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25.1.25

la bambinaia che salvò un neonato ebreo premiata grazie a un discendente genovese

 tra  le tante storie      sul  27  gennaio    ecco una  che mi    ha  colpito particolarmente 

da  Genova24  tramite   msn.it  

Genova. Tina Baldi oggi avrebbe 101 anni. E’ morta nel 2011. Quando aveva appena 19 anni, nel 1943, mise in salvo un bambino ebreo dalla persecuzione nazista, nascondendolo e fingendo per mesi che fosse figlio suo, e poi portandolo ai genitori, scappati in Svizzera, mettendo in pericolo la propria stessa vita.Lunedì 27 gennaio, in occasione del Giorno della memoria, a Parma si terrà la cerimonia in cui i familiari di
tina baldi 

Tina Baldi riceveranno la targa e la pergamena con cui la coraggiosa bambinaia sarà inserita per sempre nell’elenco dei “Giusti fra le nazioni”, l’onorificenza che lo Stato di Israele conferisce a uomini e donne che aiutarono chi rischiava la deportazione nei campi di sterminio.
Se dopo 81 anni il comitato dei “Giusti tra le nazioni” è arrivato a questa storia è grazie a un genovese, Silvio Sciunnach, nipote di Tullo Vigevani, il neonato messo in salvo. Sciunnach, da Genova, in collaborazione con la cugina Mara, che invece vive in Israele, ha contattato la famiglia di Tina e poi raccolto le testimonianze e i documenti utili a far andare a buon fine la pratica. “Soprattutto racconti e dettagli stratificati negli anni – spiega – perché gran parte delle carte del tempo sono andate perse”. Suo è stato proprio suo zio Tullo, fratello della madre, più volte, a dire che non sarebbe vivo se non fosse stato per la “Tata Tina”.
Tullo Vigevani oggi ha 82 anni, vive in Brasile, ed è un ex docente di Scienze politiche in pensione. Non ha avuto un’esistenza semplice. Dopo quei primi anni di vita in Svizzera, nel 1950 è stato anche prigioniero politico durante la dittatura militare brasiliana. Non ha vissuto la deportazione ma ha comunque subito un arresto e torture.
La storia dei suoi genitori, Rolando e Enrica Vigevani, era stata al centro del lavoro di una scuola di Fidenza, premiato nel 2019. La coppia, residente al tempo nella zona di Parma, era stata aiutata a scappare in Svizzera dall’allora pretore di Fornovo, Pellegrino
Tullo Vigevani, per mano, insieme al papà e al fratello

Riccardi, altro “Giusto fra le nazioni”.
Ma quando si svolse la premiazione degli studenti che avevano realizzato la ricerca, il nipote di Riccardi disse che c’era un’altra “Giusta”, Tina Baldi appunto. Ed è stata in quell’occasione che il genovese Silvio Sciunnach, presente all’evento come familiare dei Vigevani, si mise in testa che sarebbe stato bello farle avere lo stesso riconoscimento.La storia è drammatica ma a tratti anche rocambolesca. “I Vigevani – racconta Sciunnach – riuscirono a salvarsi all’ultimo minuto perché Riccardi li avvisò che a casa loro stavano arrivando i tedeschi, fuggirono in Svizzera con il suo aiuto ma nella concitazione del momento non riuscirono a recuperare il figlio piccolo, Tullo, che restò alla bambinaia”.
Tina Baldi se ne prese cura come se fosse figlio suo. “Lei finse che fosse figlio suo, per nasconderlo, e peraltro assieme a quel bambino si trovò a scappare in diversi posti, il caso vuole che finì ospite addirittura in una casa di cura dove stava anche la figlia di Mussolini, Edda Mussolini, la moglie di Galeazzo Ciano”.
Un altro episodio che Sciunnach racconta, ancora incredulo e ammirato, è quello della consegna del piccolo Tullo alla famiglia Vigevani, al confine svizzero. “Già potete immaginare come il viaggio fino al confine, per una 19ene con un bambino di pochi mesi, non fosse semplice ma poi accadde che per passare il piccolo tra le reti del confine, Tina e una sorella della madre di Tullo, si riconobbero utilizzando, quasi come un codice da servizi segreti, una banconota strappata a metà, se le due metà fossero coincise ci sarebbe stata la certezza che il bambino stava andando nelle mani giuste”. La consegna non fu direttamente alla madre di Tullo perché proprio in quei giorni stava partorendo il secondogenito.

la famiglia Vigevani

Ad ogni modo, lunedì 27 gennaio, si chiude un cerchio. “Non è stato facile arrivare a questo risultato – commenta Sciunnach – l’iter è iniziato nel 2019 ma nel frattempo c’è stato anche il Covid che ha rallentato le procedure di verifica da parte del comitato, però siamo contenti, io ho saputo che la procedura era andata a buon fine nel 2023, proprio nei giorni in cui trovavo in Israele per le vacanze”.Lunedì Sciunnach sarà a Parma, insieme alle figlie di Tina, Lauretta e Carla Baldi, e a Homero e Darsin Vigevani, figlio e nipote di Tullo. Il bambino salvato, purtroppo, non riuscirà a volare dal Brasile per questioni di salute ma con il cuore sarà vicino a Tata Tina, come sempre è stato in questi anni.

31.1.21

storie a confronto tra chi fu imprigionata per un tema contro mussolini e chi fa i bliz nelle chat d'internet per insultare gli ebrei

 da   https://invececoncita.blogautore.repubblica.it/ SABATO 30\1\ 2021  

Maria Luisa in un fermo immagine di un documentario di Rai Storia

Maria Luisa in un fermo immagine di un documentario di Rai Storia

Leonardo Magini, 80 anni,  Torrimpietra, galleria d'arte a Roma, stampava libri sull'arte antica

"Il centenario del Partito Comunista, e il suo fondatore, sono all’origine di questo ricordo su una persona che all’epoca non era ancora nata. Il 21 novembre 1927, dal carcere di Turi, Antonio Gramsci scrive alla moglie: ‘Carissima Giulia, da qualche giorno non sono più isolato, ma sto in una cella comune con un altro detenuto politico, che ha una graziosa e gentile bimbetta, di tre anni, che si chiama Maria Luisa. Secondo un costume sardo, abbiamo deciso che Delio (il primo figlio di A. G.) sposerà Maria Luisa appena i due siano giunti all’età matrimoniale; che te ne pare?... Ti abbraccio teneramente, cara. Antonio’".
"L’altro detenuto politico è Enrico Tulli, di famiglia bergamasca, cattolico e poi redattore de ‘L’Unità’, condannato a tredici anni e che morirà di lì a poco, fuoriuscito in Francia. Quindici anni più tardi, Maria Luisa, studentessa al liceo classico Parini di Milano, deve fare un tema in classe di italiano in cui le è richiesto di spiegare come Mussolini incarni il ‘Principe’ di Machiavelli. Lo svolgimento è tale che Maria Luisa viene arrestata, prima fa tre mesi di galera a San Vittore nel reparto maternità tra infanticide e condannate per aborto, e poi viene condannata a cinque anni di confino a Tito di Lucania, provincia di Potenza".
"Ne fa, in realtà, ‘solo’ uno e mezzo, grazie alla caduta del fascismo. I confinati non possono comunicare tra loro. Ma, nonostante il divieto, a Tito Maria Luisa conosce, se ne innamora e sposa un altro confinato, Manlio Magini, condannato a un anno per antifascismo e poi – incredibilmente – messo al comando dell’ultimo treno di aiuti ai nostri combattenti sul fronte russo: un treno che verrà svuotato dai camerati nazisti".
"Più avanti, nel novembre del 1944, Manlio ora partigiano di Giustizia e Libertà, è arrestato assieme ad altri cinque a seguito di una delazione, portato a San Vittore, e poi a Fossoli e infine a Mauthausen, da dove viene liberato il 5 maggio 1945. Anche Manlio è fortunato, si fa ‘solo’ sei mesi di uno dei campi di concentramento più tristemente noti del nazismo; solo per questo è uno dei trecento sopravvissuti su diecimila deportati. Manlio era mio zio e Maria Luisa Tulli la zia Marisa. Ricordi di un passato ancora presente. Ricordi di italiani del XX secolo".


di cosa Parla la rubrica di Berizzi   sempre  sabato 30\1\2021 su repubblica

 https://primapavia.it/rubriche/glocalnews/nazi-hacker-irrompono-nella-videoconferenza-della-comunita-ebraica-di-venezia/





L'unica nota positiva è che, avendo 14 anni, è ancora recuperabile, sempre che vicino a questo ragazzino ci siano persone in grado di aiutarlo. Diversamente andrà ad ingrossare le fila degli ignoranti, violenti, fascisti, razzisti...

22.1.18

sarebbe bello che il 27 gennaio fosse Una Giornata della Memoria per tutte le vittime degli eccidi (non solo gli ebrei)

accolgo la proposta  de  http://www.inuovivespri.it che   riporto integralmente



 Ignazio Coppola propone l’istituzione di una Giornata della Memoria per tutte quelle vittime di ogni razza,di ogni colore e di ogni religione, che sono state oggetto di stermini, massacri, deportazioni da parte di regimi criminali totalitari che, indignando le nostre coscienze, hanno insanguinato il mondo In seguito alla risoluzione dell’ONU 60/7, il 27 gennaio di ogni anno è stata decretata la data in cui viene celebrato il giorno della memoria in ricordo della Shoah e dello sterminio degli ebrei. In Italia a sua volta gli articoli 1 e 2 della legge 211 del Luglio 2000 definiscono le finalità e le celebrazioni del giorno della memoria e del genocidio nei campi di sterminio nazisti.Un giorno della memoria sancito dalla risoluzione dell’ONU e celebrato dagli stati membri e dallo stato italiano in ricordo dell’eccidio del popolo ebreo. Ma viene a questo punto legittimamente da chiedersi se esiste un giorno della memoria in ricordo di tutte quelle stragi , di quegli eccidi delle pulizie etniche e di tutte quelle persecuzioni razziste di cui, prima e dopo la Shoah, sono stati oggetto decine di popoli con milioni di vittime nei vari continenti. La risposta è che per le migliaia di eccidi perpetrati nel tempo dalla criminale bestialità degli uomini non esiste un giorno della memoria se non per la Shoah.Una discriminazione che offende appunto la memoria di tutti quei popoli che hanno subito nel tempo stragi persecuzioni ed eccidi inenarrabili. Il termine genocidio deriva appunto dal greco yenos (razza, stirpe) e dal latino caedo ( uccidere ). Il genocidio è appunto uno dei più bestiali crimini che l’uomo possa commettere a danno dei propri simili e che comporta la eliminazioni fisica nei modi più svariati di milioni di persone, la perdita della loro dignità, delle loro identità, dei loro culti religiosi e di patrimoni culturali immensi. E di questi crimini contro l’umanità e di eccidi inenarrabili, oltre che gli ebrei ad opera dei nazisti, sono stati vittime nel tempo, espressioni di varie etnie, tanti popoli della terra.Come non dimenticare, oltre a quello terribile della Shoah, ad esempio i genocidi del popolo armeno nel 1915 ad opera dei turchi (2 milioni di vittime), quelli perpetrati dal dittatore Pol Pot in Cambogia ad opera dei Kmer Rossi (3 milioni), la strage dei Curdi gasati ed uccisi da Saddam Hussein , il genocidio dell’Holodomor in cui vittime di una carestia pianificata morirono negli anni 30 del secolo scorso ad opera dei russi 7 milioni di ucraini. E poi ancora le vittime dello stalinismo (20 milioni), e gli eccidi ancor più recenti oggetto di pulizie etniche e razziali in Ruanda (1milione), nel Darfur (500mila) ed in Bosnia- Ergegovina con il massacro Srebrenica ad opera del serbo Milosevic(100mila) e tutto questo mentre la comunità internazionale stava a guardare.Ed ancora nei secoli scorsi i genocidi, in nome della civiltà e del progresso dei nativi d’America latina( sino ad oggi assistiamo ai massacri sistematici degli indios nel Mato Grosso) e dei nativi del nord America che portarono alla distruzione di interi popoli e prima di tutto quella della nazione indiana, i così detti pellerossa che da bambini nei fumetti abbiamo imparato a conoscere come i cattivi che uccidevano l’uomo bianco. Ebbene oggi di quel popolo e di quella nazione in America del Nord, vittime dell’uomo bianco, i sopravvissuti sono poco più di 200mila. Le vittime stimate dei genocidi e dei massacri perpetrati dai civilizzatori europei nel corso del tempo nel nord-America e nell’America latina ascendono a circa 70milioni.

E a queste vicende dimenticate, ed alle quali la comunità internazionale non ha mai dedicato alcun giorno della memoria come per l’olocausto degli ebrei ad opera dei nazisti, bisogna aggiungere pure per quanto ci riguarda, in casa nostra, quelle stragi e quegli eccidi mai raccontati dalla nostra storiografia ufficiale come quelli consumati agli albori dell’Unità d’Italia dagli italo-piemontesi, (buoni maestri dei futuri nazisti) a danno delle popolazioni del sud appena conquistato e che portarono al massacro e alle deportazioni di centinaia di migliaia di meridionali nelle carceri e nei campi di concentramento del nord, Finestrelle in testa, e alla distruzioni di interi paesi come Pontelandolfo, Casalduni, Campolattaro e tanti altri con massacri, stupri e violenze indicibili, e che alla fine costarono al Mezzogiorno d’Italia un numero di vittime maggiore di tutte quelle delle guerre del risorgimento messe assieme.
E ancora più avanti, per restare ancora in casa nostra, come non parlare , sull’onda del manifesto della razza, a metà degli anni 40 del secolo scorso,della pulizia etnica tentata dal fascismo ai danni degli sloveni nelle zone conquistate in Jugloslavia dall’esercito italiano con la deportazione di circa 35mila civili sloveni, di cui 3.500 persero la vita, nei campi di concentramento allestiti a tale scopo dall’esercito italiano. L’ordine di una bonifica etnica fu impartita direttamente da Benito Mussolini ai generali dell’esercito italiano operanti in Slovenia Alberto Ferrero e Mario Roatta. Ed a parti invertite furono poi, dopo l’8 settembre, gli sloveni che, per vendicarsi delle atrocità e dei soprusi subiti dal fascismo uccisero migliaia e migliaia di italiani precipitandoli e facendoli sparire negli inghiottitoi carsici dell’Istria e della Venezia Giulia tristemente famosi come “ foibe”. Si passò dalla foibe italiane alle foibe istriane. Dal punto di vista dei crimini contro l’umanità invertendo l’ordine dei fattori in termine di vittime innocenti,il prodotto non cambia. Quello stesso fascismo, che, nelle guerre coloniali di conquista ridusse, violando le convezioni internazionali e calpestando il diritto delle genti, gli “italiani brava gente” a trasformarsi in criminali ed usare armi proibite come le pallottole esplosive dum-dum e i gas asfissianti a base di iprite per vincere la resistenza degli abissini e degli etiopi.Ed anche qui fu Benito Mussolini a dare espresso ordine al generale Badoglio affinché usasse, in dispregio di ogni norma umanitaria, tali armi bandite dalla convezioni internazionali. Centinaia di migliaia in Libia, in Cirenaica, in Abissinia ed in Etiopia furono le vittime di stragi e di deportazioni di cui si è persa traccia e memoria Questa sono alcune delle tante pagine nere della storia del nostro paese che fanno parte dei crimini dell’umanità e che pilatescamente troppo spesso si è cercato di negare e cancellare.Lo scrittore e patriota antifascista cecoslovacco Julius Fucik impiccato dai nazisti l’8 settembre del 1943 poco prima di morire scrisse in prigione alcune note e pensieri che furono poi raccolti in un libro dal titolo “ Scritto sotto la forca” . “ Vi chiedo solo una cosa- scrisse Fucik nel suo testamento spirituale- se sopravviverete a questa epoca non dimenticate. Non dimenticate né i buoni né i cattivi. Raccogliete con pazienza le testimonianze di quanti sono caduti per loro e per voi. Un bel giorno sarà il passato e si parlerà d una grande epoca e degli eroi e di vittime anonime che hanno creato la storia. Vorrei che tutti sapessero che non esistono eroi e vittime anonime. Erano persone con un nome , un volto con desideri e speranze e il dolore dell’ultimo tra gli ultimi non era meno grande di quello del primo il cui nome resterà. Vorrei che tutti costoro rimanessero nella vostra memoria e vi fossero sempre vicini come persone che abbiate conosciuto come membri della vostra famiglia, come voi stessi.”Questo il testamento spirituale di Julius Fucik prima di morire martire della ferocia nazista. Un messaggio di grande attualità a tutti gli uomini di buona volontà per non dimenticare le vittime di tutti i crimini contro l’umanità commessi nel tempo dai totalitarismi nelle loro più varie sfaccettature E proprio per non dimenticare, e perché non ci siano vittime figlie di un dio minore rispetto ad altre, è giusto ricordarle senza discriminazioni in un unico giorno che le accomuni tutte in una memoria condivisa da quella comunità internazionale che troppo frettolosamente, un po’ per mettersi la coscienza a posto, ha preferito dedicare il 27 gennaio di ogni anno quale giorno della memoria esclusivamente alla Shoah e alle vittime del nazismo.Sarebbe, per quanto detto, a questo punto più nobile e doveroso comprendere in un unico giorno della memoria tutte quelle vittime di ogni razza,di ogni colore e di ogni religione, che per questi motivi, nel mondo, sono state oggetto di eccidi, di stermini , di massacri , di deportazioni da parte di regimi criminali totalitari o pseudo-democratici che, indignando le nostre coscienze, hanno insanguinato il mondo.Sarebbe questo un atto doveroso di riparazione che alla fine renderebbe onore e giustizia alla storia dell’umanità.



Ora chi se   be  frega   se mi dicono  che sono revisionista   e se metto  ( lontano da me  )   sullo stesso piano   diverse situazioni  storiche  . Un genocidio (  si chiamino  olocausto  \  shoah  , foibe  , purghe staliniane  ,  pogrom  ,  ecc  )   sia  che    sia   etnico  o ideologico   sempre di abberrazioni  umane  si tratta  . E come tali  non devono essere   dmenticati ne tanto meno dimenticate le cause ed i contesti che li hanno originati \ causati.
Infatti il quasi centenario Bruno Segre ( foto a destra  ) studioso di storia e cultura ebraica, è intervenuto sulla celebrazione della “Giornata della Memoria”, nel corso dell’incontro con gli studenti del liceo classico ‘Stabili’ di Ascoli Piceno. 
Risultati immaginiLo studioso, come riferisce l’Ansa, afferma che “Il Giorno della Memoria è particolarmente difficile da celebrare perché o vale per i giovani che devono rendersi conto di una pagina fondamentale della storia d’Europa del secolo scorso, oppure non vale nulla.”.Non servono a nulla, ha proseguito Segre, le celebrazioni in cui ci si limita ad affermare che tragedie del genere ( la Shoah ) non devono succedere più.
Come  Lui  affermo  che  si  tratta di un genocidio, ha concluso lo studioso che ha vissuto i tragici eventi avvenuti durante la seconda mondiale, che è ancora in corso oggi, purtroppo. Ci sono situazioni in cui intere popolazioni vengono sacrificate, mandate in tutti i continenti . 
Ed  è  per  questo che  sogno,   nonostante   venga   d'alcuni accusato di non avere  rispetto  per  l'unicità dellla Shoah ,   come da  titolo  ,   di dedicare il  27 gennaio    come  giornata   della menoria   per tutte le  vittime  di genocidi  ed  eccidi . E  far  si    che   la giornata  del 27     gennaio  sia meno ipocrita  e   puli coscienza    senza  autocritica    visto che   , almeno  da quel   che ho : potuto percepire  scarse reazioni    sul mia  bacheca  fb ( eccetto un gruppo   di storia  )  ala mio  post   qui  riporto  :  <<   shoah le-colpe nascoste degli italiani >> perchè    anche  noi italiani purtropppo oltre le leggi antie beraiche del  1938   ci macchiammo  di crimini  e  del  genocidio antiebraico   con campi  di concentramento     come la riviera di san saba  e   retate   come quelle  di  Roma  ( 16 ottobre  1943)   e Venezia 6 dicembre 1943 (  vedere  url blog  ). Ma  soprattutto   trovato e letto   fin ora   , la rai e   la grande  stampa  cosi attente  alle  sue celebrazioni    hanno dimenticato  o fanno  gli gnorri sul fatto che  quest'anno   sono  80 anni  dalle vergognose leggi antiebraiche




No so che altro aggiungere senza cadere nella  retorica e nella pedanteria .Meglio che mi fermi qui 






26.1.13

nel giorno della menoria ... [ il caso AUSMERZEN ]

  a  cui devo un grazie  per  avermelo ricordato

… è bene ricordare che le prove dello sterminio iniziarono con i disabili. I documenti cinematografici e d’archivio sono chiari sull’argomento: erano i “malati di mente”, gli “storpi”, tutta quella parte che risultava un problema per i principi dell’eugenetica a dover scomparire dalla faccia della terra. 





Si è scientificamente giustificato l’abominio. Ricordiamolo allora, ricordiamolo anche quando lo Stato taglia i fondi all’assistenza, umilia chi invalido lo è davvero con la caccia alle streghe dei “falsi invalidi”, colpevolizzando i disabili, rei di essere un “peso sociale” per altrettante umilianti 260,00 euro al mese, ricordiamo persino che scientifico non è sinonimo di giusto. Ancora oggi assistiamo alla demonizzazione del diverso e purtroppo a volte la Scienza scade in una complicità raccapricciante. Temiamo la banalità del male, quella del burocrate con la cravatta che pianifica, con matematica precisione, l’inaccettabile.

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