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8.10.22

Figli di guerra e di madre ucraina: Emma ed Elia intrappolati a Tblisi . APOLIDI I GEMELLINI DELLA MATERNITA' SURROGATA NON HANNO DIRITTI IN GEORGIA

 


Premetto  che  pur  essendo   contro la matrernità  surrogata  ( utero  in affitto  come  la  chamano   molti dettratori   ed  oppositori di tale pratica  ) soprattutto  quando  essa sconfina   nel lucro e nella mercificazione  \  sfruttamento  ,  sono del parere  che  vada   , parlo soprattutto del nostro paese,regolamentata  come  lo  è stato per  l'aborto negli anni   70 , per  evitare     d'aggiungere  sofferenza   a  sofferenza   ed  si abbiano dei  casi dolorosi   come  quello  riportato  sotto  . Ma soprattutto   rendere   chiaro  cosa è permesso   e cosa  no in quanto  c'è  una ella  differenza tra  gravidanza  per altri   e maternità  surrogata \  utero  in affitto  , 


soprattutto  quando  essa sconfina   nel lucro e nella mercificazione  \  sfruttamento 
,  sono del parere  che  vada   , parlo soprattutto del nostro paese,regolamentata  come  lo  è stato per  l'aborto negli anni   70 , per  evitare     d'aggiungere  sofferenza   a  sofferenza   ed  si abbiano dei  casi dolorosi   come  quello  riportato  sotto  . Ma soprattutto   rendere   chiaro  cosa è permesso   e cosa  no in quanto  c'è  una ella  differenza tra  gravidanza  per altri   e maternità  surrogata \  utero  in affitto  , 

N.b
  Pongo sotto  questo post  dei link per tutti /e coloro  volessero farsi un idea o volessero ( o almeno provarci ) indiscussione la propria idea su tale argomento etico /morale


Figli di guerra e di madre ucraina: Emma ed Elia intrappolati a Tblisi

Elia ed Emma sono due gemellini nati a Tblisi, in Georgia, da una madre surrogata ucraina nel maggio scorso: oggi sono apolidi, senza diritti e “senza genitori”. Per una ragnatela di cavilli giudiziari, il tribunale georgiano si rifiuta di riconoscere la potestà dei due genitori italiani, Laura Z. ed Edoardo S., e
di rilasciare loro l’atto di nascita dei gemellini per farli rientrare in Italia. “Da maggio non sappiamo come lasciare questo Paese, ci sentiamo completamente abbandonati dalle autorità”. Quando racconta la sua storia – e la sua guerra – Laura, 35 anni, non cede mai alla disperazione: di battaglie ne ha combattute, fino a qui, già tante. Come in una matrioska dentro l’altra, si porta sulle spalle anni di lotte per diventare madre, a causa di una malattia invalidante. Per la procreazione assistita, le hanno detto che non c’era speranza. Per l’adozione, anche: per le sue condizioni di salute, “ha un’aspettativa di vita troppo bassa”. Invalida al 70%, insieme al marito Edoardo, 32 anni, decidono di ricorrere alla maternità surrogata in Ucraina. Nel 2020, durante la pandemia, si rivolgono alla società Gestlife – sede amministrativa in Spagna – che individua la madre naturale e la mette in contatto con loro. Costo: 80 mila euro. Circa un anno dopo, Marina, la ragazza ucraina, è incinta, ma quando scoppia la guerra è costretta a nascondersi nei bunker di Dnipro col suo figlio di 6 anni. “Per tutelarli abbiamo pagato per il loro trasferimento a Tblisi, l’agenzia ci aveva assicurato che la legislazione era identica a quella di Kiev”, racconta Laura. Ma non era vero: nell’approdo georgiano, i gemelli sono rimasti ingabbiati in un kafkiano processo che non riconosce ai minori di 4 mesi né patria, né genitori. “Kafkiano è pure l’atteggiamento delle autorità georgiane che non riconoscono il rapporto biologico tra i gemelli ed Edoardo, confermato dal test del Dna”, spiega l’avvocato della coppia, Giorgio Muccio. La maternità surrogata “è stata effettuata dai coniugi nel rispetto della legge ucraina, che prevede che la coppia sia sposata, che uno dei due fornisca materiale biologico, e che si faccia per ragioni sanitarie: la legge georgiana è identica, ma prevede che chi dona gli ovociti non sia anonimo, come invece accade in Ucraina”, continua Muccio.

Per colpa quindi di un codice – quello con cui è registrata la donatrice a Kiev, che invece per la Georgia deve essere identificata con nome e cognome – e per colpa della discrepanza tra sistemi legislativi, Tblisi non rilascia l’atto di nascita dei bambini. L’ambasciata italiana in Georgia “non ha potere sulle autorità georgiane” continua Muccio. I neonati, figli biologici di Edoardo, “per ius saguinis hanno diritto di rientrare in Italia. La Georgia sta violando la Convenzione europea dei diritti dell’uomo” conclude l’avvocato.

Dal 23 maggio scorso, quando i gemelli sono venuti al mondo prematuri, l’unica prova della loro esistenza è il documento provvisorio rilasciato dall’ospedale di Tblisi. Quindi non hanno cittadinanza né ufficialmente dei genitori, ma i servizi sociali georgiani gli hanno dato – nonostante non esistano certificati – il cognome di Edoardo. A Laura poi sono stati affidati “sulla fiducia”. Da quel giorno le lancette sono state sospese e la partenza verso l’italia è stata rinviata in un perenne presente di sacrifici in un Paese straniero. Durante l’ultima udienza, il giudice è stato pilatesco: “Ha analizzato il caso solo per riferire che lui non è la figura giusta per occualtro parsene. E quindi, ora?” racconta sbigottito Edoardo. Il loro avvocato ha proposto ai due ragazzi di rientrare in Italia “per far riconoscere la paternità dagli ufficiali italiani, nell’interesse superiore del minore, come prevede l’articolo 3 della Convezione dei diritti del fanciullo”.

In uno dei faldoni di uno degli uffici dell’anagrafe georgiana rimane il destino di Elia ed Emma, ma anche quello dei genitori. Dentro la voce di Laura rimangono invece mesi di giochi a nascondino a cui l’hanno sottoposta i tribunali georgiani e la Gestlife. Presto si troverà davanti a un bivio crudele: “Scegliere tra abbandonare i miei figli qui e tornare a casa per curarmi”. In Italia, dove hanno lasciato le loro vite sospese, hanno entrambi un lavoro: lei in aspettativa, lui invece a rischio licenziamento perché è in Georgia. Relegati nel cono d’ombra come tutti gli apolidi, intanto i gemelli non hanno diritti. Una sera Elia ha avuto difficoltà respiratorie, ma l’ospedale di Tblisi ha blindato i suoi reparti. “Ci hanno detto che senza atto di nascita o un documento che certifichi che noi siamo genitori i dottori nemmeno potevano guardarlo”.

A Lodi, nella stanza dei gemelli, culle e seggioloni sono già pronti per accoglierli. Da perniciosa, la situazione potrebbe diventare irreparabile. Rimane poco tempo: “Tra due mesi i bambini verranno considerati georgiani, potranno portarceli via”, dice Edoardo. A Tblisi, racconta, il cielo è sempre più grigio ed è già arrivato il freddo, quello che spirerà presto fino a quaggiù, nella patria lontana di Emma ed Elia.


approfondimenti 

  • invitra.it Gestazione surrogata o Utero in affitto: Definizione, Tipi ed indicazioni 
  • GPA: cos‘è e come funziona davvero - Elzevirus
  • Utero in affitto o Maternità Surrogata? L´importanza delle parole 
  • https://www.vanityfair.it/news/italia/16/02/27/cosa-e-utero-in-affitto



  • 14.6.22

    La solitudine di Cloe Bianco, la prof transgender che si è uccisa dando fuoco al suo camper


        DI COSA  STIAMO  PARLANDO 

    Dal coming out a scuola al suicidio, tutta la storia di Cloe Bianco: la prof di fisica uccisa dalla transfobia



    Cloe Bianco, l’ex docente trovata carbonizzata sabato mattina in un camper parcheggiato in provincia di Belluno, sarebbe stata uccisa dalla «transfobia opprimente che la circondava». Questo clima ostile, secondo Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, l’avrebbe spinta a togliersi la vita. Bianco aveva già parlato nel suo blog dei «tentativi di annientamento» e della sofferenza che le causava chi le stava intorno, annunciando le sue intenzioni suicidarie. Il coming out e le sue conseguenze ....  segue  su https://www.open.online/2022/06/15/cloe-bianco-transfobia-suicidio-storia/


    Ma  prima    d'iniziare  il post  d'oggi  oltre al classico riepilogo della vicenda che trovate sopra ad inizio Post alla voce divisa stiamo parlando ,a  scanso di equivoci     onde  evitare      possibilmente    accuse o shitstorm   ) , devo  fare una precisazione  :

    N.b
    NON  STO   FACENDO NESSUN   ELOGIO   O PANEGIRICO   DEL SUICIDIO   , PERCHE'   ESSA  E'   UN SCELTA  PERSONALE    ED  PRIVATA . MA  STO SEMPLICIMENTE  DICENDO    CHE  PER   ALCUNI\E 
     IL SUICIDIO , ATTO   CHE  PER  NOI SOPRATTUTTO QUANDO SI TRATTA  D'AMICI \ CONOSCIENTI  O FAMILIARI   PUO' SEMBRARE  EGOISMO O DI RESA   ,MA PER LORO   E' UNA SCELTA   DI LIBERTA' DA  UN PESO E DALLE SOFFERENZE FISICHE E PSICHICHE

      repubblica  online

    La docente era stata allontanata dall'insegnamento. Lavorava nelle segreterie scolastiche e viveva nella "piccola casa a quattro ruote". Sul blog 
    l'annuncio del suicidio: "Così termina tutto ciò che mi riguarda". L'avvocata: "In Veneto mancano tutele per le persone transessuali"




    AURONZO - Lo scheletro di un camper divorato dal fuoco in mezzo a un bosco tra Auronzo e Misurina, con all’interno un cadavere carbonizzato. È stato scoperto l’11 giugno scorso in provincia di Belluno e quella che si cela dietro quei rottami è una storia di sofferenza che nessuno ha saputo intercettare, capire, risolvere.
    Una storia che comincia nel 2015, nel giorno in cui Luca Bianco, insegnante di laboratorio dell’istituto Scarpa di San Donà di Piave, si presenta ai suoi studenti vestito da donna e dice: “Buongiorno a tutti, da oggi sono Cloe”. Sette anni dopo, cercando attraverso i rottami di un incendio misterioso, si inciampa

    sul dramma di una persona che prima di morire ha scritto questo: “Il possibile d’una donna brutta è talmente stringente da far mancare il fiato, da togliere quasi tutta la vitalità. Si tratta d’esistere sempre sommessamente, nella penombra. In punta di piedi, sempre ai bordi della periferia sociale, dov’è difficile guardare in faccia la realtà. Io sono brutta, decisamente brutta, sono una donna transgenere. Sono un’offesa al mio genere, un’offesa al genere femminile. Non faccio neppure pietà, neppure questo”.
    Non è stato un incidente, quindi, la morte di Cloe Bianco, 58 anni, di Marcon (Venezia) trovata carbonizzata all’interno del suo camper chiamato “la piccola casa a quattro ruote”. Cloe si è uccisa e, prima di farlo, lo ha annunciato in un post nel suo blog dedicato alle persone transgender.


     ecco   i  suo  messaggio  d'addio   ripreso da 

    Subito dopo la pubblicazione di questo comunicato porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte. In quest’ultimo giorno ho festeggiato con un pasto sfizioso e ottimi nettari di Bacco, gustando per l’ultima volta vini e cibi che mi piacciono. Questa semplice festa della fine della mia vita è stata accompagnata dall’ascolto di buona musica nella mia piccola casa con le ruote, dove ora rimarrò. Ciò è il modo più aulico per vivere al meglio la mia vita e concluderla con lo stesso stile. Qui finisce tutto. Addio. Se mai qualcuna o qualcuno leggerà questo scritto

    Nello stesso post allega copia del testamento biologico e di quello olografo, documenti che spiega di avere lasciato accanto al suo corpo assieme al libro che aveva scritto sulla sua esperienza e sulla decisione di diventare Cloe. Una decisione che le era costata la sospensione dal lavoro di tre giorni, oltre all’allontanamento definitivo dall’insegnamento. Per lei, da quel momento in poi, solo posti di lavoro nelle segreterie di vari istituti della provincia veneziana.
    “Oggi la mia libera morte, così termina tutto ciò che mi riguarda”, è il titolo del post in cui ha annunciato di togliersi la vita. “In quest’ultimo giorno ho festeggiato con un pasto sfizioso e ottimi nettari di Bacco, gustando per l’ultima volta vini e cibi che mi piacciono” scrive sempre Cloe. “Questa semplice festa della fine della mia vita è stata accompagnata dall’ascolto di buona musica... Ciò è il modo più aulico per vivere al meglio la mia vita e concluderla con lo stesso stile. Qui finisce tutto”.

    Il camper bruciato

    Le indagini sono state affidate ai carabinieri di Auronzo, che sono arrivati a Luca Bianco controllando l’intestatario del mezzo bruciato. L’esito del Dna darà la certezza, anche se già oggi non ci sono più dubbi sull’identità di quel corpo distrutto dal fuoco.
    “In Veneto mancano le tutele per le persone transessuali e la vicenda di Cloe, lasciata sola dalle istituzioni e dalla Regione di Luca Zaia, lo dimostra”, dice alla Nuova Venezia l’avvocata transgender Alessandra Gracis, 64 anni, di Conegliano. “Purtroppo, per quanto riguarda la cura delle persone affette dalla disforia di genere, siamo all’anno zero. Il vero problema è che nel Veneto, nonostante le promesse di Zaia e i suoi obiettivi o tentativi di dar voce a un centro regionale che affronti questa tematica a fianco delle famiglie, non è stato fatto nulla. La legge regionale 22 del 1993 c’è, per tutta l’assistenza necessaria. È rimasta però una lettera morta, dato che la giunta avrebbe dovuto individuare i centri entro 30 giorni. Di giorni ne sono passati oltre 10 mila, senza i necessari adempimenti. Ora siamo davanti al suicidio di una persona transessuale”.
    Telefono Amico Italia, ricorda alle persone che stanno vivendo una fase di crisi e di disagio profondo e che hanno pensieri suicidari, che è sempre in linea e a disposizione. Si può parlare con esperti, tutti i giorni dalle 10 alle 24 al numero 02.2327.2327. Oppure si può contattare il Servizio Psicologico inOltre della Regione Veneto al numero verde 800.33 43 43.

    3.9.19

    errori di quando si giudica a caldo anzichè a freddo . io e la vicenda del coming out a sua moglie e sua figlia chef Marco Bianchi



    Il Figlio del re-Piero Marras
    il vagabondo stanco - MCR

    La prima    canzone  citata   ad inizio  post  , testimonia  la sofferenza  ed  anche il prezzo da pagare    di chi vuole  provare  a  fare  a meno  ( non vuol dire  con  questo non  tenerne conto anzi il contrario perchè  sia  che    le usi  acriticamente \ passivamente  sia  che  usi  criticamente   o tenti di rimuoverle   devi sempre   tenerne conto  se  vuoi sapere  chi sei  e dove  stai ed  andrai  andando  )  dell'eredità   e le esperienze  dei   tuoi  genitori  ed usare la tua   che  chi  ti costruisci   cadendo ed  rialzandomi   ,  sbagliando  e  imparando ,  creandoti ferite e cicatrici  ed  andando avanti con le .... perchè : << c'è un gioco da fare e una ruota che riparte E un vagabondo sa che deve andare avanti >>  (seconda  canzone  ) . 
    Infatti  è  quello  che  mi  è    capito   oggi   quando   ho  commentato  cosi  su  fb 

    non c'è nulla di male dell'omosessualità, ma perché non dirlo prima... Mi sa che la vera confusione c'è la ha lui.... Non si prende in giro una persona solo per egoismo personale o per paura del giudizio.... Ma soprattutto mettere al mondo un figlio nella menzogna..... Assolutamente non corretto.... Io non contesto affatto il suo genere sessuale, contesto l'onesta della persona

    VANITYFAIR.ITMarco Bianchi: «La sera che ho detto a mia moglie "sono gay"»

    Questo  è quello  quando   si  giudica   a caldo  ( cioè usando l'istinto )  e  non a freddo (  cioè  usando  la razionalità  . 

    Ma  poi   leggendo   si le osservazioni,  in particolare  queste  due 

    Mario Satta Caro Giuseppe, di fondo le tue parole sono giuste, ma ricordati che viviamo in una società, che inizia solo oggi a vedere la normalità in una condizione di apparente e ostracizzata diversità. Il primo muro, spesso, si trova in famiglia e nei contesti sociali in cui si vive. Non conosco il caso in questione, ma non generalizzerei le motivazioni di in comportamento che in ogni caso ferisce profondamente sempre qualcuno nel metterlo in atto o nel subirlo.
    Quando il.Nostro Paese, riuscirà davvero a rendere quotidiano e "normale" (odio questo termine assolutamente relativo), ciò che per la nostra società indottrinata, appare "diverso" e da emarginare, il nostro Paese farà un grande balzo in avanti verso la CIVILTÀ.

    • Debora Bobo Demontis E magari pensare che per anni abbia combattuto con sé stesso e sofferto? Perché parli di prendere in giro? Giudicare sulle dinamiche interne ad una famiglia non mi pare mai saggio.
      2
    • Gianpi Veg Paolo Scolafurru Se hai letto l'articolo Giuseppe Scanolui ha detto che ad un certo punto l'amore per la moglie è diventato amicizia, dunque all'inizio era amore, non ha preso in giro nessuno, a mio avviso, anzi è stato molto onesto e leale. Poi la figlia rimarrà comunque sua figlia, l' amore verso i figli è forse l'unico sentimento ad essere in una botte di ferro
      3
    • Mena Pennacchio Doveva continuare la commedia? L'animo umano è insondabile, non puoi giudicare, magari la sua scelta è stata sofferta... Perché questo giudizio così superficiale...!?
      1
      • Giuseppe Scano Mena Pennacchio e Titti Casula è per l'educazione retrograda da cui faticosamente (anche se ancora sopravvivono delle scorie e questa è una di essa ) liberando. Come giustamente mi ha fatto notare , vedi sotto il commento di Mario Satta



    ho non solo riletto l'articolo di Vanity citato , ma anche quest'altro di https://news.robadadonne.it/



    Dopo tanti anni di matrimonio, lo chef Marco Bianchi ha trovato il coraggio di portare a galla il suo vero io, e ha confessato alla moglie di essere gay.
    Un buon lavoro, che lo ha portato a realizzare i suoi sogni di ragazzo, una moglie bellissima e innamoratissima, una figlioletta tanto desiderata: la vita, per Marco Bianchi, sembrava essere ormai completa. Ma lo chef aveva qualcosa dentro che lo stava tormentando, e non poteva rimandare ancora. Dopo 13 anni di fidanzamento e 9 di matrimonio con Veruska, l’uomo ha finalmente trovato la forza di guardare dentro se stesso e ammettere la verità, per quanto difficile potesse essere.
    Marco è gay, e non se l’è più sentita di tenere in piedi una relazione che, oramai, sarebbe stata solamente di facciata. E così ne ha parlato con sua moglie e sua figlia, trovando ampio e incondizionato sostengo da entrambe.


    La storia di Marco Bianchi, emersa solo qualche giorno fa grazie a un’intervista che egli stesso ha concesso al Corriere della Sera, è una storia di coraggio e di determinazione. Lo chef avrebbe potuto scegliere la via forse più facile, continuando a tenere per sé la verità e ad andare avanti con il suo matrimonio. Invece ha voluto a tutti i costi darsi la possibilità di una seconda vita, nonostante il grande dolore che sapeva avrebbe potuto causare.
    Marco è un uomo dalle grandi passioni: sin da ragazzino ha sempre amato la cucina, ma anche le scienze. E così, grazie al suo carattere e a una notevole forza di volontà, è riuscito a coniugare entrambe le cose. Oggi è uno chef famoso in televisione, ma si occupa anche di divulgazione scientifica.
    Per lo chef non è stato facile, ma alla fine di un lungo percorso interiore è riuscito a far emergere il suo vero “io”. Nell’intervista al Corriere, ha rivelato come tutto ciò gli abbia cambiato la vita:
    “Esiste un cerchio della sicurezza che conquisti quando hai messo insieme tutti i tuoi pezzettini di vita: l’acquisto di casa, un lavoro sicuro, il matrimonio, l’arrivo di un figlio… Allora, emerge una forza con la quale puoi buttare giù un muro o, finalmente, ammettere di essere omosessuale. Io ho capito che il Marco Bianchi etero che mi hanno fatto credere di essere non era quello vero”.
    Uno degli scogli più duri, per Marco e Veruska, è stato quello di affrontare la verità con la figlioletta di appena 4 anni. Prima o poi avrebbe dovuto sapere quello che stava accadendo, così hanno deciso di giocare d’anticipo:
    “Ci siamo consultati con il pediatra, le maestre, la psicologa… Poi, le ho raccontato la verità. Le ho spiegato: ‘Io voglio tanto bene a mamma e sei nata tu, ma ho scoperto che il mio cuore batte più forte con Luca accanto. Prima, batteva forte, ora batte a mille’. Lei è una bimba straordinaria, solare, e l’ha accettato con naturalezza. Dopo un primo incontro finto-causale con lui, l’ha visto per un gelato, una pizza e, ora, è il ‘suo’ Luca. E, ora, io so che una seconda vita esiste
    Anche parlarne con sua madre e suo padre è stato un passo difficile da compiere. I genitori di Marco, fortemente cattolici e da sempre convinti che l’omosessualità “non fosse una cosa giusta”, hanno avuto un momento di shock. Ma il grande affetto che hanno sempre avuto per il loro figlio li ha portati a capire quanto importante fosse per lui che i suoi genitori lo sostenessero:
    “Papà si è ricreduto, a suo modo. Mi ha detto: ‘Bene, l’importante è che non stai seguendo una moda’. Mamma è scoppiata a piangere e ha confessato che certe cose le percepiva, ma non sapeva affrontarle. È successo l’anno scorso, Luca era già nella mia vita. Poi, la prima cosa fatta da papà, quando l’ha conosciuto, è stata abbracciarlo”.
    Dopo aver confessato a sua moglie di essere omosessuale, Marco ha potuto ricominciare da zero e si è costruito la sua seconda vita. Ha conosciuto Luca, un influencer




    amante dell’ordine e della pulizia, che su Instagram dispensa consigli di economia domestica. Tra di loro è scattato qualcosa, e oggi insieme sono felicissimi.



    ho  capito che la mia lotta   continua  

    Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

    Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...