Oltre i classici consigli , come questo riportato da http://www.webnews.it e proveniente dai moltissimi spunti raccolti all’Internet Festival e redatto da Cospe, su come contrastare ed ridurre la diffusione dell'odio nella rete, ecco questa storia .
dall'unione sarda
Si sono piazzati al terzo posto gli studenti dell'Università di Cagliari ( foto sotto presa dall'account fb di , Giulia Tumatis , una di loro )
che hanno partecipato al concorso mondiale del "Facebook digital global challenge" grazie alla campagna "#ReAct", dedicata al tema dell'immigrazione e al contrasto dell'estremismo creata dal team guidato da Christian Rossi, Facoltà di Scienze economiche.
Il premio da mille dollari è stato assegnato a Washington (Usa) al termine della finale in cui ogni gruppo ha presentato il proprio progetto.
Al primo posto si è piazzata una squadra del Libano, al secondo il Belgio; a congratularsi tra i primi, l'ambasciata italiana negli Stati Uniti.
IL TEAM - Il gruppo sardo che ha esposto il progetto era formato da Giulia Tumatis, Luciana Ganga, Alessia Dessalvi, Giulia Marogna ed Ema Kulova; ma alla realizzazione hanno contribuito anche Claudio Pitzalis, Pier Andrea Cao, Alessio Zuddas, Lucia Corrias e Jacopo Lussu.
IL loro progetto ( sotto l'immagine della loro campagna tratta dall'account fb di Giulia Tumatis )
presentato all'interno della campagna React dove la sigla #ReAct significa Re = Rigettare ogni forma di estremismo e violenza; A = awarness, ossia la consapevolezza attraverso l'informazione; C = courage, il coraggio di contrastare estremismo e pregiudizi; T = tolerance, tolleranza nel senso di convivenza tra più culture
onde evitare 😁😄 d'essere accusato di provincialismo riporto sotto l'articolo del corriere della sera del 4\2\2017 in cui parla di tale risultato .
Le 5 ragazze di Cagliari che combattono l’odio online
(e vengono premiate negli Stati Uniti)
Alessia Dessalvi, Giulia Tumatis, Giulia Marogna, Luciana Ganga, Ema Kulova si sono classificate terze in una competizione di Facebook ed EdVenture Partners
di Martina Pennisi
«Basta odio», ha ammonito ieri il parroco al funerale di Italo D’Elisa, il giovane ucciso a Vasto in un clima di tensione riscontrabile anche sui social network. «Basta odio» diremo a Trieste, il 17 e 18 febbraio durante il primo evento nostrano dedicato alle espressioni violente che corrono in Rete, Parole Ostili. E «basta odio» è la non facile missione che l’iniziativa internazionale P2P Program ha affidato a 150 università di tutto il mondo. Organizzata da Facebook ed EdVenture Partners, mette in palio tre premi in denaro per altrettanti gruppi di studenti in grado di distinguersi con un progetto Web per combattere estremismo e incitamento alla violenza.
L’Università di Cagliari si è classificata terza, alle spalle delle compagini libanese e belga. Racconta Alessia Dessalvi, 22 anni, volata a Washington con le sue quattro compagne di avventura per ritirare il riconoscimento: «Ci siamo guardati intorno: la Sardegna e l’Italia stanno convivendo con l’immigrazione, un grande problema anche dal punto di vista culturale. Soprattutto i più giovani si informano poco e quando lo fanno si soffermano solo sui titoli senza approfondire. Si crea così un clima di paura del diverso». La risposta (premiata) dell’Ateneo sardo è stata la campagna React, caratterizzata da brevi spot capaci di ottenere centinaia di migliaia di visualizzazioni sul social network. Per «smontare le notizie false (fra le priorità di Facebook, ndr) — come quella sull’assegnazione di 35 euro al giorno a ogni immigrato a scapito degli italiani— e gli stereotipi», le ragazze e i loro compagni hanno creato contenuti ad hoc, cimentandosi anche nella recitazione; hanno cercato e raccontato storie positive di immigrazione e integrazione e hanno invitato gli utenti a fermarsi e informarsi con l’hashtag-claim #TimeOut.
Adesso Alessia Dessalvi, Giulia Tumatis, Giulia Marogna, Luciana Ganga ed Ema Kulova rimarranno per qualche settimana negli Stati Uniti nell’ambito del progetto Young leaders per condividere le buone pratiche emerse. Sul punto di forza della loro campagna non hanno dubbi: «È stata la coesistenza di un lavoro realizzato sia online sia offline. Abbiamo organizzato incontri e ci siamo confrontati faccia a faccia. Continueremo a farlo nelle scuole che ci hanno contattato». Informarsi, dentro e fuori la Rete. E parlarne. Che si debba partire da qui per risolvere il problema?
questa sarà una delle domande che farò alle dirette interessate a rilasciare un intervista . in attesa di una loro risposta vi saluto odiatori e non odiatori
e vi lascio con questo video bellissimo e toccante preso dai video di https://www.facebook.com/psicologia.applicata/videos/ che potrebbe essere uno sviluppo del progetto prima citato
con questo è tutto alla prossima