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27.10.22

"Grazie all’affido sono riuscito a lasciare il campo rom": la vita nuova del giovane Rambo un anima salva di de andrè


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 de  andrè  aveva  ragione 

A otto anni è finito in una comunità, poi in una nuova famiglia. Ieri l'ultimo esame in Scienze dell'educazione: "Ho una moglie, un figlio, un lavoro: aiuto i ragazzini a liberarsi come me". Ieri la maggioranza di centrodestra in Piemonte ha votato la legge "Allontanamento zero" che privilegia le famiglie d'origine ostacolando affidi e adozioni


"Partiamo dal mio nome. Mi chiamo Rambo. Rambo Bologna Halilovic. Sono rom e sono nato 34 anni fa in Italia. Sono stato fino a sette anni nel campo di strada dell'Arrivore, a Torino, quando poi è successa una cosa che tra i rom non è accettabile: i miei genitori si sono separati e questo è stato l'inizio di tutto" . Rambo - che ieri ha superato l'ultimo esame a Scienze dell'educazione, lavora già da anni nelle comunità, si è sposato e ha un figlio piccolo - racconta le sue tante vite, prima e dopo quel giorno in cui la madre, intorno agli otto anni, gli ha detto "Andiamo da Michela", che era l'assistente sociale.





Rambo ha protestato ma la donna non ha ceduto e si sono ritrovati in un ufficio dei servizi sociali, "lo stesso in cui vent'anni dopo mi sono trovato a lavorare come educatore. Non può essere una coincidenza" . Neanche un saluto da sua madre. "Mi ha detto 'giavtar', che vuol dire 'vado via', una cosa che vuol dire tutto. Lei è uscita e io sono rimasto lì con l'assistente sociale. Ero un po' triste, mi sentivo liberato per tutto quello che avevo vissuto ma un po' preoccupato per quello che mi sarebbe da allora in poi".
Quella sera Rambo viene accompagnato in una comunità a Torino, dove resta un paio d'anni. Poi arriverà un affido da parte di una coppia di torinesi, che alcuni anni fa si è trasformato in un'adozione. Al suo cognome si è aggiunto anche quello della coppia che gli ha cambiato la vita. "Li ho sempre chiamati per nome, usavo 'mamma' e 'papà' solo quando facevo il ruffiano per avere qualcosa - sorride - . Ma socialmente erano i miei genitori, alla gente li presentavo come mia madre e mio padre, non li ho mai chiamati affidatari".





Sono passati 25 anni e il bilancio della sua esperienza "è positivo". Lo spiega bene nel giorno in cui la maggioranza di centrodestra della Regione Piemonte ha votato la legge sull' "allontanamento zero" che che privilegia le famiglie d'origine ostacolando affidi e adozioni. "Non sarebbe servito dare soldi ai miei familiari d'origine, a me sarebbero arrivate le briciole. E lo vedo anche da educatore: non dico che un contributo non allenti le tensioni di chi fa fatica a pagare l'affitto, ma ci sono situazioni in cui, di 500 euro, 300 vanno nelle slot machine e 200 nell'alcool". E anche misure più blande dell'allontanamento "a volte possono essere utili, ma non sempre. Io ho seguito l'affido diurno di alcuni ragazzi rom: con me imparavano le tabelline, ma quando io non c'ero seguivano altri che andavano a rubare".
Otto figli: questa era la famiglia di Rambo. "Una sorellina è morta piccola, quattro sono stati dati in adozione e non so che fine abbiano fatto, mia sorella grande è stata in comunità ma non si è trovata bene e a 16 anni è tornata al campo e si è sposata. Mio fratello è stato dato in affido e io ho fatto un po' di comunità e un po' di affido: chi vuole sapere di diritto, basta che studi la mia famiglia". Lo racconta ridendo Rambo, ma non è stato sempre facile. "Quando sono andato in comunità i primi tempi si organizzavano visite in luogo neutro con i miei, che però non si presentavano. Ero triste e arrabbiato e quando tempo dopo mi hanno cercato non volevo più saperne".


In comunità c'erano tante storie simili alla sua. "Io prima di arrivare lì ero andato non più di dieci volte a scuola. In comunità ho avuto insegnanti che mi seguivano, andavo in piscina. Avevo educatori meravigliosi che ora sono miei colleghi. Posso dire che tra tutti i ragazzi che c'erano lì, nessuno aveva voglia di tornare a casa". Poi un giorno è arrivata la proposta di un affidamento. "Per la prima volta avevo un armadio tutto mio, non dovevo dividere lo spazio con nessuno. E poi la casa aveva il giardino, avevo la mia bici, lo skate, facevo aikido e canottaggio. Cosa pensavo? Che mi era andata di culo!". Anche se Rambo restava sempre il rom: "Da qualcuno venivo trattato con razzismo, da altri con curiosità per la mia cultura. Ma io ne vado fiero, mi piace essere diverso".





C'è stato un momento, dopo i vent'anni, in cui ha pensato che forse quella vita era stata solo una bella parentesi. "Volevo essere indipendente, ho salutato i miei e sono andato a vivere al campo in una roulotte con mia sorella e mio cognato. Stavo anche per sposarmi con una ragazza che mi piaceva, la sua famiglia era d'accordo. Ma era quello che volevo davvero? Una sera dico a tutti che non mi sposo più. Nasce una rissa nel cuore della notte e alle tre del mattino torno a casa dai miei nuovi genitori con la maglietta strappata. Di lì in poi sono arrivati il lavoro, l'università, ho conosciuto mia moglie e ho avuto un figlio. A volte la mia vita sembra un film".

  de  andre  aveva ragione


4.10.19

capita che gli zingari violentemente osteggiati e maltrattati possano integrarsi benissimo e diventare simbolo di una città . il caso di Pamela diventata uno dei simboli di Olbia

Lo  so    che  ogni  volta  che   parlo di  rom   e  zingari  , mi      si vede   ridurre  il numero degli iscritti odele persone cher   seguono i miie aggiornamenti sia  qui  che  sui miei social , perchè  come testimonia  anche  questa puntata  di una trasmissione di lenner   ci  sono  molti sia a  destra  che a  sinistra  duri a  morire , ma   a me non  importa  . Io racconto, per  chi  mi vuole  ascoltare  e leggere  , storie   degli ultimi  e degli   emarginanti . E   chi mi dice  perchè  dico  ascoltate  o riascoltate se  non o  avete  capito bene   anima salve  di  de  Andrè    ed in particolare  l'appendice  di  avevamo gli occhi troppo belli

da  www.galluraoggi.it



Si è spenta Pamela, la storica “zingara” diventata uno dei simboli di Olbia





Si è spenta questa notte, nel campo di Sa Corroncedda di Olbia, una delle figure più note tra gli “zingari” di Olbia. Aveva quasi 62 anni Pamela, ma come osservano in molti è come se avesse vissuto per oltre un secolo.
Pamela ha rappresentato, volendo o non volendo, una parte dell’immagine di Olbia. Quella degli anni della crescita sfrenata della città, delle grandi trasformazioni e delle molte contraddizioni. Impossibile non notarla quando all’esterno dei supermercati ti avvicinava chiedendoti l’obolo.
Ti augurava buona fortuna e negli ultimi anni non aveva nemmeno più bisogno di ricordarti che doveva “mangiare” o che servivano per i suoi “numerosi figli”. Pamela era Pamela. Punto.
E anche se, in base al regolamento del campo nomadi, non avrebbe dovuto chiedere l’elemosina, per lei era spesso un’eccezione tollerata. Era arrivata giovanissima a Olbia dalla Serbia e si era subito ambientata. Di lei si racconta che abbia almeno dieci figli.
Per capire l’importanza simbolica che ha rappresentato per Olbia, basti ricordare la sua foto, insieme al famoso vigile urbano Tottoi Sanciu, nel calendario comunale dato alle stampe sulla fine degli anni Novanta. Nella notte Pamela è morta. Come tradizione, la sua salma sarà ora riportata in Serbia per la sepoltura.

 se  non vi  bene ....   vostri   io   continuerò  lo stesso chi  vuole  seguirmi  mi segue    chi  non mi  vuole seguire    peggio  per  lui     concludo  con  questa  citazione  musicale     talmente  nota  e  stra nota ed usata  nei miei post  (  se  non la  ricordate    , capita  man mano  che  s'invecchia 😎😜😁, o  non la  conoscete trovate qui il testo )

Ma s'io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso,mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino, poi sono nato fessoe quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare:ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!
  alla  prossima

5.4.19

#torremaura #casapound #rom Comodo dire di non essere fascisti quando ti comporti come loro .



Comodo dire di non essere fascisti quando ti comporti come loro . Appoggiando o restando indifferente davanti al loro becero gesto ( quello di gettare e calpestare il pane ) o il gridare come pappagalli vergognosi slogan fatti di pregiudizi e stereotipi . E poi usare come giustificazione a tali beceri comportamenti il disagio di cui effettivamente si é vittime.Accusatemi   pure  di generalizzare  ,ma   una rondine  non fa  primavera   ( il  ragazzo    che  ha  saputo opporsi    ai malpancisti  di casapound  )  . 

28.6.18

Modena, «Sì ho votato Salvini, ma ora ho paura» Dea Debarre, sinta italiana, vive in città e teme un’escalation: «Invocano le camere a gas, schedare una razza è atroce >>



Tutti abbiamo Delle paure ma solo pochi sanno e riescono a gestirle senza buttarle addosso a gli altri. Ė sulle diversità che dobbiamo costruire il futuro. Infatti , riprendo quandi detto ptrecedente leggi o rileggi oltre  la  stroria  riportata  sotto  anche il precedente   post : la difesa dea razza : rom \ sinti li chiamano razza maledetta
Cosi faccio chiarezza ,, a chi avesse ancora dubbi sul mio modo di pensare su tali argomenti , e rispondo a chi mi dice : << (....)Prendere provvedimenti come si vuole fare non vuol dire generalizzare, ma credimi bisogna farlo x difendere noi tutti ma anche quelli di loro immigrati o zingari o chi che sia che si comportano bene e hanno diritto ad essere accolti tra di noi ...ma c'è troppa ingiustizia e gente di malafede incontrollata ..bisogna dare manforte a chi ha coraggio di fare tutto questo (...) ., ecc  >>



Modena, «Sì ho votato Salvini, ma ora ho paura»

Dea Debarre, sinta italiana, vive in città e teme un’escalation:  Invocano le camere a gas, schedare una razza è atroce»



MODENA. 
 Debarre, un cognome piuttosto noto in città e nella provincia. Una famiglia allargata e simbolo dei luna park itineranti, una famiglia italiana, ma sinti. Dea Debarre ha 36 anni, 4 figli, un marito che lavora. Vive in una casa popolare di via Terranova, sogna di poter tornare in una microarea “perché quel senso di libertà ce l’hai dentro”.Ci ospita a casa sua, ci accoglie con una tavola imbandita e poi inizia a parlare. Lo fa mentre il telefono continua a squillare con le notifiche dei social network: li tiene monitorati, controlla pagine facebook in cui si incita all’odio razziale verso i nomadi, in cui si invocano le camere a gas e il napalm. La paura c’è sia per le conseguenze che il “suo” popolo potrebbe subire, ma anche per quel flebile equilibrio sociale che negli ultimi anni si è instaurato. «Non so cosa potrebbe accadere - dice - se due gruppi di giovani si dovessero sfidare. Vale anche per Modena: non vorrei scattassero delle provocazioni legate alle idee del ministro».
Dea, lei ha votato Salvini ?«Sì».
E adesso, dopo il progetto di censire i nomadi.«Sono dalla parte del ministro, è partito molto bene con la strategia sugli sbarchi, ma mi aspetterei più coerenza per quanto il discorso sui nomadi italiani. È vero che tra noi c’è chi sbaglia e si comporta male, ma è anche vero che tra i nomadi italiani ci sono famiglie e persone per bene, che pagano utenze, le tasse e lavorano onestamente. Il pregiudizio e la discriminazione sono figli dell’ignoranza, si tratta di razzismo. E tutto dettato sempre dalla mala informazione. Tra l’altro è arrivato il momento di finirla con la confusione tra rom e nomadi italiani»
Proviamo a fare chiarezza
«I nomadi italiani sono qui da generazioni. Noi siamo sinti, la stragrande maggioranza è sinti, i rom sono altro. Siamo più stanziali noi, ormai, rispetto a tante famiglie italiane che vivono nelle case e magari in estate prendono il camper e vanno in giro».
Ma adesso cosa teme?
«Ho paura. Il progetto di Salvini ha acceso gli animi, leggo di gente che invoca le camere a gas per gli “zingari”, che vorrebbero sterminarli. Così è complicato vivere. Non posso dimenticare i blitz della Uno Bianca in cui ho perso alcuni familiari. È stato uno choc per chi, come noi, ritiene le forze dell’ordine il simbolo dello Stato. Non vorrei che qualche persona perdesse la testa, sentendosi legittimato all’odio»
.Lei ha il codice fiscale?«Certo, guardi (mostra il suo curriculum lavorativo, ndr)»
.Ed è registrata all’anagrafe?
«Ovvio».
Quindi è già conosciuta allo Stato italiano?
«Come tutti coloro che vivono nella legalità o che sono cresciuti o nati in Italia. L’idea della schedatura di una razza è atroce. Cosa diversa è sapere chi arriva, ma senza distinzioni di etnia o altri fattori personali».
Cosa sogna?
«Non sono né quattro mura né una roulotte a cambiare lo stile di vita di una persona. Ognuno ha diritto di vivere come meglio crede e di pagare ciò che c’è da pagare. In questa casa mi sento rinchiusa, il mio animo è libero, non lo si cambia. Mi sento una sinta, non rinnego il mio sangue. Ci sono sinti che vorrebbero una casa, io vorrei una microarea, spero che il Comune possa indicarmene una da acquistare e farmi trasferire con la famiglia. Lo sapete vero che nelle microaree tutte le utenze le pagano i residenti? Ormai qualcosa è cambiato anche in noi, l’inclusione, la conoscenza, l’integrazione si sta realizzando».


7.1.18

Oltre Non si può migliorare se non si è vulnerabili.pronti ad accogliere.oltre i pregiudizi: cinque anni tra gli zingari nelle immagini di Andrea Ciprelli



«L'emarginazione deriva anche da comportamenti acquisiti da culture antichissime. Gli zingari girano il mondo da più di duemila anni, se vogliamo credere a Erodoto. Questi Rom, questo popolo libero è affetto da dromomania, cioè desiderio continuo di spostarsi. Non credo abbiano mai fatto del male a qualcuno, malgrado le strane dicerie; è vero che rubano - d'altra parte non possono rinunciare a quell'impulso primario presente nel DNA di ciascun essere umano: quello al saccheggio, di cui abbiamo avuto notizie in queste ultime amministrazioni - però non ho mai sentito dire che abbiano rubato tramite banca. Inoltre non ho mai visto una donna Rom battere un marciapiede. Girano senza portare armi; quindi se si dovesse dare un Nobel per la pace ad un popolo, quello Rom sarebbe il più indicato.»

[ Introduzuone  fatta  dalo stesso Fabrizio de  Andrè  al brano Khorakhané (A forza di essere vento) durante il concerto al Teatro Valli di Reggio Emilia (6/12/1997) ]



La fotografia è un invito a fare un passo oltre, a prestare attenzione, a rivalutare ed a volte ricostruire. Non si può migliorare se non si è vulnerabili.pronti ad accogliere.pronti a cambiare. ( Andrea crispelli ) . Infatti  oltre cinque anni ci sono voluti per realizzare il reportage di Andrea Ciprelli ( http://andreaciprelli.it/  )  classe 1985, fotografo specializzato in ritratti e matrimoni. Le immagini, che raccontano uno spaccato di vita intimo, mai realizzate prima a Torino, immortalano diversi momenti delle popolazioni Rom che vivono sulle sponde dei fiumi della città. Fotografie intense e coinvolgenti che mostrano una realtà d’altri tempi, per realizzare le quali il fotografo ha dovuto entrare in contatto con le varie famiglie Rom 
dal  suo  sito 
che hanno abitato e abitano tutt’ora nei campi, creando così un rapporto che gli ha permesso di immortalare momenti rari, come matrimoni,


Oltre i pregiudizi: cinque anni tra gli zingari nelle immagini di Andrea Ciprelli
                               da  http://torino.repubblica.it/cronaca/2018/01/05/foto/


feste ai principi e alle principesse Rom arrivate da altri paesi d’Europa, fidanzamenti, feste religiose e momenti quotidiani come un bagno nella Stura o la nascita di un nuovo figlio. Le immagini, che presto saranno esposte in una mostra - sono state realizzate tra il 2010 e il 2016 nei campi di via Germagnano, lungo Stura Lazio e corso Vercelli. "Le persone che hanno visto le mie fotografie - racconta il fotografo - si chiedono come io abbia fatto a passare così tanto tempo con gli zingari, come abbia fatto a non odiarli, a stargli vicino, a mangiare nelle loro baracche e condividere anche le posate. Ho intrapreso la strada più difficile, cioè quella dell’amore, perché io li ho amati, fin da subito. E quell’amore è diventato il mio reportage

Un reportage  coraggioso   in tempi in cui i fantasmi del passato (  exenofobia , razzismo  , eccessivo  populismo e qualunquismo  )      ritornano    più forti  . Infatti  l'autore  scrive  introducendo   il suo reportage  , di  cui  alcune foto  sono presenti qui     nel post  e le altre qui nelll'introduzione a tale lavoro : <<  Il mio piu’ grande atto di coraggio e’ finito per diventare il mio primo grande progetto.
Scaldarsi con un braciere, mangiare nello stesso piatto, lavarsi nel fiume,  volevo rivivere una realta’ antica, scomparsa. La mia notte moderna fatta di cocktail era migliore di quella?Mi ripetevo che non aveva senso andare a trascorrere le mie giornate, le  mie nottate  con loro, in quei posti da dove ti insegnano a starci alla larga fin da piccolo.Li ho cercati  per sentire il battito dell’altro che mi sta di fronte, ed e’ come me: Impaurito, irrequieto, disilluso, disorientato. Non voglio condannarmi all’incapacita’ cronica di confrontarmi con l’altro, non voglio perdere la mia curiosita’.In quel bosco, Sulle rive del  fiume ho visto crescere i bambini , gli uomini invecchiare. In 5 anni e’ come se ne fossero passati 10. Non ho solo fotografato. Ho vissuto con loro. La Pasqua, il Natale, la celebrazione dei Santi, le feste dei matrimoniinterminabili. Le persone spesso mi chiedono ma come hai fatto a entrare? Si sono fatti fotografare? Perche’ non accettano che sia stato possibile. Non vogliono crederci perche’ conoscono la realta’ in quel modo. Non si spiegano che invece  di odiarli, li abbia amati, ci siamo amati.Sono tornato li tante volte. In quel bosco sentivo ancora la musica, vedevo ancora i bambini correre a piedi nudi. Ho salvato quello che ho potuto, i teli colorati appesi alle pareti delle rouloutte, le gonne a fiori. Li ho raccolti. Il fiume me li aveva lasciati li.Stanno perdendo le loro tradizioni le loro regole, e insieme a loro stiamo perdendo anche noi. Sono loro gli ultimi indiani d’Europa, e come quelli d’America speriamo di poterli confinare tutti e voltare pagina?  >>


d  visto che  siamo   vicino alla   " stucchevole    "    e retorica    giornata    del 27 gennaio  che  ricorda  , salvao eccezioni     , soo u olocausto   ( quello  del popolo ebraico  )    ne  approfitto per   segnalare   attraverso la musica  (  grazie   https://www.antiwarsongs.org/ per  l'elenco   che trovate qui )  il Porrajmos  ( olocausto \  genocidio   nei lager  hitleriano del popolo rom  ) 

5.8.17

razzismo o non razzismo ? i fatti di Padova e di CODIGORO

nel primo caso ho dei dubbi , pronto a rimettermi indiscussione Infatti Vedo ripetutamente delle rom con dei bambini piccolissimi a chiedere l'elemosina sotto il sole cocente. A loro i figli non vengono mai tolti e vedrete che anche per questa ragazza sarà così. ... purtroppo 😠. lo chè un luogo comune a limite del razzismo e dell'odio ma : 1) chiunque italiano , o straniero commette tali abberrazioni è un criminale . perchè anche se soffre la miseria  e  si  è costretti a mettere  da parte  la  propria  dignità  e  chiedere  l'elemosina  \ carità   a  barcamenarsi    fra   piccoli espedienti  o  lavoretti più  o meno  legali  questo si chiama sfruttamento ., 2) non ho mai letto o sentito , posso anche sbagliarmi , di genitori rom \ zingari a cui siano stati tolti i bambini . Ora se qualcuno\a di voi ha prove e notizie che smentiscono la mia fdfermazione me le porti grazie . N.B mi raccomando civiltà e buon senso nei commenti .



L'Unione Sarda.it  CRONACA » PROVINCIA DI PADOVA

Sotto il sole per ore mentre la mamma chiede l'elemosina, bimba va in choc termico

Oggi alle 16:26 - ultimo aggiornamento alle 16:57

                                                    Immagine simbolo



Quando i poliziotti della Volante si sono avvicinati, l'hanno trovata priva di sensi.
È successo a una bambina di due anni, a Padova, che la mamma aveva lasciato per ore nel passeggino sotto il sole.
Lei, una 24enne con problemi di tossicodipendenza, aveva portato la piccola con sé mentre chiedeva l'elemosina. Dopo ore nell'afa del primo pomeriggio, la bimba si è sentita male ed è svenuta. Fortunatamente gli agenti hanno visto il corpo quasi inerme e l'hanno soccorsa bagnandola con dell'acqua.
La bambina è ora ricoverata al pronto soccorso dell'ospedale pediatrico di Padova, mentre le forze dell'ordine stanno valutando se agire tramite la procura minorile.

(Redazione Online/D)


nel  secondo   secondo caso  penso  che    ciò sia   una     provocazione cretina . Infatti  va bene protestare  contro il prefetto    che  ti  scavalca      senza   lasciarti  decidere se sono troppi e  quanti  ne  puoi  accogliere  .   Cosi come  va bene anche che devi tenere conto delle lamentele dei tuoi cittadini . Ma se un privato vuole accoglirli  e e si mette d'accordo con il prefetto perchè .... lo punisci   anche   in maniera  illegale  o quasi   anzichè protestare con il prefetto .Ora vanno bene i controlli perchè magari c'è gente che d'essi ci lucra e li ospita in topaie o luoghi fatiscenti . Ma punirli aumentandolgli le tasse no . Questo si chiama razzismo o è discriminazione


«Più tasse a chi ospita i migranti»

Il sindaco del Pd Zanardi punta i piedi: manderemo controlli ai privati che si rendono disponibili




Tasse a chi ospita migranti, la sindaca di Codigoro: "Non è vendetta contro chi accoglie""La mia è stata una provocazione, ho semplicemente detto basta". Così la sindaca di Codigoro, Alice Zanardi, ha commentato la sua intenzione di alzare le tasse a chi ospita i profughi. "Ci sono delle quote stabilite", ha proseguito, "e noi le abbiamo superate". "Non so se sia fattibile dal punto di vista legale, ma è una valutazione che sto facendo. Non è una vendetta, ho solo colto il disagio dei miei cittadini. Non posso far finta di nulla"Intervista di Mario De Santis LEGGI L'ARTICOLO
CODIGORO. «Il Comune di Codigoro non solo non metterà un soldo per finanziare i progetti di integrazione, ma provvederà anche a inviare nelle abitazioni dei privati che ospitano i profughi l’Ausl, la polizia municipale e i tecnici del Comune per effettuare tutte le verifiche in materia di abitabilità, compreso il rispetto delle normative igienico sanitarie». A dirlo e a scriverlo è il sindaco del Pd Alice Zanardi che, alla notizia dell’arrivo nella cittadina di altre 40 persone richiedenti asilo, è andata direttamente dal prefetto Michele Tortora il quale ha semplicemente risposto: «è stato deciso così, c’è un’emergenza e non si fa altrimenti».

«Non posso tacere questa volta - va avanti la Zanardi - la legge parla di 2,5 migranti ogni mille abitanti, noi ne avevamo già ospitati 75 e adesso ne arrivano altri 40 perché uno dei nostri cittadini ha dato la disponibilità. Non è giusto, non è possibile che i sindaci non possano avere voce in capitolo perché poi le questioni di ordine pubblico le dobbiamo gestire noi».
Zanardi sindaco a CodigoroIl momento in cui si realizza che Alice "Sabina" Zanardi è sindaco di Codigoro superando Dolcetti di soli 15 voti


Ma non finisce qui. Sempre per chi mette a disposizione l’alloggio, «verrà allertata la guardia di finanza per i controlli fiscali relativi alla gestione degli immobili della parte ospitante», ma soprattutto, «stiamo valutando la possibilità di diversificare le tassazioni per i soggetti ospitanti». Insomma, lo Stato chiede ai privati collaborazione per cercare di gestire l’emergenza profughi, ma il sindaco del Pd interviene puntando i piedi e minacciando controlli e tasse più alte.

«Si tratta di una provocazione, è evidente - spiega la Zanardi -. Non so nemmeno se sia possibile aumentare le tasse, che tipo poi di tasse applicare e come. È un modo per attirare l’attenzione verso una problematica che riguarda tutti ed è inutile negarlo. Siamo noi poi che dobbiamo rispondere alla nostra gente e non possiamo essere tagliati fuori da decisioni del genere». Attualmente a Codigoro i migranti sono quindi 115 e sarebbero diversi i cittadini pronti a scendere in piazza ed organizzare una manifestazione di protesta. «Non ho fatto alcuna virata improvvisa - conclude la Zanardi -. Noi siamo stati i primi ad ospitare, a iniziare dalle ragazze mandate via da Gorino. Adesso, però, stiamo davvero esagerando».
Profughi, gli abitanti di Gorino: "No all'invasione, dovevano avvertirci prima""Non siamo razzisti, ma in questo paese non c'è nulla. Il primo ospedale è a 60 km: cosa vengono a fare i migranti qui?" Gli abitanti di Gorino e Goro, in provincia di Ferrara, rimangono in strada. Il prefetto aveva disposto di ospitare unidici donne e otto bambini nell'ostello di Gorino, ma nella notte gli abitanti hanno eretto blocchi stradali per bloccare il convoglio. I profughi sono stati destinati in altre strutture. "Nessuno ci ha avvertito - dicono i cittadini - lo avessimo saputo prima ne avremmo potuto parlare".dalla diretta Facebook Live sulla pagina Fb di Repubblicadi Rosario Di Raimondo



5.3.17

Il miracolo di Scampia






La baracca del campo rom di Scampia dove vive la donna della storia con i suoi quattro figli

Grazie alla segnalazione di padre Domenico Pizzuti, 80 anni, Scampia

Lavoro a Scampia da anni, mi scrive padre Pizzuti, seguo le famiglie del campo rom spontaneo di via Cupa Perillo. E’ una piccola storia questa, dice: magari non interessa. Non interessano i rom, in generale. Lo spirito del tempo è quello di scatenare gli ultimi contro i penultimi, alimentare le paure, costruirci sopra carriere e profitti. Non sono mai i penultimi ad avvantaggiarsi della cacciata e dell’ostracismo degli ultimi, però: sono sempre i primi, fateci caso.
Gli sfruttatori, i caporali, gli scafisti, i corrotti. Alcuni esponenti politici che fondano le loro fortune sull’odio e sul disprezzo che coltivano. Parlare di Scampia non porta voti né consenso, in genere non se ne parla se non per alimentare l’epica degli scugnizzi pistoleri. Il crimine che ha la meglio sullo Stato. Poi però, dice questo anziano gesuita, chi vive a Scampia “a volte vede accadere qualche miracolo, e questo è uno”. Magari si potrebbe di tanto in tanto dare voce anche a qualcosa di buono che accade. Magari, infatti. Dunque ecco il piccolo miracolo di Scampia.
C’è una madre con quattro figli. Otto, sei, quattro anni e 18 mesi. Il marito è in carcere. Vive nel campo rom di via Cupa Perillo. “L’ho ascoltata, negli ultimi due anni ho dato l’aiuto che potevo perché i figli andassero a scuola e avessero i libri, spesso l’ho accompagnata nei suoi tragitti: ho visto che, secondo le sue possibilità, sempre pensava prima ai figli che a se stessa. Solo ai figli, direi”. Lunedì 2 gennaio il maggiore, otto anni, raccatta da terra un fuoco d’artificio che gli esplode in mano. Ferite gravi, ospedale. Al Santobono il medico del Pronto soccorso fa, come di dovere, una relazione agli assistenti sociali.
Arriva un primo controllo alla baracca di lamiera dove la donna vive. Lei capisce che le possono togliere i bambini. “In due giorni trasforma, da sola, la baracca. Vi allego la foto”. Lo spiazzo ripulito, tende colorate alle finestre, un tavolo a cui far sedere le assistenti sociali, lo spazio interno – non lo vediamo, lo descrive padre Pizzuti – “diviso da una parete di legno colorato, un letto grande per i più piccoli e un ambiente separato per i due maschi più grandi. Tappeti a terra, rimediati, e un divano”.
E’ stato sicuramente il timore di perdere i figli, dice il gesuita, a metterla in moto nel tentativo di “mostrare di essere all’altezza di quello che pensa che il mondo del benessere si aspetti da lei”. Non è l’unica: “Molte donne al campo cercano di dare ai figli una vita dignitosa che è quello che più conta nella vita di tanti, forse di tutti: non lasciamole sole”.
I bambini non hanno colpe. Trovo di seguito la mail di Gioia Cesarini, presidente dell’associazione “A Roma, insieme”, che invita a sottoscrivere una raccolta di fondi per consentire fino a giugno il proseguimento del servizio di trasporto dei bambini di Rebibbia a nidi esterni. Per un complicato motivo (mancano i soldi, certo: è sempre una questione di priorità) da due anni il IV municipio non rinnova il contratto per il trasporto pubblico. Servono 3600 euro, non i milioni di certi appalti portatori di voti e consenso. Qui come donare. Il commento di Salvini lo do per noto, può almeno in questo caso risparmiarselo.

30.9.16

Scambiati per sciacalli, gli han tolto il nipote, Salvini li ha insultati, i media che ci han fatto i titoli scandalizzati poi li hanno ignorati. Vittime del pregiudizio e di funzionari decisamente al di sotto degli standard minimi richiesti. Dopo un mese i genitori, accorsi dall'estero, stanno ancora cercando di riavere il figlio




Pare che invece fossero proprio dei turisti, e nemmeno sfollati. Io qui di sciacalli ne vedo tanti, a iniziare dall'autore del post 

 Chissà se avrà la dignità di chiedere scusa per avere infangato queste due persone.

da http://www.giornalettismo.com/

Due coniugi sono stati scambiati per sciacalli tra le strade colpite dal sisma. Messi alla gogna da Salvini ora sono stati rilasciati ma la burocrazia blocca il loro nipotino, presente con loro al momento del fermo

Tutto inizia il 29 agosto quando una coppia di romeni, Ion e Letizia, rispettivamente 44 e 45 anni, vengono fermati vicino ad Amatrice dai carabinieri. La coppia era in auto con il loro nipotino di sei anni. Ion e Letizia si trovano in Italia per raggiungere alcuni parenti a Ponte Galeria, Roma. Sono stati fermati per dei controlli anche a L’Aquila ma le autorità li avevano lasciati andare via tranquillamente. Nelle zone del terremoto invece no. Accade l’impensabile. La coppia di rom, con la stessa macchina carica di vestiti e giochi del piccolo, viene fermata per un controllo. I nonni, che a stento riescono a parlare italiano, vengono trattenuti perché, con la auto piena di roba e con una pistola che poi si sarebbe rivelata giocattolo, vengono sospettati di sciacallaggio tra le case colpite dal terremoto.

ION E LETIZIA: I ROM SCIACALLI CHE POI SCIACALLI NON ERANO

I due vengono sottoposti allo stato di fermo, comprensibile data l’allerta della situazione. Esce il comunicato dal commissariato ripreso da diverse testate locali e nazionali. In un attimo Ion e Letizia da “turisti” finiscono per esser bollati come sciacalli. I due nonni finiscono perfino sulla pagina Facebook di Matteo Salvini, leader della Lega Nord, con un post e un filmato dei due.

Ecco il video  con relativo commento  cretino ed  exenofobo    di Salvini


con i due SCIACALLI – scrive Salvini -, pregiudicati rumeni (con figlioletto al seguito…), trovati ad Amatrice con l’auto piena di refurtiva, denaro, attrezzi da scasso. Pare si fingessero “turisti sfollati”… VERGOGNATEVI, FATE SCHIFO!!!”
per  chi mi dicesse     che invento  le  cose     ed   ogni  occasione  è buona  per  gettare  fango  contro  chi denuncia    queste  cose  eccovi il post Originale   da me  verificato   andando a cercarlo  sulla pagina  fb  di Salvini  (  ogni tanto  un viaggio nella  pattumiera    è necessario  )

nonni rom

dopo questa  precisaziuone  riprendiamo l'articolo

Secondo la versione delle forze dell’ordine la coppia di rom sarebbe gravata da numerosi precedenti penali, furti e altri reati contro il patrimonio. All’interno della macchina sarebbero stati rinvenuti degli oggetti utilizzati per effettuare gli scassi. Strano però. Perché poi, davanti al processo per direttissima dei due, la situazione cambia decisamente. Gli arnesi da scasso diventano kit per sostituire la gomma di una macchina, la pistola presente nella vettura era una pistola giocattolo e sopratutto i precedenti penali non risultano più. La prima udienza non è stata semplice. I due parlavano a stento la lingua italiana e si sono serviti di un interprete in aula. Hanno spiegato che si trovavano lì per caso, non sapevano neanche del sisma che aveva scosso il Centro Italia. La coppia è attualmente denunciata ma si trova ora a piede libero perché non vi sono appunto elementi utili per trattenerla. Non solo. L’auto sulla quale viaggiavano i due coniugi e gran parte della merce è stata dissequestrata. Ma l’amarezza di Ion e Letizia è un’altra. Al momento della scarcerazione non trovano più il loro nipotino di sei anni, presente con loro al momento del fermo.

CHE FINE HA FATTO IL NIPOTINO DI ION E LETIZIA?

Ed è qui che la vicenda precipita nei ranghi della burocrazia italiana. Il minore è stato sistemato in una comunità a Rieti, la procura ha passato tutto al tribunale per i minorenni di Roma e il bambino è stato trasferito in una casa famiglia di Acilia, vicino a Ostia. I genitori, davanti al fermo dei nonni, si sono precipitati in Italia per poter riavere il figlio ma non l’hanno ancora riottenuto. Dal 29 agosto hanno avuto la possibilità di vedere il bambino soltanto due volte. La prima venerdì 23 settembre, l’altra questo martedì. Questo perché, dopo aver letto la relazione dei servizi sociali, il magistrato aveva autorizzato la necessità di una traduzione del certificato di nascita. Immaginate la tempistica su casi simili. In pratica da un mese circa oramai, a causa delle lungaggini burocratiche il bambino, che non sa una parola di italiano, non è ancora tornato tra le braccia dei suoi genitori. Come ha spiegato a Giornalettismo Cristian Todini, il legale che segue  la coppia, la procura procede come da prassi perché ritiene il minore in stato di abbandono. Il problema è che dal momento in cui è stata fatta l’istanza per ottenere il riaffidamento si poteva esser più celeri. La prima udienza per il minore era stata programmata per giovedì 22 settembre, ma per mancanza dell’interprete è stata rinviata a oggi. Il processo per direttissima dei nonni dovrebbe invece chiudersi il 20 ottobre e appare sempre più improbabile una loro condanna. Quello che è assurdo è come, davanti a meri comunicati delle forze dell’ordine, i media non abbiano approfondito la situazione. Perché sui nonni sciacalli è calato il buio. Un buio chiarito soltanto da due articoli. Uno appare sul blog Insorgenze di Paolo Persichetti, l’altro sulla testata Il dubbio, con la penna di Damiano Aliprandi. Sono state le uniche realtà che hanno continuato a raccontare la storia di Ion e Letizia. I due nonni ora dormono con i genitori del piccolo a Ponte Galeria. Aspettano che questa vicenda arrivi al termine e sopratutto aspettano di riabbracciare il loro piccolo.

8.3.15

e' razzismo o non è razzismo pretendere che chiede la cittadinanza italiana sappia anche la lingua o chiedere che essi rispettino le regole ?

         
Rispondo al  quesito    posto dal titolo  .
Se  tale  richiesta  viene usata  in maniera    civile  cioè senza  pregiudizi  e  legale  non arbitraria     Altrimenti , No  , in quanto diventa  becera  propaganda     xenofoba  ed  è  razzismo  .
Mi spiego meglio raccontando  un  fatto , con relativa  risposta  ,   successomi tempo fa  su fb . 

  Io avevo riportato flash  d'agenzia  (    dall'unione sarda  )  dando frettolosamente    ragione  per  aver  fatto aplicare  una legge  dello stato  



sotto ho fotocopiato l'articolo se nel caso l'url fosse irragiungibile



Non parla italiano, niente cittadinanza  La decisione del sindaco leghista)

                                            Il sindaco di Cairate, Paolo Mazzucchelli   
 
 

Negato il giuramento per acquisire la cittadinanza italiana a una 56enne indiana che, secondo il primo cittadino di Cairate (Varese), non parla la nostra lingua.

"Non parla italiano" e quindi, per il sindaco, non può fare il giuramento per ottenere la cittadinanza. Succede a Cairate (Varese), dove il primo cittadino leghista, Paolo Mazzucchelli, ha spiegato che la legge parla chiaro: Rani Pushpa, indiana di 56 anni, nonostante abbia compiuto tutti i passi necessari, non può diventare cittadina italiana perché non parla la nostra lingua. La donna invece lo accusa di avere nei suoi confronti un comportamento "altamente discriminatorio" e lo ha avvertito che se la vicenda non dovesse prendere una piega diversa si rivolgerà direttamente al Tribunale, "in sede civile e penale". Durante un incontro tra i due, "la figlia traduceva. Ripeto, non parla italiano - dice Mazzucchelli - e questa è invece una condizione che le regole richiedono. Io sono un pubblico ufficiale e devo far rispettare la legge". "In più occasioni sono stata sottoposta ad un arbitrario esame della lingua italiana che certamente non compete né al sindaco né agli addetti degli uffici comunali" ha spiegato Rani Pushpa ricordando sia che sta frequentando una scuola di italiano per stranieri sia di avere tutti i requisiti per accedere al giuramento. "Ho segnalato la cosa alla Prefettura - conclude il sindaco - e se il prefetto si assume la responsabilità di far giurare una persone che non parla italiano, io la faccio giurare. Ma la legge è un'altra".


Poi  giustamente  il mio  amico e  compaesano  me lo ha fatto notare  riportandomi  questo  articolo    del corriere  della sera  che " castiga  " l'imbecille  del sindaco

Cittadinanza negata, il prefetto
Il sindaco leghista Paolo Mazzucchelli si era opposto sostenendo che la 56enne non sapesse l’italiano, ma è andato oltre le sue prerogative: diritto soggettivo inalienabile


di Roberto Rotondo



                                                  Rani Pushpa (Newpress)




il  sindaco di Cairate Paolo Mazzucchelli (Newpress)
«Il sindaco di Cairate deve consentire il giuramento. Ho firmato io stesso lo scorso giugno il permesso, la legge non prevede che il primo cittadino abbia potere di discrezionalità». Il prefetto di Varese Giorgio Zanzi interviene sulla vicenda di Rani Pushpa, la donna indiana di 56 anni che ha fatto richiesta di cittadinanza italiana, ma che non ha potuto finora prestare giuramento in Comune perché il sindaco, Paolo Mazzucchelli (Lega Nord), ha negato la cerimonia. «Non parla italiano, non è integrata. Io sono un pubblico ufficiale - afferma il borgomastro - e devo controllare se stiamo facendo diventare italiana, una persona inserita nel territorio».

«Il sindaco non ha potere discrezionale»
Il prossimo 8 marzo scade il termine di 6 mesi, entro il quale un cittadino che ha ottenuto il nullaosta deve effettuare il giuramento in Comune. Venerdì scorso Mazzucchelli ha chiesto un parere alla Prefettura, anche perché la donna ha detto che lo avrebbe denunciato se non le avesse consentito di giurare entro i termini previsti. «Abbiamo esaminato questa mattina tutta la pratica - riferisce il prefetto di Varese - e il permesso non può essere negato. L’istruttoria è passata a giugno dai nostri uffici e sono stato io stesso a firmare l’accettazione della domanda. In realtà la signora ha chiesto un permesso per matrimonio, il marito infatti ha già la cittadinanza italiana, e si tratta di un diritto soggettivo inalienabile, per cui il sindaco non ha potere discrezionale». 



  eoltrte a  riportasre l'articolo  edel corriere   mi ha scritto

condividere link di teste di cazzo leghiste!!! Ma una minima lettura critica si riesce a fare in questo paese di merda, senza doverne fare una questione politica e di razzismo??? La notizia è molto semplice: il sindaco in questione è un leghista, ergo un coglione che dice e fa puttanate, che però fanno presa su molti razzisti. Come te caro Giuseppe. Impara a farti un'idea tua delle notizie che leggi in giro, non prendere per buone tutte le cazzate che girano in rete e che hanno il solo scopo di farci diventare antipatici dei poveri disgraziati solo perché non italiani ma sopratutto spesso poveri. L'Aga Kan non è mai stato vittima di razzismo scommetto.
Detto questo leggi le notizie correte e ricorda che se sono notizie che riguardano in qualche maniera iniziative leghiste sono puttanate a sfondo xenofobo ed elettorale.

ed ecco  in corsivo la  mia risposta 
condividere link di teste di cazzo leghiste!!! Ma una minima lettura critica si riesce a fare in questo paese di merda, senza doverne fare una questione politica e di razzismo??? La notizia è molto semplice: il sindaco in questione è un leghista, ergo un coglione che dice e fa puttanate, che però fanno presa su molti razzisti. Come te caro Giuseppe. Infatti non sempre sono dìaccordo con quello che condivido . lòo condivido per provocare \ e fare una discussione con chi la pensa diversamente e come loro . Impara a farti un'idea tua delle notizie che leggi in giro, non prendere per buone tutte le cazzate che girano in rete e che hanno il solo scopo di farci diventare antipatici dei poveri disgraziati solo perché non italiani ma sopratutto spesso poveri. >>

Infatti ciò è lontano da me se noti dal video  che  ho riportato  ( lo trovate    anche  qui  sul  blog  )   in un post precedente  http://goo.gl/x3FlPc 



 L' ho letto e di conseguenza condiviso in maniera frettolosa e senza cercare la replica del questore da te riportata . Allora si che ha ragione tu . Perchè quel coglione di sindaco ha commesso un abuso e d un arbitrio ,. utilizzando in maniera strumentale , progandistica ed in maniera malpancista una legge giusta e comprensibile .
Infatti mi sembra giusto ed logico che un cittadino \a ( non importa se ricco o povero , comunitario o extra comunitario o di un' altra nazionalità oppure discendente dei nostri emigranti che  non sa  una parola  dela nostra  lingua  però  è attaccatoall'italia   ) che viene a stabilirsi qui in Italia chiedendone  la cittadinanza italiana non ne consca la lingua . E' come se io andassi ad abitare negli Usa o in Inghilterra e  chiedessi la cittadinanza senza conoscere la lingua . Io  non sono razzista , ne tanto meno exenofobo  ,  sono se  mai   politicamente scoretto e  troppo libero   vedi il post [  
era  critico  verso il giudizio aprioristico  sconfinante   nel pregiudizio e   nel  becero razzismo   come il  video  riportato a destra    di  molti , oivviamente  senza  generalizzare     della cittadinanza   di quel paesino\  frazione  vicino ad  Alghero  o Sorso  adesso non ricordo     contro  un famiglia     che aveva  scelto  di vivere in periferia   con il loro camper  e    intavolando  ,  poi trattiva  non andata  a buon fine   per    oppossizione  del comune    dovuta  a questioni  igenico - sanitarie  ]         poi  rimosso ma  da   da  te  commentato  sui rom  postato    qui su  fb qualche  giorno  fa   perchè oltre   i  consueti stereotipi    sui rom  \  zingati   ,  non rimossi  ma lasciati  apposta   per  creare  un dibattito  stava  sconfinando  in insulti  personali e  minacce reciproche   fra  pro  rom  ed   anti rom    come quesdto cretin qua  


  >> L'Aga Kan non è mai stato vittima di razzismo scommetto. >>
che io sappia no .
<< Detto questo leggi le notizie correte e ricorda che se sono notizie che riguardano in qualche maniera iniziative leghiste sono puttanate a sfondo xenofobo ed elettorale. >>
sono d'accordo esse sono malpanciste aprioristicamente  dall'ideologia  che  le  propone  cioè quiella politica che parla alla pancia ed agli istinti più bassi della gente .

per  le regole    vale  lo stesso  discorso .  Ma   esso    viene preteso a senso unico  e  con dei pregiudizi   come   questo bando  lavorativo  fatto da      Giovanni Donzelli assessore  regionale   dela regione Toscana in quota   Pdl    già  noto   per  un decalogo del "rispetto", in cui  <<  chiedo agli immigrati di rispettare le regole. Che potete vedere QUI  >> ( dal post  del   suo blog  in  cui risponde  all'ufficio antidiscriminazioni dela presidenza del consiglio  )
Lo  stesso discorso fatto prima   vale    quando sui  cchiede  e   si pretende      che    chi venga  nel nostro paese   il rispetto  delle regole  e   non solo una  cultura  dei diritti e   dei doveri  . Infatti    c'è modo  e  modo di chiederlo   . Ecco un modo in cui   la destra  italiana  e  sic    anche  quella sinistra  che insegue  la destra e  la  genete    sembra   più abbindolata  da  discorsi   e  scritti  ( non solo cartacei )   malpancisti   lo pretendono 


dalla fogna (  che  non permette   di fare copia e  incolla    paura   di  figuracce    o di segnalazioni anti razziste   )   di http://voxnews.info/  più precisamente  da  qui




 

sarebbe più comprensibile  ed  utile  se  la   se  cultura delle regole e dei doveri. Non soltanto quella dei diritti  venga   applicata  e trasmessa  non solo   una   detterminata etnica   ma   a  tutti  gli abitanti  del nostro paese dove  queste  regole che     propone  con  pregiudizi e  generalizzazioni    (  come  se  tutti   gli esxtra  comunitari  o  emimmigrati  fossero  degli incivili    e degli ujbriaconi  ) agli extra  comunitari    sia  valide  anche  per  gli italiani  































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