23.10.07

Senza titolo 2147

SOFFIO DI MAGGIO OVVERO UNA PICCOLA COMMEDIA UMANA SU INTERNET


 


Eulalia è santa catalana e a Cagliari, la mia città, nel 1500 le hanno dedicato una bella chiesa gotica. Questo per dire qualcosa di me perché la santa, e meno che meno la chiesa, nulla hanno a che vedere con l’autrice. Eulalia è nome composto: eu, dal greco che significa buono e lalia, sempre dal greco che indica parlare, chiacchierare. Buona parlata o Eulalia sono la stessa cosa quindi. Non sembri questo un presuntuoso presentarsi criptato neanche in maniera troppo sofisticata, perché l’autrice Soffio di Maggio merita in pieno l’appellativo dato al suo personaggio che per lei racconta le storie. E le racconta bene nel suo blog: vanno dalla novella alla vera e propria fiaba con una leggerezza e una semplicità propria degli autori classici. I personaggi delle sue storie sono uomini, ma anche animali e cose che si animano fino a prendere vita e coscienza di sé così come la luna ne: “Eulalia e la luna grassa”, nel quale il nostro satellite stanco come qualsiasi umano sovrappeso decide di appoggiarsi sulle montagne nere per riposarsi; facendo scaturire da questa decisione una serie di conseguenze che costituiranno la storia. In “Eulalia e la fenice d’asfalto” prendono vita l’asfalto e un fiore rosso carnoso che da lì spunta, riportandoci alla memoria l’inizio di “Resurrezione” di Tolstoi, improbabile in un ambiente come quello ma nelle favole tutto è possibile, avrà vita breve perché verrà come strangolato dai rovi senza che la nostra protagonista possa fare alcunché, una lacrima però lascia aperta la speranza che con la notte possa rifiorire. In “Eulalia guarda alto”, gioca invece sull’equivoco con dei babbo natale appesi ai balconi dando vita a quelli finti e trattando da pupazzo quello vero: un sorriso alla fine svelerà l’equivoco. Il campionario è vasto e continua ad arricchirsi di nuovi personaggi, ma con un punto fermo Eulalia che immagino con grandi occhi ad osservare per noi, una sorta di inviato speciale nel mondo della favola, e ci restituisce le immagini che la sua fantasia fervida depura di tutto ciò che c’è di quotidiano nelle sue avventure. Ecco forse è questa la  lezione più importante delle sue storie, la dimostrazione che c’è un altro modo di vedere il mondo ed è tutto negli occhi di chi guarda, perciò guardarlo con benevolenza e senza eccesso di critica ce lo restituirà più vivibile, almeno per il tempo della lettura, con invito a provare a trasporlo anche nella realtà di tutti i giorni.


 


Pietro Atzeni

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