Proprio mentre leggevo il comunicato stampa ( sotto riportato ) sulla manifestazione pacifista che si tiene ogni 4 novembre a Cagliari organizzata dalal rete lilliput mi ritorna in mente one dei Metallica ( prima che si rilevassero attaccati al denaro e prima che che contribuissero all'olocausto di Napster. Si provino ora a contribuire ad olocaustizzare il Mulo, ché tanto il serverone ce l'ha su qualche piattaforma in acque extraterritoriali...Free music, free Web!
La canzone : << Per metà ballata, per metà esplosione di pura energia Thrash metal. Parla della disperazione di un uomo che,dopo aver perso braccia e gambe in guerra, è collegato a dei macchinari per vivere e non può nè parlare nè muoversi (trapped in myself, body my holding cell). Questa storia è tratta da un film del 1971 intitolato "Johnny Got His Gun" ("E Johnny prese il fucile"), tratto dall'omonimo romanzo antimilitarista, ispirato ad un fatto realmente accaduto, scritto nel 1938 da Dalton Trumbo, scrittore antifascista e antimilitarista americano.; è stata la canzone che ha fatto scoprire i Metallica al grando pubblico. >> (da wikipedia)
Forse non ci facciamo più caso, ed è pure peggio, ma siamo in guerra.
Ce ne siamo accorti di tanto in tanto, quando, per dirla con Fabrizio de Andrè, "hanno rimandato a casa le loro spoglie nelle bandiere legate strette perché sembrassero intere". Dei soldati italiani. Gli altri non contano.
Di vecchi e bambini, di donne e di uomini, i civili - come li chiamano,forse per ridurli a entità astratta, forse per distinguerli dagli incivili,che fanno la guerra -, che i soldati si trovano a massacrare più o meno casualmente, non si fa quasi menzione. Sono esseri lontani, di costumi diversi, e sotto sotto, diciamocelo, per una curiosa mistura di maldigerito relativismo culturale e fondamentalismo occidental-cristiano, ci paiono pure in qualche modo inferiori. In fondo, il loro dolore non è meno sopportabile di quello che ha dovuto patire quel pollo succulento che abbiamo divorato a pranzo, e che qualcuno ha ammazzato per noi.Anche gli afghani o gli iracheni, qualcuno ammazza per noi.
Il capolavoro è stato quello di farci accettare supinamente la condizione di guerra perenne.
Non ci indigniamo più.Non ci indigniamo più per i massacri.Almeno finché non ci arrivano sotto casa.Finché a morire sono gli altri.Ci hanno spiegato che c'è il terrorismo internazionale.Ci hanno spiegato che dopo l'11 settembre il mondo non era più lo stesso.
Non che prima non ci fossero guerre e massacri. C'erano. Le guerre venivano combattute in remoti angoli di mondo qualche volta da fazioni o stati foraggiati dall'Occidente, qualche volta per assicurare petrolio o diamanti all'Occidente, qualche volta per consumare armi prodotte in Occidente. O cose del genere.Non era sempre così. Ma quand'era così, e lo era spesso, le nostre responsabilità di occidentali con la pancia piena e gli occhi chiusi diventavano, diventano, ancor meno sopportabili.
In quest'ipotetico Occidente includeremmo l'Unione sovietica di allora,impegnata anch'ella a reperire risorse, e far crescere il suo bacino d'influenza. E per quella pax mafiosa che chiamavamo guerra fredda, per quell'equilibrio costruito sulla paura dell'apocalisse nucleare, i conflitti non si erano mai allontanati dalla dimensione regionale. Non ci toccavano.Altri si scannavano per noi.Poi a Berlino è caduto il muro e a New York le Twin Towers.L'equilibrio si è rotto, e i morti hanno preso a fioccare anche qui.In questo senso, e solo in questo, il mondo non è più lo stesso.
Non dirò, non mi interessa farlo, che "l'11 settembre" sia un complotto ordito da Bush per giustificare ciò ch'è avvenuto dopo. Altri lo dicono.
Non dirò, non mi interessa farlo, che Bin Laden sia anima bella che si batte per difendere gli oppressi. Altri lo dicono.
Io non lo so.
L'uno e l'altro - ammesso che il secondo esista e non sia un'invenzione del primo, come il Goldstein di "1984" -, sono facce della stessa medaglia.
Medaglia che il demiurgo cesella con pazienza, in un percorso di decenni o secoli, passando attraverso la morte di Dio, o dell'Etica - " Se Dio non c'è tutto è permesso", (Karamazov) -, il consolidarsi di un utilitarismo rozzo,arraffone, individualista, violento con i deboli, servile coi potenti,amorale, erede dei colonialismi e dei fascismi, degenerato in quella mutazione antropologica che, nel passaggio dalla cultura contadina, legata alla terra - ai suoi ritmi, lentezza silenzi solidarietà -, a quella industriale e postindustriale - velocità frastuono competizione alienazione -, ha avuto compimento.
La società dei consumi, della televisione, e l'uomo ad una dimensione. C'è una regia in tutto questo ?Non lo so.Ma tutto questo è.
Cosa siamo diventati ? Verrebbe da sorridere, se non ci fosse da piangere, per le reciproche accuse che La Piazza e Il Principe si scambiano.
Anche se, a definir principi Prodi o Berlusconi, ci vuol coraggio.La Piazza accusa Il Principe di essersi arroccato, chiuso in una casta, di
impunibili arroganti privilegiati, intenta solo ad amministrare clientele a suo esclusivo profitto. Quasi tutto vero.Il Principe accusa La Piazza di essere agitata da invidiosi che solo lamentano di esser stati esclusi dalla grande abbuffata. Quasi tutto vero.
Con un'unica non trascurabile differenza: chi detiene il potere ha enormi responsabilità, controllando l'industria culturale, sulla degenerazione etica ed estetica delle popolazioni, di cui è anch'egli vittima (pensate a Fassino che va da Maria De Filippi); ed avrebbe anche gli strumenti per porvi rimedio. Se solo volesse.
Da sempre, il popolo chiede panem et circenses, e questo Il Principe lo sa.E solo quando il pane, o le brioches, cominciano a scarseggiare, il popolo prende a scalpitare. Questo Il Principe ha imparato a sue spese.
Ma cosa siamo diventati ?
Se assistiamo senza fiatare alle stragi di innocenti in guerre compiute in nome nostro e per il nostro benessere ?
Se sulla spiaggia dove prendiamo il sole approdano cadaveri di esseri che fuggono la fame, la miseria, le guerre, e noi lasciamo tranquillamente affogare, salvo rinchiudere, se per ventura scampino alle onde, in campi di concentramento, e rispedire, se sopravvivono, nei luoghi da cui fuggono ? Cosa siamo diventati ? E non ci consoli pensare che forse così siamo sempre stati.Mostri.
Il 4 novembre, ogni anno, si celebra una festa.Celebrazione dei caduti della Prima Guerra. Una mattanza che soldati poveri e malvestiti, molti partiti dalla nostra isola, hanno inflitto o subito, per
nome e conto di governanti che oggi come ieri non pagano dazio, e non mandano figli in guerra.
Ogni anno assistiamo alla retorica patriottarda degli eroi e dei martiri.Niente di male, forse, se si pensa al giusto e commosso ricordo di figli e nipoti di tante persone talvolta umili che, senza chiedersi perché,partirono, quando non era di moda la disobbedienza, ad ammazzare e farsi ammazzare, per allargare gli orizzonti di gloria di governanti di mezza tacca, nelle guerre di sempre.
Tanto di male, invece, se si pensa alla cultura che si propaganda: quella del credere, obbedire, combattere. Quella del non chiedersi il perché delle cose. Quella di chi strumentalizza le guerre di ieri - imbellettandole con fanfare e pennacchi, quando sono invece sangue, ventri sbudellati, rantoli e puzza -, per non far pensare a quelle di oggi.
Tanto di male, invece, se si pensa, alla teoria di nostalgici figuri vestiti di nero che tali celebrazioni riportano a galla.
Occorre fermarsi a pensare. E occorre esprimere dissenso. Quantomeno se si sia convinti che questo non sia il migliore dei mondi possibili.Ma stiamo attenti.Sistemi consolidati come il nostro prevedono, consentono, auspicano una moderata azione di dissenso proprio per propagandare un pluralismo, una tolleranza che di fatto non esistono.
Agitare bandiere della pace, marciare per la pace in marce organizzate dai partiti che votano le guerre, e cose simili, può servire a poco.
Anzi, serve a zittire le nostre coscienze, a convincerci che quanto potevamo abbiamo fatto, e tirare i remi in barca.
Il nostro marciare, ancorché pacifico (altrimenti si giustifica la
criminalizzazione del dissenso), in questo inizio secolo, ha mai salvato una e una sola vita umana? Chiediamocelo.
Ogni anno, il 4 novembre, A. R., pacifista di lungo corso, sbarca aCagliari, e, alle nove del mattino, è al Parco delle Rimembranze.
Persona di straordinaria limpidezza, esprime le sue idee con semplicità e pacatezza : il sì sia sì, e il no sia no; la guerra uccide e non si deve fare; la guerra è scorciatoia che impedisce il dialogo con chi la pensa diversamente; la guerra umanitaria è ossimoro che nasconde altri interessi;le controversie internazionali si risolvono con la mediazione,
l'interposizione nonviolenta, i corpi civili di pace, la solidarietà internazionale; le guerre sono volute dai potenti e subite dai popoli.
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OGGI SIAMO QUI PER CONTESTARE LA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA ALL'ENNESIMO CONFLITTO "UMANITARIO", IN VERITA' UNA VERA E PROPRIA GUERRA, IN AFGHANISTAN, CHE VIOLA L'ARTICOLO 11 DELLA COSTITUZIONE.IN AFGHANISTAN, A CAUSA DEI BOMBARDAMENTI "INTELLIGENTI" DELLA NATO, MUOIONOASSASSINATI, QUASI TUTTI I GIORNI, CIVILI INNOCENTI, SOPRATTUTTO BAMBINI !
IL PARLAMENTO, A PRESCINDERE DAGLI SCHIERAMENTI POLITICI, ED IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, CONTINUANO AD AVALLARE QUESTE COSI' DETTE "MISSIONI DI PACE", RENDENDOSI DI FATTO COMPLICI DI QUESTA CARNEFICINA !! E' ORA DI DIRE BASTA !! L'ITALIA DEVE RITIRARE IMMEDIATAMENTE IL CONTINGENTE MILITARE DAL TERRITORIO AFGHANO.
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Forse non ci facciamo più caso, ed è pure peggio, ma siamo in guerra.
Ce ne siamo accorti di tanto in tanto, quando, per dirla con Fabrizio de Andrè, "hanno rimandato a casa le loro spoglie nelle bandiere legate strette perché sembrassero intere". Dei soldati italiani. Gli altri non contano.
Di vecchi e bambini, di donne e di uomini, i civili - come li chiamano,forse per ridurli a entità astratta, forse per distinguerli dagli incivili,che fanno la guerra -, che i soldati si trovano a massacrare più o meno casualmente, non si fa quasi menzione. Sono esseri lontani, di costumi diversi, e sotto sotto, diciamocelo, per una curiosa mistura di maldigerito relativismo culturale e fondamentalismo occidental-cristiano, ci paiono pure in qualche modo inferiori. In fondo, il loro dolore non è meno sopportabile di quello che ha dovuto patire quel pollo succulento che abbiamo divorato a pranzo, e che qualcuno ha ammazzato per noi.Anche gli afghani o gli iracheni, qualcuno ammazza per noi.
Il capolavoro è stato quello di farci accettare supinamente la condizione di guerra perenne.
Non ci indigniamo più.Non ci indigniamo più per i massacri.Almeno finché non ci arrivano sotto casa.Finché a morire sono gli altri.Ci hanno spiegato che c'è il terrorismo internazionale.Ci hanno spiegato che dopo l'11 settembre il mondo non era più lo stesso.
Non che prima non ci fossero guerre e massacri. C'erano. Le guerre venivano combattute in remoti angoli di mondo qualche volta da fazioni o stati foraggiati dall'Occidente, qualche volta per assicurare petrolio o diamanti all'Occidente, qualche volta per consumare armi prodotte in Occidente. O cose del genere.Non era sempre così. Ma quand'era così, e lo era spesso, le nostre responsabilità di occidentali con la pancia piena e gli occhi chiusi diventavano, diventano, ancor meno sopportabili.
In quest'ipotetico Occidente includeremmo l'Unione sovietica di allora,impegnata anch'ella a reperire risorse, e far crescere il suo bacino d'influenza. E per quella pax mafiosa che chiamavamo guerra fredda, per quell'equilibrio costruito sulla paura dell'apocalisse nucleare, i conflitti non si erano mai allontanati dalla dimensione regionale. Non ci toccavano.Altri si scannavano per noi.Poi a Berlino è caduto il muro e a New York le Twin Towers.L'equilibrio si è rotto, e i morti hanno preso a fioccare anche qui.In questo senso, e solo in questo, il mondo non è più lo stesso.
Non dirò, non mi interessa farlo, che "l'11 settembre" sia un complotto ordito da Bush per giustificare ciò ch'è avvenuto dopo. Altri lo dicono.
Non dirò, non mi interessa farlo, che Bin Laden sia anima bella che si batte per difendere gli oppressi. Altri lo dicono.
Io non lo so.
L'uno e l'altro - ammesso che il secondo esista e non sia un'invenzione del primo, come il Goldstein di "1984" -, sono facce della stessa medaglia.
Medaglia che il demiurgo cesella con pazienza, in un percorso di decenni o secoli, passando attraverso la morte di Dio, o dell'Etica - " Se Dio non c'è tutto è permesso", (Karamazov) -, il consolidarsi di un utilitarismo rozzo,arraffone, individualista, violento con i deboli, servile coi potenti,amorale, erede dei colonialismi e dei fascismi, degenerato in quella mutazione antropologica che, nel passaggio dalla cultura contadina, legata alla terra - ai suoi ritmi, lentezza silenzi solidarietà -, a quella industriale e postindustriale - velocità frastuono competizione alienazione -, ha avuto compimento.
La società dei consumi, della televisione, e l'uomo ad una dimensione. C'è una regia in tutto questo ?Non lo so.Ma tutto questo è.
Cosa siamo diventati ? Verrebbe da sorridere, se non ci fosse da piangere, per le reciproche accuse che La Piazza e Il Principe si scambiano.
Anche se, a definir principi Prodi o Berlusconi, ci vuol coraggio.La Piazza accusa Il Principe di essersi arroccato, chiuso in una casta, di
impunibili arroganti privilegiati, intenta solo ad amministrare clientele a suo esclusivo profitto. Quasi tutto vero.Il Principe accusa La Piazza di essere agitata da invidiosi che solo lamentano di esser stati esclusi dalla grande abbuffata. Quasi tutto vero.
Con un'unica non trascurabile differenza: chi detiene il potere ha enormi responsabilità, controllando l'industria culturale, sulla degenerazione etica ed estetica delle popolazioni, di cui è anch'egli vittima (pensate a Fassino che va da Maria De Filippi); ed avrebbe anche gli strumenti per porvi rimedio. Se solo volesse.
Da sempre, il popolo chiede panem et circenses, e questo Il Principe lo sa.E solo quando il pane, o le brioches, cominciano a scarseggiare, il popolo prende a scalpitare. Questo Il Principe ha imparato a sue spese.
Ma cosa siamo diventati ?
Se assistiamo senza fiatare alle stragi di innocenti in guerre compiute in nome nostro e per il nostro benessere ?
Se sulla spiaggia dove prendiamo il sole approdano cadaveri di esseri che fuggono la fame, la miseria, le guerre, e noi lasciamo tranquillamente affogare, salvo rinchiudere, se per ventura scampino alle onde, in campi di concentramento, e rispedire, se sopravvivono, nei luoghi da cui fuggono ? Cosa siamo diventati ? E non ci consoli pensare che forse così siamo sempre stati.Mostri.
Il 4 novembre, ogni anno, si celebra una festa.Celebrazione dei caduti della Prima Guerra. Una mattanza che soldati poveri e malvestiti, molti partiti dalla nostra isola, hanno inflitto o subito, per
nome e conto di governanti che oggi come ieri non pagano dazio, e non mandano figli in guerra.
Ogni anno assistiamo alla retorica patriottarda degli eroi e dei martiri.Niente di male, forse, se si pensa al giusto e commosso ricordo di figli e nipoti di tante persone talvolta umili che, senza chiedersi perché,partirono, quando non era di moda la disobbedienza, ad ammazzare e farsi ammazzare, per allargare gli orizzonti di gloria di governanti di mezza tacca, nelle guerre di sempre.
Tanto di male, invece, se si pensa alla cultura che si propaganda: quella del credere, obbedire, combattere. Quella del non chiedersi il perché delle cose. Quella di chi strumentalizza le guerre di ieri - imbellettandole con fanfare e pennacchi, quando sono invece sangue, ventri sbudellati, rantoli e puzza -, per non far pensare a quelle di oggi.
Tanto di male, invece, se si pensa, alla teoria di nostalgici figuri vestiti di nero che tali celebrazioni riportano a galla.
Tanto di male, invece, se si pensa alla vetrina che costituiscono per livree, porpore e divise, intente tutte a legittimare e perpetuare un sistema di potere basato su indottrinamento, irreggimentazione, ignoranza,asservimento al modello di consumo e razzia dominante.
Occorre fermarsi a pensare. E occorre esprimere dissenso. Quantomeno se si sia convinti che questo non sia il migliore dei mondi possibili.Ma stiamo attenti.Sistemi consolidati come il nostro prevedono, consentono, auspicano una moderata azione di dissenso proprio per propagandare un pluralismo, una tolleranza che di fatto non esistono.
Agitare bandiere della pace, marciare per la pace in marce organizzate dai partiti che votano le guerre, e cose simili, può servire a poco.
Anzi, serve a zittire le nostre coscienze, a convincerci che quanto potevamo abbiamo fatto, e tirare i remi in barca.
Il nostro marciare, ancorché pacifico (altrimenti si giustifica la
criminalizzazione del dissenso), in questo inizio secolo, ha mai salvato una e una sola vita umana? Chiediamocelo.
Ogni anno, il 4 novembre, A. R., pacifista di lungo corso, sbarca aCagliari, e, alle nove del mattino, è al Parco delle Rimembranze.
Persona di straordinaria limpidezza, esprime le sue idee con semplicità e pacatezza : il sì sia sì, e il no sia no; la guerra uccide e non si deve fare; la guerra è scorciatoia che impedisce il dialogo con chi la pensa diversamente; la guerra umanitaria è ossimoro che nasconde altri interessi;le controversie internazionali si risolvono con la mediazione,
l'interposizione nonviolenta, i corpi civili di pace, la solidarietà internazionale; le guerre sono volute dai potenti e subite dai popoli.
Sostituire al principio d'interesse il principio di giustizia, semplicemente.
Questa sua fede ha pagato di persona: portato in giudizio per aver affisso manifesti che invitavano i giovani a "fare una pernacchia" all'indirizzo della divisa militare e processato per "vilipendio alle forze armate".
O quando si è esposto alla gogna mediatica o alle angherie della polizia, presentandosi, solo o quasi, alle parate militari, con cartelli antimilitaristi.
O quando bussava alla porta delle caserme, distribuendo la "preghiera di San Francesco" e invitando a "non uccidere".
E' persona che ha il coraggio delle proprie idee.
Come ogni 4 novembre, sarò con lui e con i pochi che vorranno esserci. Ci invita a portare al braccio un nastro in segno di lutto verso le vittime innocenti di tutte le guerre, delle guerre in corso, delle guerre a cui il nostro paese partecipa direttamente, con proprie truppe, o indirettamente,
pagando eserciti privati. Ci invita anche a portare striscioni con parole e pensieri di pace e contro la guerra.
Non è ancora abbastanza.Dovremmo scendere nelle strade, e con la forza dei nostri corpi pacifici,bloccare la vita della nazione, di tutte le nazioni, finché non cessino le guerre criminali nel mondo, finché agli interessi particolari dei mercanti d'armi o delle compagnie petrolifere, non si sovrapponga la necessità delle donne e degli uomini di vivere in pace tra loro, con tutti gli esseri del pianeta, e col pianeta.Non è ancora abbastanza, anzi è quasi nulla.
Però, andare a manifestare il nostro dissenso in maniera forte, farlo
durante le parate che il potere allestisce per autocelebrarsi, rendere
evidente il rifiuto della logica bellicista e guerrafondaia è davvero il minimo che potremmo\dovremmo fare.
Questa sua fede ha pagato di persona: portato in giudizio per aver affisso manifesti che invitavano i giovani a "fare una pernacchia" all'indirizzo della divisa militare e processato per "vilipendio alle forze armate".
O quando si è esposto alla gogna mediatica o alle angherie della polizia, presentandosi, solo o quasi, alle parate militari, con cartelli antimilitaristi.
O quando bussava alla porta delle caserme, distribuendo la "preghiera di San Francesco" e invitando a "non uccidere".
E' persona che ha il coraggio delle proprie idee.
Come ogni 4 novembre, sarò con lui e con i pochi che vorranno esserci. Ci invita a portare al braccio un nastro in segno di lutto verso le vittime innocenti di tutte le guerre, delle guerre in corso, delle guerre a cui il nostro paese partecipa direttamente, con proprie truppe, o indirettamente,
pagando eserciti privati. Ci invita anche a portare striscioni con parole e pensieri di pace e contro la guerra.
Non è ancora abbastanza.Dovremmo scendere nelle strade, e con la forza dei nostri corpi pacifici,bloccare la vita della nazione, di tutte le nazioni, finché non cessino le guerre criminali nel mondo, finché agli interessi particolari dei mercanti d'armi o delle compagnie petrolifere, non si sovrapponga la necessità delle donne e degli uomini di vivere in pace tra loro, con tutti gli esseri del pianeta, e col pianeta.Non è ancora abbastanza, anzi è quasi nulla.
Però, andare a manifestare il nostro dissenso in maniera forte, farlo
durante le parate che il potere allestisce per autocelebrarsi, rendere
evidente il rifiuto della logica bellicista e guerrafondaia è davvero il minimo che potremmo\dovremmo fare.
Almeno disturbare il manovratore.Domenica ci saremo. E potrebbe anche essere l'inizio, se vorremo, di un percorso che porti il movimento per la pace ad una sua maturità, che non può non passare dalla mera testimonianza, talvolta strumentalizzata da interessi partitici, ad un'assunzione diretta di responsabilità delle persone, che attraverso la lotta nonviolenta riescano a diventare il cambiamento, per dirla con Gandhi, che si vorrebbe vedere negli altri.
Sandro Martis
Sotto, il testo del volantino che A. R. ci propone di fotocopiare e diffondere, il 4 novembre.
Sandro Martis
Sotto, il testo del volantino che A. R. ci propone di fotocopiare e diffondere, il 4 novembre.
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OGGI SIAMO QUI PER CONTESTARE LA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA ALL'ENNESIMO CONFLITTO "UMANITARIO", IN VERITA' UNA VERA E PROPRIA GUERRA, IN AFGHANISTAN, CHE VIOLA L'ARTICOLO 11 DELLA COSTITUZIONE.IN AFGHANISTAN, A CAUSA DEI BOMBARDAMENTI "INTELLIGENTI" DELLA NATO, MUOIONOASSASSINATI, QUASI TUTTI I GIORNI, CIVILI INNOCENTI, SOPRATTUTTO BAMBINI !
IL PARLAMENTO, A PRESCINDERE DAGLI SCHIERAMENTI POLITICI, ED IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, CONTINUANO AD AVALLARE QUESTE COSI' DETTE "MISSIONI DI PACE", RENDENDOSI DI FATTO COMPLICI DI QUESTA CARNEFICINA !! E' ORA DI DIRE BASTA !! L'ITALIA DEVE RITIRARE IMMEDIATAMENTE IL CONTINGENTE MILITARE DAL TERRITORIO AFGHANO.
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3 commenti:
Sono complici di questo sterminio di civili di cui ultimamente non ci danno più notizia. Per far sembrare meno cruenta questa guerra si sono inventati gli effetti collaterali quasi che le vittime fossero la conseguenza spiacevole di un medicinale. Non hanno capito che questa strategia è infinita per il semplice fatto che l'odio chiama l'odio e da questo impasse non se ne verrà mai fuori. Ciao.
infatti dobbiamo fare come dice
Oltre la guerra e la paura dei Modena city ramblers
Mio fratello guarda il mondo
e non sa cosa pensare,
mio fratello guarda il mondo
in cerca di un segnale,
grande è il frastuono
e la confusione,
profondo è il silenzio
della ragione
Mio fratello si nasconde
e non riesce più a capire,
mio fratello si nasconde
e non vuole intervenire,
dicono dall'alto
che il giorno sarà duro,
parlano di prove,
di un Dio e del futuro
Ascolta la voce di chi ancora resiste, ti prego non farti ingannare!
Guarda oltre queste mura...oltre la guerra e la paura!
Mio fratello vede tutto
e il suo occhio non distingue,
mio fratello vede tutto
ma il ricordo si confonde,
urlano teorie, rincorrono morali,
la propaganda vince
con frasi sempre uguali
Mio fratello ha rinunciato
ad avere un'opinione,
mio fratello ha rinunciato
in cambio di un padrone
che sceglie al suo posto
e che non può sbagliare
perchè ormai nessuno
lo riesce a giudicare
Ascolta la voce di chi ancora resiste, ti prego non farti ingannare!
Guarda oltre queste mura...oltre la guerra e la paura!
Ascolta la voce di chi ancora resiste, ti prego non farti ingannare!
Guarda oltre queste mura...oltre la guerra e la paura!
Guarda oltre queste mura...
oltre la guerra e la paura...
Ehhh...i Metallica...
Quante soddisfazioni sapevano dare, un tempo.Ora sono semplicemente pallidi epigoni di se stessi, un pò da tutti i punti di vista.Il testo di "One" in ogni caso è stupendo.Ciao!
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