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28.1.14

Diagnosi preimpianto La contestata legge 40 torna alla Consulta Il tribunale di Roma solleva la questione di costituzionalità Il caso di una donna portatrice sana di distrofia muscolare

  ci sarà da  ridere  se  dovesse risultare incostituzionale  e magari  casi simili  non ripetono 



Gia'  se  ne parlava  ieri su repubblica  




Procreazione assistita, legge 40 alla Consulta
anche per il divieto per le coppie fertili
Il tribunale di Roma ha sollevato la questione di costituzionalità sul ricorso di una coppia in cui la donna, pur portatrice sana di distrofia muscolare di Becker, si era vista negare l'accesso sia alla Pma che alla diagnosi preimpianto. I giudici: "Il diritto ad avere un figlio sano è inviolabile e costituzionalmente tutelato"




ROMA - Torna davanti alla Consulta la legge 40 sulla procreazione assistita. Il tribunale di Roma ha sollevato la questione di costituzionalità sul divieto per le coppie fertili di accedere alla procreazione assistita e alla diagnosi preimpianto, anche se portatrici di malattie trasmissibili geneticamente.



E' la prima volta che questa specifica questione arriva alla Consulta. In passato se ne era occupata invece la Corte europea di Strasburgo che nel 2012 aveva condannato l'Italia per violazione di due norme della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo. E aveva sottolineato l'"incoerenza" del nostro sistema che da un lato vieta alla coppia fertile ma portatrice di una malattia geneticamente trasmissibile di ricorrere alla diagnosi preimpianto, e dall'altro, con la legge 194 sull'aborto, le permette l'aborto terapeutico nel caso il feto sia affetto dalla stessa patologia.
Alla prima sezione civile del tribunale di Roma, che ha sollevato la questione, si era rivolta una donna, portatrice sana di distrofia muscolare Becker (malattia genetica ereditata dal padre) e il marito, che si erano visti negare dal Centro per la tutela della Salute della donna e del bambino "Sant'Anna" sia l'accesso alla procreazione assistita, sia la diagnosi preimpianto, sulla base del presupposto che il divieto non è stato cancellato dalla legge.
L'ordinanza del tribunale riconosce il diritto della coppia ad "avere un figlio sano" e afferma che il diritto di autodeterminazione nelle scelte procreative è "inviolabile" e "costituzionalmente tutelato". "Il diritto alla procreazione - si legge nell'ordinanza - sarebbe irrimediabilmente leso dalla limitazione del ricorso alle tecniche di procreazione assistita da parte di coppie che, pur non sterili o infertili, rischiano però concretamente di procreare figli affetti da gravi malattie, a causa di patologie geneticamente trasmissibili, di cui sono portatori. Il limite rappresenta un'ingerenza indebita nella vita di coppia".
L'accesso per le coppie fertili alla procreazione assistita e alla diagnosi preimpianto, anche se portatrici di malattie trasmissibili geneticamente, sottolinea Filomena Gallo, legale, insieme ad Angelo Calandrini, della coppia che ha promosso il ricorso, è "l'ultimo divieto, che arriva ora all'esame della Consulta, ancora contenuto nella legge 40 sulla procreazione assistita". "Se la sentenza della Consulta sarà favorevole - rileva Gallo, segretario dell'associazione Luca Coscioni - la legge 40 sarà stata definitivamente cancellata. Confidiamo nei giudici della Corte, visto che il Parlamento è incapace di legiferare nel rispetto dei diritti di tutti i cittadini".
 

  se   ne ha  ulteriore  conferma oggi su la  nuova sardegna  


ROMA Nuovo dubbio di costituzionalità sulla legge 40. Torna, infatti, davanti alla Consulta la normativa sulla procreazione medicalmente assistita dopo che il tribunale di Roma ha sollevato la questione di costituzionalità sul divieto per le coppie fertili di accedere alla procreazione assistita e alla diagnosi preimpianto, anche se portatrici di malattie trasmissibili geneticamente. È la prima volta che questa specifica questione arriva alla Consulta. In passato se ne era occupata invece la Corte europea di Strasburgo che nel 2012 aveva condannato l’Italia per violazione di due norme della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. Alla prima sezione civile del tribunale di Roma, che ha sollevato la questione, si è rivolta una donna, portatrice sana di distrofia muscolare Becker e il marito, che si erano visti negare dal Centro per la tutela della Salute della donna e del bambino «Sant’Anna» sia l’accesso alla procreazione assistita, sia la diagnosi preimpianto, sulla base del presupposto che il divieto non è stato cancellato dalla legge. Chiare le motivazioni del tribunale di Roma: il diritto della coppia ad «avere un figlio sano» e il diritto di autodeterminazione nelle scelte procreative sono «inviolabili» e «costituzionalmente tutelati», si legge in uno dei passaggi dell’ordinanza con la quale la prima sezione civile ha sollevato la questione di costituzionalità. Proprio l’accesso per le coppie fertili alla procreazione assistita e alla diagnosi preimpianto è «l’ultimo divieto, che arriva ora all’esame della Consulta, ancora contenuto nella legge 40», spiega Filomena Gallo, legale, insieme ad Angelo Calandrini, della coppia che ha promosso il ricorso. All’indomani della decisione della Consulta, «se favorevole - rileva Gallo, segretario dell’Associazione Coscioni - la legge 40 sarà stata definitivamente cancellata». Ora, commenta, «confidiamo nei giudici della Corte, visto che il Parlamento è incapace di legiferare nel rispetto dei diritti di tutti i cittadini». Quanto ai tempi, «speriamo che i termini tecnici ci facciano rientrare nell’udienza dell’8 aprile». Questa decisione del tribunale di Roma, chiarisce Gallo, «non solo va a confermare le summenzionate decisioni evidenziando anche il contrasto della legge 40 con la Carta costituzionale» ma, «se l’8 aprile la Consulta dovrà pronunciarsi sui dubbi di legittimità costituzionale sul divieto di eterologa e sul divieto delle donazioni degli embrioni alla ricerca, ora dovrà calendarizzare anche una udienza per questo ulteriore dubbio di legittimità costituzionale che, rispetto alle decisioni del tribunale di Salerno e della Cedu, avrebbe portata generale, ovvero estendibile a tutte le coppie». Per Gallo sarebbe «come chiudere un cerchio: l’intera legge 40 è costituzionalmente dubbia»

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