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18.1.18

"Giovane studentessa poco social e poco internet bollata come 'antiga'"

 chi  lo dice  che  tutti  gli adolerscienti  siano bimbiminkia  e ormai internizzatiignora  che   ci sono anche chi  a  13  anni  tenta  di resistere  all'internet  precoce . Infatti  sulla   rubrica lettere del cuore unionedelcuore@unionesarda.it dell'unione sarda del 17\1\2018  ho lettoquesta  email  


"Cara Unionedelcuore
vengo spesso sbeffeggiata dai miei amici e compagni di scuola perché non ho mai voluto affezionarmi ai social o alle varie chat di gruppo da cui ormai dipendono tutti. Per quanto abbia un profilo sia su FB che su Twitter, non sono particolarmente attiva, li utilizzo quando ho tempo e quando mi va, e se c'è qualcosa di urgente che mi chiamino !!
A volte rispondo ai messaggi privati anche dopo tre giorni o una settimana e non partecipo alle discussioni nelle bacheche altrui. Questo fa molto ridere chi invece è onnipresente e risponde in tempo reale a chiunque, da qualunque pc o telefono in qualunque posto si trovi.
Mi chiedo se per essere considerati al passo coi tempi si debba essere schiavi di queste dinamiche, secondo me deleterie. Io ho imparato a gestire le prese in giro di chi mi chiama 'antiga' o 'bidduncula', ma mi chiedo - e capisco - cosa possa provare una tredicenne che si comporta come me e magari viene anche emarginata dal gruppo, sempre che le prese in giro non diventino veri e propri atti di bullismo verso chi appare fragile e stupido solo perchè non ha 1000 like o 200mila follower.
Ma come si fa a far capire che andare controcorrente o più semplicemente fare ciò che veramente si desidera può anche non coincidere con ciò che fa la maggioranza di noi? E come si può spiegare che non seguire il gregge può essere sinonimo di intelligenza e personalità?
A scuola i docenti ci parlano di questo, e io sono perfettamente d'accordo con loro. Ma anche qui vengo addittata perché di norma 'non si può essere d'accordo con chi è già vecchio e non capisce di queste cose'.
E in tema di cuore sembra che non essere 'social' sia un vero punto a sfavore, come se per conoscersi e avere opportunità sentimentali si debba per forza passare da lì. Io invece credo che conti più il tempo passato insieme nella realtà non virtuale. Sbaglio?"
                                                 Francesca C.(Sassari)

3.8.17

Studentessa di Medicina, aveva compromesso la sua salute con 'annoresia ma La promessa di un book fotografico l’ha convinta a guarire

un esempio di  come l'arte  , in questo caso la  fotografia  , possa  aiutarti  e   salvarti la  vita

da http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2017/08/03

Spenta dall’anoressia Francesca “risorge” davanti all’obiettivo


Studentessa di Medicina, aveva compromesso la sua salute La promessa di un book fotografico l’ha convinta a guarire

MONSELICE
Sono passati mesi da quando il fotografo Manuel Favaro, noto per i suoi meravigliosi scatti dei Colli Euganei, ha proposto alla giovane Francesca, in pieno periodo di cura per liberarsi dalla “bestia nera” dell’anoressia, di fare un servizio fotografico “come si deve” solo una volta ristabilita: questo piccolo incentivo alla guarigione ha funzionato e ora la ragazza, bella e solare come non mai, posa sorridente negli scatti che sono il coronamento di un percorso duro e difficile affrontato con forza e determinazione.



Non è stato di certo facile uscire da quel “tunnel” mentale che è l’anoressia ma la ventiquattrenne monselicense Francesca Bertazzo, studentessa di Medicina e Chirurgia, ce l’ha fatta, ha vinto la sua battaglia«Avevo cominciato a mangiare poco» racconta, «nel maggio-giugno 2015 in concomitanza di un esame importante e con la perdita del lavoro di mio padre. Ho iniziato con una banale dieta, iniziando a togliere quegli alimenti che consideravo iù calorici. Utilizzavo un’app conta calorie in cui annotavo ogni cosa e non andavo sopra le 1000 Kcal (il fabbisogno giornaliero è di 2000 Kcal). La cosa è stata piuttosto subdola e lenta e io non mi rendevo conto di mangiare poco e male fino a raggiungere i 42 chili
Tenendo conto che sono alta 1, 70 è poco, avevo un indice di massa corporea di 14, 8 e quindi un sottopeso grave». La salvezza di Francesca è stata rivolgersi al Centro Disturbi Alimentari di Padova, dove è stata seguita sotto il profilo psichiatrico e nutrizionale. «Ho avuto la fortuna» conferma, «di trovare medici competenti ed empatici che hanno saputo “prendermi” nella giusta maniera e con tanta pazienza indirizzarmi verso il riacquistare la salute fisica e mentale e un rapporto sano con il cibo». Le conseguenze dell’anoressia si ripercuotevano su tutto il corpo: «Avevo una pressione bassissima» spiega Francesca, «il mio cuore batteva lentissimo, soffrivo di parestesie, facevo veramente molta fatica a studiare e ricordare le cose perché non avevo energie. Ero diventata apatica, senza emozioni, l’unica mia ossessione era il cibo, come organizzare i miei pasti per non far preoccupare chi mi stava attorno ma al tempo stesso non aumentare le calorie».Francesca aveva notato da tempo gli scatti dei Colli Euganei pubblicati da Manuel nel gruppo social del paese (anche lui è di Monselice), e gli ha chiesto l’amicizia. «A un certo punto del mio percorso ho deciso di non vergognarmi» racconta la ragazza, «e di raccontare la mia storia su Facebook. Manuel mi ha notato in un post dove elencavo una serie di cose che volevo fare prima di morire, tra queste c’era un servizio fotografico. Lui si è scherzosamente offerto e io l’ho preso in parola aspettando di essere guarita, di avere bei capelli ricci - non i quattro peli sfibrati che mi ha regalato l’anoressia - delle forme femminili e soprattutto un sorriso sincero». Adesso Francesca pesa 10 chili in più (è quasi giunta al normopeso) ed è felice, il suo sogno è di diventare psichiatra per aiutare altri ragazzi che vivono condizioni di disagio.

9.12.13

generalmente si parla male di facebook e dei social ma ciò che è successo in Via Fondazza, la prima ‘social street’ italiana è nel centro di Bologna


Via Fondazza, la prima ‘social street’ italiana è nel centro di Bologna



da ilfattoquotidiano


A due mesi dalla creazione del gruppo Facebook, sono oltre 500 gli iscritti alla prima social street d’Italia, quella di via Fondazza, nel centro di Bologna. Il progetto ha preso piede velocemente e ora molte idee sono già realtà. Dalle lezioni di pianoforteofferte da una ragazza residente al numero 79, all’aiuto tra vicini nei piccoli impegni quotidiane, come la spesa o il bucato. “L’importante è ricreare quel senso di comunità che nelle città si è perduto” spiega Federico Bastiani, giornalista, residente e ideatore del progetto. Sala piena domenica 17 novembre per la presentazione ufficiale, a cui ha partecipato anche l’economista Loretta Napoleoni: “Il modello può avere molto futuro, anche in altre città d’Italia. A patto che ci sia l’iniziativa”

 di Giulia Zaccariello
 
 sempre  dalla stessa  fonte  

Social street Bologna, in via Fondazza l’economia solidale tra vicini di casa

L'esperienza unisce i residenti del centro storico e nasce da un'idea di Federico Bastiani, giornalista e papà. Nata da un gruppo Facebook, ora è una realtà concreta dove cittadini offrono servizi in cambio di aiuto e condivisione

Social street Bologna





di Alex Corlazzoli | Bologna | 11 novembre 2013

Fino a qualche settimana fa era una delle tante affascinanti strade di Bologna con i portici, qualche osteria e le vecchie botteghe, ora è la strada più famosa d’Italia. Altro che via Gluck: via Fondazzaè diventata la prima social street d’Italia. L’idea è nata a un residente, Federico Bastiani, giornalista, esperto di comunicazione e papà: “Mi sono accorto che non conoscevo nessuno dei miei vicini nonostante da qualche anno abitassi in questa strada. Ho deciso di aprire un gruppo su Facebook e di stampare una cinquantina di volantini per coinvolgere anche chi non fa uso della tecnologia”.
Tempo qualche giorno e i residenti hanno reso realtà l’economia condivisa mettendosi a disposizione l’uno con l’altro: ad oggi sono più di 350 gli iscritti al gruppo “Residenti in via Fondazza”. Sabato 10 novembre è andata in scena la prima social dinner: chi abita al civico nove ha ospitato quelli dell’87. C’è chi come Federica sulla pagina Facebook si è messa a disposizione dei vicini più anziani: “Un piccolo ma importante aiuto potrebbe essere portargli la spesa a casa”. Nicola domanda ai vicini dove trovare un buon gommista per cambiare le ruote della macchina e Antonio si offre per fare ripetizioni per i ragazzini della scuola primaria e secondaria di primo grado.
Da un giorno con l’altro si è scoperta la solidarietà grazie alla rete. Gilberto ha postato la foto del campanello di casa con il post-it “Auguri vicino” e commenta: “Queste sono davvero bellissime emozioni”. C’è anche chi ha messo a disposizione la lavatrice per gli studenti che cercavano una lavasecco a gettoni e chi è pronto ad organizzare laboratori musicali per i bambini. “Siamo diventati un vero e proprio caso di studio. Non si è tirato indietro nemmeno il cinema che per i residenti stacca biglietti con lo sconto insieme al bistrot che ha pensato ad una promozione per i “fondazziani”. Al gruppo Facebook si sono iscritti antropologi e sociologi che stanno esaminando quanto sta accadendo in via Fondazza. Da altre città – ci spiega Bastiani entusiasta dell’iniziativa – ci hanno chiamato perché vogliono far nascere altre social street. Abbiamo già un sito,www.socialstreet.it per mettere in rete tutte le esperienze”.
A Ferrara si sono già messi in moto in via Pitteri, a Milano ci sono i residenti di Parco Solari che sono pronti a portare avanti l’iniziativa nata a Bologna e a Roma l’idea sembra aver preso piede in via Tripoli. Sul sito si trova anche un bigino per fondare la social street in quattro mosse: creare un gruppo Facebook, pubblicizzarlo, alimentare la pagina con album fotografici, creare hashtag della propria strada e passare dal virtuale al reale. In via Fondazza ci sono riusciti e sono pronti a mettere in scena una serie d’iniziative che permetteranno d’incontrarsi, di guardarsi in faccia: il 17 novembre sarà tra loro Loretta Napoleoni definita l’economista del “mutuo soccorso” e a dicembre è già in cantiere un flash mob che coinvolgerà tutti i fondazziani.
Un’esperienza, quella lanciata da Bastiani, contagiosa. A Bologna l’idea di tornare alle buone maniere con il vicinato ha iniziato a mettere radice anche in altre strade: nel quartiere Santo Stefano, storica zona borghese della città, nei giorni scorsi hanno cominciato ad incontrarsi per organizzare il primo pranzo social. “Siamo andati dagli anziani del circolo del Baraccano – spiegano gli organizzatori – a chiedere lo spazio e ci hanno accolto a braccia aperte. A gennaio coinvolgeremo tutto il quartiere: ognuno porterà due piatti. Uno da condividere e uno, la specialità di famiglia, da donare agli altri. Sarà la prima di una serie di iniziative che stiamo pensando di promuovere per uscire dall’individualismo, per conoscerci anche in una città dove ormai non si sa più nemmeno chi abita nel proprio palazzo

1.11.13

Una risata via Twitter ci salverà La creatività ai tempi del digitaleSms, cinguettii, istant messenger, blog: l'altra scrittura

stavo facendo la raccolta differenziata  dela carta  e  ho  trovato questo articolo interessante  che ho deciso  di  condividere  con voi

unione sarda del 25\11\2013

Si è chiusa la tre giorni di “Pazza Idea”, visioni di normale follia tra arte e letteratura

Una risata via Twitter ci salverà La creatività ai tempi del digitale

Sms, cinguettii, istant messenger, blog: l'altra scrittura

Quel pensiero creativo, protagonista a Cagliari della tre giorni di “Pazza idea”, nel caso della scrittura straripa godurioso nei registri dell'ironia. Così succede a Daniele Zito, esordiente con “La solitudine di un riporto” (Hacca, 2013), nel divertente incontro della serata conclusiva di ieri. E il rapporto tra sorriso e creatività fluisce rigogliosa nella conversazione tra l'autore radiotelevisivo Matteo Bianchi e lo scrittore Paolo Nori, accattivante con le pagine del suo “Momama” (Chiarelettere, 2013). Ovvio, l'ironia della carta corre anche sulla Rete. Le scritture invadono Twitter e disegnano un mondo affascinante da scoprire.
Di narrazioni digitali hanno parlato con Vito Biolchini il direttore della Fondazione Cesare Pavese Pierluigi Vaccaneo (tra i fondatori della twitteratura), la blogger esperta in community Mafe de Baggis e il consulente di innovazione editoriale e ideatore di Galizio Filippo Pretolani. Che porge quesiti per gli editori, perché «la scrittura è diventata normalissima con sms e l'istant messenger: non si può ignorare che ormai chiunque scrive tanto». Per non dire che in questa interconnessione di tutti «possono nascere improvvise connessioni tra cose di qualità». Rendere continua la narrazione è possibile futuro della lettura. «Il libro di carta, che ha un inizio e una fine, mi è sembrato limitato. Il limite del libro è il punto di partenza della narrativa digitale, che però per ora l'editoria rifiuta», evidenzia la blogger che in borsa tiene la “Morfologia della fiaba” di Vladimir Propp in cartaceo e sul Kindle tutte le favole esaminate.
Tra gli ospiti anche il social media strategist Alessandro Paolucci. @Iddio è il nom de plume con cui su Twitter viene seguito da oltre 170 mila persone. A Francesca Madrigali spiega come ha trovato sulla piattaforma di microblogging una dimensione ideale per la propria creatività. E le sue battute folgoranti sono raccolte in “Dio non gioca ai dadi, tiene il banco” (Kowalski, 2013). «Quando accumuli follower sei diventato influencer, che tu lo voglia o no. E se tantissimi utenti condividono qualcosa parte un fenomeno di massa che non si può fermare». Rivaluta gli umanisti in quanto possono fare buona comunicazione online anche per le imprese. «Possono essere più bravi degli ingegneri: fanno un lavoro migliore, perché sanno usare i testi e distinguere le situazioni».
Leggerezza e simpatia sono l'approccio vincente. Sottolinea di fare attenzione a ciò che si scrive perché Internet conserva i dati e, in futuro, potrebbe rovinarci la reputazione. E figurarsi cosa succede se si fa girare un preoccupante allerta meteo - però del giorno prima - nei momenti drammatici dell'alluvione in Sardegna. Controllo delle fonti a parte, un'avvertenza da ripetere per avere i conseguenti giovamenti è che sui 140 caratteri di Twitter si può essere fraintesi con facilità maggiore rispetto, per esempio, a Facebook. Le offese, infine, non hanno a che fare solo con la reputazione ma possono diventare minacce. Cita il caso degli attacchi alla presidente della Camera Laura Boldrini via Twitter.
Purtroppo se ne parla in chiusura di incontro. Una precisazione su quanto sentito, allora, va fatta: le minacce sulla Rete sono un reato esattamente come nel reale. È un problema di effettività della tutela rispetto al mondo non virtuale: il pensiero (creativo) del legislatore è stato previdente.
Manuela Vacca

13.7.13

da Ferruccio Gianola http://www.ferrucciogianola.com/: Dieci consigli su come usare facebook e vivere felici ..

da  http://www.ferrucciogianola.com/2013/02/dieci-consigli-su-come-usare-facebook-e.html

In realtà questo post era nato con il titolo Dieci cose che non sopporto di facebook, ma postando un simile articolo mi sarei esposto a un trollaggio esasperato così ho pensato bene di invertire le voci e presentarle su un piano positivo. 

Dunque partiamo subito dal fatto che usare facebook e altri social network (twitter  e google plus)espone a rischi di privacy e quindi è altamente sciocco lamentarsi di quello che può succedere se siamo i primi a postare stati e a farne uso. 

Tuttavia anche uscire, andare al bar o al cinema ci espone a rischi in fatto di privacy e se nella realtà adottiamo un certo comportamento per non passare per maleducati, non vedo perché lo stesso criterio non possa essere adottato sui social network. 

Naturalmente il ban (o blocco) dell’interlocutore che rompe sarebbe il metodo migliore per salvare la pelle, ma con alcuni accorgimenti si può vivere su facebook senza farsi il sangue amaro. 

Vediamo quelli che suggerisce la mia esperienza. 

1 - Evitiamo di trollare stati con commenti inopportuni: commentare gli stati degli amici in maniera ironica o sarcastica a volte può venire naturale, ma è meglio non esagerare. Se conosciamo molto bene la persona con cui interagiamo lo possiamo anche fare, in alcuni casi, però la conoscenza può essere solo virtuale, nata magari da conoscenze comuni o per motivi professionali e corriamo il rischio di offendere pesantemente l’interlocutore. 

2 - Evitiamo di commentare post con dei tag a persone, specialmente se non siamo tra questi - facciamolo solo se sono presenti in gruppi specifici (in cui siamo inseriti) o su pagine fan (di cui siamo fan). 

3 - Evitiamo di commentare e piacciare sulla bacheca di un amico/a un post creato tra due persone, sempre che non siamo intimi di entrambi. Si fa presto a dire che quello che posti su facebook è come scriverlo sui muri: mica si commenta tutto quello che è scritto sui muri. 

4 - Non lamentiamoci se ci troviamo in gruppi senza saperlo. Il più della volte dà fastidio ma se facebook lo permette, perdiamo dieci secondi, leggiamo di cosa parla e lo abbandoniamo se proprio non è di nostro gusto. 

5 - Non lamentiamoci se ci arrivano inviti a pagine e a eventi, molte volte un click può partire per errore, basta far finta di nulla. Non si fa così anche nel mondo reale? 

6 - Se frequentiamo pagine fan mettete il Mi piace, è da maleducati farsi vivi tutti i giorni e far finta di non conoscere il padrone di casa. 

7 - Mettete sempre un mi piace o date una risposta a un commento che ricevete, fate capire che avete gradito. 

8 - Fate il contrario o cancellate i commenti che non vi garbano, è da maleducati lo capisco, ma può essere utile per far capire l’antifona ed evitare situazioni più pesanti. 

9 - Chiudete la chat se non volete essere disturbati. 

10 - Chiarite in privato i problemi che possono nascere. 

Ah, dimenticavo 

11 - Non usate facebook e altri social network se volete vivere bene.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...