Ovvero la grande carovana, composta da circa duecentodieci persone che hanno vissuto una esperienza che definire storica non è certo una esagerazione: un lunghissimo viaggio, partito lo scorso 8 agosto da Mestre, e che toccando tappe come Budapest, Mosca, Ulan Batur, dopo venti giorni esatti si è chiuso con il ritorno in Italia. I protagonisti sono stati le delegazioni dei pazienti (complessivamente erano in sessanta) dei Centri di Assistenza Psichiatrica provenienti da dodici regioni, gli operatori socio sanitari (psichiatri, psicologi, educatori), i familiari, e tanti cittadini attivi nella difficile causa della lotta allo stigma che colpisce i sofferenti dell’anima. Sulla scia di quella temeraria traversata che ha ripercorso la storica rotta di Cristoforo Colombo è nata l’idea di un altro viaggio, stavolta specchio dell’itinerario seguito da Marco Polo. Destinazione, come detto, Pechino. Una esperienza estenuante quanto entusiasmante per chi, quotidianamente soffre e sostiene la battaglia per il riconoscimento dei diritti di riabilitazione e emancipazione dei malati psichici. E’ stata una tappa fondamentale verso un cambiamento. Quel treno così rappresentativo, ha macinato quindicimila chilometri attraversando, binario dopo binario, paesi dove ancora vige il sistema manicomiale. Stati dove parlare di sofferenza psichica è un tabù o, peggio ancora, un divieto. E da quella immensa catena umana partita dall’Italia, sono stati lanciati il messaggio di dialogo e la testimonianza di quanto sia importante attuare un processo per la chiusura di queste strutture. Non che da noi la completa attuazione della legge n° 180, quella appunto che ha decretato la definitiva chiusura dei manicomi, sia un processo portato a termine, con la creazione di una totale rete di servizi alternativi. Ma, la cancellazione di quei luoghi disumani è un buon argomento di discussione da portare nelle nazioni dove tutt’ora esistono. E, in questo senso, gli oppressi, le vittime della privazione dei diritti umani hanno trovato i loro preziosissimi ambasciatori contro i pregiudizi e le strutture manicomiali. L’idea di fondo del treno per è nata a Trento. Nell’autunno 2006 un equipaggio di utenti, familiari e operatori del servizio di salute mentale trentino, ispirato alle pratiche del ‘fareassieme’ e del movimento Le Parole Ritrovate ha attraversato l’Oceano Atlantico su una barca a vela. Ed ecco, con Pechino, la prosecuzione di quel progetto. tratto da El Giramundo
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
4.10.07
Un treno tanto
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il problema non è tony eff ma un altro visto che anche le paladine delle pseudo femministe che gridano alla censura dove non c'è insomma chi come dolce nera lo difendono invocando la censura o dicendo come Dolcenera: " Tony Effe mi fa sesso perché non pensa ciò che dice sulle donne. Le sue canzoni seguono la moda "
E' vero che dovrei non parlarne più e parlare d'altro magari di cose più importanti perchè come ho detto precedentement...
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