dopo aver visto l'immagine che vedete sopra e questi due video
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Dopo aver conseguito il diploma di Liceo Artistico, si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Frosinone, che abbandona prima di terminare gli studi.
A 24 anni viene selezionato da Vittorio Sgarbi per partecipare alla 54ª Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia (Padiglione Italia – Roma – Palazzo Venezia).[1] Nello stesso anno, in occasione dell'esposizione Vanitas. Lotto, Caravaggio, Guercino nella Collezione Doria Pamphilj, presenta cinque ritratti di marmo della famiglia.[2]
Il 21 novembre 2012 riceve dal papa la Medaglia del Pontificato, a seguito della realizzazione di un busto in marmo raffigurante papa Benedetto XVI coperto dalla veste pontificia, ispirandosi al ritratto di papa Pio XI di Adolfo Wildt.[3] A seguito delle dimissioni del papa, modifica il busto originale, rappresentando il papa emerito a torso nudo e intitolando la scultura Habemus Hominem, immagine del rappresentante di Dio tornato a essere uomo.[4]
Nel 2013 vince il primo premio al Galà de l'Art di Montecarlo.[5] Nel 2015 vince il premio Catel con l'opera Containers.[6] Nel 2016, all'interno della cripta della Basilica dei Santi XII Apostoli, ha luogo la sua prima esposizione personale a Roma, intitolata Memorie, una selezione di opere realizzate in marmo di Carrara.[7][8]
Nel 2017 con l'opera Eataly si aggiudica il premio del pubblico presso Arte Fiera di Bologna.[9] Nel 2018 espone all'interno del Museo Carlo Bilotti di Villa Borghese a Roma, con l'opera Venere, e alla Biennale Internazionale di Arte Contemporanea Sacra e delle Religioni dell'Umanità a Palermo.[10][11][12] Espone all'Armory Show nello stesso anno con l'opera Donald e nel 2019 con Memoria di sé.[13][14][15]
Nel 2019 a New York completa il Figlio Velato, scolpendo un blocco di marmo Danby del Vermont. L'opera, ispirata al Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino, rappresenta un bambino disteso coperto da un velo. Il 21 dicembre la scultura viene collocata presso la Cappella dei Bianchi della chiesa di San Severo fuori le mura, nel rione Sanità di Napoli.[16]
Jacopo Cardillo, in arte Jago, è un eccellente scultore italiano di origine ciociara, nato ad Anagni nel 1987.Mentre lui sin da giovanissimo si è ispirato al grande Michelangelo, cercando di confrontarsi con il maestro del movimento e dell’anatomia scolpita, io mi sono innamorata delle sue opere, del suo talento e del suo estro.Come ben sappiamo non sempre i geni vengono riconosciuti e apprezzati nell’arco della loro epoca, spesso per ignoranza, a volte per mera invidia.Anche Jago ha già attraversato le sue difficoltà, tanto da aver lasciato l’Accademia di Belle Arti e aver proseguito il suo cammino da
autodidatta.L’episodio da lui stesso raccontato è stato il dissenso da parte del suo professore a presentare i suoi lavori alla Biennale, sebbene avesse ricevuto l’invito da Vittorio Sgarbi.Fortunatamente il mancato riconoscimento del suo valore non ha fermato la sua vena creativa, così che oggi noi possiamo godere di sculture che sembrano vive, corpi perfetti nelle loro imperfezioni precisamente riportate, figure scolpite nella dura pietra e nel marmo pesante, ma che sembrano leggere, create da materiali più duttili e morbidi.Ecco il genio, ecco colui che piega il marmo al suo volere.Jago è un Artista e in quanto tale il suo lavoro comunica un messaggio importante, come riportato dalle sue stesse parole:
“Vedere una persona che sa scolpire, che sa mettere al mondo qualcosa, dà coraggio e di questo hanno bisogno le persone, di coraggio.”
Il modo innovativo con cui lavora pietra e marmo dimostra un apprezzamento per la cultura pop, influenzata però dalla tradizione classica.Impossibile non apprezzare questo giovane scultore anche attraverso i video che generosamente posta sui vari social.Scopriamo quindi una persona in un certo senso umile, che non si incensa davanti alla telecamera, anzi spiega come le sue opere nascano dall’utilizzo di materiali e attrezzi comuni, che puoi comprare in una qualsiasi ferramenta, non pensando forse che proprio questo suo semplificare e semplificarsi fa di lui un grande artista e una grande persona.Jago ci permette di guardare il dietro le quinte, il parto della sua scultura perché a suo parere:
“Il dietro le quinte a volte è più importante dell’opera stessa”,motivo per cui utilizza i social per mostrare il suo making of.
Ogni sua scultura ha una storia, un intento, una fonte.Il Papa ad esempio non fu accettata dal Vaticano, che la respinse definendola disdicevole perché al posto degli occhi c’erano due fori. Il fatto che il Papa non la vide mai, quindi non espresse il suo giudizio in merito, passò in secondo piano…
Quando il Pontefice si dimise Jago spogliò la statua, proprio come si era in un certo senso spogliata Sua Santità e gli diede due occhi, profondi, vivi, che sembrano seguire ogni movimento di chi la guarda.Un comportamento coerente e coraggioso quindi da parte dell’artista, che infatti sostiene che “L’arte è una grande opportunità per dare coraggio alle persone”.In tutte le sue sculture è evidente il lavoro, simil-michelangiolesco, per mostrare i vari strati e aspetti della materia che compone la realtà che ci circonda. Anche le opere più surreali superano in un certo qual modo il soggetto stesso, per comunicare attraverso la morbidezza e i particolari minuziosi.
Massi squarciati, elefanti, cuori, bambini immersi in una testa come nel grembo materno, si ammantano così di un’individualità e specificità che li rendono inimitabili ed eterni.
“Anche se vieni giudicato perché da bambino volevi assomigliare a Mozart, tu continua a suonare e non smettere mai di sognare, perché male che andrà, alla fine in un modo o nell’altro diventerai te stesso.”