Crosby, un'Odissea americana di © Daniela Tuscano




Alla fine, incredibile ma vero, il traguardo degli 80 l'aveva raggiunto pure lui. L'aveva addirittura superato d'un pelo, come Ulisse dopo aver avvistato il monte del Purgatorio. E hai voglia a dannarlo nelle Malebolge, intanto l'inosabile l'aveva acciuffato, coi suoi occhi umani, eternando l'attimo. David Crosby è stato l'eroe di un'Odissea americana, sognata, sognante, ma con un lascito di cruda malinconia. 
Uno dei primi successi recava un titolo europeo, francese, "Déjà vu", peraltro legato ad alterazioni transoceaniche. Ma Crosby non fu solo sesso, droga e rock'n'roll. Come Ulisse si perdette e sbalestrò, si riprese, ricominciò e cadde. Gli ultimi tempi voleva tornare "per l'alto mare aperto" ma si era poi arreso all'età e alla ragione. Déjà vu anche per questo senso del limite, oggi così raro, e in fondo eroico; non si è indispensabili anche perché lui, nel tempo, aveva già fissato i suoi capolavori. Due su tutti, "Our House" e "Guinnevere", che non era, come scrissero alcuni, l'amore a tre, ma tre donne in una, un poliedro cangiante e caldo di penombre, miraggi, sfumature, case fiorite e distese oceaniche: la vita, in una parola, larga e distesa, ma talmente piccina da stare in una mano.

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