· Ora da laico sono contro la maternità surrogata quando essa diventa a scopo di lucro . Infatti concordo con quanto dice sempre Gilberto : << Non necessariamente una posizione etica sostenuta da politici di destra è obbligatoriamente retrograda, reazionaria, fascista. La stessa posizione, su determinati temi, e per ben altre motivazioni, e con ben altre argomentazioni, puó essere sostenuta da persone, gruppi, movimenti di sinistra, progressisti, assolutamente laici >> o credenti progressisti . Perchè sempre secondo il suo post << non tutto ció che tecnicamente è oggi possibile per ció stesso è anche eticamente buono, giusto, opportuno. >> non concordo completamente con la parte finale del suo discorso quando dice << Personalmente poi ritengo che come non esiste il diritto a esistere, essendo la vita solo un dono, così neppure esiste il diritto alla genitorialità, perchè anche diventare padri e madri è solo e semplicemente un dono. perchè Dio ci ha dato il libero arbitrio ed indicato la strada sta a noi decidere se seguirla criticamente o acriticamente >>
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
25.3.23
NON C'E' BISOGNO DI ESSERE CATTOLICI BIGOTTI E OLTRANZISTI PER DIRE NO ALLA MATERNITA' SURROGATA O AL MASSIMO CHE SIA REGOLAMENTATA
24.3.23
Dal Canada all’italia “Cristina ha 2 padri e una mamma vera, non un utero a nolo” ma sempre per ricchi è
Che dire sulla vicenda ? Che essa anche se non c'è stata violenza psicologica , mercimonio, sfruttamento è molto molto istruttiva ed esemplare perché dimostra che la maternità surrogata non è solo mercificazione ed sfruttamento e violenza psicologica ma non è per tutti \e ma per cho può permetterselo Infatti l'articolo per essere completo, nell'articolo e nella vicenda mancano i costi: UNA STORIA D'AMORE di ricchi, sicuramente di molto ricchi...diritti assicurati per "chi può" permetterselo !
Dal Canada all’italia “Cristina ha 2 padri e una mamma vera, non un utero a nolo”
Nicola e Giorgio hanno 42 e 41 anni, vivono a Milano e sono padri di una bambina di 3 anni che si chiama Cristina, nata in una cittadina sperduta nella foresta boreale canadese, grazie alla maternità surrogata. A raccontarmi questa storia piena di amore e gratitudine è Nicola, mosso dall’urgenza di spiegare cosa significhi davvero ricorrere alla gestazione per altri, nella giungla di fake news e dichiarazioni in cattiva fede di chi parla in modo sprezzante di “utero in affitto”. E anche di chiarire cosa voglia dire per
le coppie omogenitoriali, non solo da un punto di vista burocratico, l’interruzione della registrazione nell’atto di nascita dei bambini nati da coppie dello stesso sesso.
Nicola, da quanto tempo tu e Giorgio state insieme?
Ci siamo conosciuti al Sottomarino Giallo 12 anni fa. Era un locale frequentato soprattutto da lesbiche, entrambi accompagnavamo due amiche, ma alla fine ci siamo innamorati noi due. Dopo sei mesi viviamo insieme.
Cosa fate nella vita?
Io lavoro in banca, Giorgio è un architetto di interni.
Siete sposati?
Dal 2019, ci siamo sposati un mese prima che nascesse la nostra bambina.
Quando nasce l’idea di avere un figlio?
Da subito, soprattutto io ho avuto fin dal primo momento il desiderio di creare una famiglia con Giorgio e lui con me, ma non sapevano nulla di maternità surrogata. Nel 2017, per capire come funzionasse, prendiamo contatto con una coppia di papà di Milano e andiamo a fare un aperitivo insieme.
E vi spiegano l’iter.
Sì, loro avevano fatto tutto in America, noi scegliamo il Canada.
Come mai?
Per le leggi che regolano la maternità surrogata: la donna non può prendere un compenso, ma ha diritto a un rimborso spese durante la gestazione. Deve avere una situazione economica stabile e aver avuto già almeno due figli. Non si può scegliere il sesso del nascituro.
L’ovulo è della gestante ?
Assolutamente no. Una donna dà l’ovulo e un’altra porta avanti la gravidanza per evitare che ci sia la connessione genetica tra la madre biologica e il figlio.
Quante volte siete andati in Canada?
Due. La prima per fare tutte le analisi e donare il seme.
Chi dei due è il padre biologico?
Io, ma per una questione di convenienza, sono un lavoratore dipendente e dunque avrei avuto diritto al congedo di paternità.
Come avviene la scelta della donna? È lei che sceglie. In che senso?
Si prepara una scheda di presentazione, si spiega da quanto tempo si sta insieme e perché si desidera un figlio. La donna guarda le schede e sceglie. Poi ci si vede via Skype o di persona e si decide se ci si piace a vicenda.
Dopo quanto siete stati scelti? Dopo due mesi. Un’attesa prima di un’altra attesa.
Quando è arrivata la telefonata eravamo felicissimi, via Skype abbiamo conosciuto Sheena.
Chi era Sheena?
Una nail artist di 32 anni, abitava a Fort Mcmurray, una cittadina nella provincia dello stato di Alberta, famosa perché dalle sabbie bituminose estraggono il petrolio. Suo marito lavora in un’azienda petrolifera.
Perché ha scelto di essere una madre surrogata?
Lei ha due figlie, ma all’inizio pensava di non poter avere figli per un problema alle tube, cosa che le ha provocato molta sofferenza. Quando poi un ginecologo le ha risolto il problema, si è detta che avrebbe aiutato una famiglia che passava attraverso quel dolore.
Perché vi ha scelti?
In realtà pensava a una coppia etero. Poi Sheena ha visto la nostra candidatura e ha amato la semplicità con cui ci siamo descritti. Il fatto di essere italiani ha aiutato!
Quindi smentiamo i luoghi comuni per cui le madri surrogate sono delle disperate.
Ma va, lei e il marito stanno meglio di noi.
Sheena rimane incinta nella primavera 2019. Nei mesi della gravidanza vi sentivate spesso?
Sempre, tutti i giorni, ci mandava le foto della pancia.
Come avete scoperto il sesso?
Sheena è andata in un negozio e ha fatto per noi via videochiamata, una specie di gender reveal party, con i palloncini rosa!
Quando siete andati a Fort Mcmurray?
Un mese prima rispetto al parto programmato, per essere sicuri di esserci anche in caso di parto anticipato. Era fine novembre, c’erano meno 30 gradi.
E cosa avete fatto per un mese nel gelo della foresta boreale canadese?
Abbiamo vissuto in casa con Sheena, suo marito e le due bambine di tre e sei anni.
In casa con loro?
Sì, ed è stato meraviglioso. Le bambine sapevano tutto ed erano felicissime quando ci hanno visti, la mamma aveva spiegato loro che la bimba che cresceva nella sua pancia non sarebbe stata loro sorella, ma nostra figlia, aveva appeso le nostre foto sul frigo. Il marito di Sheena è un omone dal cuore d’oro. Non ci eravamo mai visti e ci volevano bene come accade tra persone che si vogliono aiutare. Cristina stava per nascere, era quasi Natale, noi portavamo le bimbe a scuola con Sheena, un ricordo indimenticabile.
Arriva il giorno tanto atteso.
Il 20 dicembre Sheena mette al mondo Cristina.
Chi c’era in sala parto?
Suo marito e io, che ho pianto per tutto il tempo.
Quando è nata la vostra bimba come è stato il distacco dalla madre biologica? Sheena è rimasta distaccata, per lei era nostra figlia, aveva seguito un percorso psicologico come prevede l’iter, è stata assistita anche in ospedale. Il marito no, lui inizialmente la chiamava my girl, come le sue bimbe, per un attimo ci abbiamo scherzato su, e se vuole tenersela?
A chi somiglia?
A mia mamma, che si chiamava Cristina. È tutto magico in questa storia.
In Canada come funziona la registrazione?
Siamo stati registrati immediatamente entrambi come genitori, Cristina ha il doppio cognome.
Quanto siete rimasti lì?
Abbiamo trascorso il Natale con loro, poi il 27 dicembre siamo andati nella Capitale dello Stato per fare il passaporto per Cristina. A metà gennaio 2020 eravamo in Italia.
E iniziano i problemi burocratici.
Per la legge canadese eravamo due papà, ma a Milano non si trascrivevano i certificati con due papà, per cui lo stato di Alberta ha rettificato l’atto di nascita.
Come è stato l’impatto qui?
Noi non abbiamo mai vissuto episodi che ci facessero sentire a disagio. Cristina è serena con i suoi coetanei, i genitori dei suoi amici non ci hanno mai guardati in modo strano, è tutto naturale.
Frequentate altre famiglie arcobaleno?
Sì, gli psicologi canadesi ce lo avevano raccomandato. Cristina deve sapere che ci sono compagni che hanno due papà o due mamme e che ci sono compagni con papà e mamma. Deve ricordarsi di essere una bambina speciale ma ordinaria.
C’è chi pensa che la maternità surrogata sia un modo “tecnico”, innaturale per avere figli.
Una nostra amica ci diceva che non riusciva ad avere figli e che il fatto di dovere avere rapporti nei giorni segnati sul calendario aveva spogliato di poesia l’idea della gestazione. Ecco, l’idea di avere figli è romantica, ma poi la realtà spesso è un’altra.
Cristina oggi per la legge ha due papà?
A settembre, quando ancora a Milano era possibile, abbiamo inserito anche Giorgio come papà nell’atto di nascita, ma è un atto amministrativo e sapevamo che poteva e mai come ora potrebbe essere impugnato in qualunque momento dalla prefettura.
Come vi fa sentire l’idea?
Da una parte la trascrizione serve per tutelarci ed è un diritto di nostra figlia e di noi genitori. Dall’altra però sappiamo che qualunque cosa accada, noi siamo una famiglia e questa è una verità che nessuno potrà mai toglierci. Noi Cristina l’abbiamo desiderata più di tante coppie etero a cui talvolta i figli nascono per sbaglio.
Sheena è rimasta nella vostra vita?
Sempre. Verrà a trovarci presto in Italia. Cristina nella sua cameretta ha una foto di Sheena con la pancia e noi due, mentre aspettavamo che nostra figlia nascesse tra i ghiacci canadesi.
Presenza costante Nostra figlia nella cameretta ha una foto di Sheena con la pancia e noi due, mentre aspettavamo nascesse tra i ghiacci
8.10.22
Figli di guerra e di madre ucraina: Emma ed Elia intrappolati a Tblisi . APOLIDI I GEMELLINI DELLA MATERNITA' SURROGATA NON HANNO DIRITTI IN GEORGIA
Premetto che pur essendo contro la matrernità surrogata ( utero in affitto come la chamano molti dettratori ed oppositori di tale pratica ) soprattutto quando essa sconfina nel lucro e nella mercificazione \ sfruttamento , sono del parere che vada , parlo soprattutto del nostro paese,regolamentata come lo è stato per l'aborto negli anni 70 , per evitare d'aggiungere sofferenza a sofferenza ed si abbiano dei casi dolorosi come quello riportato sotto . Ma soprattutto rendere chiaro cosa è permesso e cosa no in quanto c'è una ella differenza tra gravidanza per altri e maternità surrogata \ utero in affitto ,
soprattutto quando essa sconfina nel lucro e nella mercificazione \ sfruttamento , sono del parere che vada , parlo soprattutto del nostro paese,regolamentata come lo è stato per l'aborto negli anni 70 , per evitare d'aggiungere sofferenza a sofferenza ed si abbiano dei casi dolorosi come quello riportato sotto . Ma soprattutto rendere chiaro cosa è permesso e cosa no in quanto c'è una ella differenza tra gravidanza per altri e maternità surrogata \ utero in affitto ,
N.b
Pongo sotto questo post dei link per tutti /e coloro volessero farsi un idea o volessero ( o almeno provarci ) indiscussione la propria idea su tale argomento etico /morale
Figli di guerra e di madre ucraina: Emma ed Elia intrappolati a Tblisi
- Il Fatto Quotidiano
- SEGUE DALLA PRIMA » Michela A. G. Iaccarino
Per colpa quindi di un codice – quello con cui è registrata la donatrice a Kiev, che invece per la Georgia deve essere identificata con nome e cognome – e per colpa della discrepanza tra sistemi legislativi, Tblisi non rilascia l’atto di nascita dei bambini. L’ambasciata italiana in Georgia “non ha potere sulle autorità georgiane” continua Muccio. I neonati, figli biologici di Edoardo, “per ius saguinis hanno diritto di rientrare in Italia. La Georgia sta violando la Convenzione europea dei diritti dell’uomo” conclude l’avvocato.
Dal 23 maggio scorso, quando i gemelli sono venuti al mondo prematuri, l’unica prova della loro esistenza è il documento provvisorio rilasciato dall’ospedale di Tblisi. Quindi non hanno cittadinanza né ufficialmente dei genitori, ma i servizi sociali georgiani gli hanno dato – nonostante non esistano certificati – il cognome di Edoardo. A Laura poi sono stati affidati “sulla fiducia”. Da quel giorno le lancette sono state sospese e la partenza verso l’italia è stata rinviata in un perenne presente di sacrifici in un Paese straniero. Durante l’ultima udienza, il giudice è stato pilatesco: “Ha analizzato il caso solo per riferire che lui non è la figura giusta per occualtro parsene. E quindi, ora?” racconta sbigottito Edoardo. Il loro avvocato ha proposto ai due ragazzi di rientrare in Italia “per far riconoscere la paternità dagli ufficiali italiani, nell’interesse superiore del minore, come prevede l’articolo 3 della Convezione dei diritti del fanciullo”.
In uno dei faldoni di uno degli uffici dell’anagrafe georgiana rimane il destino di Elia ed Emma, ma anche quello dei genitori. Dentro la voce di Laura rimangono invece mesi di giochi a nascondino a cui l’hanno sottoposta i tribunali georgiani e la Gestlife. Presto si troverà davanti a un bivio crudele: “Scegliere tra abbandonare i miei figli qui e tornare a casa per curarmi”. In Italia, dove hanno lasciato le loro vite sospese, hanno entrambi un lavoro: lei in aspettativa, lui invece a rischio licenziamento perché è in Georgia. Relegati nel cono d’ombra come tutti gli apolidi, intanto i gemelli non hanno diritti. Una sera Elia ha avuto difficoltà respiratorie, ma l’ospedale di Tblisi ha blindato i suoi reparti. “Ci hanno detto che senza atto di nascita o un documento che certifichi che noi siamo genitori i dottori nemmeno potevano guardarlo”.
A Lodi, nella stanza dei gemelli, culle e seggioloni sono già pronti per accoglierli. Da perniciosa, la situazione potrebbe diventare irreparabile. Rimane poco tempo: “Tra due mesi i bambini verranno considerati georgiani, potranno portarceli via”, dice Edoardo. A Tblisi, racconta, il cielo è sempre più grigio ed è già arrivato il freddo, quello che spirerà presto fino a quaggiù, nella patria lontana di Emma ed Elia.
approfondimenti
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