Leonardo Magini, 80 anni, Torrimpietra, galleria d'arte a Roma, stampava libri sull'arte antica
"Il centenario del Partito Comunista, e il suo fondatore, sono all’origine di questo ricordo su una persona che all’epoca non era ancora nata. Il 21 novembre 1927, dal carcere di Turi, Antonio Gramsci scrive alla moglie: ‘Carissima Giulia, da qualche giorno non sono più isolato, ma sto in una cella comune con un altro detenuto politico, che ha una graziosa e gentile bimbetta, di tre anni, che si chiama Maria Luisa. Secondo un costume sardo, abbiamo deciso che Delio (il primo figlio di A. G.) sposerà Maria Luisa appena i due siano giunti all’età matrimoniale; che te ne pare?... Ti abbraccio teneramente, cara. Antonio’".
"L’altro detenuto politico è Enrico Tulli, di famiglia bergamasca, cattolico e poi redattore de ‘L’Unità’, condannato a tredici anni e che morirà di lì a poco, fuoriuscito in Francia. Quindici anni più tardi, Maria Luisa, studentessa al liceo classico Parini di Milano, deve fare un tema in classe di italiano in cui le è richiesto di spiegare come Mussolini incarni il ‘Principe’ di Machiavelli. Lo svolgimento è tale che Maria Luisa viene arrestata, prima fa tre mesi di galera a San Vittore nel reparto maternità tra infanticide e condannate per aborto, e poi viene condannata a cinque anni di confino a Tito di Lucania, provincia di Potenza".
"Ne fa, in realtà, ‘solo’ uno e mezzo, grazie alla caduta del fascismo. I confinati non possono comunicare tra loro. Ma, nonostante il divieto, a Tito Maria Luisa conosce, se ne innamora e sposa un altro confinato, Manlio Magini, condannato a un anno per antifascismo e poi – incredibilmente – messo al comando dell’ultimo treno di aiuti ai nostri combattenti sul fronte russo: un treno che verrà svuotato dai camerati nazisti".
"Più avanti, nel novembre del 1944, Manlio ora partigiano di Giustizia e Libertà, è arrestato assieme ad altri cinque a seguito di una delazione, portato a San Vittore, e poi a Fossoli e infine a Mauthausen, da dove viene liberato il 5 maggio 1945. Anche Manlio è fortunato, si fa ‘solo’ sei mesi di uno dei campi di concentramento più tristemente noti del nazismo; solo per questo è uno dei trecento sopravvissuti su diecimila deportati. Manlio era mio zio e Maria Luisa Tulli la zia Marisa. Ricordi di un passato ancora presente. Ricordi di italiani del XX secolo".