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1.6.22

La storia rimossa della schiavitù dei rom Delia Grigore, DoR, Romania

 

da https://www.internazionale.it/notizie/ 30 maggio 2022

(Traduzione di Elena Di Lernia)

Questo articolo è stato pubblicato da DoR ed è stato scritto in collaborazione con Magda Matache, direttrice del programma di studio sui rom ad Harvard e attivista per i diritti dei rom.

Negli anni novanta volevo scrivere la mia tesi di dottorato sulla cultura tradizionale rom, dei quali aspiravo a riaffermare l’identità etnica dal punto di vista di un’attivista alle prime armi, ma non sapevo quasi nulla della loro storia di schiavitù.Avevo sentito solo qualche storia raccontata da anziani rom, come “lavoravamo per i boiardi” o qualche racconto del folclore rom che recitava “mamma e papà non sono più schiavi”, ma non avevo un’idea chiara su cosa avesse rappresentato la schiavitù nella storia dei rom di Romania e nella storia di questo stesso paese, per quanti secoli si fosse protratta e tanto meno sulle conseguenze della schiavitù sul piano giuridico, sociale, economico e, soprattutto, morale.In realtà, sapevo proprio poco della schiavitù dei rom quando ho varcato timidamente la soglia del dipartimento che si occupava delle minoranze nazionali del ministero della cultura. 



                 Rom a Bucarest negli anni trenta. (General Photographic Agency/Getty Images

“Sono zingara, mi sono laureata in lettere e vorrei fare il dottorato sui costumi tradizionali dei calderash”, così rispondevo alla domanda su cosa ci facessi nel suo studio che mi aveva rivolto Vasile Ionescu, anche lui rom e consulente per la questione dei rom. “Non lavoriamo con gli zingari, ma solo con i rom”, mi ha risposto seccamente. Mi era sembrato molto duro e ingiusto.Ma ho capito, allora, che la storia del razzismo nei confronti dei rom nella cultura romena comincia con il falso nome che gli viene attribuito: țigani (zingaro). Nella lingua rom la parola țigani non esiste. Il termine proviene dal greco medievale athinganos o athinganoi, che significava “pagano”, “intoccabile” o “impuro”. La parola fu utilizzata per la prima volta nel 1068 in un monastero dell’attuale Georgia da un monaco durante la sua spiegazione su cosa fosse l’eresia degli athinganoi, considerati nomadi, indovini e stregoni, e che consigliò ai suoi parrocchiani cristiani ortodossi di evitare quegli eretici.

L’attuale identità dei rom di Romania si è strutturata intorno a una storia di esclusione sociale e razzismo istituzionalizzato

Nel medioevo, la parola romena țigani indicava lo status giuridico di servo o schiavo, e non un gruppo etnico. Ed ecco già due significati della parola: prima eresia, poi status giuridico fuori del sistema gerarchico della società. Lo schiavo/țigani non faceva parte della struttura sociale, si situava al di fuori di essa, era semplicemente merce di scambio ed era di proprietà del principe, dei boiardi o dei monasteri. In seguito la parola țigani è rimasta nella memoria collettiva romena ed è oggi usata nella lingua corrente con accezione dispregiativa.Leggendo i pochissimi libri di storia che hanno osato affrontare il difficile argomento della schiavitù dei rom, ma ancor di più studiando i documenti conservati negli archivi, ho capito che l’attuale identità dei rom di Romania si è strutturata intorno a una storia di esclusione sociale e razzismo istituzionalizzato: dalla prima attestazione dei rom in territorio romeno, nel 1385 (quando ai rom viene dato lo status di schiavo), passando per l’olocausto romeno (che si è proposto ed è riuscito a sterminare decine di migliaia di rom), per l’integrazione forzata o il genocidio culturale del periodo socialista, agli omicidi e agli incendi appiccati alle case dei rom negli anni tra il 1994 e il 2000 e ancora agli abusi, le persecuzioni e la violenza usati dalla polizia contro le comunità dei rom dagli anni novanta fino a oggi, quando questi episodi sono aumentati con la pandemia.Esclusi dalla condizione di esseri umani dalle leggi del paese e dal “diritto consuetudinario” e trovandosi in uno stato di dipendenza non solo economica ma ancora di più personale e giuridica, gli schiavi rom erano considerati una merce, poiché venivano scambiati, venduti, donati, ereditati e sottoposti ad abusi e violenze, vittime perfino di stupri, torture e omicidi commessi dai loro “padroni”.Una famiglia rom non era riconosciuta come parte di una comunità, ma era intesa come un mezzo per produrre nuovi schiavi, una sorta di generatore di domestici. La schiavitù ha colpito profondamente anche i bambini rom, allontanati dalle loro famiglie per volontà dei padroni, scambiati, donati o venduti, a volte a prezzi inferiori a quelli degli animali, poiché considerati non abbastanza bravi per il lavoro.
Un’emancipazione incompleta
Sotto la pressione dell’abolizionismo in corso in occidente, che nel diciannovesimo secolo provava a liberarsi di un’istituzione retrograda e disumana come la schiavitù , e nel contesto degli sforzi della Romania dell’epoca (allora Țărilor Române, Terra Romena, ossia Moldavia e Valacchia ) di guadagnarsi la simpatia dell’occidente, la liberazione dei rom dalla schiavitù del 1856 è stata la conclusione di un processo difficile e relativamente lungo, ostacolato da una forte opposizione da parte della chiesa ortodossa e dalla maggior parte dei boiardi.Tuttavia l’emancipazione giuridica non ha portato a una trasformazione radicale dello status dei rom nella società. Il programma riformista dei rivoluzionari del 1848 e la politica dei governi che si sono avvicendati hanno trascurato la problematica economica – in particolare il diritto di possedere la terra – e gli aspetti di ordine morale, limitandosi all’emancipazione giuridica e alla sedentarietà, a volte forzata, dei rom. Non sono esistite politiche di inclusione dei rom, cosa che ha portato alla loro ricaduta nello stato precedente e alla stigmatizzazione della loro appartenenza etnica.Le conseguenze della schiavitù sono ben visibili ancora oggi nella mentalità collettiva ereditata dal passato, piena di stereotipi e pregiudizi. Lo studio di una parte significativa del folclore romeno, in particolar modo di proverbi, aneddoti e fiabe, dimostra un sentimento marcato di ironia e disprezzo nei confronti dei rom. I rom sono visti, sempre più spesso, come cattivi, perfidi, ladri, criminali, sporchi, esseri non umani.Questa eredità negativa, l’assenza di istituti di formazione e rappresentanza del modello culturale rom, con la notevole eccezione del centro nazionale di cultura dei rom Romano kher, e la mancanza nell’ambito dei programmi scolastici e dello spazio pubblico di informazioni corrette, portano alla stigmatizzazione dell’identità rom, all’interiorizzazione di questa cicatrice e al rifiuto, spesso da parte degli stessi rom, della loro identità.Ecco una nuova forma di schiavitù: la schiavitù morale che neanche una legge può abolire senza il contributo fermo e unanime di tutti gli strati della società, dalle autorità pubbliche agli intellettuali.
Un nuovo modello educativo
Scoprendo tutte queste cose, l’associazione Amare Rromentza ha cercato di contribuire alla diffusione della conoscenza e alla promozione della comprensione della storia e della cultura dei rom, soprattutto tra i giovani, rom e non rom, attraverso la realizzazione e la presentazione, negli anni 2007 e 2008, della pièce Rromanipen, realizzata insieme agli studenti della sezione rom della facoltà di lingue straniere dell’università di Bucarest e agli studenti rom delle altre facoltà.La prima reazione dei giovani è stata quella di stupore. Alcuni non rom hanno espresso un rifiuto, scettici di fronte alle storie di antenati padroni di schiavi. Ho portato loro argomenti a sostegno della verità storica. Ci sono state anche reazioni di rabbia da parte dei giovani rom, che si chiedevano perché i loro antenati schiavi non si fossero ribellati alla schiavitù. A questi giovani ho raccontato della lotta per la libertà portata avanti da un punto di vista giuridico da alcuni schiavi rom liberi ma trattenuti abusivamente dai loro padroni.La reazione della comunità scientifica, soprattutto degli storici romeni, è stata quella di sminuire la gravità della schiavitù dei rom, definendola “servitù” che, sebbene sinonimo di “schiavitù”, era descritta come meno grave e più simile a un regime feudale, sebbene ci siano differenze fondamentali: con la prima si intende una dipendenza solo economica, con la seconda una dipendenza personale.Nel rapporto Direcții strategice de incluziune etno-educațională a rromilor (Linee strategiche di inclusione etno-educativa dei rom) ho proposto una serie di misure volte alla conoscenza e alla comprensione della verità storica, per valorizzare l’identità etnica rom e per promuovere un’immagine corretta dei rom. Così Amare Rromentza ha creato il concetto di inclusione etno-educativa, un approccio in cui il sistema educativo include ufficialmente i rom riconoscendo, promuovendo, garantendo e coltivando la loro identità etnica a tutti i livelli di scolarizzazione e nella formazione permanente degli adulti. È una nuova strategia educativa che può essere applicata a qualsiasi gruppo etnico o a qualunque minoranza nazionale.Perché anche uno studente rom con elevate prestazioni scolastiche, che studia in una scuola con dotazioni eccellenti e professori altamente qualificati, se non recupera la componente identitaria,nonbeneficerà di una formazione completa.
Dopo una tale storia tragica, la società romena ha un enorme debito sia morale sia materiale nei confronti dei rom, e quindi è doveroso prima di tutto il riconoscimento della schiavitù e la ricostruzione della memoria collettiva rom e romena, il che presuppone molto più che l’istituzione di una giornata dedicata alla liberazione dalla schiavitù (il 20 febbraio), così come accade oggi.
Servono programmi nazionali di ricerca, programmi in campo editoriale, la presenza completa e corretta della storia e della cultura dei rom nei programmi, nei manuali e nelle biblioteche scolastiche, nei mezzi di comunicazione, in qualsiasi tipo di formazione rivolta agli adulti, la realizzazione di monumenti pubblici, di istituti di ricerca e promozione della memoria culturale rom e del patrimonio culturale rom (istituti di ricerca, musei, teatri, centri culturali provinciali e locali, collezioni di libri rom nelle biblioteche pubbliche eccetera.).
La riconciliazione tra rom e società, in altre parole tra ex schiavi ed ex proprietari di schiavi, non si può realizzare se non, da una parte, attraverso il riconoscimento e l’accettazione della storia da parte della società e delle istituzioni statali e, dall’altra, attraverso la ricostruzione istituzionale dell’identità rom per ritrovare la dignità. Questo nella speranza che i figli dei rom siano considerati, alla fine, cittadini a pieno titolo e mai più schiavi di fantasmi sulla loro diversità.


23.6.18

la difesa della razza - Rom: Li chiamano zingari, razza maledetta



quando ho raccontato qui sulla mia bacheca di facebook la storia di fiore Manzo ne trovate sotto un estratto da https://www.corrieredellacalabria.it/cronaca/ del 21\6\2018


ROMA Quando dice alla gente di essere rom, molti non ci credono, qualcuno storce il naso. «Credono che i rom siano quelli che chiedono l’elemosina, gli accattoni, i ladri». E invece no. Fiore Manzo (nella foto, tratta dal suo profilo Facebook) 



è rom, italiano da decine di generazioni. «Italiano da 600 anni» specifica con orgoglio. Fiore ha 25 anni, è nato nel campo rom di via Gergeri, a Cosenza, parla calabrese e ha frequentato l’Università. Ha due lauree, la prima in scienze dell’educazione ambientale e la seconda in scienze pedagogiche (gli mancano soltanto due esami). Ha un futuro da professore alle scuole superiori. «Il mio sogno è l’insegnamento di filosofia». Un rom laureato, perfino filosofo. «È difficile abbattere i pregiudizi della gente» ripete, intervistato da Redattore Sociale. Per lui è quasi una missione di vita. «Perché alla gente appaio così strano? Non sono mica l’unico rom laureato, ce ne sono tantissimi». Eppure la gente continua a sorprendersi. Fiore, dopo la crescita nel campo, oggi vive in una normale casa, sempre a Cosenza, è fidanzato con una ragazza «non rom», così la definisce lui. «Ci siamo conosciuti a scuola, io ero al primo anno di università, lei era in quinta superiore, andai nella sua classe a raccontare agli studenti chi sono i rom». Lui sa tutto della storia di questa etnia. «I rom sono uno dei principali gruppi etnici della popolazione di lingua romanì, originaria dell’India del nord. La parola rom deriva dal sanscrito dom, che significa essere umano». [... continua qui



 si è scatenato  il  solito inferno di pregiudizied luoghi  comune   e    s'è discusso sul   "  censimento  " .  di Salvini.  S'era già tentato nel  2008     con il governo Berlusconi   e   dal pd  della regione emilia  romagna e     sppiamo  come sono  finiti  e  le polemiche  suscitate  . 

Vorrei dire  a  Salvini ed   a  tutti quelli che sono  d'accordo con lui  che  : 1) è anticostituzionale censire gli esseri umani in base all’etnia» .,  2)  che la  sua  è solo propaganda  demagogia   e  lo  sà benissimo  , visto che è ed   ha  richiesto   appositamente   il minisrtero  dell'interno. 
Infatti Appare chiaro, come un censimento disposto solo nei confronti della popolazione Rom discriminerebbe sulla sola base dell' etnia, e la discriminazione sarebbe dimostrata dal fatto che la normativa creerebbe una disparità di trattamento tra il Rom che sia cittadino italiano ed il cittadino italiano che non sia un Rom. E ciò è in aperta violazione del nostro dettato costituzionale (art. 3) e vari leggi dell'UE contro le discriminazioni .  Ora  
 [ .... ] è possibile che Salvini non sappia queste cose, e insista almeno a parole nel suo progetto? Si ha quasi l' impressione che voglia comunque forzare le cose, nella sua tattica di voler ormai «seguire», a ogni costo, la «volontà popolare», anziché tentare di «convincerla» a seguire un progetto politico. Il «sovranismo» identitario deve partire dal riconoscimento delle diverse identità e non deve avere niente a che fare col razzismo. In questo caso non vale lo slogan «prima gli italiani», perché molti Rom tra l' altro sono italiani, e dire «purtroppo sono italiani» significa mettersi su una china molto scivolosa. Beninteso, questo non significa che si debba tollerare l' uso dei figli per mendicare e rubare o il rubare in generale, ma per la semplice ragione che questi usi violano le nostri leggi e se i Rom vogliono continuare a vivere nel nostro Paese devono seguire le nostre regole, come qualsiasi altro cittadino e se non lo fanno essere puniti, come qualsiasi altro cittadino.Salvini, a mio avviso, sta peccando di quello che Lenin chiamava «codismo»: dell' atteggiamento cioè di chi, si mette a «guardare il sedere delle masse», si mette in coda ad esse, lasciandosi trascinare dai loro malcontenti, dai loro istinti. Nell' immediato paga, ma solo nell' immediato. Se vuoi fare la rivoluzione, vale anche per quella «sovranista», devi guidare la massa, guardarle il culo non basta.

 di  Paolo Becchi su http://www.liberoquotidiano.it/news/ del 23.6.2018   non un comunista  😀😄




Inoltre il Viminale sa alla perfezione quanti siano i nomadi in Italia. E' un dato che viene aggiornato quotidianamente e trasmesso alle prefetture. Quella di Salvini è solo propaganda . Tali  dati sono già disponibili, dove servono, si trovano (  riporto    qui  un articolo dove ci sono anche alcuni link ). 
Il Ministro dell'Interno è quello che può leggere i dati più completi se servono i dettagli, potendo chiedere facilmente anche dati locali alla Polizia di Stato, mentre se servono le statistiche nazionali c'è l'Istat che elabora le statistiche. Ora verebbe  da chiedersi  Salvini è rimbambito? Non sa queste cose? 

Una manifestazione nazionale di rom e sinti a Bologna, nel 2015 (LaPresse - Stefano De Grandis)

No, secondo le sa benissimo ma vuole vedere quanti elettori può trascinare dalla sua parte fomentando l'odio razziale. E' come un sondaggio: quanti razzisti ci sono in Italia?
Il bulloso ministro non ha: detto censiamo i poveri, gli analfabeti, i vegani, i vergini o i buddisti. Ha detto censimento dei Rom. Ha parlato ai razzisti che ci sono anche tra gli italiani. E ne ha trovati tanti che la pensano come lui (cioè che gli zingari: rubano puzzano e non mandano i bambini a scuola; non lo ha detto, ma questo è il tono dei commenti all'argomento "censimento dei Rom", ecc ). Ci sono Rom che sono italiani dal Medio Evo .
Nessun testo alternativo automatico disponibile.I " destrosi "    ed  i malpancisti   diranno  lo ha  fatto  anche  la  sinistra  ( vedere  al lato    scansione  di un manifesto dl pd re dell'emilia  romagna  )  . Ebbene  anche  quello    ed il classico  esempio    di  quando il razzismo e razzismo anche a sinistra o meglio pseudo sinistra perchè il pd è la vecchia Dc non è vera sinistra Inoltre Rom è una una parola  che  non basta a definire 22 comunità diverse  ( qui ed  qui   ulteriori approffondimenti  )  molte delle quali  straniere  molti  venuti in italia dall'ex  Jugoslavia ( ora balcani   )  per sfuggire ale persecuzioni di Tito prima e poi , soprattutto ai massacri etnici e religiosi della  guerra  anzi  meglio  dalle guerre jugoslave   che   << sono state una serie di conflitti armati, inquadrabili tra una guerra civile e conflitti secessionisti  alimentatiu ulteriormente  da  motivi etnici   che hanno coinvolto diversi territori appartenenti alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia,  avvenute   una decina di anni dopo la morte di Tito, tra il 1991 e il 2001, causandone la dissoluzione [...] >> ( dalla  voce enciclopedica  https://it.wikipedia.org/wiki/Guerre_jugoslave  )  e la  frammentazione  in più  stati 
La maggioranza degli Italiani non analizza le cose a 360 gradi e si basa solo sui fatti negativi e così si sfoga, solo pochi pochissimi vedono le analogie con la nascita del nazifascismo, tutti o quasi dimenticano i milioni di euro per cui la Lega è indagata.
Odio razziale che si spande e si rafforza. Oggi i Rom, domani chi sa finiremo   come il 
"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare".?


Mi fermo qui perchè L'argomento mi annoia alquanto e non mi piace dare importanza alle chiacchiere di Salvini... lascio quindi evito  le discussioni e invito a conoscere i dati con i vari url che ho lasciato ed vedere la puntata    dela  trasmissione  la  difesa dell razza- i rom di Gad  lerner    trovate  o   qui (   finchè la  rai non la  rimuove  ) o  in rete   in essa    dalla discalia  

Gli zingari sono considerati, tra tutte le minoranze, la più detestata. Il viaggio di Gad Lerner parte da Zurigo, dal racconto della storia di una bambina e di una donna strappata alla madre e a sua volta separata dal figlio, tra elettroshock, violenze, carcere. Goffredo Bezzecchi, rom harvato, è uno degli scampati alla furia nazista che portò allo sterminio di mezzo milione di zingari. A Torino Lerner visita i campi di via Germagnano, dove centinaia di zingari, molti bambini, vivono in condizioni da quarto mondo, mentre a Roma va a trovare Miriam Halinovich, assegnataria di una casa popolare alla periferia nord di Roma. A Parigi, inoltre, intervista Anina Ciuciu, 28 anni, rom. Anche lei viveva nel famigerato Casilino 700, e racconta come ci fosse arrivata bambina, dalla Romania, insieme alla famiglia e come da lì, insieme ai genitori, sia poi fuggita in Francia. A Londra, infine, Lerner intervista la portavoce di Amnesty International Catrinel Motoc, per una carrellata sulla situazione dei rom in Europa.

a me è stata utilissima o scoperto cose nuove ed approfondito altre per approfondire almeno un minimo. Per abbandonare alcuni luoghi comuni.ed vedere le cose a 360 gradi e non da una parte sola o "pro" ( discortso di de andre sui rom   qui  l'audio ed  il testo ) e contro ( gli italiani che ragionano con luoghi comuni ) . Questa è anche la risposta a chi mi ha scritto al mio post di fb ( vedere url inizio post ) : Una rondine...con quel che segue ! ., sono casi eccezionali , ecc >> in quanto inglorano che tale popoo si mimetizza o non rileva l'origine rom \ gitana per paura dei pregiudzi tanto radicati da rischiare l'emarginazione

7.1.18

Oltre Non si può migliorare se non si è vulnerabili.pronti ad accogliere.oltre i pregiudizi: cinque anni tra gli zingari nelle immagini di Andrea Ciprelli



«L'emarginazione deriva anche da comportamenti acquisiti da culture antichissime. Gli zingari girano il mondo da più di duemila anni, se vogliamo credere a Erodoto. Questi Rom, questo popolo libero è affetto da dromomania, cioè desiderio continuo di spostarsi. Non credo abbiano mai fatto del male a qualcuno, malgrado le strane dicerie; è vero che rubano - d'altra parte non possono rinunciare a quell'impulso primario presente nel DNA di ciascun essere umano: quello al saccheggio, di cui abbiamo avuto notizie in queste ultime amministrazioni - però non ho mai sentito dire che abbiano rubato tramite banca. Inoltre non ho mai visto una donna Rom battere un marciapiede. Girano senza portare armi; quindi se si dovesse dare un Nobel per la pace ad un popolo, quello Rom sarebbe il più indicato.»

[ Introduzuone  fatta  dalo stesso Fabrizio de  Andrè  al brano Khorakhané (A forza di essere vento) durante il concerto al Teatro Valli di Reggio Emilia (6/12/1997) ]



La fotografia è un invito a fare un passo oltre, a prestare attenzione, a rivalutare ed a volte ricostruire. Non si può migliorare se non si è vulnerabili.pronti ad accogliere.pronti a cambiare. ( Andrea crispelli ) . Infatti  oltre cinque anni ci sono voluti per realizzare il reportage di Andrea Ciprelli ( http://andreaciprelli.it/  )  classe 1985, fotografo specializzato in ritratti e matrimoni. Le immagini, che raccontano uno spaccato di vita intimo, mai realizzate prima a Torino, immortalano diversi momenti delle popolazioni Rom che vivono sulle sponde dei fiumi della città. Fotografie intense e coinvolgenti che mostrano una realtà d’altri tempi, per realizzare le quali il fotografo ha dovuto entrare in contatto con le varie famiglie Rom 
dal  suo  sito 
che hanno abitato e abitano tutt’ora nei campi, creando così un rapporto che gli ha permesso di immortalare momenti rari, come matrimoni,


Oltre i pregiudizi: cinque anni tra gli zingari nelle immagini di Andrea Ciprelli
                               da  http://torino.repubblica.it/cronaca/2018/01/05/foto/


feste ai principi e alle principesse Rom arrivate da altri paesi d’Europa, fidanzamenti, feste religiose e momenti quotidiani come un bagno nella Stura o la nascita di un nuovo figlio. Le immagini, che presto saranno esposte in una mostra - sono state realizzate tra il 2010 e il 2016 nei campi di via Germagnano, lungo Stura Lazio e corso Vercelli. "Le persone che hanno visto le mie fotografie - racconta il fotografo - si chiedono come io abbia fatto a passare così tanto tempo con gli zingari, come abbia fatto a non odiarli, a stargli vicino, a mangiare nelle loro baracche e condividere anche le posate. Ho intrapreso la strada più difficile, cioè quella dell’amore, perché io li ho amati, fin da subito. E quell’amore è diventato il mio reportage

Un reportage  coraggioso   in tempi in cui i fantasmi del passato (  exenofobia , razzismo  , eccessivo  populismo e qualunquismo  )      ritornano    più forti  . Infatti  l'autore  scrive  introducendo   il suo reportage  , di  cui  alcune foto  sono presenti qui     nel post  e le altre qui nelll'introduzione a tale lavoro : <<  Il mio piu’ grande atto di coraggio e’ finito per diventare il mio primo grande progetto.
Scaldarsi con un braciere, mangiare nello stesso piatto, lavarsi nel fiume,  volevo rivivere una realta’ antica, scomparsa. La mia notte moderna fatta di cocktail era migliore di quella?Mi ripetevo che non aveva senso andare a trascorrere le mie giornate, le  mie nottate  con loro, in quei posti da dove ti insegnano a starci alla larga fin da piccolo.Li ho cercati  per sentire il battito dell’altro che mi sta di fronte, ed e’ come me: Impaurito, irrequieto, disilluso, disorientato. Non voglio condannarmi all’incapacita’ cronica di confrontarmi con l’altro, non voglio perdere la mia curiosita’.In quel bosco, Sulle rive del  fiume ho visto crescere i bambini , gli uomini invecchiare. In 5 anni e’ come se ne fossero passati 10. Non ho solo fotografato. Ho vissuto con loro. La Pasqua, il Natale, la celebrazione dei Santi, le feste dei matrimoniinterminabili. Le persone spesso mi chiedono ma come hai fatto a entrare? Si sono fatti fotografare? Perche’ non accettano che sia stato possibile. Non vogliono crederci perche’ conoscono la realta’ in quel modo. Non si spiegano che invece  di odiarli, li abbia amati, ci siamo amati.Sono tornato li tante volte. In quel bosco sentivo ancora la musica, vedevo ancora i bambini correre a piedi nudi. Ho salvato quello che ho potuto, i teli colorati appesi alle pareti delle rouloutte, le gonne a fiori. Li ho raccolti. Il fiume me li aveva lasciati li.Stanno perdendo le loro tradizioni le loro regole, e insieme a loro stiamo perdendo anche noi. Sono loro gli ultimi indiani d’Europa, e come quelli d’America speriamo di poterli confinare tutti e voltare pagina?  >>


d  visto che  siamo   vicino alla   " stucchevole    "    e retorica    giornata    del 27 gennaio  che  ricorda  , salvao eccezioni     , soo u olocausto   ( quello  del popolo ebraico  )    ne  approfitto per   segnalare   attraverso la musica  (  grazie   https://www.antiwarsongs.org/ per  l'elenco   che trovate qui )  il Porrajmos  ( olocausto \  genocidio   nei lager  hitleriano del popolo rom  ) 

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...