Laico reggae (Tunnel 22/5/1994)
Debora Bobo Demontis E magari pensare che per anni abbia combattuto con sé stesso e sofferto? Perché parli di prendere in giro? Giudicare sulle dinamiche interne ad una famiglia non mi pare mai saggio.
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
Per colpa quindi di un codice – quello con cui è registrata la donatrice a Kiev, che invece per la Georgia deve essere identificata con nome e cognome – e per colpa della discrepanza tra sistemi legislativi, Tblisi non rilascia l’atto di nascita dei bambini. L’ambasciata italiana in Georgia “non ha potere sulle autorità georgiane” continua Muccio. I neonati, figli biologici di Edoardo, “per ius saguinis hanno diritto di rientrare in Italia. La Georgia sta violando la Convenzione europea dei diritti dell’uomo” conclude l’avvocato.
Dal 23 maggio scorso, quando i gemelli sono venuti al mondo prematuri, l’unica prova della loro esistenza è il documento provvisorio rilasciato dall’ospedale di Tblisi. Quindi non hanno cittadinanza né ufficialmente dei genitori, ma i servizi sociali georgiani gli hanno dato – nonostante non esistano certificati – il cognome di Edoardo. A Laura poi sono stati affidati “sulla fiducia”. Da quel giorno le lancette sono state sospese e la partenza verso l’italia è stata rinviata in un perenne presente di sacrifici in un Paese straniero. Durante l’ultima udienza, il giudice è stato pilatesco: “Ha analizzato il caso solo per riferire che lui non è la figura giusta per occualtro parsene. E quindi, ora?” racconta sbigottito Edoardo. Il loro avvocato ha proposto ai due ragazzi di rientrare in Italia “per far riconoscere la paternità dagli ufficiali italiani, nell’interesse superiore del minore, come prevede l’articolo 3 della Convezione dei diritti del fanciullo”.
In uno dei faldoni di uno degli uffici dell’anagrafe georgiana rimane il destino di Elia ed Emma, ma anche quello dei genitori. Dentro la voce di Laura rimangono invece mesi di giochi a nascondino a cui l’hanno sottoposta i tribunali georgiani e la Gestlife. Presto si troverà davanti a un bivio crudele: “Scegliere tra abbandonare i miei figli qui e tornare a casa per curarmi”. In Italia, dove hanno lasciato le loro vite sospese, hanno entrambi un lavoro: lei in aspettativa, lui invece a rischio licenziamento perché è in Georgia. Relegati nel cono d’ombra come tutti gli apolidi, intanto i gemelli non hanno diritti. Una sera Elia ha avuto difficoltà respiratorie, ma l’ospedale di Tblisi ha blindato i suoi reparti. “Ci hanno detto che senza atto di nascita o un documento che certifichi che noi siamo genitori i dottori nemmeno potevano guardarlo”.
A Lodi, nella stanza dei gemelli, culle e seggioloni sono già pronti per accoglierli. Da perniciosa, la situazione potrebbe diventare irreparabile. Rimane poco tempo: “Tra due mesi i bambini verranno considerati georgiani, potranno portarceli via”, dice Edoardo. A Tblisi, racconta, il cielo è sempre più grigio ed è già arrivato il freddo, quello che spirerà presto fino a quaggiù, nella patria lontana di Emma ed Elia.
approfondimenti
Subito dopo la pubblicazione di questo comunicato porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte. In quest’ultimo giorno ho festeggiato con un pasto sfizioso e ottimi nettari di Bacco, gustando per l’ultima volta vini e cibi che mi piacciono. Questa semplice festa della fine della mia vita è stata accompagnata dall’ascolto di buona musica nella mia piccola casa con le ruote, dove ora rimarrò. Ciò è il modo più aulico per vivere al meglio la mia vita e concluderla con lo stesso stile. Qui finisce tutto. Addio. Se mai qualcuna o qualcuno leggerà questo scritto
finalmente uno spot nel quale il corpo usato è quello di un uomo non quello della donna, come sempre accade.Obbiettivo raggiunto ma perché ...