ai terroristi e un gesto antisemita. È veramente una cosa falsa che va rigettata e respinta... Evitiamo di accusare l'amministrazione comunale e la città di Bologna di essere al fianco dei terroristi solo perché abbiamo un'opinione e vogliamo aprire uno squarcio nel silenzio che ci si chiede di rispettare: chiederci di stare in silenzio significa chiederci di accettare un massacro”. Non lasciarsi intimorire dal fango delle accuse strumentali, ma smontarle e restituirle al mittente, è un buon modo di fare politica. Oggi ce n'è particolarmente bisogno.ANTISEMITA A CHI?
Se avesse voluto raccontare il vero senso della campagna elettorale che sta portando avanti, Matteo Salvini avrebbe dovuto parafrasare lo slogan scelto dalla Lega “Più Italia, meno Europa” e declinarlo soggettivamente: meno Capitano, più Generale. Negli ultimi giorni pre voto lo scritturato Vannacci sta dando il meglio di sé: tra un invito a votare mettendo una Decima sul simbolo della Lega e una citazione de “Il gladiatore” (il solito “Al mio via scatenate l'inferno”), l' 'intruso' sta sbigottendo l'intero ceto politico del Carroccio, che assiste alla sua performance imbarazzato e cerca di evitare commenti per scongiurare la tragedia pre voto. Mentre questo accade il segretario se ne sta un passo indietro, parla di pace, promette condonucci edilizi e guarda orgoglioso la sua creatura scalmanarsi. L'obiettivo? Essere gladiatori senza perdere del tutto la faccia.
MENO CAPITANO, PIÙ GENERALE : Se avesse voluto raccontare il vero senso della campagna elettorale che sta portando avanti, Matteo Salvini avrebbe dovuto parafrasare lo slogan scelto dalla Lega “Più Italia, meno Europa” e declinarlo soggettivamente: meno Capitano, più Generale. Negli ultimi giorni pre voto lo scritturato Vannacci sta dando il meglio di sé: tra un invito a votare mettendo una Decima sul simbolo della Lega e una citazione de “Il gladiatore” (il solito “Al mio via scatenate l'inferno”), l' 'intruso' sta sbigottendo l'intero ceto politico del Carroccio, che assiste alla sua performance imbarazzato e cerca di evitare commenti per scongiurare la tragedia pre voto. Mentre questo accade il segretario se ne sta un passo indietro, parla di pace, promette condonucci edilizi e guarda orgoglioso la sua creatura scalmanarsi. L'obiettivo? Essere gladiatori senza perdere del tutto la faccia.Voto: Vedremo cosa ne dicono le urne

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pensavano in tanti   che, con la morte di B., sarebbe cessato anche il berlusconismo, trascinato nella tomba insieme alle sue spoglie, ma invece si sono sbagliati ancora una volta. Infatti, B. si appresta ora a risorgere anche sulle prossime schede elettorali per le imminenti elezioni europee. Non contenti di aver confermato sul simbolo di Forza Italia il suo nome, ora si invitano gli elettori addirittura ad esprimere, come prima preferenza, il suo nominativo. Non un candidato, ma una mummia.

PALESTINA, L’EQUAZIONE FALSA COL TERRORISMO E LA DECIMA VANNACCI

Negli ultimi anni in Italia, complice il dibattito sui due conflitti che stanno funestando il mondo, si è rafforzata una pratica tanto longeva quanto insopportabile: l'automatismo a stravolgere qualsiasi gesto che prenda una posizione, vestendolo d'ignominia anche quando non ce ne sarebbe motivo o dipingendolo come un'implicita incitazione alla violenza o come un benestare indiretto al cattivo di turno. La confusione di merito già riscontrata nel dibattito sulla guerra in Ucraina, si sta ripetendo in maniera uguale e diversa sul tema del conflitto israelo-palestinese. L'argomentazione indistinta e violentissima per cui chi dichiara la propria contrarietà all'operato d'israele e manifesta la propria solidarietà alla Palestina viene etichettato come antisemita e apologeta del terrorismo é quantomai viziata e pelosa; eppure il timore di sentirsi riversare contro un'accusa tanto grave inibisce molti dal manifestare apertamente il proprio pensiero. Ha dunque mostrato coraggio Matteo Lepore, sapendo a cosa sarebbe andato incontro, quando ha deciso di esporre la bandiera palestinese da una finestra di Palazzo d'accursio. Il sindaco di Bologna, a cui è immediatamente piovuto addosso quel protocollo di critiche preconfezionate di cui sopra, non solo non ha retrocesso dalla sua azione, ma ha saputo replicare mettendo l'accento proprio sulla pratica della critica infamante usata per ridurre i cittadini al silenzio: “Voglio respingere qui e smentire l'interpretazione che esporre la bandiera del popolo palestinese rappresenti oggi un sostegno ai terroristi e un gesto antisemita. È veramente una cosa falsa che va rigettata e respinta... Evitiamo di accusare l'amministrazione comunale e la città di Bologna di essere al fianco dei terroristi solo perché abbiamo un'opinione e vogliamo aprire uno squarcio nel silenzio che ci si chiede di rispettare: chiederci di stare in silenzio significa chiederci di accettare un massacro”. Non lasciarsi intimorire dal fango delle accuse strumentali, ma smontarle e restituirle al mittente, è un buon modo di fare politica. Oggi ce n'è particolarmente bisogno.ANTISEMITA A CHI?
Se avesse voluto raccontare il vero senso della campagna elettorale che sta portando avanti, Matteo Salvini avrebbe dovuto parafrasare lo slogan scelto dalla Lega “Più Italia, meno Europa” e declinarlo soggettivamente: meno Capitano, più Generale. Negli ultimi giorni pre voto lo scritturato Vannacci sta dando il meglio di sé: tra un invito a votare mettendo una Decima sul simbolo della Lega e una citazione de “Il gladiatore” (il solito “Al mio via scatenate l'inferno”), l' 'intruso' sta sbigottendo l'intero ceto politico del Carroccio, che assiste alla sua performance imbarazzato e cerca di evitare commenti per scongiurare la tragedia pre voto. Mentre questo accade il segretario se ne sta un passo indietro, parla di pace, promette condonucci edilizi e guarda orgoglioso la sua creatura scalmanarsi. L'obiettivo? Essere gladiatori senza perdere del tutto la faccia.
MENO CAPITANO, PIÙ GENERALE : Se avesse voluto raccontare il vero senso della campagna elettorale che sta portando avanti, Matteo Salvini avrebbe dovuto parafrasare lo slogan scelto dalla Lega “Più Italia, meno Europa” e declinarlo soggettivamente: meno Capitano, più Generale. Negli ultimi giorni pre voto lo scritturato Vannacci sta dando il meglio di sé: tra un invito a votare mettendo una Decima sul simbolo della Lega e una citazione de “Il gladiatore” (il solito “Al mio via scatenate l'inferno”), l' 'intruso' sta sbigottendo l'intero ceto politico del Carroccio, che assiste alla sua performance imbarazzato e cerca di evitare commenti per scongiurare la tragedia pre voto. Mentre questo accade il segretario se ne sta un passo indietro, parla di pace, promette condonucci edilizi e guarda orgoglioso la sua creatura scalmanarsi. L'obiettivo? Essere gladiatori senza perdere del tutto la faccia.Voto: Vedremo cosa ne dicono le urne

2.6.24

Dj Ringo contro Victoria dei Maneskin: «Rock di qua, rock di là e poi fa la dj mettendo musica di m..»

 premetto  che non sono loro fans  e  detesto   al 99.99 %  la musica dei  Dj un po'  per  ignoranza   \  chiusura mentale  ,  sordità  quasi totale  , educazione  artistica  classica  , ecc   la reputo  come muscica  tutta  uguale  priva  di  melodia    e  sinfonia    cioè   dei  "ciocchi   di  stagnali * .
Ma  il  commento «Sono tutti rockers con il culo degli altri »  apparso  sul   profilo Instagram Dj Ringo di Virgin Radio  in  "attacca" Victoria De Angelis, la bassista dei Måneskin, condividendo uno dei video che la ritrae alla consolle. La musicista romana ,infatti,, è  da mesi è impegnata in un tour da solista come dj nei club di mezzo mondo, ma Dj Ringo sembra proprio non aver apprezzato  la  sua  voglia di uscire   da  sua  routidine  e non le manda certo a dire: «Rock di qua, rock di là, la band di qua, la band di là – scrive – ma poi tutti a fare i dj e a mettere musica di merda», ha concluso il conduttore radiofonico, con tanto di hashtag tattico al gruppo capitanato da Damiano David.Tale giudizio  probabilmente    creato ad  arte  per  far parlare  di se  come avviene nella  maggior  parte dei casi   nel mondo dello showbuinees    ha  diviso   (  io mi  schiero   tra quelli  che  la  difendono  )    il pubblico del  web  in due  fazioni  . A valanga arrivano i commenti di chi difende la ragazza e la sua libertà di cimentarsi in generi diversi: «Che male c’è? È capace di essere una brava musicista e una brava dj», scrive un utente, che attira subito l’attenzione dello speaker: «Chi lo dice che è brava?». Un altro follower scrive: «Non vedo quale sia il problema se fa la dj di musica dance. Una non può avere più passioni musicali ? Questo mi sembra un attacco assolutamente gratuito».Probabile che il post, pubblicato solo ieri, continuerà ad attirare le opinioni sia dei fan dei Måneskin e di Victoria in particolare che dei comuni follower. Il polverone si è appena alzato e resta da vedere se dall’altra parte la musicista risponderà e se gli altri membri della band le daranno man forte.


*  espressione  del  mi dialetto     per  definire     confusione     rumore   traducibile     cosi   :  Rumori/colpi di secchi/recipienti

16.10.23

LIBRI Il fuoco dentro. Janis Joplin – Barbara Baraldi

 Esso   è il mio  primo  libro    di barbara  Baraldi  che  leggo. MaXi solito se un libro mi attrae , cime questo , nel giro diuna massimo sue lo finisco . Ma qui ci ho impiegato  un estate. Infatti esso è  scritto magistralmente /  talmente  bene   che   si  legge tutto  d'un  fiato  un   capitolo  dopo  l’altro,  salvo  che  non siate sensibili  ed  impressionabili    alle storie   tristi  da leggerlo  con lentezza  . 
Durante  la lettura     sembra   di  riascoltare  (  a  scoltare  per  chi  non la  conoscesse  o non  la  ricorda  ) la sua voce  della  Joplin    che   esplode in un torrente di colori e sensazioni, è ruvida e levigata allo stesso tempo, possiede la solennità del gospel, la grinta del rock e il dolore del blues. Un romanzo   avvincente  con  punte   di poesia . Sembra   se vogliamo essere  fiscali \  pignoli    nonostante  il genere  sia  diverso , una eccellente  sceneggiatura  cinematografica  del  tipo  di   ray  donovan [ serie  di netflix ]  o    di un una  di  una  storia  dylan  dog  fumetto di cui è curatrice editoriale 
La  sua scrittuta  è  talmente : intensa , realistica  ed  suggestiva  , credo che  prenderò  o  in  biblioteca  o acquisterò   gli altri  suoi  romanzi ,  che  sembra   che fosse  amica  della  stessa  JJ  o  abbia  visto   le  sue  vicende    dal vivo   \  indiretta  o  deve   a ver  gfatto dei sopraluoghi o  reali  o  virtuali   in  california     per  come descrive  i locali  e la  città   .  Un libro  inteso  ed  vissuto    che  rifugge  , o almeno  lo fa   talmente  bene che   non si nota  esplicitamete    nelle  note   a  fine  libro in particolare nelle  ultime  18  rghe   di  pagina  426   e  tutta  427









 ,  da  quel  processo di  revevail  \  santificazione  \ mitizzazione iconoclastica   del personaggio    di certi artisti   e protagonisti   delle generazioni  passate  . Infatti ha evitato ,  se  non  un  lieve  accenno sia  durante  la presetazione  a cui ho assistito  sia   nell'appendice   la  vita  dopo te    in cui   c'è   come   si  fa nelle fitcion    e in certi film  una  discalia   per  spiegare  cosa  hanno  fatto   i personaggi dellla  vicenda  narrata    , per  spiegare  l'importanza e del perchè   JJ  sia    ancora  viva nella storia  del rock 
E'  valsa  la pena  fare il rompiscatole     con amici\che   comuni e  non  ,  conoscienti  ,  estranei   per  avere  un passaggio  per  poi alla  fine  costringere  i miei   a d  accompagnarmi loro    per  vederla     quest'estate  a time  in jazz 



  ( qui in : << chi lo  ha  detto     che il  rock  sia   solo sesso  e  droga   ed  edonismo ?  il caso  del  triller   Il fuoco dentro. Janis Joplin.di Barbara Baraldi >>la  mia  cronaca  con  una mia  foto ripresa  sdal post  e   riportata  qui sopra   ) . La baraldi   con questo  romanzo    conferma   la  frase  Pietro pelù : <<   janis  joplins  faceva la  spola per  noi   tra   lle orte   dell'inferno e le  porte   del paradiso  >>  . Infatti 

<< Non le piacciono i suoi occhi, così piccoli e sperduti nell’ovale del viso. Non le piacciono le sue labbra, sottili come l’orlo di un abito cucito male. Il naso è troppo grosso e l’acne deve essere una punizione divina per essere atea. La sua faccia è un campo di battaglia, ma lei è già stanca di combattere.Eppure  , c'è una  cosa   che le  piace  di se' . La  sua  voce >>  quarta  di  copertina  del  libro  

Seguire la storia della Baraldi, che ha mischiato eventi reali ad altri di pura invenzione lo ha  fatto   cosi   magistralmente  \  talmente  bene     che    chi  non conosce   e  s'avicina  per la  prima  volta    a Janis  Joplin    da  non  riesce   a  distinguerli . Ma  è stato  anche  affascinante ed  catarchico   (   vedere    il mio post  : <<  il mio fuoco dentro e miei sensi di colpa >> )  perchè    mi  ha  anche   spronato  a  conoscere meglio  la  JJ   oltre le  sue  canzoni  . Infatti   e forse quello che mi ha colpito di più è stato scoprire che non solo la Joplin, ma molti degli artisti di quegli anni avevano lo stesso animo distrutto dalla realtà che vivevano. Mi viene da chiedermi se  cio' sia stato perché tutti loro cercavano di colmare un vuoto doloroso (che è quello che li ha resi più grandi e unici) o se siano stati invece il frutto di quegli anni così aggressivi e potenti ed  il  desiderio  di  aprire  le porte  della percezione   . Amici e critici sono d’accordo nel sostenere che Janis Joplin aveva un fuoco dentro quando cantava, che sapeva infiammare le folle. E questa è stata forse una delle cause del suo turbamento: quando scendeva dal palco e l’adrenalina si stemperava, non le restava altro che un grande buco da colmare; tornava la ragazza insicura di sempre. E’ come se la musica che le bruciava dentro l’abbia consumata, lasciandola ogni volta più carica di dolore. Un gran peccato che una voce così straordinaria e una donna così rivoluzionaria siano andate perse nel caos di quegli anni; rimangono le sue canzoni, con la sua voce bassa e graffiante che sembra salti fuori dai vinili per entrarti nel sangue, e questo splendido romanzo della Baraldi, cupo e noir che  ci  ha  fatto     entrare per un po’ nel suo mondo, nel suo dolore, ma anche nel suo paradiso.Un  classico  esempio    di quando un romanzo  è meglio  di  una  biografia  . Sarebbe   ineressante   , e qui  concludo   ,   vederlo   a  fumetti   magari  per  Dylan  Dog  .  Una   artista  rock  (  per  parafrasare  Adriano  Celentano  )  , e  qui   concludo   ,  un autrice   completa  e non  inquadrabile  in  un  solo genere    letterario .  Una  di  quegli autori     che  smonta la  convenzione   che  il noir    debba per  forza  parlare     di  omicidi e  assasini    o  d crimini  . Un libro  fiero  ed indigesto insomma .  Potrei continuare  a parlarne  ancora   ma   :  1)  sarei troppo prolisso    e  noioso   ., 2) rischierei  di essere  scambiato   per   un lachè  . Quindo   mi fermo  qui     .  Con  questo   è tutto   augurandovi  buona lettura  o rilettura     se  lo  avete  già letto 

 

20.1.23

Crosby, un'Odissea americana di © Daniela Tuscano




Alla fine, incredibile ma vero, il traguardo degli 80 l'aveva raggiunto pure lui. L'aveva addirittura superato d'un pelo, come Ulisse dopo aver avvistato il monte del Purgatorio. E hai voglia a dannarlo nelle Malebolge, intanto l'inosabile l'aveva acciuffato, coi suoi occhi umani, eternando l'attimo. David Crosby è stato l'eroe di un'Odissea americana, sognata, sognante, ma con un lascito di cruda malinconia. 
Uno dei primi successi recava un titolo europeo, francese, "Déjà vu", peraltro legato ad alterazioni transoceaniche. Ma Crosby non fu solo sesso, droga e rock'n'roll. Come Ulisse si perdette e sbalestrò, si riprese, ricominciò e cadde. Gli ultimi tempi voleva tornare "per l'alto mare aperto" ma si era poi arreso all'età e alla ragione. Déjà vu anche per questo senso del limite, oggi così raro, e in fondo eroico; non si è indispensabili anche perché lui, nel tempo, aveva già fissato i suoi capolavori. Due su tutti, "Our House" e "Guinnevere", che non era, come scrissero alcuni, l'amore a tre, ma tre donne in una, un poliedro cangiante e caldo di penombre, miraggi, sfumature, case fiorite e distese oceaniche: la vita, in una parola, larga e distesa, ma talmente piccina da stare in una mano.

28.4.20

ascoltando “I contain multitudes” e “Murder most foul” di Bob dylan si capisce perchè il nobel è meritato




Anche  se  tale articolo   è  troppo   duro  perchè :  stronca  sul nascere ogni critica ed orientamento  culturale diverso volendo  avere  per forza   ragione  e  che  tuytti  debbano pensarla  cosi     e  guai  a  contestare   il pensiero ufficiale  e  dire  qualcosa  che non va    ,    demolisce \ stronca ingiustamente  con i   soliti schemi del passato uno scrittore  che  non condivide  .  Stavolta  a  fottutamente  ragione  in  quanto la maggior  parte  delle critiche   alla  giuria  del premio nobel  erano  fallaci   e poco costruttive   . Ecco quindi    che   spesso i mezzo alla merda   ci sono  , ovviamente vanno ripulite   e liberate  dallo  sporco e  dalle incrostazioni  .


 da  il foglio.it  el  28\4\2020


Si pentano coloro che criticano il Nobel a Bob Dylan
Le due nuove canzoni dylaniane sono letteratura alta e vertiginosa, piene di citazioni esplicite e occulte

di Camillo Langone


Si pentano coloro che criticano il Nobel a Bob Dylan




Si pentano, coloro che criticarono il Nobel a Bob Dylan. Si pentano e si cospargano il capo di cenere (doppia dose di cenere, se più recentemente hanno considerato una perdita artistica la morte del favolista kitsch Sepúlveda). Si pentano e ascoltino 70 volte 7 “I contain multitudes” e “Murder most foul”, le due nuove canzoni dylaniane. Entrambe sono letteratura alta e vertiginosa, come può verificare chiunque ne studi i testi. La prima contiene Whitman e molto altro. La seconda Shakespeare e moltissimo altro. Quest’ultima, la mia preferita anche per via della musica (seppure tenuta bassa, poco più che un tappeto sonoro), è un poema che decolla da Dallas 1963 e vola per 17 minuti sui cieli neri d’America. Dylan è profetico, epico, biblico, e fra 70 citazioni alcune esplicite e altre occulte, alcune pop e altre esoteriche, ho sentito l’Apocalisse e l’Ecclesiaste, i Cantos e l’Inferno. Oltre a un verso grandioso da uomo di Dio, valido sempre e in questi giorni perfetto: “I hate to tell you, mister, but only dead men are free”.

20.5.18

La musica pop? È sempre più triste. E il rock in via d'estinzione ?


  per  approfondire 

  • https://it.wikipedia.org/wiki/Musica_pop

purtroppo è vero

http://www.repubblica.it/scienze/2018/05/18/news


Sì, è vero: ai piani alti delle classifiche arrivano soprattutto i brani con un alto tasso di “felicità” ma la realtà è che, nell’arco degli ultimi trent’anni, il tenore medio delle canzoni che accompagnano le nostre giornate si è fatto più oscuro, fuligginoso e depressivo. Lo svela una massiccia indagine appena pubblicata su Royal Society Open Science che arriva appunto a queste conclusioni. I ricercatori dell’università della California, sede di Irvine, hanno scoperto che "la felicità è in ribasso, la brillantezza sta calando mentre la tristezza cresce" spiega Natalia L. Komarova, una delle coautrici insieme a Myra Interiano, Kamyar Kazemi, Lijia Wang, Jienian Yang e Zhaoxia Yu. E il punto è che c’è perfino un’apparente contraddizione, visto che “le canzoni di successo stanno diventando più ballabili e con ritmi da party”. Festa mesta, avrebbero detto i Marlene Kuntz ormai molti anni fa. In realtà la questione è un po’ più complicata



La ricerca ha messo sotto la lente ben 500mila canzoni pubblicate nel Regno Unito fra il 1985 e il 2015, attinte anche dalle piattaforme MusicBrainz e AcustiBrainz. Ovviamente gli esiti non stanno a significare che tutte le canzoni sfornate negli anni Ottanta avessero toni, testi e registri “felici” e che quelle di oggi siano tutte irrimediabilmente tristi. In particolare i ricercatori hanno approfondito sia le “sensazioni che descrivono meglio i brani” che le “proprietà acustiche” di musica e arrangiamento. Per capirci, pezzi come Stay with me diSam Smith, Whispers de Passenger e Unmissable del duo Gorgon City sfoggiano un basso livello di felicità mentre Glory Days di Bruce Springsteen, Would I lie to you? degli Eurythmics o Freedom degli Wham! ne serbano un livello assai più elevato.
Una tendenza legata alle preferenze del pubblico o a fenomeni diversi? "La gente sembra preferire le canzoni più felici – scrivono i ricercatori nel paper – anche se ogni anno vengono pubblicati brani sempre più tristi". Col cortocircuito, come si spiegava, che dance e pop occupano ormai una parte preponderante fra i generi di maggiore successo, tanto da spingere il rock verso l'estinzione, almeno a partire dai primi anni Duemila. Uno scenario piuttosto complicato da decodificare che gli scienziati spiegano così: "Sembra che mentre il clima generale sta diventando sempre meno brillante le persone vogliano solo dimenticare tutto e ballare". In altre parole, in un grande insieme di brani dolorosi e nostalgici spicca un manipolo di pezzi divertenti e divertiti (piuttosto rari, negli Stati Uniti solo il 2% dei dischi venduti, per esempio, nel 1998 superò le 50mila copie) che sfrecciano in vetta, pur in una terra desolata di sconforto.
La potenza e la popolarità delle canzoni è stata studiata sotto mille prospettive nel corso degli anni: dall’aspetto socioeconomico alle caratteristiche intrinseche dei brani. Tuttavia, “contrariamente alla maggior parte delle ricerche precedenti noi abbiamo studiato un più ampio insieme di canzoni, sia quelle che hanno raggiunto le classifiche che quelle che ne sono rimaste escluse – si legge nell’indagine – questo ci ha consentito di analizzare più variazioni nelle caratteristiche musicali e dotare queste particolarità di una capacità predittiva. Il nostro obiettivo era capire le dinamiche del successo e correlarlo con elementi musicali, esplorando le possibilità di buoni risultati futuri sfruttando i trend del passato”. Da timbro e colore a tonalità passando per le numerose sfumature per così dire atmosferiche (triste, rilassato, felice, aggressivo, festoso e così via), a loro volta declinate in sottocategorie più dettagliate (confidente, divertente, autunnale, ansiosa eccetera), i brani sono stati dunque sezionati e categorizzati con l’aiuto di un meccanismo di machine learning che, appunto, ha sfornato il non troppo esaltante risultato.
Non solo: lo studio ha considerato anche il genere dei cantanti scoprendo che la “mascolinità”, se così si può definire, nelle canzoni – cioè la frequenza di una voce maschile nel pop – nell’ultimo trentennio è diminuita: “Le canzoni di successo sono ormai caratterizzate da un’ampia percentuale di artiste” si legge sempre nell’indagine. Risultato piuttosto contraddittorio, anche questo, in epoca di #metoo anche nel mondo musicale

18.11.13

Umberto Palazzo: ‘In Italia il rock è morto’

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  dal ilfattoquotidiano  

 Questo articolo  conferma   quanto diice  l'articolo di letter43  (  vedi primo url  sopra  )    e  non è     si  legge contestualizando i  insieme i  due articoli    con qwuanto dice  il mio utente  facebookiano 

  • Piergiorgio Palese ecco…questo ci mancava… questi del Fatto Quotidiano hanno iniziato una nuova crociata! E vai di metodo Boffo pure contro il rock...

 il fattoquotidiano    di   | 15 novembre 2013

Agitatore di masse, nel senso che su Facebook “le spara” e ciò che ne consegue è vincolato a un ritorno di “like” davvero impressionante. Lo ricordiamo anche per aver messo in scacco la Siae; la
class action da lui promossa per i diritti degli autori cosiddetti minori non è passata inosservata, tanto da smuovere giornalisti e giornali. Ma soprattutto, Umberto Palazzo è un musicista, uno di quelli che ha segnato il territorio nei fantasmagorici anni ’90, quando la musica rock – nel nostro Paese – rilevava l’unico grande fermento degno di essere chiamato con tale effettivo registro.
Ricordate “I Dischi del Mulo?”. Facevano capo alla premiata ditta Ferretti & Zamboni e annoveravano tra gli altri gruppi quali Marlene Kuntz, Ustmamò, Estasia… fino ad arrivare appunto a Umberto ovvero ’Il Santo Niente’. Ora, dopo un disco solista uscito nel 2011, c’è da incensare, “è tornato il Santo”. Lo abbiamo “evocato”.
Allora Umberto, hai finito di fare casino?
Ovviamente non ci penso proprio.
Prendiamola da lontano, queste mie non sono interviste, in verità ci facciamo due chiacchiere. Sul tuo profilo ti definisci una mina vagante nel mondo della musica rock, spiegaci.


Nel mondo della musica rock (e non) ho lavorato per trent’anni un po’ in tutti i ruoli (musicista, gestore di locali, organizzatore di concerti, dj, produttore, fonico, insegnante al conservatorio e in corsi professionali, direttore di produzione, backliner) quindi ho una visione particolarmente dettagliata della faccenda e dei suoi ingranaggi e quello che so non me lo tengo per me, quindi sono spesso critico in maniera più incisiva che altri.
Com’è finita la class action?
L’Europa sta per varare una legislazione unitaria sul diritto d’autore e anche in Italia potrebbe cambiare il piano normativo, quindi, se questo accadesse, l’azione decadrebbe. Bisogna aspettare.
Senti, parliamo della tua roccaforte su Facebook, hai un seguito impressionante
E’ del tutto casuale, sul profilo principale ci sono quasi tremila richieste in attesa, ma non è una cosa che ho voluto io. Le persone mi cercano, qualcuno anche per insultarmi, va detto.
Agitatore, provocatore oppure semplicemente persona intelligente?
Diciamo libero pensatore, magari non sono così intelligente, ma almeno penso sempre con la mia testa.
A volte … rompi anche i coglioni, possiamo dirlo?
E’ un effetto collaterale del pensare sempre con la propria testa e non dare nulla per scontato. I luoghi comuni sono rilassanti, ma a volte sono basati su premesse false o su passaggi non logici. Metterli in discussione genera fastidio, che è una buona cosa: un pensiero nuovo che sta nascendo crea sempre disagio.
Qualcuno dice: Artista serio e preparato ma rosicone, sulla questione mi pare tu abbia espresso un chiaro parere.
Secondo qualcuno gli artisti non dovrebbero parlare della cosa che gli sta più a cuore, cioè dell’arte. Io non solo penso di avere il diritto di dire che un’opera non mi piace o un’operazione non mi convince, ma credo di averne anche il dovere estetico, proprio perché sono un artista. L’arte è una questione di bellezza. Se una cosa la trovo brutta lo dico, soprattutto se la maggioranza dice che è bella. Ma poi chi mi dà del rosicone fa finta di non vedere che spingo in continuazione cose che mi piacciono e che mi sbatto un sacco per molti miei colleghi. Comunque in genere si tratta di fan acritici nei confronti dei loro idoli che si irritano perché metto in discussione i loro articoli di fede. Poi possiamo parlare anche di quelli che “scopano di più”.
Eppure le tue esternazioni – se lette con attenzione – rivelano sempre una chiarezza d’intenti inequivocabile.
Prima di parlare ci penso parecchio, sono una persona estremamente razionale e pratica. Non sopporto quelli che vanno “a sentimento”.
Mixiamo… Le reunion sono un atto dovuto alla musica oppure sono l’ultima esile risorsa di un genere musicale – il rock – morto e sepolto?
Il rock in Italia è morto. Non nel mondo, ma in Italia è una faccenda di vent’anni fa e il rock di vent’ani fa è da museo, non interessa ai ragazzi. Fuori dei nostri confini succede di tutto, ma qui arriva solo una debole eco, filtrata in base alle esigenze di chi tira i fili del gusto, che non è una cosa che si crea autonomamente, ma viene creato da chi fa comunicazione nel settore. Il gusto nel settore musicale in Italia è quanto di più provinciale si possa trovare nel mondo occidentale. Ora s’incazzeranno tutti, ma lo faranno “a sentimento”, senza aver prima guardato i cartelloni dei festival internazionali dove le nostre più grandi band non passano neanche per ipotesi.
E quindi qual è il senso della vostra reunion?
Il Santo Niente non si è mai sciolto. Il Santo Niente ha delle difficolta economiche ad avere una produzione costante, ma non ricordo di averne mai annunciato in un qualsiasi momento lo scioglimento. Ogni tanto mi devo fermare perché non ho fondi e tempo per mandarlo avanti. Ovviamente è un’attività se non in perdita al massimo in pareggio, se non si fosse capito.
Parliamo del disco, o meglio delle recensioni finora uscite. Sembra di capire che sia stato dalle maggiori testate favorevolmente accolto.
Sì, mediamente bene, recensioni sul sette come altri novecento dischi all’anno, ma nessuna intervista e nessun articolo. Una dignitosa invisibilità, diciamo. Per fortuna c’è Internet.
Ma c’è anche chi ne ha parlato male…
Certo, credo che un terzo delle recensioni online siano mezze o complete stroncature.
Chessò, che cosa vorresti dire “al giornalista qualunque” riguardo la sua recensione?
No, non discuto mai le recensioni negative. Una volta ho fatto però l’errore di postarne una, senza criticarla per altro. Non lo farò mai più: i responsabili ne hanno approfittato per creare una polemica che io non volevo che gli ha portato molti click. Perché la rete funziona a click e questo molti non lo sanno.
Qual è stata secondo il tuo parere quella più centrata ma anche quella più errata?
Non c’è un’interpretazione autentica da sostenere, vanno bene tutte, anche le più sbagliate
Recensisci ora tu il disco, devi però essere onesto.
Io adoro “Mare Tranquillitatis”, faccio uscire dischi solo quando ne sono entusiasta, perché nessuno mi può dare delle scadenze, né mi passa anticipi.
Vuoi che ti dica il mio parere?
Umberto: Certo che sì.
Marco: Lo ritengo un disco datato è per questo che funziona.
Facciamo un passo indietro e torniamo ai tempi del consorzio suonatori indipendenti: qualche ricordo.
Facevamo la fame.
Possibile al giorno d’oggi immaginare una situazione come quella?
Fare la fame? Niente di più facile. Scherzi a parte non esistono più budget che lo possano permettere, perché si vende meno di un quinto dei dischi che si vendevano all’epoca
Nella musica tutti copiano tutti a cominciare dai giornalisti che scrivono recensioni zeppe di metafore e citazioni i cui contenuti lasciano il tempo che trovano: “Quello assomiglia a questo, questo assomiglia a quello” non se ne può più. Io per primo non ne scrivo più altrimenti finisco in quell’ingranaggio.
E’ giusto fare dei paragoni, tutti gli artisti hanno qualche fonte d’ispirazione e la creazione è un processo evolutivo lento. Il problema è che il 99 per cento dei paragoni non sono calzanti. Per qualche motivo il critico musicale, a differenza di quello letterario o cinematografico, pensa di poter avere una conoscenza limitata per genere o periodo storico e poter giudicare in base a quella. Non ho mai sentito parlare invece di critici cinematografici che non conoscano il cinema di Kubrick e critici letterari che non abbiano letto Dante.
Mi viene in mente Zappa… sai, no, quello che diceva?
UmbertoQuella frase dell’architettura? Non è di Frank Zappa e comunque non sono d’accordo. Parlare della musica è fondamentale, anzi se ne parla troppo poco secondo me. In effetti nelle recensioni spesso si parla di tutto tranne che di musica. La musica, se non è pura esecuzione, è un sistema di idee, che si possono decodificare e spiegare avendone i mezzi. Il problema è che la maggior parte dei giornalisti non capiscono quali siano le idee che ci sono nei dischi e si fermano alla superficie.
 Progetti futuri? Siamo alla fine Umberto…
Subito un altro disco da solista e un altro con la band. Soprattutto ci tengo a far crescere questo Santo Niente, che è formato da Tonino Bosco, Federico Sergente e Lorenzo Conti, musicisti giovani e dalle grandi potenzialità.
È ora di salutarsi. Non prima di avermi detto i tuoi dischi dell’anno, italiani e non.
The Next Day di David Bowie e per gli italiani Still Smiling di Teho Tehardo e Blixa Bargeld
Fuori le tue nove.
Eccole!
9 canzoni 9 di … Umberto Palazzo
Lato A
Remember to Remember • Jester at Work
Defenestrazioni • Teho Tehard & Blixa Bargeld
Men of Good Fortune • Lou Reed
How Does the Grass Grow • David Bowie
Lato B
Swim and Sleep • Unknown Mortal orchestra
Sheik • ZZ Top
Stoned Starving • Parquet Court
Ores and Minerals • Mazes           
Latch • Disclosure

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