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28.1.14

Diagnosi preimpianto La contestata legge 40 torna alla Consulta Il tribunale di Roma solleva la questione di costituzionalità Il caso di una donna portatrice sana di distrofia muscolare

  ci sarà da  ridere  se  dovesse risultare incostituzionale  e magari  casi simili  non ripetono 



Gia'  se  ne parlava  ieri su repubblica  




Procreazione assistita, legge 40 alla Consulta
anche per il divieto per le coppie fertili
Il tribunale di Roma ha sollevato la questione di costituzionalità sul ricorso di una coppia in cui la donna, pur portatrice sana di distrofia muscolare di Becker, si era vista negare l'accesso sia alla Pma che alla diagnosi preimpianto. I giudici: "Il diritto ad avere un figlio sano è inviolabile e costituzionalmente tutelato"




ROMA - Torna davanti alla Consulta la legge 40 sulla procreazione assistita. Il tribunale di Roma ha sollevato la questione di costituzionalità sul divieto per le coppie fertili di accedere alla procreazione assistita e alla diagnosi preimpianto, anche se portatrici di malattie trasmissibili geneticamente.



E' la prima volta che questa specifica questione arriva alla Consulta. In passato se ne era occupata invece la Corte europea di Strasburgo che nel 2012 aveva condannato l'Italia per violazione di due norme della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo. E aveva sottolineato l'"incoerenza" del nostro sistema che da un lato vieta alla coppia fertile ma portatrice di una malattia geneticamente trasmissibile di ricorrere alla diagnosi preimpianto, e dall'altro, con la legge 194 sull'aborto, le permette l'aborto terapeutico nel caso il feto sia affetto dalla stessa patologia.
Alla prima sezione civile del tribunale di Roma, che ha sollevato la questione, si era rivolta una donna, portatrice sana di distrofia muscolare Becker (malattia genetica ereditata dal padre) e il marito, che si erano visti negare dal Centro per la tutela della Salute della donna e del bambino "Sant'Anna" sia l'accesso alla procreazione assistita, sia la diagnosi preimpianto, sulla base del presupposto che il divieto non è stato cancellato dalla legge.
L'ordinanza del tribunale riconosce il diritto della coppia ad "avere un figlio sano" e afferma che il diritto di autodeterminazione nelle scelte procreative è "inviolabile" e "costituzionalmente tutelato". "Il diritto alla procreazione - si legge nell'ordinanza - sarebbe irrimediabilmente leso dalla limitazione del ricorso alle tecniche di procreazione assistita da parte di coppie che, pur non sterili o infertili, rischiano però concretamente di procreare figli affetti da gravi malattie, a causa di patologie geneticamente trasmissibili, di cui sono portatori. Il limite rappresenta un'ingerenza indebita nella vita di coppia".
L'accesso per le coppie fertili alla procreazione assistita e alla diagnosi preimpianto, anche se portatrici di malattie trasmissibili geneticamente, sottolinea Filomena Gallo, legale, insieme ad Angelo Calandrini, della coppia che ha promosso il ricorso, è "l'ultimo divieto, che arriva ora all'esame della Consulta, ancora contenuto nella legge 40 sulla procreazione assistita". "Se la sentenza della Consulta sarà favorevole - rileva Gallo, segretario dell'associazione Luca Coscioni - la legge 40 sarà stata definitivamente cancellata. Confidiamo nei giudici della Corte, visto che il Parlamento è incapace di legiferare nel rispetto dei diritti di tutti i cittadini".
 

  se   ne ha  ulteriore  conferma oggi su la  nuova sardegna  


ROMA Nuovo dubbio di costituzionalità sulla legge 40. Torna, infatti, davanti alla Consulta la normativa sulla procreazione medicalmente assistita dopo che il tribunale di Roma ha sollevato la questione di costituzionalità sul divieto per le coppie fertili di accedere alla procreazione assistita e alla diagnosi preimpianto, anche se portatrici di malattie trasmissibili geneticamente. È la prima volta che questa specifica questione arriva alla Consulta. In passato se ne era occupata invece la Corte europea di Strasburgo che nel 2012 aveva condannato l’Italia per violazione di due norme della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. Alla prima sezione civile del tribunale di Roma, che ha sollevato la questione, si è rivolta una donna, portatrice sana di distrofia muscolare Becker e il marito, che si erano visti negare dal Centro per la tutela della Salute della donna e del bambino «Sant’Anna» sia l’accesso alla procreazione assistita, sia la diagnosi preimpianto, sulla base del presupposto che il divieto non è stato cancellato dalla legge. Chiare le motivazioni del tribunale di Roma: il diritto della coppia ad «avere un figlio sano» e il diritto di autodeterminazione nelle scelte procreative sono «inviolabili» e «costituzionalmente tutelati», si legge in uno dei passaggi dell’ordinanza con la quale la prima sezione civile ha sollevato la questione di costituzionalità. Proprio l’accesso per le coppie fertili alla procreazione assistita e alla diagnosi preimpianto è «l’ultimo divieto, che arriva ora all’esame della Consulta, ancora contenuto nella legge 40», spiega Filomena Gallo, legale, insieme ad Angelo Calandrini, della coppia che ha promosso il ricorso. All’indomani della decisione della Consulta, «se favorevole - rileva Gallo, segretario dell’Associazione Coscioni - la legge 40 sarà stata definitivamente cancellata». Ora, commenta, «confidiamo nei giudici della Corte, visto che il Parlamento è incapace di legiferare nel rispetto dei diritti di tutti i cittadini». Quanto ai tempi, «speriamo che i termini tecnici ci facciano rientrare nell’udienza dell’8 aprile». Questa decisione del tribunale di Roma, chiarisce Gallo, «non solo va a confermare le summenzionate decisioni evidenziando anche il contrasto della legge 40 con la Carta costituzionale» ma, «se l’8 aprile la Consulta dovrà pronunciarsi sui dubbi di legittimità costituzionale sul divieto di eterologa e sul divieto delle donazioni degli embrioni alla ricerca, ora dovrà calendarizzare anche una udienza per questo ulteriore dubbio di legittimità costituzionale che, rispetto alle decisioni del tribunale di Salerno e della Cedu, avrebbe portata generale, ovvero estendibile a tutte le coppie». Per Gallo sarebbe «come chiudere un cerchio: l’intera legge 40 è costituzionalmente dubbia»

20.1.14

Il ginecologo Andrea Borini: qui molti divieti e troppa confusione sulla normativa In fuga all'estero per procreare Ogni anno 4000 pazienti partono per avere un bambino

il caso   delle  due  donne  che  sono andate all'estero per  avere una bambina  da  me  racconto qui in un preccdente post è come  dico  nel titolo e  come dice  all'unione sarda  del 20\1\2014  ( vedere sotto articolo )   Il responsabile dell'Osservatorio sul turismo procreativo spiega che molte persone vanno fuori anche per pratiche che si possono fare qui con la mutua.

«La fuga all'estero per cercare di avere figli è un fenomeno di massa. Il boom, all'indomani dell'entrata in vigore delle restrizioni della legge 40, poi l'assestamento. Ma ancora oggi, nonostante alcuni divieti siano caduti grazie ai giudici, il 50 per cento dei pazienti che va fuori - sono circa 4000 l'anno - cerca trattamenti ammessi anche in Italia».
Andrea Borini, ginecologo, è responsabile dell'Osservatorio sul turismo procreativo e direttore dei Centri Tecnobios, specializzati nella diagnosi e cura della sterilità e nelle tecniche di fecondazione assistita, con sede principale a Bologna.
Si espatria perché qui ci sono troppi impedimenti?
«All'inizio, dal 2005 in poi, sì, ora invece la migrazione è dovuta anche al fatto che c'è la convinzione che l'eccellenza sia altrove, e che si può risparmiare. Molta confusione e ignoranza circondano la legge. Così, anche chi potrebbe restare a casa - dove ci si può rivolgere a un ospedale pubblico, a una struttura convenzionata, oppure a una privata - pensa di essere obbligato a varcare i confini. Capita spesso a chi ha necessità di una diagnosi pre-impianto, perché colpito da gravi malattie genetiche, oppure a chi vuole congelare tutti gli embrioni prodotti con un ciclo di stimolazione. Manca l'informazione, non si sa cosa si può fare e cosa no».
Cosa è vietato in Italia?
«La fecondazione eterologa, cioè quella con il seme o l'ovulo estraneo alla coppia, e la donazione di embrione. Oltre all'utero in affitto».
Cosa si può fare, invece?
«Tutto il resto, o quasi, grazie a una serie di sentenze che hanno allentato le limitazioni. Ma ad aprile la Corte costituzionale è chiamata di nuovo a pronunciarsi, speriamo bene. Anche la Corte di Strasburgo ha stabilito che la “40” viola la convenzione europea sui diritti umani».
È ottimista?
«La nostra Costituzione dice che tutti siamo uguali davanti alla legge. Il divieto della eterologa è incompatibile con i principi di non discriminazione tra coppie sterili e fertili, priva le prime della possibilità di autodeterminare e realizzare il proprio progetto familiare. Non solo, il fattore economico oggi determina la possibilità di procreare, oltre alla natura stessa. Mettere al mondo un figlio è un dato positivo in ogni società e se io sono sterile, perché non ho spermatozoi, devo poter tentare di ovviare al problema. La donazione è una terapia, quindi devo poterla fare. Così accade ovunque. Quindi, per rispondere alla domanda, in parte sono ottimista».
Perché in parte?
«Perché in Italia su questi temi c'è sempre la tendenza a porre ostacoli, a impedire che concretamente le cose si possano fare in modo semplice. Dappertutto le donne che donano ovociti hanno un rimborso, ed è corretto, in quanto devono comunque sottoporsi una sorta di piccola operazione. Sono sicuro che se un giorno da noi questo sarà concesso, imporranno la gratuità, oppure la parentela. Ricordo che avevano messo un limite al numero degli embrioni. Assurdo».
Qual è la meta preferita dalle italiane?
«La Spagna, Madrid e Barcellona sono le città d'elezione soprattutto per l'eterologa. La legislazione spagnola permette infatti sia la donazione di gameti, sia quella di embrioni. Poi, soprattutto per chi abita al nord, ci sono Lugano, Bellinzona e Locarno, dove si va per l'omologa».
Parliamo di utero in affitto.
«La maternità surrogata sarà difficilissimo che passi. Crea molte paure e fantasmi. Ma penso che sia un'altra vergogna tutta italiana. Chi l'ha fatta rischia addirittura di finire in galera, come è successo a una coppia di Brescia. Siccome non esiste un tribunale che ci dica con chi dobbiamo accoppiarci, dovremmo essere liberi di autodeterminarci. Se la natura, che spesso è cattiva, non ti ha dato un utero “sano”, perché impedire la ricerca di un altro utero? La medicina è fatta per questo, per trovare soluzioni ai problemi. Se uno ha la polmonite si cura, no?
Magari si vuole anche evitare che ci siano mamme e papà troppo anziani?
«Certo, ma si può discutere e ragionare, stabilire limiti di età. I divieti tout court creano istinti guasti e alimentano il “contrabbando”. Il turismo sanitario non è mai indice di progresso, significa che una società non risponde adeguatamente ai bisogni dei suoi cittadini. È un fenomeno di cui non si può certo andare fieri: i politici dovrebbero invertire questa tendenza all'esodo, importando turismo sanitario piuttosto che esportarlo».
Cristina Cossu

 e  sempre secondo  il giornale  (  di centro destra    vicino a  berlusconi N.B )  è una legge  iniqua  che ancora  resiste ( infatti  per motivi  ideologici  e pro vaticano   non sono  stati  fatti i decreti attuativi   nonostante  sia  stata  smantellata   a colpi di sentenze    )  . Infatti   << La 40 del 2004 modificata da diverse sentenze. Famiglie Arcobaleno: mancano le misure minime >>
La legge italiana 40 del 2004 vieta «il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo». Cioè: l'utilizzo «a fini procreativi di gameti di soggetti estranei alla coppia richiedente». Dice inoltre: possono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita «coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi». La norma è stata combattuta fin dall'inizio, prima di tutto per ragioni mediche, poi sociali. Già pochi mesi dopo l'entrata in vigore, i Radicali e l'associazione Luca Coscioni avevano lanciato una raccolta di firme per un referendum abrogativo totale, poi trasformato in quattro quesiti referendari, confluiti nella consultazione del giugno 2005, con esito negativo per mancato raggiungimento del quorum. Da allora, in sostanza la legge è stata in buona parte cambiata a colpi di sentenze, in tutto una ventina, la prima proprio del 2004, del Tribunale di Cagliari (il giudice consentì una riduzione embrionaria per possibili rischi, in caso di gravidanza plurima, alla donna che ne aveva fatto richiesta), un'altra del 2007, sempre a Cagliari, sulle linee guida: si consentì la diagnosi preimpianto, per conoscere lo stato di salute dell'embrione. Insomma, un traguardo dopo l'altro, la “40” resiste a metà, ma questo basta a far sì che migliaia di coppie italiane vadano all'estero a fare non soltanto quello che qui è illegale e lì diffusissimo e normale, ma anche a tentare tecniche ammesse nel nostro Paese, perché - spiega uno studio dell'Osservatorio nazionale sulla procreazione assistita, «i pazienti hanno difficoltà a reperire informazioni chiare sulle legge e le modifiche avvenute in seguito alle numerose sentenze, e c'è scarsa fiducia nelle possibilità di ricevere “a casa” trattamenti adeguati».E se i problemi esistono per le coppie eterosessuali, sono ovviamente amplificati per quelle omosessuali. La politica non è capace neppure di trovare un accordo-base sulle unioni di fatto, se ne infischia del paese reale, «in materia di diritti civili, siamo il fanalino di coda non solo nell'Ue ma nel mondo», dice Ivan Scalfarotto, deputato del Pd.«Siamo preoccupati, abbiamo appreso che è in preparazione un disegno di legge volto a regolamentare le unioni di fatto, incluse quelle omosessuali, escludendo però esplicitamente la possibilità di adottare il figlio del partner qualora non abbia già un altro genitore», dice Giuseppina La Delfa, presidente di Famiglie Arcobaleno, «ma non abbiamo idea di quali siano le reali intenzioni dei parlamentari, siamo nel buio totale, vogliamo ricordare che l'opzione per una “civil partnership” che includa questo tipo di adozione, è una misura minima se si vuole garantire tutele giuridiche e legami affettivi ai bambini nati entro moltissime delle nostre famiglie». L'associazione dei genitori omosessuali ha 783 soci, 290 uomini, 493 donne, 252 bimbi (197 con genitori mamme, 52 con genitori papà). Gli aspiranti genitori sono 449, i genitori con figli provenienti da precedenti relazione eterosessuali sono il 5 per cento, il 9 per cento dei soci sono persone sole. In Sardegna gli iscritti sono sette: due coppie di donne, una di uomini e un babbo single. (cr. co.)



29.8.12

Sentenza sulla legge 40 il governo verso il ricorso

la gioia   sulla sentenza  ( momentanea , ma  pur  sempre  importante  perchè  da   modo di fare  ricorsdo   )  della  corte  europa   sulla  ( sic  che ancora  non si capisce  come faccia  a stare in piedi  visto  che  d'essa  è rimasto solo il divieto all'eterologa   gli altri  " paletti " articoli sono stati  smantellati   , anche  se  ancora  non s'applicano le sentenze ,  dai tribunali italiani e  della corte  europea    ) legge italiana   della procreazione assistita è  durato poco  . Infatti  





IL CASO

Fecondazione, Balduzzi annuncia ricorso
"Serve un chiarimento con Corte europea"

Il ministro della Salute anticipa l'intenzione di andare in appello, ma al centro delle preoccupazioni c'è soprattutto il rapporto tra giustizia italiana e comunitaria






ROMA - "Credo che sia forse opportuna una richiesta di un punto giurisdizionale fermo per quanto riguarda la Corte europea dei diritti dell'uomo e che dunque un ricorso da parte del nostro paese valga proprio a consolidare un punto di riferimento". Lo ha detto il ministro della Salute, Renato Balduzzi, rispondendo a margine di un convegno sul gioco d'azzardo circa il pronunciamento della Corte di Strasburgo 1 sulla legge 40. 
"Tra ieri e stamani - ha aggiunto - sono riuscito a dare una lettura un po' frettolosa alla sentenza e ci stanno lavorando anche i miei uffici" tuttavia "ci sono poi dei profili di carattere processuale che andrebbero attentamente monitorati perché è chiaro che si riferiscono non solo al caso di specie ma a tutti i casi possibili". 
Il titolare del dicastero della Salute ha anche sottolineato: "Siccome stanno aumentando le ipotesi di confronto tra ordinamenti, quello italiano e quello del Consiglio d'Europa, credo che anche sotto questo profilo un nostro ricorso potrebbe servire a un chiarimento giurisprudenziale. Con riserva di un approfondimento, una volta presa in esame questa pronuncia, mi sembra che ci siano gli elementi per promuovere un ulteriore chiarimento giurisprudenziale".



Tutto questo   mi  fa  venire  una barzelletta  Sassarese   ( dove l'elefante  è , anzi dovrebbe , essere lo stato laico .,  e Gavino  le  Gerarchie  cattoliche ) :

Siamo  Al Circo Zanfretta il domatore presenta Jumbo il più grande elefante vivente e lancia la sfida.


 -- Chi riesce a farlo sedere anche usando uno strumento per aiutarsi vince diecimila lire. ---
Ci provano in trenta con funi, bastoni, catene. Niente.
Arriva Gavino di Monte Rosello  [  un quartiere del centro storico di Sassari  ]  e chiede: --"Dui mattoni...".--
Li afferra, si avvicina al "posteriore di Jumbo e gli schiaccia le palle tra i due mattoni.Il povero Jumbo lancia un barrito e si siede ... 
il   domatore  :  -- DIECIMILA A GAVINO. --
Gavino ci prende gusto e ripete il gioco altre due volte in altre città.Alla fine il domatore si rompe le balle e complica la sfida.
--- Jumbo dovrà dire di SI, poi dire di NO e infine sedersi. In palio CENTOMILA lire . --
Solita fila di gente che ci prova con tutti gli strumenti, trattori compresi e NIENTE.Arriva   di nuovo  Gavino e chiede i soliti "DUI MATTONI".
Si avvicina a Jumbo, ma vicino alle orecchie, e gli dice:  ---"Oh Jumbo, a mi cunnosci ??? " E Jumbo: fa di SI . "A ti li ischicciu ???" E Jumbo fa di NO "E tandu posaddi, dà ...." --
Seguono applausi a scena aperta ...........

28.8.12

Legge 40, lo stop della Corte europea bocciato il no alla diagnosi preimpianto

a fncl chi mi da  del miscredente  , dell'eretico , dell'ateo (, ecc  (  solo per  citare  le più leggere  )    quando votai SI , alcuni con sofferenza  alla  procreazione assistita  .  Il tempo  mi ha dato ragione

   da repubblica


Bocciata una parte della normativa, quella che riguarda l'impossibilità per una coppia fertile ma portatrice sana di fibrosi cistica di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni. Balduzzi: "Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza"

STRASBURGO - La Corte europea dei diritti umani rimette in discussione la legge 40. E' infatti stata bocciata la parte della normativa che riguarda l'impossibilità per una coppia fertile ma portatrice sana di fibrosi cistica di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni. Secondo i giudici della Corte di Strasburgo, la cui decisione diverrà definitiva entro tre mesi se nessuna delle parti farà ricorso per ottenere una revisione davanti alla Grande Camera, "il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto degli embrioni è incoerente" in quanto allo stesso tempo un'altra legge dello Stato permette alla coppia di accedere a un aborto terapeutico in caso che il feto venga trovato affetto da fibrosi cistica. La replica del ministro Balduzzi: "La questione della compatibilità tra legge 40 e legge 194 sollevata dalla Corte di Strasburgo e un problema già noto". E, il governo, "aspetta di leggere le motivazioni della sentenza".

La Corte ha quindi stabilito che cosi com'è formulata la legge 40 ha violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare di Rosetta Costa e Walter Pavan a cui lo Stato dovrà versare 15 mila euro per danni morali e 2.500 per le spese legali sostenute. Non è la prima volta che la Corte europea si pronuncia sulla legge 40. Nel 2010 1, fu stabilito che la fecondazione eterologa non poteva essere impedita, perché sarebbe stato violato l'articolo 8 della Convenzione europea per i diritti dell'uomo. Articolo in contrasto con le disposizioni contenute nell'articolo 4 della legge 40 che sancisce, in Italia, il divieto di diventare genitori con l'ausilio del seme di un donatore o dell'ovocita di una donatrice.

La Corte ha rilevato l'incoerenza del sistema legislativo italiano che "da una parte priva i richiedenti dell'accesso alla diagnosi genetica pre impianto" e "d'altra parte li autorizza a una interruzione di gravidanza se il feto risulta afflitto da quella stessa patologia". La Corte conclude che "l'ingerenza nel diritto dei richiedenti al rispetto della loro vita privata e familiare è quindi sproporzionata". In base alle disposizioni degli articoli 43 e 44 della convenzione dei diritti dell'uomo, questa sentenza non è definitiva; entro tre mesi entrambe per parti possono chiedere il rinvio della vicenda davanti all'alta camera della corte per i diritti dell'uomo. In questo caso un collegio di 5 giudici valuterà se la vicenda meriti un esame più ampio. In questo caso l'alta camera esaminerà il caso e darà una sentenza definitiva.

E i tentativi di modifica della legge 40 sono numerosi. Nel 2005 fu sottoposta a referendum: vinse l'astensionismo e non fu raggiunto il quorum. La disciplina produsse i suoi effetti e restò intatta fin quando, nel 2008, il ministro della Salute del governo Prodi, Livia Turco, ne riscrive le linee guida. Due le novità introdotte: il sì alla possibilità di effettuare la diagnosi preimpianto sull'embrione da impiantare in utero (prima vietata, eccetto la diagnosi preimpianto di solo tipo osservazionale) e la possibilità di ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma) anche per le coppie in cui l'uomo sia portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili, in particolare virus Hiv ed epatiti B e C, riconoscendo che tali condizioni sono assimilabili ai casi di infertilità per i quali è concesso il ricorso alla fecondazione assistita.

Le reazioni. Livia Turco, Pd, ex ministro alla Sanità commenta: "Dalla corte di Strasburgo arrivano parole sagge e ineccepibili". Perchè "sono state confermate le incongruenze legate al divieto di diagnosi preimpianto, come peraltro segnalato dalla sottoscritta e da molti altri fin dalla discussione parlamentare". In particolare, è stata condannata "la decisione di  evitare la diagnosi pre impianto per accertare lo stato di salute dell’embrione consentendo poi l’interruzione di gravidanza". Per Antonio Palagiano, Idv, "la sentenza è l’ennesima conferma dell’incostituzionalità di questa legge che non tutela affatto i diritti e la salute dei cittadini. Per questo, insistiamo nel dire che la legge 40 va riscritta al più presto”. Nichi Vendola, Sel: "La saggia sentenza della Corte Europea sulla legge 40 ci dice che occorre liberare l'Italia da un'insopportabile ipoteca, fatta di oscurantismo e di crudelta', sul terreno dei diritti delle persone".

Il Movimento per la Vita. E il comitato che riunisce oltre 600 associazioni che si battono per i diritti del concepito, criticando la sentenza di Strsburgo, rilancia: "Bene farà, quindi, il legislatore a portare anche nella legge 194 la logica dell'articolo 1 della legge 40 che riconosce il concepito anche in provetta come un soggetto titolare di diritti al pari degli adulti coinvolti". Ancora più netta la posizione del Centro di Bioetica dell'Università Cattolica di Milano: "La Corte europea interpreta il divieto di accesso alla fecondazione assistita per la selezione degli embrioni come un'ingerenza e una violazione dei diritti alla vita privata e familiare, alla privacy". In realtà, "accogliendo questo ricorso si allinea a quella tendenza, definita di eugenetica liberale, che privilegia gli interessi della coppia e pone sotto silenzio il problema della tutela della vita nascente, specie quando è malata".
(28 agosto 2012)

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...