mi chiamo Samanta Di Persio sono una ragazza di 28 anni precaria, membro del Comitato Centrale del Pdci. Non scrivo per me.
Il 1° maggio Lei ha consegnato le medaglie ai familiari dei Caduti sul lavoro della ThissenKrupp e di Molfetta. Lei sa che l’anno scorso sono morte 1047 uomini e donne. Lei sa che l’anno prima ne sono morti 1341, e sono morti l’anno prima ancora, ancora e ancora. L’Eurispes ha stimato che dal 2003 al 2006, nel nostro Paese i morti sul lavoro sono stati 5.252.
Quante lacrime, quanto dolore.
Lei ha vissuto la guerra, la resistenza. Io no. Lei ha potuto combattere per dei valori, per la libertà da una dittatura. Io no.
Oggi si devono portare avanti altre battaglie. Anch’io volevo lasciare qualcosa: un libro. Ho deciso di iniziare un viaggio per l’Italia, parlare con le persone che hanno perso i loro familiari sul lavoro. Quando ho iniziato ero digiuna sulle condizioni di lavoro, nel senso: so dai giornali, dalla televisione. Ma poi, quando ascolti e vedi con le tue orecchie e con i tuoi occhi, ti senti impotente di fronte all’inciviltà del nostro Paese. continua qui sul sito gemello
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
17.1.13
Non ha soldi per ticket, paga infermiere A centro prelievi Massa con figlia gravemente malata
27.3.09
Vrindavan, in India, la città-lager delle vedove bambine....
Nella CASA DELLE VEDOVE, le più coraggiose vi arrivano da sole, sognando di raggiungere il paradiso dove saranno liberate dal ciclo della morte e della rincarnazione.
Ma la maggior parte viene accompagnata, o meglio «scaricata» a sua insaputa, dalla famiglia del marito, ormai defunto.
Con lui del resto hanno perso tutto, persino il cognome da sposate.
Eppure a portare a Vrindavan migliaia di donne ogni anno non è tanto la fede, ma la disperazione. Questa cittadina dell' Uttar Pradesh, 150 chilometri a sud-est di Nuova Delhi, da 500 anni è un rifugio per le donne spogliate di tutto che qui vivono, se va bene, di elemosine e offerte.
Un lungo purgatorio in terra, un viaggio senza ritorno verso l' oblio: a casa non arriverà neanche la notizia della loro morte.
Vrindavan, una città santa quasi tutta per loro: su 56 mila anime, quasi 15 mila sono vedove.
Un abitante su quattro.
Cinquemila in più rispetto a dieci anni fa.
A lanciare l' allarme è il rapporto del Fondo di sviluppo dell' Onu per le donne e Guild of Service, organizzazione umanitaria laica indiana.
Rifiutate dalle famiglie d' origine, diventate un peso per quella del marito, praticamente impossibilitate a risposarsi, le vedove si ritrovano a vagare come fantasmi tra i templi per guadagnarsi da vivere: tre rupie (6 centesimi di euro) e una ciotola di riso per 4 ore di canti e preghiere al giorno. È anche per questo che Vrindavan è segnalata dalle guide: le donne avvolte nei loro sari bianchi, che mendicano nelle strade polverose e cantano «hare Krishna» nei 5 mila templi della città, sono diventate senza volerlo delle attrazioni.
Molte sono giovanissime, andate in sposa da bambine a uomini più vecchi con il culto (diffuso) delle vergini: una bocca da sfamare in meno in casa.
A Vrindavan 2 su 5 sono convolate a nozze prima dei 12 anni e quasi una su tre è rimasta vedova prima dei 24.
Del resto si stima che nel Subcontinente 1 indiana su 4 convoli a nozze prima dei 18 anni previsti dalla legge e che quasi 1 su 5 prenda marito sotto i 10.
Rimaste sole, un tempo le bruciavano sulla stessa pira dell' uomo.
Ora, almeno, vivono. Rifugiate negli ashram. Dove però soprattutto se giovani vengono sfruttate sessualmente da chi dovrebbe proteggerle.
Della città delle vedove parla un film:
“Water, il coraggio d’amare” per la regia di Deepa Mehta.
Patrocinato da Amnesty International e inserito nella campagna di sensibilizzazione "Mai più violenze sulle donne" .
La pellicola è stata e candidata all'Oscar 2007. Water. Il coraggio di amare è un film toccante e con una messa in scena accurata e coinvolgente. Un film che si colloca nella tradizione del miglior cinema di impegno civile.
India, 1938: Chuyia è una bambina di otto anni, con lo sguardo, la spontaneità, la voglia di giocare di qualsiasi coetanea, solo che lei è diversa:
è una baby-sposa, a cui, per colmo di sfortuna, muore il marito.
Così, come prescrivono i rigidissimi rituali religiosi indù, la piccola è costretta a lasciare la famiglia e l'adorata mamma, per essere segregata in una "Casa delle vedove":
una sorta di lager dove - tra amicizie, umanità dolente, prostituzione occulta, divieti di ogni genere - finirà, dopo l'ennesimo trauma, per perdere definitivamente l'innocenza e tutta la luce che aveva negli occhi.
La denuncia della regista si fa aspra e inflessibile:
la vedovanza che impone alle donne indiane di allontanarsi dal resto della società, le trasforma in fantasmi abbandonati da tutti, riunite dalle lacrime per una vita passata, spesso infelice, ma sicuramente più libera.
L'arrivo nella casa delle vedove di una piccola bambina mescola destini e scatena passioni, sentimenti di tenerezza e desideri appropriativi.
Film-denuncia e set bruciato…
Lavoro osteggiato dalle autorità bengalesi e preso di mira dai fondamentalisti indù che distrussero il set e minacciarono di morte la Metha e le attrici.
Il governo interruppe la produzione per questioni di pubblica sicurezza e dopo 4 anni le riprese ripartirono in Sri Lanka segretamente.
19.5.08
Risposta di napolitano a Samanta di Persio
4.10.07
Un treno tanto
24.7.07
Senza titolo 1952
dal bellissimo e ottimo blog www.censurato.splinder.com
Nel 1977 Peppino Impastato e il suo gruppo creano Radio Aut, a Cinisi (Palermo): un'emittente autofinanziata che indirizza i suoi sforzi e la sua scelta nel campo della controinformazione e soprattutto in quello della satira nei confronti della mafia e degli esponenti della politica locale. Nel 1978 partecipa con una lista che ha il simbolo di Democrazia Proletaria, alle elezioni comunali a Cinisi. Viene assassinato il 9 maggio 1978, qualche giorno prima delle elezioni e qualche giorno dopo l'esposizione di una documentata mostra fotografica sulla devastazione del territorio operata da speculatori e gruppi mafiosi: il suo corpo è dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea ferrata Palermo-Trapani.
Per chi volesse conoscere la vita e le gesta di quest'uomo, i riferimenti principali sono: il film di Marco Tullio Giordana, I Cento Passi e il sito www.peppinoimpastato.com, da cui abbiamo tartto questo post.
Qui invece, riesumato da un angolo buio della Rete, il brano satirico "Favoletta", preso da una trasmissione dell'epoca di Radio Aut...
per chi volesse ascoltare le altre trasmissioni della radio di Peppino le trova su questo bellissimo sito
14.7.07
Si chiamano Hadzabe e vivono in Tanzania da almeno 50 mila anni
Si chiamano Hadzabe (plurale di 'Hadza'),
vivono in Tanzania, nella valle Yaida, da almeno 50 mila anni
e sono gli ultimi veri cacciatori e raccoglitori primitivi:
conducono la stessa esistenza che l'umanità ha vissuto in epoca preistorica,
prima di scoprire l'agricoltura, la scrittura, le forme di organizzazione politica.
Abitano il territorio circostante il lago Eyasi dalle parti di Arusha, nelle provincie di Shinyanga e Singida,
sono prevalentemente dei cacciatori e raccoglitori di prodotti agricoli la cui sussistenza dipende sostanzialmente dalla fauna selvatica e dai prodotti agroforestali.
Oggi sono rimasti in 1.500 -2000 individui.
potrebbe mettere a rischio la loro esistenza!
A minacciare la tribù, è una società araba, la UAE Safaris Ltd, (dietro la quale pare ci siano membri delle famiglie reali degli Emirati Arabi Uniti) che sta trattando col Governo della Tanzania per ottenere una ulteriore concessione di 3.975 kmq, per la caccia safari di animali esotici, proprio, nel distretto di Mbulu, dove gli Hadzabe vivono da millenni. Continua...
15.4.07
Conoscere i Tuva
Il paesaggio, dalla natura intatta, è caratterizzato da verdi foreste di conifere e betulle.
In questa zona vivono due popoli: i Tuva, originari proprio delle montagne dell'Altai, e i Kazachi, migrati in questa regione circa un secolo fa costituiscono ora una maggioranza operosa e dominante che respinge sempre più i Tuva.
Una politica rigorosa iniziata nel 1959 quando la Provincia Nazionale Tuva Zengel Hairhan è stata incorporata alla Provincia Kazaca, ha reso i Tuva la maggiore minoranza senza diritti in casa propria. I conflitti che ne sono seguiti hanno convinto molti Tuva a migrare. Tre quarti della popolazione Tuva oggi vivono fuori dal proprio territorio. Qualche famiglia ha deciso di tornare ma chi torna deve ricominciare da capo , senza tenda e senza gregge.
Questo piccolo popolo antico, erede del grande regno Toba dell'Asia Centrale, non è nemmeno conosciuto con il suo nome nella capitale mongola lontana 1800 km.
E quindi non ricevono nemmeno nessun aiuto. Nonostante i nomadi accettino silenziosamente il loro destino, molti oggi sono molto più poveri di una volta, e la loro vita perde progressivamente in dignità.
Un altro triste capitolo di questa storia è la scomparsa della lingua.
Dal 1991 esiste una scuola elementare Tuva.
Prima del 1991 ai bambini Tuva era proibito parlare la propria lingua.
Senza idioma non c'è cultura. Un popolo così piccolo, circa 2000 persone, fa in fretta a diventare una specie di orfano linguistico e quindi a scomparire come popolo. La scuola ora trasmette la cultura e la lingua Tuva insieme alla lingua mongola. La scuola però è sistemata in un edificio del tutto decadente e i pochi fondi di cui dispone non bastano quasi a comprare da mangiare per i 40 alunni che vi vivono.
Molti dei bambini non possedevano nessun indumento caldo e studiavano con mani e nasi blu dal freddo.
Moltissime ragazzine tra gli 11 e i 12 anni non sono mai andate a scuola - in un paese che ai tempi del socialismo era considerato tra quelli con la migliore istruzione.
La cultura dei Tuva, loro lingua e la loro forma di vita nomade rischiano ormai di scomparire e la minaccia è resa ancora più pericolosa dalle catastrofi naturali che provoca un numero particolarmente alto di morti animali.
20.8.06
Senza titolo 1406
Colpo grosso per due sarde in Trentino. «Ma continuiamo a lavorare»
POZZA DI FASSA.Alle 19.30 di ieri stavano stirando nell’albergo fassano, dove fanno la stagione. Come tante altre cameriere ai piani in servizio, in questo periodo, negli hotel. Anche se loro, alle 18 nel negozio “Lo scrigno” di Meida, avevano acquistato un biglietto “Gratta e vinci” da 5 euro e vinto 500 mila euro.
«È venuto un colpo anche a me» commenta Carla Barbolini, titolare del negozio, che gestisce con l’aiuto dei genitori Fiorenza e Leo e di altri familiari. «Altre volte abbiamo avuto vincite da 500 euro. Ma mai una cifra così alta. Credo sia una delle vincite più grandi di tutta la valle». La fortuna ha baciato due donne della Sardegna, che nella vita fanno le casalinghe. E che, d’estate, vanno a fare la stagione per guadagnare qualcosa.
«Abbiamo tanto bisogno», riferiscono le due giovani donne. Un anno sono state a Lignano. Un’altra estate a Selva, in val Gardena. Quest’anno - per la prima volta - sono approdate in Trentino. Hanno trovato lavoro come cameriere ai piani. «Il 29 agosto fanno due mesi che siamo qui» raccontano.
«Le ho viste in negozio varie volte. Venivano a giocare al Lotto e prendevano un biglietto del “Gratta e vinci”. Quelli da uno, due o tre euro. Ieri ne hanno preso uno da cinque euro, che si chiama “Miliardario”, con il numero 15» racconta Carla Barbolini del negozio “Lo scrigno”. Un negozio nel centro di Meida, molto frequentato. Dove, accanto a tabacchi e ricevitoria, si trovano anche oggetti regalo e articoli di profumeria. Il primo pensiero delle due cameriere, con il biglietto vincente da 500 mila euro in mano, è stato quello di lasciare lì il lavoro e di regalarsi una bella vacanza. Ma la razionalità ha avuto, poi, il sopravvento. Hanno deciso di rimanere e di concludere la stagione. Almeno così sembra. «Staranno qui fino a metà settembre» dice sicura la titolare dell’hotel fassano. «Gli accordi erano questi. Quando saranno andati via i clienti, prima della chiusura ci sarà anche da pulire l’albergo» precisa. «Io ho saputo la notizia da alcuni nostri clienti, poi le due ragazze me l’hanno confermata. Sono ancora tutte agitate» dice. «Non ne siamo ancora convinte» affermano le due giovani. A loro la vincita sembra ancora un sogno. E, intanto, prendono un’altra federa. La mettono sull’asse da stiro. E continuano a lavorare.
speriamo che mantengono la parola cosa di cui sono certo conoscendo la fierezza di noi sardi
15.4.06
Senza titolo 1238
Questa è l'intenzione del Sindaco di Mosca, che ha assunto più di un centinaio di giovani writers (graffitari), col compito di combattere il grigiore e il degrado, ereditato dal passato regime e dalla sua arte realista. La visione di Luzhkov sembra più lungimirante di quella di Stefano Bruni, in materia di politica giovanile e urbanistica.
Chissà che ne penserà il sindaco di Como ?
emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello
Apro l'email e tovo queste "lettere " di alcuni haters \odiatori , tralasciando gli insulti e le solite litanie ...

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Come già accenbato dal titolo , inizialmente volevo dire Basta e smettere di parlare di Shoah!, e d'aderire \ c...
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